Noi occidentali del XXI secolo
novembre 25, 2011 //
Come ogni anno in questo periodo, già da alcune settimane, possiamo vedere
in televisione durante la pubblicità degli allegri spot che hanno come
protagonisti Babbo Natale, i suoi folletti e le sue renne che pubblicizzano i
più svariati prodotti, dalla cocacola ai massaggiatori, il tutto condito dalle
solite e scontate musichette commercial – natalizie. Ogni hanno ci si chiede
del perchè già a fine ottobre i centri commerciali sono addobbati con ghirlande
e vischio, e del perchè dobbiamo subire per almeno due mesi il bombardamento
pubblicitario che veicoli in qualche modo messaggi riguardanti la grande
solennità cristiana. La conclusione più diffusa e scontata afferma che il
messaggio del Natale è universale, e dovrebbe valere per tutti gli uomini,
qualunque sia la loro cultura/lingua/religione/nazione di appartenenza, e per
questo resiste ancora oggi, a dispetto di molti altri elementi religiosi. Io
invece ho sempre pensato che la ragione del successo del Natale sia un’altra (e
forse non sono il solo a pensarla così): il Natale si adatta perfettamente alla
società basata sul consumo qual’è la nostra, ed è facilissimo utilizzarlo senza
scrupoli per riuscire a vendere valanghe di prodotti, anche ripetitivi e di
bassa qualità, alla massa ormai schiava del consumismo e dimentica dei valori
religiosi (e per religiosi intendo solo e soltanto crisitani) che hanno
permesso all’occidente nel corso della storia di diventare così com’è adesso.
Ma evidentemente questo patrimonio è superato, fa parte di un passato
retrogrado che non ci porterà da nessuna parte, se venisse conservato
impedirebbe il cosiddetto “progresso” tanto voluto dal potere economico
mondiale, che ha compiuto grandi passi nel distruggere l’economia di base e la
piccola proprietà. Solo il Natale, tra le festività cristiane, favorisce il
consumismo; altrimenti, perchè non veniamo tartassati dalla pubblicità
mediatica due mesi prima della Pentecoste, che quanto a importanza si trova
sullo stesso piano del Natale? Perchè con la Pentecoste le multinazionali non
vendono niente, è ovvio. Sicuramente si verificherebbe un sollevamento popolare
se si cercasse di abolire legalmente l’aspetto esteriore del Natale, mentre
quando si tratta di togliere i crocifissi dalle pareti delle aule scolastiche
va benissimo, dato che offende la civiltà multireligiosa.
Perciò oggi più che in passato siamo fieri di
gridare sì al Presepio, sì ai pastori di Betlemme, sì a Adeste fideles,
sì a Gesù bambino, e se proprio vogliono il natale (con la “n” minuscola)
pagano, lo vadano a festeggiare da un’altra parte, non nell’Italia di san
Francesco, che in quella notte di Natale del 1223 rappresentò, per la prima
volta, a Greccio ciò che più ci permette di ricordare il vero significato del Natale:
il Presepio.
Alessandro
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!
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