- Il matrimonio è unione voluta per elevazione e conforto dell’uomo e della donna, oltre che per procreazione; è dovere, è ministero, non è mercato, non è dolore, non è avvilimento, di uno o dell’ altro coniuge. E’ amore e non odio. Giusto dunque sia il capo senza eccessive durezze o pretese e senza eccessive condiscendenze e debolezze. (…) E giusta sia la donna nella casa verso lo sposo, i figli, i servi. Allo sposo dia ubbidienza e rispetto, conforto e aiuto.
Ubbidienza finché questa non assuma sostanza di consentimento al peccato. La moglie deve essere sommessa ma non degradata. Guardate, o spose, che il primo che vi giudica, dopo Dio, per certe colpevoli condiscendenze, è lo stesso vostro marito che vi induce ad esse. 451.3
- La moglie virtuosa, direi la moglie che anche dopo il coniugio conserva quel “che” di verginale negli atti, nelle parole, negli abbandoni d’amore, può portare il marito a una elevazione dal senso al sentimento, onde lo sposo si spoglia da lussuria e diviene veramente un unico “che” con la sposa che tratta col riguardo con cui uno tratta una parte di sé stesso e giusto è che ciò sia, perché la donna è “osso delle sue ossa e carne della sua carne”. 451.4
- La moglie sia paziente, materna con il marito. Lo consideri come il primo dei suoi figli, perché la donna è sempre madre e l’uomo è sempre bisognoso d'una madre che sia paziente, prudente, affettuosa, confortatrice. Beata quella donna che del proprio coniuge sa essere la compagna e insieme la madre per sorreggerlo, e la figlia per essere guidata. 451.4
Santa Monica e Sant'Agostino pregate per noi. |
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