martedì 4 dicembre 2012

Riflettere sulla sconfinata stupidità di noi occidentali del XXI secolo

Noi occidentali del XXI secolo

 



novembre 25, 2011 //
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Come ogni anno in questo periodo, già da alcune settimane, possiamo vedere in televisione durante la pubblicità degli allegri spot che hanno come protagonisti Babbo Natale, i suoi folletti e le sue renne che pubblicizzano i più svariati prodotti, dalla cocacola ai massaggiatori, il tutto condito dalle solite e scontate musichette commercial – natalizie. Ogni hanno ci si chiede del perchè già a fine ottobre i centri commerciali sono addobbati con ghirlande e vischio, e del perchè dobbiamo subire per almeno due mesi il bombardamento pubblicitario che veicoli in qualche modo messaggi riguardanti la grande solennità cristiana. La conclusione più diffusa e scontata afferma che il messaggio del Natale è universale, e dovrebbe valere per tutti gli uomini, qualunque sia la loro cultura/lingua/religione/nazione di appartenenza, e per questo resiste ancora oggi, a dispetto di molti altri elementi religiosi. Io invece ho sempre pensato che la ragione del successo del Natale sia un’altra (e forse non sono il solo a pensarla così): il Natale si adatta perfettamente alla società basata sul consumo qual’è la nostra, ed è facilissimo utilizzarlo senza scrupoli per riuscire a vendere valanghe di prodotti, anche ripetitivi e di bassa qualità, alla massa ormai schiava del consumismo e dimentica dei valori religiosi (e per religiosi intendo solo e soltanto crisitani) che hanno permesso all’occidente nel corso della storia di diventare così com’è adesso.

Ma evidentemente questo patrimonio è superato, fa parte di un passato retrogrado che non ci porterà da nessuna parte, se venisse conservato impedirebbe il cosiddetto “progresso” tanto voluto dal potere economico mondiale, che ha compiuto grandi passi nel distruggere l’economia di base e la piccola proprietà. Solo il Natale, tra le festività cristiane, favorisce il consumismo; altrimenti, perchè non veniamo tartassati dalla pubblicità mediatica due mesi prima della Pentecoste, che quanto a importanza si trova sullo stesso piano del Natale? Perchè con la Pentecoste le multinazionali non vendono niente, è ovvio. Sicuramente si verificherebbe un sollevamento popolare se si cercasse di abolire legalmente l’aspetto esteriore del Natale, mentre quando si tratta di togliere i crocifissi dalle pareti delle aule scolastiche va benissimo, dato che offende la civiltà multireligiosa.


Un aspetto ancora più assurdo della questione è il tentativo, da parte di molti, di incentivare i festeggiamenti di un Natale che non è quello vero. Conservo ancora la rabbia per quando, tre anni fa, lessi un articolo pubblicato da Repubblica, in cui si parlava di una mamma canadese, residente a Milano, che aveva ricevuto dalle maestre d’asilo di suo figlio la proposta di insegnare ai bambini alcune carole natalizie tipiche del suo paese, in occasione della recita di Natale, ma ad una condizione: tali carole non avrebbero dovuto contenere alcun riferimento al “Natale di Gesù”. La mamma canadese era rimasta sconcertata, e alla sua richiesta di spiegazioni per una condizione così assurda si era sentita rispondere che il riferimento al bambino Gesù avrebbe offeso gli alunni di religione islamica. Al di là dell’articolo e del suo autore, che tra parentesi in un secondo passo si lasciava andare ad offensive critiche nei confronti di Benedetto XVI, tutto ciò fa riflettere sulla sconfinata stupidità di noi occidentali del XXI secolo, dettata da chissà quale esigenza di rispetto nei confronti dei non cristiani. Vorrei tanto far notare agli autori di questi “accorgimenti pro – rispetto della multireligiosità” che l’assicurazione dei diritti di tutti che tanto ricercano, finisce quasi sempre per nuocere a noi cristiani. 
Perciò oggi più che in passato siamo fieri di gridare sì al Presepio, sì ai pastori di Betlemme, sì a Adeste fideles, sì a Gesù bambino, e se proprio vogliono il natale (con la “n” minuscola) pagano, lo vadano a festeggiare da un’altra parte, non nell’Italia di san Francesco, che in quella notte di Natale del 1223 rappresentò, per la prima volta, a Greccio ciò che più ci permette di ricordare il vero significato del Natale: il Presepio.

Alessandro

LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

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