ECCO alcuni di
"...quelli che hanno fatto scuola sul cammino della santità e della gioia:
sant'Agostino, san Bernardo, san Domenico, Sant'Ignazio di Loyola, san Giovanni
della Croce, santa Teresa d'Avila, san Francesco di Sales, san Giovanni Bosco.
Ma noi vogliamo ricordare in modo più marcato tre figure, che ancora oggi
attirano moltissimo l'insieme del popolo cristiano. E anzitutto il Poverello
d'Assisi, sulle cui tracce si sforzano di mettersi numerosi pellegrini dell'Anno
Santo. Avendo abbandonato tutto per il Signore, egli, grazie a madonna povertà,
ricupera qualcosa, si può dire, della beatitudine primordiale, quando il mondo
uscì, intatto, dalle mani del Creatore. Nella spogliazione estrema, ormai quasi
cieco, egli poté cantare l'indimenticabile Cantico delle creature, la
lode di frate sole, della natura intera, divenuta per lui come trasparente,
specchio immacolato della gloria divina, e perfino la gioia davanti alla venuta
di «sora nostra morte corporale»: «Beati quilli ke se trovarà ne le tue
sanctissime voluntati».
In tempi più vicini a noi, santa Teresa di Lisieux ci
mostra la via coraggiosa dell'abbandono nelle mani di Dio, al quale essa affida
la propria piccolezza. Ma non per questo essa ignora il sentimento dell'assenza
di Dio, cosa di cui il nostro secolo, a suo modo, fa la dura esperienza:
«Talvolta all'uccellino (a cui essa si paragona) sembra di credere che non
esista altra cosa all'infuori delle nuvole che l'avvolgono . . . È quello il
momento della gioia perfetta per il povero debole esserino . . . Che gioia per
lui restarsene là malgrado tutto, fissare la luce invisibile che si nasconde
alla sua fede» (53).
Infine come non ricordare, immagine luminosa per la
nostra generazione, l'esempio del beato San Massimiliano Maria Kolbe, genuino discepolo di
san Francesco? Durante le prove più tragiche, che insanguinarono la nostra
epoca, egli si offrì spontaneamente alla morte per salvare un fratello
sconosciuto; e i testimoni ci riferiscono che il luogo di sofferenze, ch'era di
solito come un'immagine dell'inferno, fu in qualche modo cambiato, per i suoi
infelici compagni come per lui stesso, nell'anticamera della vita eterna dalla
sua pace interiore, dalla sua serenità e dalla sua gioia.
Nella vita dei figli della Chiesa, questa
partecipazione alla gioia del Signore non si può dissociare dalla celebrazione
del mistero eucaristico, ov'essi sono nutriti e dissetati dal suo Corpo e dal
suo Sangue. Di fatto, in tal modo sostenuti, come dei viandanti sulla strada
dell'eternità, essi già ricevono sacramentalmente le primizie della gioia
escatologica.
"AVE, REGINA COELORUM!
AVE, DOMINA ANGELORUM!"
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