(il
giovedì)
Primo mistero luminoso: il battesimo di Gesù
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. Sulle rive del Giordano vi sono molti uomini vestiti in
maniere diverse. Alcuni paiono popolani, altri dei ricchi, non mancano alcuni
che paiono farisei per la veste ornata di frange e galloni. Giovanni Battista
parla annunciando il Messia ed esortando a preparare i cuori alla sua venuta
estirpando da essi gli ingombri e raddrizzando i pensieri.
2. Gesù è solo. Cammina lentamente, venendo avanti alle
spalle di Giovanni, il quale nota che Gesù emana una spiritualità speciale, per
cui scende dal masso che gli faceva da pulpito e va sveltamente verso Gesù e si
fissano per un momento.
3. Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante,
esclama: “Ecco l’Agnello di Dio. Come è che a me viene il mio Signore?”. Gesù
risponde placido: “Per compiere il rito di penitenza”. Mai, mio Signore. Io
sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me?”.
4. E Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni
s’era curvato davanti a Gesù, risponde: “Lascia che si faccia come voglio,
perché si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un più alto
mistero e sia annunciato agli uomini che la Vittima è nel mondo”. Giovanni lo battezza
versando sul capo l’acqua del fiume.
5. Gesù è proprio
l’Agnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del tratto, nella
mitezza dello sguardo. Mentre Gesù risale la riva e dopo essersi vestito si
raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle turbe, testimoniando d’averlo
conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva indicato quale
indicazione infallibile del Redentore.
6. Giovanni non aveva bisogno del segno per se stesso. Il
suo spirito, presantificato sin dal ventre di sua madre, era possessore di
quella vista di intelligenza soprannaturale che sarebbe stata di tutti gli
uomini senza la colpa di Adamo.
7. Il Signore non aveva bisogno del battesimo. Ma la
sapienza di Dio aveva giudicato essere quello l’attimo e il modo dell’incontro.
E traendo Giovanni dal suo speco nel
deserto e Me dalla mia casa, ci unì in quell’ora per aprire su Gesù i Cieli e
farne scendere Sé stesso, Colomba Divina, su colui che avrebbe battezzato gli
uomini con tal Colomba, e farne scendere l’annuncio, ancor più potente di
quello angelico perché del Padre Mio: “Ecco il mio Figlio diletto col quale mi
sono compiaciuto”. Perché gli uomini non avessero scuse o dubbi nel seguire il
Signore.
8. Le manifestazione del Cristo sono state molte. La prima,
dopo la Nascita ,
fu quella dei Magi, la seconda nel Tempio, la terza sulle rive del Giordano.
9. Dopo la manifestazione del Giordano ne vennero infinite
altre, poiché i miracoli sono manifestazioni della natura divina di Gesù, sino
alle ultime della Resurrezione e Ascensione al Cielo.
10. Anche ora le manifestazioni di Gesù si ripetono. Ma, come
allora, il mondo non le accoglie. Anzi non accoglie le attuali e dimentica le
passate. Ebbene il Signore non desiste, perché si ripete per salvarci, per
riportarci alla fede in Dio.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Secondo mistero luminoso: le nozze di Cana
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. La casa è
alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo
al loro poveretto. La campagna si stende
oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Si festeggiano i due sposi
e la Madonna
è conosciuta dagli ospiti.
2. Quando Gesù arriva, dopo aver detto ai due discepoli:
“Andiamo a far felice mia Madre”, il
solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al
figlio sposo ed a Maria, scende incontro a Gesù e lo saluta rispettosamente,
insieme a Giovanni e Giuda Taddeo, e lo sposo fa lo stesso. Il saluto di Maria
è pieno di amore e di rispetto per il Figlio accompagnato dalla frase: “La pace
è con Te”.
3. Gesù domina col
suo aspetto e con la sua statura tutti quanti. E’ l’ospite, ma pare il re del
convito, più dello sposo, più del padrone di casa. Per quanto sia umile e
condiscendente, è colui che si impone. Gesù prende posto alla tavola di centro
con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici più influenti. Il
convito comincia.
4. Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e
che questo è impacciato, e capisce cosa c’è di spiacevole. “Figlio”, dice
piano, richiamando l’attenzione di Gesù con quella parola. “Figlio, non hanno
più vino”. “Donna, che vi è più
fra Me e te?” Gesù, nel dirle questa frase, sorride ancor più dolcemente, e
sorride Maria, come due che sanno una verità che è loro gioioso segreto,
ignorata da tutti gli altri
5. Maria ordine ai servi: “Fate quello che Egli vi dirà”.
Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio l’assenso, velato dal grande
insegnamento a tutti i “vocati”.
6.E ai servi: “Empite d’acqua le idrie” ordina Gesù. I servi
empiono le giare di acqua portata dal pozzo. Il maggiordomo mesce un poco di
quel liquido con occhi di stupore, assaggiarlo con atti di ancor più vivo di
stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo. L’acqua si è
tramutata in vino!
7. Nella sala passa un sussurrio, le teste si volgono tutte
verso Gesù e Maria, c’è chi si alza per vedere meglio, chi va alle giare. Un
silenzio, e poi un coro di lodi a Gesù. Ma Egli si alza e dice una parola:
“Ringraziate Maria” e poi si sottrae al convito. I discepoli lo seguono. Sulla
soglia ripete: “La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi” e
aggiunge: “Madre, ti saluto”.
8. Gesù spiega il significato della frase: “Quel “più”, che
molti traduttori omettono, è la chiave della frase e la spiega nel suo vero
significato. Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la
volontà del Padre mio mi indicò esser venuta l’ora di essere il Maestro. Dal
momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre,
ma il Servo dei Dio. “Che vi è più fra Me e te?”. Primo ero tuo, unicamente
tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero “soggetto”. Ora sono della mia
missione.
9. Gesù: “Quando disse ai discepoli: “Andiamo a far felice
mia Madre”, avevo dato alla frase un senso più alto di quello che pareva. Non
la felicità di vedermi, ma di essere Lei l’Iniziatrice della mia attività di
miracolo e la Prima
Benefattrice dell’umanità”. Ricordatevelo sempre. Il mio
primo miracolo è avvenuto per Maria.
10. Il miracolo di Cana è il simbolo che è Maria la chiave
del miracolo. Io non ricuso nulla alla Madre mia e per sua preghiera anticipo
anche il tempo della grazia. Inoltre ho voluto rendere manifesta la sua potenza
al mondo insieme alla mia. Dico a voi ciò che dissi a quei convitati:
“Ringraziate Maria. E’ per Lei che avete avuto il Padrone del miracolo e che
avete le mie grazie, e specie quelle di perdono”.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Terzo mistero luminoso: l’annuncio del Regno e l’invito alla conversione
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. Dice Gesù
commentando Geremia 7,3-7: “Udite, o voi di Israele. Ecco che Io vengo a
illuminarvi le parole di luce che la vostra anima offuscata non sa più vedere e
capire.
2. Udite. Molto pianto scende sulla terra del
Popolo di Dio e piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli
adulti piegati al giogo, piangono i fanciulli che non hanno avvenire di futura
gloria. Ma la gloria della terra è nulla rispetto ad una gloria che nessun
oppressore, che non sia Mammona e la mala volontà, possono strappare.
3. Perché piangete? Come l’Altissimo, che fu sempre buono
per il popolo suo, ora ha girato altrove il suo sguardo e nega ai suoi figli di
vederne il Volto? Non è più il Dio che aperse il mare e ne fece passare Israele
e per arene lo condusse e nutrì, e contro nemici lo difese e, perché non
smarrisse la via del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la Legge ?
4. Non è più il Dio che addolcì le acque e fece venire manna
agli sfiniti? Non è il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi
strinse alleanza di Padre a figli? E allora perché ora lo straniero vi ha
percossi? Molti fra voi mormorano: “Eppure qui è il Tempio!” Non basta avere il
Tempio e in quello andare a pregare Iddio.
5. Il primo tempio è nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta preghiera santa.
Ma santa non può essere se prima il cuore non si emenda e col cuore non si
emendano i costumi, gli affetti, le norme di giustizia verso i poveri, verso i
servi, verso i parenti, verso Dio.
6. Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro che fanno
ricche offerte al Tempio, ma non sanno dire al povero: “Fratello, ecco un pane
e un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non t’avvilisca l’aiuto come a me
non dia superbia il dartelo”. Ecco: Io vedo oranti che si lamentano con Dio che
non li ascolta prontamente, ma poi al misero, e talora è loro sangue, che gli
dice: “Ascoltami”, rispondono con cuore di selce: “No”.
7. O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto. Ma
preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi
gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri,
non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un
destino.
8. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i
vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. Semplice,
buona, facile è la Legge
che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce d’amore.
9. Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore,
amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore,
perché Dio è amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore. Io
sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa
cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo.
Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia.
10. Una gloria nuova vi è porta: quella eterna, e a lei
verranno coloro che faranno la
Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall’amore.
Non vi è cosa più grande. Ma quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi
amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione. La benedizione di
Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà”.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Quarto mistero luminoso: la trasfigurazione di Cristo
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. In un’alba serena di marzo Gesù con gli apostoli e i
discepoli raggiungono il monte Tabor. Appena giunti, il Signore, sceglie
Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo per salire sulla vetta e manda a
predicare tutti gli altri nella zona.
2. In un momento di sosta Pietro chiede col fiato grosso
dove si va? E perché si deve raggiungere la vetta del monte. Gesù risponde:
“Vado ad unirmi col Padre mio e vi ho voluti con Me perché vi amo. Su lesti!
Agli appuntamenti di Dio si va sempre veloci”.
3. Arrivati quasi sulla vetta il Signore si mette in
disparte a pregare nella stessa posa del Getsemani, mentre i tre apostoli per
la stanchezza si addormentano nella frescura della vegetazione.
4. Ad un certo momento un evento inedito sveglia i tre
apostoli. Li scuote una luminosità così viva che annulla quella del sole e
dilaga e penetra fin sotto il verde dei cespugli e alberi sotto cui si sono
messi. Aprono gli occhi stupiti e vedono Gesù trasfigurato. Egli è ora tale e
quale come lo vedo nelle visioni del Paradiso. Naturalmente senza le piaghe e
senza il vessillo della Croce. Ma la maestà del Volto e del Corpo è uguale,
uguale ne è la luminosità, e uguale la veste che da un rosso cupo si è mutata
nel diamantifero e perlifero tessuto immateriale che lo veste in Cielo. Il suo
Viso è un sole dalla luce siderale ma intensissima, nel quale raggiano gli
occhi di zaffiro. Sembra più alto ancora, come la sua glorificazione ne avesse
aumentata la statura. Non saprei dire se la luminosità, che rende persino
fosforescente il pianoro, provenga tutta da Lui o se alla sua propria si mesca
quella che ha concentrata sul suo Signore tutta la luce che è nell’Universo e
nei Cieli. So che è qualcosa di indescrivibile”.
5. Gli apostoli chiamano Gesù con una certa paura perché è
talmente trasfigurato che non sembra sia il loro Maestro. Il Signore non risponde
perché in quel momento è rapito da una visione che lo sublima. La luce aumenta
ancora per due fiamme che scendono dal cielo e si collocano ai lati di Gesù.
Quando sono stabilite sul pianoro, il loro velo si apre e ne appaiono due
maestosi e luminosi personaggi. L’uno più anziano, dallo sguardo acuto e severo
e da una lunga barba bipartita. Dalla sua fronte partono corni di luce che me
lo indicano per Mosé. L’altro è più giovane, scarno, barbuto e peloso, su per
giù come il Battista, al quale direi assomiglia per statura, magrezza,
conformazione e severità. Mentre la luce di Mosè è candida come è quella di
Gesù, specie nei raggi della fronte, quella che emana Elia è solare, di fiamma
viva. I due Profeti prendono una posa di riverenza davanti al loro Dio
Incarnato.
6. I tre apostoli cadono in ginocchio tremanti col volto fra
le mani. Vorrebbero vedere, ma hanno paura. Finalmente Pietro parla: “Maestro,
Maestro. Odimi”. Gesù gira lo sguardo con un sorriso verso il suo Pietro che si
rinfranca e dice: “E’ bello lo stare qui con Te, Mosè e Elia. Se vuoi facciamo
tre tende per Te, per Mosè e per Elia, e noi stiamo qui a servirvi…”. Gesù lo
guarda ancora e sorride più vivamente.
7. Gli apostoli non osano dire altro. Intimoriti, tacciono.
Sembrano un poco ebbri come chi è sbalordito. Ma quando un velo che non è
nebbia, che non è nuvola, che non è raggio, avvolge e separa i Tre gloriosi
dietro uno schermo ancor più lucido di quello che già li circondava, e li
nasconde alla vista dei tre, una Voce potente e armonica vibra ed empie di sé
lo spazio, i tre cadono col volto contro l’erba. <<Questo è il mio
Figliuolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo>>.
8. Gesù ritorna nella forma consueta e Pietro gli domanda:
<<Come faremo a viverti accanto ora che abbiamo visto la tua Gloria? Come
faremo a vivere fra gli uomini, e noi, uomini peccatori, ora che abbiamo udito la Voce di Dio?>>. Gesù
risponde: <<Dovrete vivermi accanto e vedere la mia gloria sino alla
fine. Siatene degni perché il tempo è vicino. Ubbidite al Padre mio e vostro.
Torniamo ora fra gli uomini perché sono venuto per stare fra essi e per portare
essi a Dio”.
9. Gesù comanda ai tre apostoli: <<Siate santi per il
ricordo di quest’ora, forti, fedeli. Avrete parte alla mia più completa gloria.
Ma non parlate ora di questo che avete visto, ad alcuno. Neppure ai compagni.
Quando il Figlio dell’uomo sarà risuscitato dai morti e tornato nella gloria
del Padre, allora parlerete. Perché allora occorrerà credere per avere parte
nel mio Regno>>.
10. I motivi profondi della trasfigurazione di Gesù sono
questi: 1) A stornare le astuzie di Satana e le insidie dei futuri, e non
ignoti a Dio Padre, nemici del Verbo Incarnato, Dio avvolse di aspetti comuni a
tutti i nati da donna il Cristo non solo sinché fu “il fanciullo e il figlio
del falegname” ma anche quando fu il Maestro. Soltanto la sapienza e il
miracolo lo distinguevano dagli altri. Ma Israele, sebbene in minor misura,
conosceva altri maestri (profeti) e operatori di miracoli. 2) Ciò doveva servire
a provare anche la fede dei suoi eletti: gli apostoli e discepoli. Essi
dovevano credere senza vedere cose straordinarie e divine. 3) Però, a
confermare i tre, dopo che l’annuncio della morte futura di croce li aveva
turbati, Egli ora si svela in tutta la gloria della sua Natura divina. Dopo di
ciò il dubbio che la predetta morte di croce aveva insinuato nei suoi più
prossimi seguaci, non poteva più sussistere. Essi avevano visto Dio. Dio
nell’Uomo che sarebbe stato crocifisso. Era la manifestazione delle due Nature
ipostaticamente unite. Manifestazione innegabile che non poteva lasciare dubbi.
E al Figlio-Dio che si manifesta tale si unisce il Padre-Dio con le sue parole
e il Cielo rappresentato da Mosè ed Elia.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Quinto mistero luminoso: l’istituzione dell’Eucarestia
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. E’ giovedì
santo e gli a apostoli si danno un gran da fare a preparare il Cenacolo per la Cena Pasquale.
Giuda l’Iscariota fa delle osservazioni di valore sui calici e sulle anfore
preziose date da Lazzaro. Tutti gli apostoli manifestano una certa paura per la
maggiore aggressività dei farisei, scribi, sadducei ed erodiani nei confronti
di Gesù durante i festeggiamenti pasquali.
2. Entra Gesù ne Cenacolo e saluta gli apostoli. Chiede a
Giuda l’Iscariota se ha fatto l’offerta al tempio; “Tutto fatto di quello che
avevi detto da farsi per oggi. Sta’ quieto”, risponde il traditore. Allora
inizia la consumazione dell’agnello, ma prima si prendono le coppe per la
purificazione e poi si dispongono intorno ad un tavolo rettangolare. Gesù
afferma: “Ho ardentemente desiderato di mangiare con voi questa Pasqua”.
3. Gli apostoli chiedono a Gesù chi sarà primo fra di loro.
Il Signore risponde che se uno vuole essere il primo sia l’ultimo e servo di
tutti ed entreranno nel suo regno chi avrà perseverato fino alla fine. Pietro
si fa avanti spavaldamente dicendo che sarà fedele fino alla fine. Ma il
Signore gli fa presente che molte cose muteranno, perché Satana ha chiesto di
vagliarli come il grano. E’ l’ora di demoni…
4. Gesù si alza dal tavolo e prende un ampio asciugamano e
un bacile per purificare gli apostoli al nuovo rito, al cibo per lo spirito. La
lavanda dei piedi precede il Banchetto divino. Molti apostoli piangono commossi
dall’atto di annichilamento del Signore, atto di amore e di servizio. A termine
della lavanda Gesù dice: “Ora siete puri, ma non tutti. Solo coloro che ebbero
volontà di esserlo”. Giuda l’Iscariota fa finta di non udire.
5. Celebrato l’antico rito pasquale, Gesù celebra il nuovo
rito pasquale, mantenendo con l’istituzione dell’eucarestia, il miracolo
d’amore promesso per cui anche se andrà in cielo, tramite l’eucarestia resterà
sempre unito con i suoi. Gesù prende un pane ancora intero, lo pone sul calice
colmo. Benedice e offre questo e quello, poi spezza il pane e ne prende tredici
pezzi e ne dà uno per uno agli apostoli dicendo: “Prendete e mangiate. Questo è
il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me che me ne vado. Dà il calice e dice:
“Prendete e bevete. Questo è il mio Sangue. Questo è il calice del nuovo patto
nel Sangue e per il Sangue mio che sarà sparso per voi per la remissione dei
vostri peccati e darvi al Vita. Fate questo in memoria di Me”. Il tredicesimo
pezzo di pane consacrato lo porta alla madre che si trovava fuori dal
Cenacolo.
6. “Tutto vi ho detto e tutto vi ho dato”, dice Gesù. E
ripeto. Il nuovo rito e compiuto. Fate questo in memoria di Me. Io vi ho lavato
i piedi per insegnarvi ad essere umili e puri come il Maestro vostro. Perché in
verità vi dico che come è il Maestro così devono essere i discepoli.
Ricordatelo, ricordatelo. E siate puri. Per essere degni di mangiare il Pane
vivo disceso dal Cielo e d avere in voi e per Esso la forza d’essere i miei
discepoli nel mondo nemico che vi odierà per il mio Nome. Ma uno di voi non è puro. Uno di voi mi tradirà. Di questo
sono fortemente conturbato nello spirito… I discepoli si guardano esterrefatti
e si domandano chi fosse. Giovanni chiede a Gesù chi è il traditore. E il
Signore fornisce l’indizio dicendogli: “Colui a cui darò un pezzo di pane
intinto nel vino”. E lo da a Giuda l’Iscariota, che subito dopo esce dietro
comando di Gesù per compiere altrove quello che resta da fare.
7. Sul tradimento di
Giuda ebbe a dire Gesù: “I vostri medici hanno discusso e discutono sulla mia
rapida fine e le danno origine in una lesione cardiaca dovuta alle percosse
della flagellazione. Sì, anche per queste il mio cuore divenne malato. Ma lo
era già dalla Cena. Spezzato, spezzato nello sforzo di dover subire al mio
fianco il mio Traditore. Ho cominciato a morire allora, fisicamente. Il resto
non è stato che un aumento della già esistente agonia”.
8. Sulla potenza trasformatrice dell’Eucarestia: “Giovanni,
che mi amava come nessuno e che era puro, ebbe dal Sacramento il massimo della
trasformazione. Cominciò da quel momento ad essere l’aquila a cui è famigliare
e facile l’altezza nel Cielo di Dio e l’affissare il Sole eterno. Ma guai a chi
riceve il Sacramento senza esserne affatto degno; ma anzi avendo accresciuta la
sua sempre umana indegnità con le opere mortali. Allora esso diviene non germe
di preservazione e di vita, ma di corruzione e di morte. Morte dello spirito e
putrefazione della carne per cui essa “crepa”, come dice Pietro di quella di
Giuda (cfr. Atti 1,18). Non sparge il sangue, liquido sempre vitale e bello
nella sua porpora, ma le sue interiora nere di tutte le libidini, marciume che
si riversa fuori dalla carne marcita, come da carogna di animale immondo,
oggetto di ribrezzo per i passanti”.
9. Sulla morte dei profanatori dell’Eucarestia: “La morte
del profanatore del Sacramento è sempre morte di un disperato e perciò non
conosce il placido trapasso proprio di chi è in grazia, né l’eroico trapasso
della vittima che soffre acutamente ma con lo sguardo fisso al Cielo e l’anima
sicura della pace. La morte del disperato (come quella di Giuda) è atroce di
contorsioni e di terrori, è una convulsione orrenda dell’anima già ghermita
dalla mano di Satana che la strozza per svellerla dalla carne e che la soffoca
col suo nauseabondo fiato”.
10. La grande promessa di Gesù per chi sarà perseverante: “E’
tre anni che vi parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è
Sangue non venuto da uomo e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi
diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non
come lo disse Satana Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. E’ il vero frutto
dell’albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è
morta la Morte. Chi
ne mangia vivrà in eterno e diverrà “dio” nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se
permarrete in Me”.
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