MEDITAZIONE
I -
La Passione di Gesù Cristo e la
nostra consolazione.
Chi mai può
consolarci tanto in questa valle di lagrime, quanto Gesù crocifisso? Nei rimorsi
di coscienza che ci fa sentire la memoria de' nostri peccati, chi solo può
raddolcire le punture che ne proviamo, se non il sapere che Gesù Cristo ha
voluto dare se stesso alla morte per pagare le nostre colpe? Dedit semet ipsum pro peccatis nostris
(Gal. I, 4).
In tutte le
persecuzioni, calunnie, disprezzi, privazioni di robe e di onori, che ci
accadono in questa vita, vi è chi meglio possa confortarci a soffrirle con
pazienza e rassegnazione, se non Gesù Cristo disprezzato, calunniato e povero,
che muore nudo ed abbandonato da tutti in una croce?
Nelle
infermità chi più ci consola, che la vista di Gesù crocifisso? Allorché stiamo
infermi, ci troviamo noi in un letto bene aggiustato; ma a Gesù, quando egli
stiè infermo sulla croce dove morì, non toccò altro letto che un rozzo legno, in
cui fu appeso a tre chiodi, né altro guanciale per appoggiarvi l'afflitto capo,
che quella corona di spine, la quale seguì a tormentarlo finché spirò.
Noi, stando
infermi, abbiamo dintorno al letto parenti ed amici che ci compatiscono e ci
divertono; Gesù morì in mezzo a nemici, che anche nel tempo ch'egli agonizzava e
si accostava alla morte, l'ingiuriavano e deridevano qual malfattore
e
seduttore. Certamente non v'è cosa che possa più sollevare un infermo nelle pene
che patisce, e specialmente se taluno nella sua infermità trovasi abbandonato
dagli altri, quanto la vista di Gesù crocifisso. Ah che l'unire allora le
proprie pene con quelle di Gesù Cristo, è il sollievo più grande che può avere
un povero infermo.
Nelle
angustie maggiori poi della morte, quali sono gli assalti dell'inferno, la vista
de' peccati fatti e 'l conto che tra breve se ne ha da rendere nel divin
tribunale, l'unica consolazione che può avere un moribondo, che sta già
combattendo colla morte, è l'abbracciarsi col Crocifisso e dirgli: Gesù mio e
Redentore mio, voi siete l'amore e la speranza mia.
In somma
quanto noi abbiamo di grazie da Dio, di lumi, d'ispirazioni, di santi desideri,
di affetti divoti, di dolore de' peccati, di buoni propositi, di amore a Dio e
di speranza al paradiso, tutti son frutti e doni che ci provengono dalla
Passione di Gesù Cristo.
Ah Gesù
mio, e quale speranza potrei aver io, che tante volte vi ho voltate le spalle e
mi ho meritato l'inferno, di venire fra tante vergini innocenti, fra tanti santi
martiri, fra gli apostoli ed i serafini del cielo, a godere la vostra bella
faccia nella patria beata, se voi, mio Salvatore, non foste morto per me? La
vostra Passione dunque è quella che, non
ostanti i miei peccati, mi fa sperare di venire un giorno ancor io in
compagnia de' santi e della vostra santa Madre a cantare le vostre misericordie,
a ringraziarvi ed amarvi per sempre in paradiso. Gesù mio, così spero. Misericordias Domini in aeternum cantabo
(Ps. LXXXVIII, 2).
Maria madre
di Dio, pregate Gesù per me.
<<Cor Mariæ
Immaculatum, intercede pro nobis>>
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