L'uso di dare la Comunione in bocca può risalire a Gesù?
di Nicola Bux
Il Santo Padre, non solo pronunziò il noto
discorso del 22 dicembre sull' interpretazione del concilio ecumenico Vaticano
II, che invitava a compiere nel senso della riforma in continuità con la
tradizione della Chiesa (Ecclesia semper reformanda), ma lo ha pure messo in
pratica nella liturgia. In primis, facendo ricollocare il Crocifisso dinanzi a
sè sull'altare, in modo che la preghiera del sacerdote e dei fedeli sia "rivolta
al Signore".
Qui però, mi soffermo sulla seconda
'innovazione' di Benedetto XVI: l'amministrazione della S.Comunione ai fedeli, in
ginocchio e in bocca. Dico 'innovazione', rispetto al noto indulto
che in diverse nazioni consente di riceverla sulla mano.Infatti, si ritiene da
non pochi, che solo nella tarda antichità-alto medioevo, la Chiesa d'Oriente e
d'Occidente abbia preferito amministrarla in tal modo. Allora, Gesù ha dato la
Comunione agli Apostoli sulla mano o chiedendo di prenderla con le proprie
mani?
Visitando la
mostra del Tintoretto a Roma, ho osservato alcune 'Ultime Cene'
in cui Gesù dà la Comunione in bocca agli Apostoli: si potrebbe pensare che si
tratti di una interpretazione del pittore ex post, un po' come la postura di
Gesù e degli apostoli a tavola nel Cenacolo di Leonardo, che 'aggiorna' alla
maniera occidentale l'uso giudaico dello stare invece reclinati a mensa. Però,
riflettendo ulteriormente, l'uso di dare la
S.Comunione direttamente in bocca al fedele, può essere ritenuto non solo di
tradizione giudaica e quindi apostolica, ma anche risalente al Signore
Gesù. Gli ebrei e gli orientali in genere, avevano ed hanno ancor
oggi l'usanza di prendere il cibo con le mani e di metterlo direttamente in
bocca all'amata o all'amico. Anche in occidente lo si fa tra innamorati e da
parte della mamma verso il piccolo ancora inesperto.Si capisce così il testo di
Giovanni 13,26-27: "Gesù allora gli (a Giovanni) rispose: 'E' quello a cui darò
un pezzetto di pane intinto'. Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda
di Simone Iscariota. E appena preso il boccone il satana entrò da lui".
Mons.Athanasius Schneider ha compiuto ottimi approfondimenti nel suo libro
Dominus est, Lev 2009.
Che dire però dell'invito di Gesù: "Prendete e mangiate"..."Prendete e
bevete" ?
Prendete (in greco: lavete; in latino:
accipite), significa anche "ricevete". Se il boccone è intinto, non lo si può
prendere con le mani, ma ricevere direttamente in bocca. Vero è che Gesù ha
consacrato separatamente pane e vino, ma, se durante il Mistico Convito - come lo chiama l'Oriente
- ossia l'Ultima Cena, i due
gesti consacratori avvennero, come sembra, in tempi diversi della Cena pasquale
- quando gli Apostoli, forse aiutati dai sacerdoti giudaici che si erano
convertiti (Atti 6,7) quali esperti diremmo così nel culto, li unirono
all'interno della grande preghiera eucaristica - la distribuzione del pane e del
vino consacrati fu collocata dopo l'anafora, dando origine al rito di Comunione.
Agli inizi, le comunità cristiane erano piccole e i fedeli facilmente
identificabili. Con l'estendersi della cristianità, nacquero le esigenze di
precauzione: affinchè le sacre specie fossero amministrate con riverenza e
evitando la dispersione dei frammenti, che contengono il Signore realmente e
interamente. Pian piano prende forma la Comunione sotto le due specie, date
consecutivamente o per intinzione.
Infine in occidente, ordinariamente sotto la
sola specie del pane, perchè la dottrina cattolica, garante san Tommaso, insegna
che il Signore Gesù è tutto intero in ciascuna specie (Catechismo della Chiesa
Cattolica 1377).
Però, dai sostenitori della Comunione sulla
mano, si fa appello a san Cirillo di
Gerusalemme, il quale, chiedendo ai fedeli di fare della mano un
trono al momento di ricevere la Comunione, vuol dire che consegnava la specie
del pane sulla mano. Ritengo sommessamente che l'invito a disporre le mani in
tal modo, possa essere inteso non al fine di riceverla in esse, ma a
protenderle, anche inchinando il capo, in un unico atto di adorazione, oltre che
per prevenire la caduta di frammenti. Infatti, per l'innato senso del sacro,
molto forte in Oriente, si affermava sempre più la riverenza verso il Sacramento
con le precauzioni nell'assumere la Comunione in bocca, per molteplici ragioni,
tra cui quella di non poter garantire mani pure e in specie la salvaguardia dei
frammenti. Questo nella Catechesi Mistagogica 21.
Ciò rende più comprensibile la sentenza di sant'Agostino: "nemo autem
illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando". Non si
deve mangiare il Corpo del Signore senza averlo prima adorato. Benedetto XVI
l'ha richiamata significativamente proprio nel suaccennato discorso sull'interpretazione del Vaticano
II e poi nell'Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis 67.
Ancora Cirillo o i suoi
successori, nella Catechesi Mistagogica 5,22, invita a "Non stendere le mani, ma
in un gesto di adorazione e venerazione (tropo proskyniseos ke sevasmatos)
accostati al calice del sangue di Cristo". Di modo che, l'apostolo fa
proskinesis, la prostrazione o inchino fino a terra - simile alla nostra
genuflessione - protendendo allo stesso tempo le mani come un trono, mentre
dalla mano del Signore riceve in bocca la Comunione. Così sembra efficacemente
raffigurato dal Codice purpureo di
Rossano, risalente tra la fine del V e l'inizio del VI secolo
d.C., un Evangelario greco miniato composto sicuramente in ambiente
siriaco.
Dunque, non deve meravigliare il fatto che la
tradizione pittorica orientale e occidentale,dal V al XVI secolo abbia
raffigurato Cristo che fa la Comunione agli apostoli direttamente sulla
bocca.
Il Santo
Padre, in continuità con la tradizione universale della Chiesa,
ha ripreso il gesto. Perchè non imitarlo?
Ne guadagnerà la fede e la devozione di molti verso il Sacramento
della Presenza, specialmente in un tempo dissacratorio come quello
odierno.
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