lunedì 10 dicembre 2012

Francesco: Padre dei poveri e povero lui stesso




CAPITOLO XXVIII
SPIRITO Dl CARITÀ
E AFFETTUOSA COMPASSIONE VERSO I POVERI.
EPISODIO DELLA PECORA E DEGLI AGNELLINI


453 76. Padre dei poveri e povero lui stesso, Francesco, facendosi povero con i poveri
non poteva sopportare senza dolore di vedere qualcuno più povero di lui, non per
orgoglio, ma per intima compassione, e sebbene non vestisse che una sola tonaca misera e
rozza, spesso bramava spartirla con qualche bisognoso. Ma poiché era un povero
ricchissimo, spinto dalla sua struggente compassione, per poter aiutare i poveri, quando il
tempo era gelido, ricorreva ai ricchi chiedendo a prestito un mantello o altri indumenti. Se
questi glieli davano con maggior entusiasmo di quello con cui egli li domandava,
dichiarava: «Accetto di riceverli, ma a condizione che non vi aspettiate mai più di riaverli
». E col cuore esultante ne rivestiva il primo indigente che gli capitasse di incontrare.



454 Qualunque parola offensiva pronunciata contro i poveri lo feriva al cuore, e non

poteva soffrire che qualcuno insultasse o maledicesse qualunque creatura di Dio. Un
giorno udì un frate fare una insinuazione ad un poveretto che supplicava l'elemosina:
«Non vorrei che tu fossi ricco e ti fingessi bisognoso!». Come l'udì il padre dei poveri, san
Francesco, rimproverò molto duramente il frate che aveva pronunciato quelle parole, e gli
ordinò di spogliarsi davanti al mendicante e di chiedergli perdono, baciandogli i piedi. Era
solito dire: «Chi tratta male un povero fa ingiuria a Cristo, di cui quello porta la nobile
divisa, e che per noi si fece povero in questo mondo»(2Cor 8,9). Spesso perciò, incontrando
qualche povero con carichi di legna o altri pesi, prendeva sulle sue spalle quei pesi,
sebbene fosse assai debole.


455 77. La sua carità si estendeva con cuore di fratello non solo agli uomini provati dal
bisogno, ma anche agli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, a tutte le creature
sensibili e insensibili. Aveva però una tenerezza particolare per gli agnelli, perché nella
Scrittura Gesù Cristo è paragonato, spesso e a ragione, per la sua umiltà al mansueto
agnello. Per lo stesso motivo il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo
particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine del
Figlio di Dio.


456 Attraversando una volta la Marca d'Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e
dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i
frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge
di montoni e di capre. In mezzo al branco c'era una sola pecorella, che tutta quieta e umile
brucava l'erba. Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al
cuore, pieno di compassione disse al fratello: «Vedi quella pecorella sola e mite tra i
caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti,
doveva proprio apparire come quell'umile creatura. Per questo ti prego, figlio mio, per
amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste
capre e da questi caproni ».


78. Frate Paolo si sentì trascinato dalla commovente pietà del beato padre; ma non

possedendo altro che le due ruvide tonache di cui erano vestiti, non sapevano come
effettuare l'acquisto; ed ecco sopraggiungere un mercante e offrir loro il prezzo necessario.
Ed essi, ringraziandone Dio, proseguirono il viaggio verso Osimo prendendo con sé la
pecorina. Arrivati a Osimo si recarono dal vescovo della città, che li accolse con grande
riverenza. Non seppe però celare la sua sorpresa nel vedersi davanti quella pecorina che
Francesco si tirava dietro con tanto affetto. Appena tuttavia il servo del Signore gli ebbe
raccontato una lunga parabola circa la pecora, tutto compunto il vescovo davanti alla
purezza e semplicità di cuore del servo di Dio, ne ringraziò il Signore. Il giorno dopo,
ripreso il cammino, Francesco pensava alla maniera migliore di sistemare la pecorella, e
per suggerimento del fratello che l'accompagnava, l'affidò alle claustrali di San Severino,
che accettarono il dono della pecorina con grande gioia come un dono del cielo, ne ebbero
amorosa cura per lungo tempo, e poi con la sua lana tesserono una tonaca che mandarono
a Francesco mentre teneva un capitolo alla Porziuncola. Il Santo l'accolse con devozione e
festosamente si stringeva la tonaca al cuore e la baciava, invitando tutti ad allietarsi con
lui.

457 79. Un altro giorno, pellegrinando per la stessa Marca, con il medesimo frate Paolo,
che era ben felice d'accompagnarlo, si imbatterono in un uomo che portava al mercato due
agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalle spalle. All'udire quei belati, il servo di
Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i
figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone: «Perché tormenti i miei
fratelli agnelli, tenendoli così legati e penzolanti?». Rispose: «Li porto al mercato e li
vendo: ho bisogno di denaro». E Francesco: «Che ne avverrà?». E quello: «I compratori li
uccideranno e li mangeranno». Nell'udire questo il Santo esclamò: «Non sia mai! Prendi
come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli ».
Quell'uomo fu ben felice di un simile baratto, perché il mantello, che Francesco aveva
ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto
di più delle due bestiole. Ma ricevuti gli agnellini, il Santo di nuovo si rese conto del
problema imbarazzante: «Come provvedervi? » e, per consiglio di frate Paolo, li restituì al
padrone, raccomandandogli di non venderli, di non recar loro danno alcuno, ma di
mantenerli e custodirli con cura.


LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


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