lunedì 15 ottobre 2012

Il rapporto del cristiano con la ricchezza. La logica del dono. Usare bene le ricchezze. Scelte coraggiose.


La logica del dono

Il rapporto del cristiano con la ricchezza all'Angelus di questa mattina


Un invito a usare i propri beni in modo evangelico. È venuto, stamattina, da Benedetto XVI, in occasione della recita dell’Angelus, da piazza san Pietro. Dopo la preghiera mariana ha anche ricordato la beatificazione, ieri a Praga, di 14 frati minori, uccisi all’interno del loro convento il 15 febbraio 1611 in odio alla fede.


La logica del dono. “Il Vangelo di questa domenica ha come tema principale quello della ricchezza – ha spiegato il Papa -. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono”. In questo modo essa “si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale – come scrive l’apostolo Paolo – ‘da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’”. Come spesso avviene nei Vangeli, ha affermato il Pontefice, “tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che ‘possedeva molti beni’. Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i comandamenti della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per ‘avere in eredità la vita eterna’”. Da una parte “egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la vita eterna si possa in qualche modo ‘acquistare’, magari osservando un comandamento speciale”. Gesù “coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona, e – annota l’evangelista – fissa su di lui uno sguardo pieno d’amore: lo sguardo di Dio”. Ma Gesù capisce anche “qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo cuore – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: ‘Vieni! Seguimi!’”. Quel tale, però, ha precisato il Santo Padre, “invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato, perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna”. 


Usare bene le ricchezze. “È a questo punto – ha chiarito Benedetto XVI - che Gesù dà ai discepoli – e anche a noi oggi – il suo insegnamento: ‘Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio’. A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: ‘E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio’. Ma, vedendoli attoniti, disse: ‘Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio’”. Il Papa ha riportato, quindi, il commento di San Clemente di Alessandria a questo passo del Vangelo: “La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita”. “La storia della Chiesa – ha chiarito il Pontefice - è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d’Ungheria o a san Carlo Borromeo”. I primi beati dell’Anno della Fede. Dopo l’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che “ieri, a Praga, sono stati proclamati beati Federico Bachstein e tredici confratelli dell’Ordine dei Frati Minori. Essi furono uccisi nel 1611 a causa della loro fede. Sono i primi beati dell’Anno della Fede, e sono martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui”. 


Scelte coraggiose. Nei saluti in varie lingue, in francese, il Papa ha dichiarato: “In questo inizio dell’Anno della Fede, il Vangelo di oggi ci invita ad abbandonare tutto per seguire Gesù. Non dobbiamo avere paura di vivere e proclamare la nostra fede in Dio. Ancora oggi, vivere per Dio ci costringe a fare delle scelte per andare avanti. Sono scelte a volte difficili. Ma noi sappiamo che Dio è con noi e ci aiuta a fare il bene, perché la sua grazia ci precede sempre”. Poi il Pontefice, salutando i pellegrini polacchi, ricordando che “oggi in Polonia, e anche nelle parrocchie polacche nel mondo, celebrate ‘la Giornata del Papa’ con il motto: ‘Giovanni Paolo II – Papa della Famiglia’”, ha ringraziato “per questo segno di unità con la Santa Sede, per le vostre preghiere e per il sostegno dei giovani borsisti della Fondazione ‘Opera del Nuovo Millennio’, che prepara questa Giornata”. 


In cammino con i nostri contemporanei. L’Osservatore Romano, in data di oggi, riporta con grande evidenza in prima pagina le parole del Papa al pranzo di venerdì con i padri sinodali. Benedetto XVI aveva alla sua destra il patriarca Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, e, dall’altra parte, l’arcivescovo anglicano Rowan Williams. “Per me questa comunione – aveva osservato il Papa - è un segno che siamo in cammino verso l’unità e che nel cuore andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà ad andare avanti anche esteriormente. Questa gioia, mi sembra, ci dia forza anche nel mandato dell’evangelizzazione”. Così aveva concluso il Papa: “nel Sinodo siamo insieme con i nostri contemporanei in cammino. Preghiamo il Signore perché ci illumini, ci accenda il cuore affinché diventi veggente, ci illumini la mente; e preghiamo affinché, nella cena, nella comunione eucaristica, possiamo realmente essere aperti, vederlo e così accendere anche il mondo e dare la sua luce a questo nostro mondo”. 


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e nell'ora della nostra morte.



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