sabato 8 dicembre 2012

La proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione


La proclamazione del dogma
Alessandro Laudani

Estratto da: Roberto De Mattei, "Pio IX".

La proclamazione del dogma

Venerdì 8 dicembre 1854, fin dalle 6 di mattina fu aperta la Basilica di San
Pietro, che già alle 8 era gremita di popolo. Dalla Cappella Sistina, dove
erano radunati cinquantatré cardinali. quarantatré arcivescovi, novantanove
vescovi convenuti da tutto il mondo, la solenne processione liturgica giunse
fino all'altare papale, dove Pio IX celebrò solennemente la Santa Messa.

Al termine del canto del Vangelo in greco e in latino, il cardinale Macchi,
decano del Sacro Collegio, assistito dal più anziano degli arcivescovi e
vescovi latini, da un arcivescovo greco e uno armeno, si prostrò ai piedi
del Pontefice domandando, in lingua latina e con voce sorprendentemente
energica per i suoi 85 anni, il decreto <<che avrebbe cagionato gioia in
Cielo e il massimo entusiasmo sulla terra>>.


Dopo avere intonato il Veni Creator, il Papa si sedette sul trono e, tenendo
sul capo la tiara, lesse con tono grave e voce alta la solenne definizione
dogmatica: <<A onore della santa e individua Trinità, a gloria e ornamento
della Vergine Madre di Dio, per l'esaltazione della fede cattolica, e per
l'incremento della religione cristiana, con l'autorità del Signore Nostro
Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra, dichiariamo
pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima
Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione per singolare grazia e
privilegio di Dio onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo
Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di
colpa originale, è dottrina rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente
e costantemente da tutti i fedeli
>>.
Dal momento in cui il cardinal decano fece la domanda per la promulgazione
del dogma fino al Te Deum che fu cantato dopo la solenne Messa, al segno
dato dal cannone in Castel Sant'Angelo, per lo spazio di un'ora, dalle
undici al mezzodì, tutte le campane di Roma suonarono a festa per celebrare
un giorno che, come scrive mons. Campana, <<sarà fino alla fine dei secoli
ricordato come uno dei giorni più gloriosi che figuri nella storia>> (...).

<<L'importanza di questo atto non può sfuggire a nessuno. Esso fu la più
solenne affermazione della vitalità della Chiesa, quando l'empietà
imperversante si lusingava di averla quasi distrutta>>.
Tutti i presenti affermano che, al momento solenne, Pio IX fu investito
dall'alto da un fascio di luce che ne illuminò il volto solcato di lacrime.

Mons. Piolanti, che ha studiato le testimonianze, afferma, alla luce della
sua lunga esperienza della Basilica Vaticana, che in nessun periodo
dell'anno, tanto meno di dicembre, da nessuna finestra della Basilica un
raggio di sole può scendere ad illuminare qualunque punto dell'abside nella quale si trovava Pio IX e concorda con la spiegazione suggerita dalla Madre Giulia Filippani, delle religiose del Sacro Cuore, presente in San Pietro con la famiglia al momento della definizione, secondo cui non era possibile spiegare naturalmente lo straordinario chiarore che illuminò il volto di Pio IX e tutta l'abside: <<Quella luce - essa testimonia - fu attribuita universalmente a causa soprannaturale>>.

A una religiosa che un giorno chiese al Pontefice che cosa avesse provato
nell'atto della definizione, lo stesso Pio IX così confidò i suoi
sentimenti: <<Quando incominciai a pubblicare il decreto dogmatico, sentivo la mia voce impotente a farsi udire alla immensa moltitudine [cinquantamila persone] che si pigiava nella Basilica Vaticana; ma quando giunsi alla formula della definizione, Iddio dette al suo Vicario tal forza e tanta soprannaturale vigoria, che ne risuonò tutta la Basilica; ed io fui tanto impressionato da tal soccorso divino che fui costretto sospendere un istante la parola per dare libero sfogo alle mie lagrime. 
Inoltre - soggiunse il
Papa - mentre Dio proclamava il dogma per la bocca del suo Vicario, Dio
stesso dette al mio spirito un conoscimento sì chiaro e sì largo della
incomparabile purezza della Santissima Vergine, che inabissato nella
profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio potrebbe descrivere,
l'anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di delizie che non sono
terrene, né potrebbero provarsi che in Cielo. Nessuna prosperità, nessuna
gioia di questo mondo potrebbe dare di quelle delizie la minima idea; 
ed io
non temo affermare che il Vicario di Cristo ebbe bisogno di una grazia
speciale, per non morire di dolcezza sotto la impressione di cotesta
cognizione e di cotesto sentimento della bellezza incomparabile di Maria
Immacolata>>.

La definizione del dogma dell'Immacolata suscitò uno straordinario
entusiasmo nel mondo cattolico, dimostrando quanto ancora fosse vivo il
sentimento della fede in un secolo aggredito dal razionalismo e dal
naturalismo. <<Dopo la definizione del Concilio di Efeso intorno alla divina maternità di Maria - scrive ancora il teologo Campana - 
la storia non può
registrare altro fatto che abbia suscitato tanto vivo entusiasmo per la
Regina celeste, quanto la definizione della sua totale esenzione dalla
colpa>>. Tra i numerosissimi ricordi della solenne definizione resta la
colonna dell'Immacolata in Piazza di Spagna a Roma, innalzata il 18 dicembre 1856 e benedetta da Pio IX l'8 settembre 1857.
La definizione fu accolta ovunque con entusiasmo e persino i pochi vescovi
che all'inizio si erano dimostrati contrari la festeggiarono con solennità.
Uno di essi, l'arcivescovo di Parigi mons. Sibour - che, come osserva
Martina, <<con finezza non priva di un certo umorismo>> era stato incaricato da Pio IX di assisterlo da vicino durante la solenne cerimonia dell'8 dicembre in San Pietro - ne celebrava la portata in toni inattesi, indicando la definizione come <<una nuova fase della Chiesa in cui i legami dell'unità romana si stringono, diventano più forti e l'autorità pontificia ingrandisce, a gloria della divina gerarchia e per il successo della sua azione morale sul mondo>>.

Quattro anni dopo, il 25 marzo 1858, Bernadette Soubirous, la pastorella di Lourdes, così si rivolgeva, nella grotta di Massabielle, alla misteriosa
Signora che ormai da tempo le appariva: <<Signora, volete avere la bontà di dirmi chi siete?>>. La Signora inclinò il capo, sorridendo senza rispondere;
per tre volte Bernadette rinnovò la domanda finché - descrive ella
stessa -allargò le braccia verso terra, come si vede nella medaglia
miracolosa. Si compose a un'aria grave, alzò gli occhi verso il cielo e nel
medesimo tempo, elevando le mani e giungendole all'altezza del seno, disse:
<<Io sono l'Immacolata Concezione>>. <<Sembra - commenterà un secolo dopo Pio XII - che la stessa Beata Vergine Maria abbia voluto, in maniera prodigiosa, quasi confermare, tra il plauso di tutta la Chiesa, la sentenza pronunziata dal Vicario del suo divin Figlio in terra>>.

Alessandro Laudani


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