Eccezion fatta per gli Apostoli, probabilmente nessuno ha superato San Vincenzo Ferrer come predicatore. La sua parola era come un sferzata di fuoco che bruciava e illuminava.
Juliane Vasconcelos Almeida Campos, EP
"Il vento soffia dove vuole..." (Gv 3, 8). Nella sua famosa conversazione notturna con Nicodemo, Gesù utilizzò quest'immagine per spiegare a quel principe dei giudei come agisce lo Spirito Santo nelle anime. Dio ha i suoi disegni per ogni uomo e a tutti concede le grazie adeguate per ottenere la santità, ma concede ad alcuni, oltre a queste, carismi destinati ad aiutare gli altri ad approssimarsi a Lui. Sono le cosiddette grazie gratis datæ – date gratuitamente –, perché sono concesse all'uomo "al di là del potere della sua natura e dei suoi meriti personali".1
Sérgio Hollmann |
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“Temete Dio, e dateGli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio”
San Vincenzo Ferrer - Museo San Pio V, Valencia (Spagna) |
Riguardo a queste, l'Apostolo insegna: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue" (I Cor 12, 7-10).
Tuttavia, siccome lo Spirito "soffia dove vuole", ci sono nella Storia anime scelte che ricevono non soltanto uno, ma vari di questi carismi per meglio guidare il popolo di Dio in epoche particolarmente conturbate. Uno di questi eletti è il grande San Vincenzo Ferrer.
Segni di una eminente vocazione
Non è raro che Dio annunci con segni soprannaturali l'arrivo di un'anima eccellente al mondo. Una cosa del genere successe alla famiglia Ferrer. Mancando poco a che il nostro Santo venisse alla luce, suo padre, il notaio valenziano Guglielmo Ferrer, sognò di assistere al sermone di un famoso domenicano, dove questi si congratulava con lui, perché in breve sarebbe diventato padre di un figlio notevole nelle lettere e in santità, insigne predicatore, rivestito anche dell'abito domenicano.
Tuttavia, i sogni sono solo sogni... Per non lasciar margine a dubbi, la Provvidenza volle manifestarSi in modo più tangibile. La madre, che aveva già avuto altri figli, si sentiva molto più leggera in questa gestazione, però, sentiva latrati provenire dal suo ventre. Preoccupata, temendo si trattasse di un cattivo presagio, andò a chiedere consiglio al Vescovo di Valencia, da cui ascoltò il vaticinio che il nascituro "sarebbe stato come un distinto mastino a custodire il gregge del popolo cristiano, risvegliandolo, coi suoi latrati, dal sonno dei peccati e mettendo in fuga i lupi infernali".2
Il 23 gennaio 1350 nacque il piccolo Vincenzo. Vivace e intelligente, non gli piacevano i giochi comuni degli altri bambini e li riuniva intorno a sé, per fare loro una "predica" infantile. A 12 anni, già dominando la grammatica e la logica, iniziò i suoi studi di filosofia e teologia. Giovane esemplare, frequentava molto la chiesa, era onesto, digiunava due volte la settimana, faceva lunghe meditazioni sulla Passione di Cristo, recitava l'Ufficio della Croce e le Ore della Madonna, e si mostrava caritatevole verso i poveri e i religiosi.
Il "libro" che ispirava i suoi sermoni
Abitando vicino al monastero dell'Ordine Domenicano, non esitò quando suo padre lo incentivò a entrarci. Prese l'abito il 5 febbraio 1367 e fece la professione l'anno successivo. Nemico dell'ozio, si dedicò agli studi e alla preghiera, nella più stretta osservanza della regola. Era ancora diacono e già predicava così bene che venivano persone da lontano per ascoltarlo. Ordinato sacerdote nel 1374, alternava gli studi e l'insegnamento, tra Barcellona, Tolosa e Lerida, per decisione dei suoi superiori.
A 28 anni ricevette il titolo di maestro in teologia. Conosceva in tal modo la Bibbia che la citava "con la stessa facilità che se l'avesse avuta sempre davanti agli occhi". 3 Dominava anche l'esegesi dei Santi e le lingue latina ed ebraica. Di ritorno a Valencia, si distingueva nell'Ordine come professore, scrittore, predicatore e consigliere. Tuttavia, quando uno gli chiese in che libro trovava pensieri così belli per i suoi sermoni, si limitò ad indicare il Crocifisso.
"Maledetto! Io già ti conosco"
Il demonio fece di tutto per dissuaderlo dalla via di perfezione da lui abbracciata. Una volta, per esempio, si presentò al Santo sotto le vesti di un venerando eremita, invitandolo a non essere così radicale nella pratica della virtù. "Sta sicuro"– gli diceva – "che nessun uomo può evitare di cadere una volta o l'altra in alcune leggerezze, presto o tardi. È meglio allora che questo accada nel fiore dell'età che durante la vecchiaia". Fra Vincenzo lo affrontò col segno della Croce, invocò il nome di Dio e della Madonna, e disse con grande coraggio: "Va' dove meriti, maledetto! Io già ti conosco. Non sai che Dio sta con i suoi servi e li conduce per mano in modo che non inciampino? A Lui consacro non solo la mia vecchiaia, ma anche la mia giovinezza".4 Udendo questo, il demonio scomparve tra grandi urla.
Ciò nonostante, dopo alcuni giorni tornò alla carica, travestito in modo orribile e promettendo di ordirgli così tanti agguati che in nessun modo avrebbe potuto sfuggire all'inferno. "Non ti temo" – ribatté il Santo – "perché il mio Signore Gesù Cristo sta con me". Il demonio continuò con la sua carica: "Lui non starà sempre con te, poiché non c'è niente di più difficile che perseverare nella grazia fino all'ora della morte; e quando Cristo ti lascerà, allora io ti farò conoscere le mie forze". Fra Vincenzo non si intimorì: "Il mio Signore Dio che mi ha dato la grazia per cominciare, me la darà per perseverare al suo servizio".5
Sérgio Hollmann |
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Una profonda vita interiore alimentava le sue predicazioni, che vertevano sui Nuovissimi
Scene della vita di San Vincenzo Ferrer - Museo San Pio V, Valencia (Spagna) |
In un'altra occasione, egli chiedeva la grazia di mantenersi nella perfetta castità fino alla fine della vita. All'improvviso, sentì una voce dirgli che tra breve avrebbe perso la verginità, lasciandolo molto triste e sconsolato. Ma subito si volse alla Regina del Cielo, chiedendo che gli mostrasse chi era stato il messaggero di tali cattive notizie. "Apparve all'improvviso la Madonna con grande splendore, nella sua cella, e lo consolò, avvisandolo che si trattava di uno degli assalti del demonio, di fronte ai quali egli non doveva perdere la fiducia, poiché Lei, che poteva più di tutte le furie infernali, non lo avrebbe mai privato della sua protezione".6
Nel Sacro Palazzo di Avignone
Nel 1378 era scoppiato lo Scisma d'Occidente. Morto Gregorio IX, a Roma, un conturbato conclave – celebrato fra pressioni e disordini nelle strade – elesse come Papa, Urbano VI. Pochi mesi dopo, dodici Cardinali riuniti ad Anagni dichiararono non valida questa elezione e scelsero, ad occupare il Soglio Pontificio, il Cardinale Roberto di Ginevra, che, assumendo il nome di Clemente VII, istallò la sua corte ad Avignone.
Qual era il Papa legittimo e quale l'antipapa? Oggi basta consultare qualsiasi buon manuale di Storia per saperlo. All'epoca, tuttavia, la situazione era molto lontana dall'essere chiara. Da entrambe le parti infuriavano ambizioni e interessi politici, sebbene fiorissero anche la buona fede e il fervore religioso vero. Santi, Vescovi e monarchi esponevano fondati motivi che li portavano a sostenere Urbano VI o l'antipapa Clemente. L'Europa Cristiana si divideva tra l'obbedienza a Roma o Avignone.
"È difficile valutare oggi lo scompiglio che tale anarchia causava nelle anime",7 commenta uno storico. Lo Scisma si ripercuoteva nella Cristianità intera. "In quante Diocesi, parrocchie e monasteri, non si vedeva sollevarsi Vescovo contro Vescovo, parroco contro parroco, abate contro abate! Nessuno poteva esser sicuro della sua Fede né della validità della sua obbedienza".8
Morto Clemente nel 1394, gli succedette sul trono di Avignone il Cardinale Pietro di Luna col nome di Benedetto XIII. Austero, pio e convinto della sua legittimità, questo antipapa subito chiamò Fra Vincenzo Ferrer a essere suo cappellano e confessore, nominandolo anche Maestro del Sacro Palazzo e penitenziere della corte papale.
Fra Vincenzo, che appoggiava con sincerità il diritto di Benedetto XIII al Soglio Pontificio, accettò l'invito e si trasferì ad Avignone. Ma contemporaneamente all'aggravarsi del problema dello Scisma, cresceva anche l'amarezza di Fra Vincenzo. Certi atteggiamenti di Papa Luna lo turbarono profondamente. Inoltre, il vedere aumentare la divisione tra coloro che avrebbero dovuto essere uniti in Cristo lo portò a una grave infermità, che in tre giorni lo condusse vicino alla morte.
In continua preghiera, chiedeva a Dio di togliere da quella situazione la Santa Chiesa. Gli apparve allora il Divino Redentore, accompagnato dagli Angeli, San Domenico e San Francesco. Egli gli rivelò che entro alcuni anni lo Scisma sarebbe terminato e che lo aveva scelto per la missione di predicare contro i vizi del tempo, invitando il popolo alla conversione: "Abbi costanza e non temere nessuno, poiché anche se non ti mancheranno avversari e molti ti invidieranno, Io verrò sempre in tuo aiuto affinché tu possa vincere tutti gli ostacoli e percorrere gran parte dell'Europa, predicando il mio Vangelo; e, infine, che tu muoia santamente ai confini della terra". Gli toccò la fronte con la mano, dicendo: "Alzati, mio Vincenzo!",9 guarendolo immediatamente.
Missionario per mandato divino
Fra Vincenzo si alzò con la determinazione di compiere la missione ricevuta, propugnando l'integrità del Vangelo e l'unità della Chiesa. Malgrado la riluttanza di Benedetto XIII, partì da Avignone il 22 novembre 1399 per essere missionario, col beneplacito dei suoi superiori, in obbedienza al mandato divino. Percorreva a piedi sentieri e strade. Soltanto quando si fece male a una gamba cominciò a utilizzare un asinello nei suoi spostamenti. Predicò in vari paesi: Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera, Germania, Italia e Inghilterra.
Una profonda vita interiore alimentava le sue predicazioni, che vertevano sui Nuovissimi, soprattutto il Giudizio Finale. Faceva invettive contro la menzogna, lo spergiuro, la blasfemia, la calunnia, l'usura, la simonia, l'adulterio, e tanti altri vizi di quella società dissoluta. Il suo motto era "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio" (Ap 14, 7), perché il timore reverenziale a Dio non è che un altro nome dell'amore.
Vere moltitudini – dotti, incolti, nobili, plebei, laici o religiosi – si comprimevano per ascoltare le sue prediche, non tardando a farsi sentire i loro frutti: ladri restituivano quanto avevano rubato; nemici si riconciliavano; omicidi e assalitori si emendavano; pecorelle smarrite ritornavano alla Santa Chiesa, e non poche persone abbandonavano il mondo e si consacravano a Dio. Portava con sé un seguito di confessori di varie nazioni per ascoltare i penitenti. Egli stesso costumava confessarsi prima della celebrazione della Messa solenne, nella quale predicava.
In un'epoca in cui molti predicatori cercavano di brillare nei sermoni con argomentazioni accademiche o composizioni retoriche vuote che non animavano i fedeli, la parola di San Vincenzo era, al contrario, "come una sferzata di fuoco che bruciava e illuminava".10 Fuoco della carità che "scuoteva le coscienze mezzo addormentate, e per questo egli era, per eccellenza, il Santo opposto alla tiepidezza".11
Predicava nelle piazze e in aperta campagna, poiché le chiese erano piccole per contenere le migliaia di presenti. Parlava con voce possente e sonora, ricca di sfumature che facevano sentire la forza della presenza di Dio e la sua grazia. Scrutava con sguardo penetrante gli ascoltatori, si avvaleva della sua portentosa immaginazione per meglio attirare l'attenzione, svolgeva i suoi ragionamenti con concetti chiari e precisi. Tutto questo veniva favorito da una prodigiosa conoscenza delle Sacre Scritture, i cui insegnamenti lui applicava ai fatti concreti e alle circostanze reali del suo tempo.
Carismi speciali
Parola di saggezza e di scienza, carismi di miracoli, guarigioni, profezia, discernimento degli spiriti, glossolalia, esorcismo... Impossibile enumerare tutti i fatti della sua vita che illustrano ognuno di questi carismi!
Francisco Lecaros |
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Obbediente all’incarico ricevuto, non smise di predicare anche quando era ormai anziano
San Vincenzo Ferrer, di Pietro García de Benabarre - Museo Nazionale di Arte della Catalogna, Barcellona (Spagna) |
In un'epoca in cui nemmeno si poteva sognare di avere i nostri moderni microfoni, Fra Vincenzo usava la sua potente voce per farsi sentire da lontano. Ma i suoi biografi registrano, a questo proposito, casi inspiegabili secondo le leggi naturali. Fra questi, uno dei più eloquenti è quello di un monaco del Monastero dei Bernardi che, stando a otto leghe – più di 45 km – dal luogo in cui parlava il Santo, ascoltò e annotò uno dei suoi sermoni.
Dopo ogni predicazione guariva gli infermi, benedicendoli e pronunciando queste parole: "Questi segni accompagneranno quelli che credono: imporranno le mani agli infermi e questi saranno guariti. Gesù Cristo, Figlio di Maria, salute e Signore del mondo, così come ti ha portato la Fede Cattolica, in essa anche ti conservi e ti renda beato, e voglia liberarti da questa infermità".12
Come gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, parlava sempre nella sua propria lingua – l'idioma valenziano – e tutti lo capivano perfettamente, in qualsiasi paese o regno predicasse, come pure esorcizzava il demonio al suo passaggio. Un giorno, si scagliarono sulla moltitudine dei fedeli tre cavalli espellendo fumo dalle narici, mossi da demoni furiosi, che vedevano quelle anime scappare dalle loro grinfie. Essi furono cacciati dalla forza dell'autorità di San Vincenzo.
Prevedeva il futuro prossimo o lontano. Uno degli episodi più famosi è quello di un valenziano che gli chiese di benedire il suo nipotino, Alonso de Borja, ancora bambino. Gli disse Fra Vincenzo: "Manda a scuola questo bambino, perché diventerà Papa e mi onorerà molto". Alcuni anni dopo, il giovane Alonso andò a salutarlo e udì questa profezia: "Mi rallegro, figlio, per il tuo bene. Sarai Sommo Pontefice e mi canonizzerai a tempo debito".13 Infatti, anni più tardi, egli fu ordinato Vescovo di Valencia, diventò Papa Callisto III ed ebbe il privilegio
di canonizzare il Santo...
"Nunc dimittis servum tuum, Domine"
Obbediente all'incarico ricevuto, non smise di predicare anche quando era ormai anziano, stanco e con acciacchi. Aveva bisogno di esser aiutato a salire sulle pedane, ma sembrava recuperare le energie quando cominciava a parlare.
Infine, la tanto bramata unità della Chiesa avvenne con il Concilio di Costanza, nel quale l'influenza di San Vincenzo contribuì molto alla fine dello Scisma. Lì si realizzò il conclave che elesse Papa Martino V, l'11 novembre 1417, alla cui obbedienza si sottopose tutta la Cristianità. Si direbbe che il Santo fece suo il Cantico di Simeone – "Nunc dimittis servum tuum, Domine" (Lc 2, 29) –, poiché, trascorsi soltanto due anni, morì a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile 1419, come aveva predetto Gesù.
Trentasei anni dopo, il già menzionato Callisto III lo elevò all'onore degli altari. Avendo compiuto la sua missione con audacia e coraggio, è una gloria per la Spagna, per l'Ordine dei Predicatori e per la Chiesa, poiché "eccezion fatta per gli Apostoli, probabilmente nessuno superò San Vincenzo Ferrer come predicatore".14
Sanguis Christi,
omni glória et honóre digníssimus,
salva nos.