- CAPITOLO I - Dell'amore di Gesù Cristo in voler egli soddisfare la divina giustizia per li peccati nostri.
1. Narrasi nelle istorie un caso
d'un amore sì prodigioso che sarà l'ammirazione di tutti i secoli. Eravi un re,
signore di molti regni, il quale aveva un unico figlio, sì bello, sì santo e sì
amabile, ch'era l'amor del padre, il quale l'amava quanto se stesso. Or questo
principino portava un grande affetto ad un suo schiavo talmente che avendo
questo schiavo commesso un delitto, per cui già era stato condannato a morte, il
principe si offerì esso a morire per lo schiavo: e 'l padre, perché era geloso
della giustizia, si contentò di condannare l'amato figlio alla morte, affinché
restasse libero lo schiavo dal meritato
2. Or questo caso, che simile non
è avvenuto mai né mai avverrà nel mondo, sta registrato negli Evangeli, dove si
legge che il Figliuolo di Dio, il Signore dell'universo, essendo stato l'uomo
per lo peccato condannato alla morte eterna, egli volle prendere carne umana e
così pagare colla sua morte la pena dovuta all'uomo: Oblatus est quia ipse
voluit (Is. LIII, 7). E l'Eterno Padre lo fece morire in croce per salvare
noi miseri peccatori: Proprio Filio suo non pepercit, sed pro nobis omnibus
tradidit illum (Rom. VIII, 32). Che vi pare, anima divota, di quest'amore
del Figlio e del Padre?
3. Dunque, amato mio Redentore,
voi colla vostra morte avete voluto sacrificarvi, per ottenere a me il perdono?
E che mai vi renderò per gratitudine? Voi troppo m'avete obbligato ad amarvi;
troppo vi sarei ingrato s'io non v'amassi con tutto il mio cuore. Voi m'avete
data la vostra vita divina; io misero peccatore qual sono vi do la vita mia. Sì,
quella vita almeno che mi resta la voglio spendere solo in amarvi, ubbidirvi e
darvi gusto.
4. Uomini, uomini, amiamo questo
Redentore, ch'essendo Dio non ha sdegnato di caricarsi de' nostri peccati per
soddisfare esso colle sue pene i castighi da noi meritati: Vere languores
nostros ipse tulit, et dolores nostros ipse portavit (Is. LIII, 4). - Dice
S. Agostino che il Signore nel crearci ci ha formati per virtù della sua
potenza, ma in redimerci ci ha salvati dalla morte per mezzo de' suoi dolori:
Condidit nos fortitudine sua, quaesivit nos infirmitate sua.2 Quanto vi debbo, o
Gesù mio Salvatore! S'io dessi mille volte il sangue per voi, se spendessi mille
vite, pure sarebbe poco. Oh chi pensasse spesso all'amore che voi ci avete
dimostrato nella vostra Passione, come potrebbe amare altro che voi? Deh per
quell'amore con cui ci amaste
sulla croce, datemi la grazia d'amarvi con tutto il cuore. V'amo, bontà
infinita, v'amo sopra ogni bene, ed altro non vi domando che 'l vostro santo
amore.
5. Ma come va questo? ripiglia a
dir lo stesso S. Agostino. Come l'amor vostro, o Salvator del mondo, ha potuto
giungere a tal segno ch'io abbia commesso il delitto e voi ne abbiate avuto a
pagar la pena? Quo tuus attigit amor? Ego inique egi, tu poena
multaris?3 E che mai importava a voi, soggiunge S. Bernardo, che
noi ci perdessimo e fossimo castigati come già meritavamo, che abbiate voluto
voi sopra le vostre carni innocenti soddisfare i nostri peccati? e per liberare
noi dalla morte, voi, Signore, abbiate voluto morire? O bone Iesu, quid tibi
est? mori nos debuimus, et tu solvis? nos peccavimus, et tu luis? Opus
sine exemplo, gratia sine merito, caritas sine modo (Quod. l. 5).4 O opera che
non ha avuto né avrà mai simile! O grazia che noi non potevamo mai meritarla! O
amore che non potrà mai comprendersi!5
6. Predisse già Isaia che 'l
nostro Redentore doveva esser condannato alla morte e come un agnello innocente
portato al sagrificio: Sicut ovis ad occisionem ducetur (Is. LIII, 7).
Qual maraviglia, oh Dio, doveva fare agli angioli il vedere il loro innocente
Signore esser condotto come vittima per essere sagrificato sull'altar della
croce per amore dell'uomo! E quale spavento dovette recare al cielo ed
all'inferno, mirare un Dio giustiziato come un ribaldo in un patibolo
d'obbrobrio per li peccati delle sue creature!
7. Christus nos redemit de
maledicto legis, factus pro nobis maledictum (quia scriptum est: maledictus
omnis qui pendet in ligno) ut in gentibus benedictio Abrahae fieret in Christo
Iesu (Gal. III, 13, 14). Qui dice S. Ambrogio: Ille maledictum in cruce
factus, ut tu benedictus esses in regno Dei.
(Ep. 47).6 Dunque, mio caro
Salvatore, voi per ottenere a me la divina benedizione vi contentaste di
abbracciarvi il disonore di comparire sulla croce maledetto al cospetto del
mondo ed abbandonato al patire anche dal vostro Eterno Padre, pena che vi fe'
gridare a gran voce: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?
(Matth. XXVII, 46). Sì, commenta Simone da Cassia, a tal fine fu Gesù
abbandonato nella sua Passione, acciò noi non restassimo abbandonati nei peccati
da noi commessi: Ideo Christus derelictus est in poenis, ne nos derelinquamur
in culpis.7 O prodigio di pietà! o eccesso d'amore d'un Dio
verso degli uomini! E come può trovarsi, o Gesù mio, anima che creda ciò, e non
v'ami?
8. Dilexit nos, et lavit nos a
peccatis nostris in sanguine suo (Apoc. I, 5). Ecco dov'è giunto, o uomini,
l'amore di Gesù verso di noi per lavarci dalle sozzure de' nostri peccati. Egli
svenandosi ha voluto apprestarci un bagno di salute nel suo medesimo sangue.
Offert sanguinem, dice un dotto autore (Contens. theol. to. 2. l. 10. dis. 4),
melius clamantem, quam Abel; quia iste iustitiam, sanguis Christi
misericordiam interpellabat.8 Ma qui esclama S. Bonaventura: O bone Iesu, quid
fecisti? O mio Salvatore, che avete fatto? dove v'ha trasportato l'amore? che
cosa avete in me veduto, che tanto di me v'ha innamorato? Quid me tantum
amasti? quare, Domine, quare? quid sum ego?9 Perché avete voluto tanto patire per me?
Chi son io che a tanto caro prezzo abbiate voluto guadagnarvi l'amor mio? Ah che
tutta è stata opera del vostro amore infinito! che ne siate sempre lodato e
benedetto.
9. O vos omnes qui transitis
per viam, attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus (Thren. I, 12).
Considerando lo stesso Serafico Dottore queste parole di Geremia, come dette dal
nostro Redentore mentre stava in croce morendo per
nostro amore, dice: Imo,
Domine, attendam et videbo, si est amor sicut amor tuus.10 E vuol dire: già
vedo ed intendo, o mio appassionato Signore, quanto patite su questo legno
infame; ma ciò che più mi stringe ad amarvi è l'intendere l'affetto che voi mi
dimostrate con tanto patire, affine d'essere amato da me.
10. Quello che più accendea S.
Paolo ad amare Gesù era il pensare ch'egli non solo per tutti, ma per esso in
particolare volle morire: Dilexit me, et tradidit semetipsum pro me (Gal.
II, 20): Egli m'ha amato, diceva, e per me si è dato alla morte. E così dee dire
ciascuno di noi; poiché asserisce S. Giovan Grisostomo che Dio tanto ama ciascun
uomo, quanto ama tutto il mondo: Adeo singulum quemque hominum pari caritatis
modo diligit, quo diligit universum orbem.11 Sicché ciascun di noi non è men
obbligato a Gesù Cristo per aver egli patito per tutti, che se avesse patito per
lui solamente.12 Or se Gesù, fratel mio, fosse morto solo per
salvare voi, lasciando gli altri nella loro original ruina, quale obbligo
dovreste conservargli? Ma dovete di più intendere che maggiore obbligazione gli
avete in esser morto per salvar tutti. S'egli per voi solo fosse morto, qual
pena sarebbe la vostra in pensare che i vostri prossimi, genitori, fratelli ed
amici, si avessero a dannare e che da essi aveste ad esserne dopo questa vita
per sempre diviso? Se voi foste stato schiavo con tutta la vostra famiglia e
venisse alcuno a riscattar voi solo, quanto lo preghereste che insieme con voi
riscattasse ancora i vostri genitori e fratelli? E quanto lo ringraziereste,
s'egli ciò facesse per contentarvi? Dite dunque
a Gesù: Ah mio dolce Redentore,
questo avete fatto voi per me senza esserne da me pregato, non solo avete
riscattato me dalla morte col prezzo del vostro sangue, ma ancora i miei parenti
ed amici, sicché ben poss'io sperare che unitamente con essi vi goderemo per
sempre in paradiso. Signore, io vi ringrazio ed amo, e spero di ringraziarvene
ed amarvi eternamente in quella patria beata.
11. E chi mai, dice S. Lorenzo
Giustiniani, potrà spiegare l'amore che porta il Verbo divino ad ognuno di noi,
mentre egli avanza l'amore d'ogni figlio alla sua madre e d'ogni madre a' suoi
figli? Praecellit omnem maternum ac filialem affectum Verbi Dei intensa
caritas; neque humano valet explicari eloquio, quo circa unumquemque moveatur
amore.13 In modo che rivelò il Signore a S. Geltrude,
ch'egli sarebbe pronto a morire tante volte quante sono l'anime dannate, se
fossero ancor capaci di redenzione: Toties morerer quot sunt animae in
inferno.14 O Gesù, o bene amabile più d'ogni altro bene,15 perché gli
uomini tanto poco v'amano? Deh fate conoscere quel che avete patito per ciascun
di loro, l'amore che loro
portate, il desiderio che avete
d'esser da loro amato, le belle parti che per essere amato voi avete. Fatevi
conoscere, o Gesù mio, e fatevi amare.
12. Ego sum pastor bonus,
disse il Redentore, bonus pastor animam suam dat pro ovibus suis (Io. X,
11). Ma, Signore, dove si trovano pastori nel mondo simili a voi? Gli altri
pastori danno la morte alle lor pecorelle per conservarsi la vita: voi, pastore
troppo amoroso, avete voluto dar la vostra vita divina per ottenere la vita alle
vostre amate pecorelle. E di queste pecorelle, o mio amabilissimo pastore, una
per mia sorte son io. Qual obbligo dunque è il mio d'amarvi e di spendere la mia
vita per voi, giacché voi per amor mio in particolare siete morto? E qual
confidenza io debbo avere nel vostro sangue, sapendo ch'è stato sparso per
pagare i peccati miei? Et dices in die illa: Confitebor tibi, Domine.
Ecce Deus salvator meus, fiducialiter agam et non timebo (Is. XII, 1,
2). E come posso più diffidare della vostra misericordia, o mio Signore,
guardando le vostre piaghe? -Andiamo, o peccatori, e ricorriamo a Gesù che sta
su quella croce come in trono di misericordia. Egli ha placata la divina
giustizia da noi sdegnata. Se noi abbiamo offeso Dio, egli per noi ha fatta la
penitenza: basta che noi ne abbiamo pentimento.
13. Ah mio
carissimo Salvatore, a che v'ha ridotto la pietà e l'amore che avete verso di
me! Pecca lo schiavo, e voi, Signore, ne pagate la pena? Se penso dunque a'
peccati miei debbo tremare per lo castigo che merito: ma pensando alla vostra
morte ho più ragione di sperare che di temere. Ah sangue di Gesù, tu sei tutta
la mia speranza.
14. Ma questo sangue, siccome ci
dà confidenza, così ancora ci obbliga ad esser tutti del nostro Redentore.
Esclama l'Apostolo: An nescitis, quia non estis vestri? Empti enim estis
pretio magno (I Cor. VI, 19 et 20). No che non posso, Gesù mio, senza
ingiustizia, disporre più di me e delle cose mie, mentre son fatto vostro,
avendomi voi ricomprato colla vostra morte. Il mio corpo, l'anima mia, la mia
vita non è più mia, è vostra ed è tutta vostra. Voglio dunque solo in voi
sperare, solo voi voglio amare, o mio Dio crocifisso e morto per me. Io non ho
altro che offerirvi, se non quest'anima riscattata col vostro sangue; questa vi
offerisco. Accettatemi ad amarvi ch'io non voglio altro che voi, mio Salvatore,
mio
Dio, mio amore, mio tutto. Per lo
passato sono stato ben grato con gli uomini, solo con voi sono stato un ingrato.
Al presente io v'amo; e non ho pena che più m'affligga che l'avervi disgustato.
O Gesù mio, datemi confidenza nella vostra Passione, e togliete dal mio cuore
ogni affetto che non è per voi. Io voglio amare solo voi, che meritate tutto il
mio amore e troppo m'avete obbligato ad amarvi.
15. E chi mai potrà resistere a
non amarvi vedendo voi, il quale siete il diletto dell'Eterno Padre, che avete
voluto per noi finir la vita con una morte sì amara e spietata?
O Maria, o madre del bello amore,
deh, per li meriti del vostro Cuore infiammato, otteneteci la grazia di vivere
sol per amare il vostro Figlio, ch'essendo degno per sé d'un infinito amore, ha
voluto a tanto costo acquistarsi l'amore di me misero peccatore.
O amore dell'anime, o Gesù mio,
io v'amo, io v'amo, io v'amo. Ma v'amo troppo poco; datemi voi più amore, più
fiamme che mi facciano vivere sempre ardendo del vostro amore. Io non lo merito,
ma ben lo meritate voi, bontà infinita. Amen, così spero, così sia.
AVE MARIA PURISSIMA!
1 Nelle prime edizioni (Pellecchia, Paci 1751, De' Rossi 1755) è posto sotto il n. 1 quello che nelle edizioni posteriori, e anche nella nostra, è diviso fra i nn. 1 e 2. In esse manca l' ultimo periodo del nostro n. 2.
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