I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE:
Gesù Cristo (VII)
Data: Domenica, 27 giugno @ 06:52:56 CEST
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...
54. Gesù Cristo è nostra forza.
55. Gesù Cristo ci rende la libertà.
56. Gesù Cristo è l'autore di tutte le grazie.
57. Gesù Cristo è re pacifico.
58. Gesù Cristo è causa e centro dell'unità.
59. Qualità di Gesù Cristo.
60. Ricchezze di Gesù Cristo.
61. In Gesù Cristo si trovano tutti i vantaggi.
62. Gesù Cristo dà la felicità.
63. Dobbiamo lodare Gesù Cristo e gioire in Lui.
64. Gesù Cristo facilita le virtù.
54. GESÙ CRISTO È NOSTRA FORZA. - «Nessuna cosa prova più apertamente l'onnipotenza del Verbo, scrive S. Bernardo, quanto la potenza che egli comunica a chi si affida in lui. Chi così si appoggia al Verbo ed è vestito di virtù dall'alto, non può essere atterrato o vinto, né da forza, né da frode, né da lusinga alcuna, ma riesce in ogni incontro vincitore (Serm. in Cantic.)». Poiché « quel Gesù che ha vinto il mondo, soggiunge S. Cipriano, ha promesso la vittoria anche ai suoi soldati (Epistola ad Martin)».
«Al nome di Gesù, dice S. Paolo, ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra, e nell'inferno» (Philipp. II, 10). Con Gesù noi assaltiamo intrepidi l'antico nemico, perché ritroviamo in Gesù Cristo la forza da noi perduta in Adamo; per mezzo di lui riusciamo vittoriosi del mondo, del demonio e di noi medesimi. Gesù Cristo è nostro scudo, nostro elmo, nostra spada, nostra corazza, nostro trionfo. Poiché appunto per questo, ci assicura S. Giovanni, Gesù è venuto al mondo, cioè per distruggere le opere del demonio (I, III, 8). L'incarnazione del Verbo schiacciò il capo al serpente infernale, la sua croce gliela recide. Non appena il Verbo cominciò a parlare in Gesù Cristo, si adempì la parola d'Isaia: «Belo è caduto in pezzi, Nabo fu rovesciato » (ISAI. XLVI, 1), perché tutti i pretesi dèi delle nazioni, cioè i demoni, furono ridotti al silenzio...
(Vedi sopra, n, 34).
55. GESÙ CRISTO CI RENDE LA LIBERTÀ. - «La verità vi libererà» (IOANN. VIII, 32), disse il Redentore divino. Ora essendo Gesù la verità per essenza (Id. XIV, 6), ebbe ragione di dire a Giudei, e a noi: «Se il Figlio vi libererà, voi sarete veramente liberi» (Id. VIII, 36).
Similmente S. Paolo così argomentava: «Iddio è spirito; ma dove è lo spirito del Signore ivi è libertà» (II Cor. III, 17). Ma siccome Gesù nella sua qualità di Verbo è per natura il soffio, lo spirito di Dio, quindi egli ci ha liberati (Gal. IV, 31). Gesù Cristo ci ha fatti liberi della schiavitù del peccato..., del demonio..., della carne..., della maledizione di Dio..., della morte..., dell'inferno.. .
Vedi: LIBERTÀ.
56. GESÙ CRISTO È L'AUTORE DI TUTIE LE GRAZIE. - «Il Verbo si è fatto carne, scrive l'Evangelista, ed abitò in mezzo a noi, e ne abbiamo veduto la gloria, gloria conveniente all'Unigenito di Dio, pieno di grazia» (IOANN. I, 14). «La grazia di Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo», scriveva S. Paolo ai Romani (VII, 25); infatti per mezzo di lui l'abbiamo avuta e ne siamo ripieni (Id I, 5). (Coloss. II, 10). Sì, Gesù Cristo è l'autore di tutte le grazie... Tutti i meriti sono uniti alla grazia di Gesù Cristo...
57. GESÙ CRISTO È RE PACIFICO. - Isaia chiama Gesù Cristo col nome di Principe della pace (ISAI. IX, 6). Principe della pace, ecco il nome di Gesù Cristo; perciò Salomone, simbolo del Cristo, fu re della pace, e per ciò ancora al nascere del Messia una pace generale e profonda regnava nel mondo.
La ragione di questo titolo sta in ciò, 1° Gesù Cristo diede la pace al mondo e la pace lasciò per testamento alla Chiesa; egli, prima di morire, disse; «Vi lascio la pace, vi dò la mia pace; la mia pace non è però come ve la dà il mondo» (IOANN. XIV, 27). 2° Gesù Cristo distrusse, con la sua morte, il muro di separazione che esisteva tra Dio e l'uomo; riconcilia l'uomo con Dio, ristabilisce la concordia fra il cielo e la terra... Quindi egregiamente dice S. Leone: «La natività del Signore è la nascita della pace; offra dunque ogni fedele al Padre della pace la concordia che vi dev'essere tra i figli (Serm. in Nativ. Domini)». 3° Gesù Cristo è il re dei cuori pacifici...
Per tre ragioni conviene a Gesù Cristo il nome di re: 1° Per la sua unione ipostatica e per eredità. 2° Per la redenzione; dal momento che ci ha riscattati col suo sangue, egli acquistò su di noi diritto di re assoluto, più che non il padrone sullo schiavo comperato. 3° Il merito...
Gesù Cristo è «il Re dei re, il Signore dei monarchi» (Apoc. XIX, 16). «Il regno suo è il regno di tutti i secoli e la sua dominazione si estende di generazione in generazione» (Psalm. CXLIV, 13). «Benedetto è in eterno il nome della sua gloria, e, tutta la terra è piena della sua maestà» (Psalm. LXXI, 19). Il nome di Gesù Cristo è l'avveramento della profezia di Daniele, il quale vaticinava che Dio avrebbe stabilito un impero che non sarebbe mai più stato distrutto, né passato di popolo in popolo, ma sarebbe durato eternamente (DAN. II, 44). Impero che si sarebbe esteso, secondo il vaticinio di Davide, da un mare all'altro, e da un'estremità all'altra della terra; impero al quale tutti i re avrebbero prestato vassallaggio, e tutte le nazioni pagato tributo (Psalm. LXXI, 8-11).
Non solamente Gesù Cristo è il re della pace, ma è egli medesimo la pace, dice Michea (V, 5). Ed è per ciò, dice S. Paolo, «che piacque al Padre riconciliare a sé ogni cosa per mezzo di lui, pacificando per il sangue della sua croce ciò che vi è nella terra e nei cieli» (Coloss. I, 19-20). Gesù Cristo è il re della pace; egli dà la pace alla Chiesa, al cielo e alla terra... Gesù Cristo ci dà la pace con Dio, col prossimo, con noi medesimi... Volete voi questa pace molteplice e desiderabile? Andate a Gesù Cristo re della pace; dimandatela alla pace increata; collocate Gesù nella vostr'anima, e voi avrete la vera pace. Come il sole non può esistere senza luce, il fuoco senza calore, così Gesù Cristo, re della pace, non può essere in nessun luogo senza la pace; perché, come dice Davide, la sua dimora è nella pace (Psalm. LXXV, 2). Dice perciò S. Paolo: «La pace di Cristo allieti i vostri cuori» (Coloss. III, 15).
«Egli stenderà sempre di più in più il suo impero, e stabilirà la pace eterna» (ISAI. IX, 7). Questo regno di pace, profetato da Isaia come caratteristico del Cristo, deve intendersi principalmente nel senso spirituale: esso consiste nella tranquillità dell'anima e nelle consolazioni interiori. Perciò S. Paolo dice: «Il regno di Dio non sta nel mangiare e nel bere, ma è giustizia, pace, gioia nello Spirito Santo» (Rom. X, 17). Questo regno noi domandiamo tutti i giorni nel Pater. - Non chiediamo già di essere innalzati a un tratto al regno celeste, ma chiediamo la distruzione del regno di Satana e del peccato; chiediamo che, invece di questo regno tenebroso e crudele, venga e si stabilisca in noi il regno splendido e pacifico di Gesù Cristo; chiediamo che il divin Salvatore regni con la sua grazia e col suo spirito, nelle menti e nei cuori nostri: perché Gesù ci assicura che il regno di Dio è dentro di noi (Luc. XVII, 21). E il regno di questa pace nei cuori non ha fine, dicono i padri.
S. Giovanni Crisostomo, per esempio, spiega questo regno di pace, dicendo che esso si avvera in quattro modi: 1° Gesù Cristo c'insegna come si soggioga la carne allo spirito e ottenuta questa vittoria, cessano le guerre nell'anima ed essa riposa nella pace... 2° Quando noi eravamo nemici del suo Padre, egli ci ha riconciliati con lui... 3° Egli ha unito col vincolo della pace i Giudei alle nazioni... 4° Dà a quelli che egli unisce, la grazia della perseveranza, affinché godano d'inalterabile pace. E questo regno, questa pace non avranno fine, perché Gesù Cristo, carne affermò egli medesimo, opera oggidì non meno che nei secoli passati e nei futuri (IOANN. V, 17). Gesù Cristo è dunque il vero re; re del cielo e della terra, re del tempo e dell'eternità. Quindi all'interrogazione di Pilato: Sei tu re? Rispose di sì e aggiunse che re era nato, e che appunto per regnare era venuto nel mondo, ma il regno suo non era di questa mondo, cioè non gli veniva dal mando e non durava col tempo, ma gli veniva dall'eternità e durava con questa (IOANN. XVIII, 37-36). Il mio regno, è la fede, la speranza, la carità, la grazia; io regno di questo modo nelle anime e nei cuori, e regnerò su le anime e sui cuori per l'eternità nel regno della mia gloria...
Ma, direte voi, perché sotto Gesù Cristo re della Chiesa, i fedeli devono sostenere la guerra contro gli infedeli, gli eretici, gli empi, i demoni, il mondo, la carne? Chi si lagna di questa condizione, consideri che non è questa terra il luogo del riposo e che la pace della Chiesa e dell'anima fedele non consiste nella distruzione dei nemici, ma nel combatterli senza posa e nel portarne trionfo; e questo sta il più delle volte nella pazienza, nella rassegnazione, in mezzo alle croci ed alle avversità, nel sopportare le tentazioni; qui consiste la vittoria e la pace, anziché nell’esclusione delle prove, nella distruzione dei nemici, nella cessazione della lotta, come già osservavano Cipriano e Tertulliano... E poi, qui si tratta della pace interiore dell'anima, del regno spirituale di Gesù Cristo. Ora, in mezzo alle più dure prove, alle più terribili persecuzioni, ai più accaniti combattimenti, una profonda pace si gode nell’anima, quando Gesù Cristo, re della pace, regna in fondo al cuore; tutti gli uragani esteriori si cangiano in leggero venticello, se l'anima è in buona armonia con Gesù Cristo; aumentano anzi la pace e la grazia, e la corona immortale...
58. GESÙ CRISTO È CAUSA E CENTRO DELL'UNITA. - «Tutte le nazioni della terra saranno benedette in lui», diceva Davide accennando a Gesù Cristo (Psalm. LXXI, 17); e la sua parola trova il compimento in quella di S. Paolo: «Dio Padre ha stabilito Gesù Cristo capo di tutta la Chiesa» (Eph. I, 22). Tutto è da Gesù Cristo, in Gesù Cristo, per Gesù Cristo. Egli congiunge il cielo alla terra; è il centro dell'unità nella fede, nel dogma, nella morale. E il centro dell'unità della Chiesa la quale è una in lui e per lui.
«Gesù Cristo, scriveva S. Paolo agli Efesini, altri istituì apostoli, altri profeti, altri evangelisti, altri pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per il ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo; fino a tanto che ci riuniamo per l'unità della fede e della cognizione del Figliuolo di Dio in un uomo perfetto, alla misura dell'età piena di Cristo. Perciò non siamo più ragazzi barcollanti e trabalzati qua e là da ogni vento di dottrina per i raggiri degli uomini, per le astuzie, con cui l'errore seduce; ma seguendo la verità nella carità, andiamo crescendo per ogni parte in lui, che è il capo, (cioè) Cristo. Da cui tutto il corpo compaginato, e commesso per via di tutte le giunture di comunicazione, in virtù della proporzionata operazione sopra di ciascun membro, prende l'aumento suo proprio e diventa perfetto mediante la carità» (Eph. IV, 11-16). Lo stesso apostolo esortava i Colossesi a spogliarsi dell'uomo vecchio e di tutte le opere di lui, ed a rivestirsi del nuovo, di quello che si rinnovella per la conoscenza, secondo l'immagine di colui che lo creò; presso il quale non vi è distinzione di Greco o di Giudeo, di circonciso o incirconciso, di barbaro o di Scita, di servo o di libero; ma Cristo (è) ogni cosa ed in tutti. E con chiude: «La pace di Dio trionfi nei vostri cuori, alla quale siete anche stati chiamati (per fare) un sol corpo» (Coloss. III, 9-11-15).
59. QUALITÀ DI GESÙ CRISTO. - «Gesù Cristo, dice S. Bernardo, è ammirabile nella sua natività, consigliere nella sua predicazione, Dio nelle sue azioni, forte nella sua passione; è il padre del futuro secolo nella sua risurrezione, il principe della pace nella sua perpetua beatitudine» (Serm. XXII).
In lui stanno riposti i più splendidi e preziosi tesori. La sua incarnazione, la sua natività, la sua maestà, la sua eternità, tutto è meraviglioso, tutto ineffabile ed incomprensibile. Prodigiose sono le opere della sua potenza, miracolosa è la creazione ed il governo del mondo. Il suo concepimento nel seno di una vergine, per opera della Spirito Santo, la sua vita privata e pubblica, la sua dottrina, la sua morale, la sua passione, la sua morte, la risurrezione, l'ascensione, ecc., tutto è sovrumano. Ammirabile è la sua grazia nei suoi martiri, nei suoi confessori, nelle sue vergini; più ammirabile sarà ancora nella gloria che riserva ai suoi eletti... Chi non ammirerà la sua carità, la sua bontà, la sua misericordia, la sua pazienza, la sua umiltà, la sua obbedienza?..
Gesù Cristo è simboleggiata in un fiore, per la sua vaghezza e per i soavi olezzi che spande, a motivo della sua vita santa, della sua fama, ecc... Gesù Cristo fiorente di virtù e di grazia e crescente in magnifico ed immenso albero, dà al cielo e alla terra abbondanti, squisitissimi frutti...
In Gesù Cristo spiccano soprattutto sei cose da lui meritate: 1° la risurrezione; essendo stato obbediente fino alla morte, meritò di risorgere il primo; e trionfatore della morte, in sé ed in noi, la distrugge... 2° Le qualità dei corpi gloriosi; avendo dato la propria carne ad essere lacerata nella passione, si meritò in ricompensa, nella sua risurrezione, un corpo gloriosissimo, immortale, impassibile, splendente, agile, sottile... 3° Meritò di essere innalzato al di sopra degli angeli e dei santi... 4° Di sedere alla destra del Padre... 5° Di giudicare i vivi ed i morti... 6° Di regnare sul cielo e sulla terra, di comandare agli angeli, agli uomini, alle creature tutte...
Gesù Cristo nel Vangelo è paragonato a un re, a un capo, a un padrone, a un padre di famiglia, ad un coltivatore, ad un pastore, ad un medico, ad un pescatore, ad un negoziante e simili. Tutti questi titoli e similitudini ci dànno un'idea delle sue qualità divine.
60. RICCHEZZE DI GESÙ CRISTO. - «Voi ben conoscete, diceva S. Paolo ai Corinzi, la tenerezza di Gesù Cristo, il quale essendo ricchissimo, per voi si è ridotto all'indigenza, affinché della sua povertà voi diveniste ricchi» (II Cor VIII, 9). E infatti, perché si è egli fatto uomo? domanda S. Agostino, e risponde: «Per fare di me mortale un Dio (Serm. de Nativ.)».
«Come il Signore, dice S. Atanasio, si è fatto uomo prendendo un corpo, così noi uomini siamo deificati per mezzo del Verbo di Dio, perché il Verbo è stato ricevuto nella carne (Serm. IV. contra Arian.)». Noi tutti possiamo ripetere con S: Gregorio Nazianzeno: «Ho ricevuto in me l'immagine divina e non l'ho conservata; Gesù Cristo si fa partecipe della mia carne, per recare salute a quell'immagine e immortalità alla carne (In Distich)».
Noi siamo debitori a Dio, per l'incarnazione, di un nuovo e più intenso amore, sia in riguardo della più stretta unione avvenuta per ciò tra noi e lui, sia per ragione dei nuovi e segnalati benefizi recatici dalla sua incarnazione. In virtù dell'incarnazione del Verbo, una nuova relazione si è stretta tra noi e il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo; abbiamo inoltre contratto una nuova relazione tra di noi, molto più intima e stretta che non per l'innanzi; e di qui ci deriva un nuovo e più stringente motivo di amare Dio e di amarci noi vicendevolmente. Per l'incarnazione, il Verbo è divenuto nostra carne, nostro fratello; e quindi il Padre è divenuto padre nostro in una più meravigliosa maniera e lo Spirito Santo tutto in noi si spande. Ecco perché Gesù Cristo diceva di averci dato un nuovo precetto di amore; è suo volere che gli uomini si amino tra di loro non solamente come prossimo, ma come fratelli; che si amino in suo riguardo e come formanti un solo corpo con lui.
«Gesù Cristo, dice S. Gregorio papa, si è fatto carne per farci spirituali; si è abbassato per innalzarci; è uscito perché noi entrassimo; si è mostrato visibile, perché noi vedessimo le cose invisibili; ha sopportato i flagelli per guarirci; ha tollerato gli obbrobri per liberarci dall'obbrobrio eterno; è morto per restituire a noi la vita (Serm. de Nativ)». «Dio è disceso, dice S. Ambrogio, e l'uomo è asceso: il Verbo si è fatto carne, affinché la carne potesse salire al trono del Verbo alla destra del Padre. Mentre gli si apriva il corpo con crudeli ferite, scaturiva dalle medesime un balsamo ristoratore (De Passione)». E S. Bernardo: «Cristo è divenuto nostra sapienza nella predicazione, nostra giustizia nel perdono dei peccati, nostra santificazione nel suo trattare coi peccatori, nostra redenzione nella sua passione (Serm. XXII, in Cantic.)». «Rendiamo dunque, dice il Nazianzeno, all'immagine l'onore che si merita; riconosciamo la nostra dignità. Siamo simili a Cristo, perché Cristo si è fatto simile a noi. Diveniamo dèi per lui, perché egli si è fatto uomo per noi (Orat. VI, de Deo)».
«La legge dello spirito di vita in Gesù Cristo, scriveva l'Apostolo delle genti, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rom. VIII, 2). «E siccome in lui stanno riposti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Coloss. II, 3); perciò voi vi siete per ogni modo arricchiti in lui, in ogni parola ed in ogni scienza (I Cor. I, 5). E in quanto a sé teneva in conto di altissimo onore e di segnalatissima grazia che Dio lo avesse eletto al ministero di far conoscere al mondo le inestimabili ed incomprensibili ricchezze di Gesù Cristo, per illuminare le nazioni e versare sul mondo intero torrenti di grazie e di benedizioni (Eph. III, 8-9).
«Tutto ciò che appartiene alla potenza divina, riguardo alla vita ed alla pietà, dice S. Pietro, ci è stato dato insieme con la conoscenza di colui che ci ha chiamati per la gloria e virtù sua propria; e per mezzo dei suoi doni egli ha compito le magnifiche e preziose promesse che ci aveva fatto affinché per esse noi divenissimo partecipi della natura divina» (II, I, 3-4). Quindi il Nazianzeno esclama: «Felice chi compra Cristo a prezzo di tutti i suoi averi! (In Distich.)».
«L'origine di Gesù Cristo è dal principio, dai giorni dell'eternità», dice il profeta Michea (V, 2). Ora egli nacque e visse nel tempo. per comunicarci la sua eternità; uscì dai giorni dell'eternità e venne nei giorni del tempo, affinché dai giorni del tempo noi andiamo e entriamo nei giorni dell'eternità beata; egli si fece uomo per comunicarci la sua divinità. Questa trasformazione ed elevazione sublime dell'uomo in Dio, già accennava Davide con quelle parole (Psalm. LXXXI, 6).
61. IN GESÙ CRISTO SI TROVANO TUTTI I VANTAGGI. - «Venite, o Signore Gesù, sospirava S. Bernardo, togliete gli scandali dal vostro regno che è l'anima mia, affinché, dovendo regnare in me, veramente vi regniate; poiché l'avarizia vuole entrare nell'anima mia; l'orgoglio vuole dominarmi; la vanità vuole allacciarmi; la lussuria vuole invischiarmi; l'ambizione vuole comandarmi; l'invidia vuole imporsi; la detrazione, la collera, la golosità dentro di me si combattono per tiranneggiarmi. Ma io dico: Non ho altro re che il Signore Gesù. Venite dunque, o mio Signore, sbaragliate, sgominate, atterrate nella vostra potenza tutti questi nemici: voi regnerete in me, perché voi solo siete il mio re e il mio Dio» (Homil. IV, super Missus est).
«La beata Vergine, dice S. Atanasio, ha partorito un agnello, della cui preziosa lana ci fu tessuta la veste dell'immortalità, e, coperti di questa, non possiamo essere divorati dal fuoco, né ingoiati dalle onde, né vinti da altra cosa qualunque; che anzi passiamo illesi in mezzo a ogni tormento, e ce ne voliamo al cielo. (Tract. de Virg.)».
«Tutto è stato dato a me dal Padre mio», disse Gesù Cristo (Luc. X, 22). Ora se tutto fu dato a Gesù Cristo, essendosi egli fatto uomo, tutto è stato in lui corretto e ristorato; e la terra, divenuta perfetta, ha ottenuto la benedizione invece della maledizione; il paradiso è stato aperto e l'inferno si chiuse; si spalancarono le tombe e i morti risorsero. Perché, come dice S. Paolo, per un uomo venne la morte, ma per un uomo ancora venne la risurrezione da morte. E come tutti muoiono in Adamo così tutti saranno vivificati in Cristo (I Cor. XV, 21-22).
Gesù Cristo dice di se stesso, per mezzo d’Isaia: «Lo spirito del Signore riposa in me: egli mi ha dato l'unzione divina, e mi ha mandato a predicare il Vangelo ai poveri, affinché ristori il coraggio nei cuori afflitti, porti luce ai ciechi, libertà ai prigionieri, conforti i mesti, proclami la riconciliazione, asciughi le lagrime ai piangenti, converta in corona la cenere del loro capo, in riso il loro pianto, in abiti di gioia le vesti di lutto» (ISAI. LXI, 1-5).
Da Gesù Cristo in poi, è sempre stato e sempre sarà tempo di giubileo per tutti i fedeli che obbediscono a Gesù Cristo e che desiderano ricevere le sue larghezze. Per loro sono sempre giorni di misericordia, di perdono, di pace, di salvezza, di liberalità, di libertà, di gioia, di festa, di grazia, di felicità. Tutto questo tempo è dato, dopo quattro mila anni della collera di Dio, per rientrare in grazia con lui, ricevere i suoi doni, la sua persona, la sua eredità, la sua gloria, e tutti gli antichi beni che avevamo nel paradiso terrestre, nello stato d'innocenza. Dopo Gesù Cristo, venne un'ora di grazia, di giubileo perpetuo per i cristiani; ma è un tempo di collera per i demoni, loro perpetui nemici, perché Gesù Cristo ha vendicato il genere umano da costoro cacciandoli dal mezzo degli uomini, e schiacciandoli con la sua croce, col suo impero, con la sua potenza...
1° Gesù ammansa la collera del suo Padre contro gli uomini, e con lui li riconcilia. «Quando voi eravate morti nel peccato, scrive S. Paolo, Gesù Cristo vi ha fatti rivivere con sé, perdonandovi tutti i vostri misfatti; stracciando la sentenza di condanna contro di noi portata, l'ha abolita e affissa alla croce; e spogliando i principati e le potestà (infernali) le ha condotte prigioniere, riportando nella sua persona uno splendido trionfo di loro» (Coloss. II, 13-15). 2° Gesù Cristo sciolse l'alleanza fatta per mezzo di Mosè e una nuova ne stabilì tra Dio e l'uomo: alleanza con la quale Dio si obbliga a dare ai cristiani la grazia e la gloria eterna, ed i cristiani si obbligano, rispetto a Dio, a credere in Gesù Cristo suo figlio, ad obbedirgli, a seguirne la legge, la dottrina, la morale, la vita... 3° Gesù Cristo è disceso dal cielo in terra; affinché, vestendo la carne, unisse più strettamente il fango al Verbo, la terra al cielo, l'uomo a Dio, col legame dell'unione ipostatica... 4° Gesù Cristo nell'ultima cena, la vigilia della sua morte, fece il suo testamento, e lo, sancì con l'istituzione della divina Eucaristia, dicendo: Ecco il sangue della nuova alleanza» (MATTH. XXVI, 28). 5° Gesù Cristo porta dal cielo quest'alleanza e questo testamento agli uomini, lo promulga su la terra per il corso di trentatré anni, lavorando, predicando, facendo miracoli, viaggiando per le città e per i borghi, sfidando le fatiche e i sudori, provando la fame, la sete, il freddo, il caldo, evangelizzando tutto il paese di Giuda. Finalmente sanziona quest'alleanza con la sua morte, la suggella col suo sangue, e tutto ciò per tutto il mondo, per il tempo e per l'eternità...
62. GESÙ CRISTO DÀ LA FELICITÀ. - «Noi mettiamo la gloria e la felicità nostra in Gesù Cristo», scriveva l'Apostolo (Philipp. III, 3). E ben giustamente, perché Gesù Cristo dà la pace, la grazia, la luce, la forza, la salute, la vittoria, il cielo, la corona della gloria eterna. Ora non consiste in tutto questo la vera felicità? Dove vi sono mezzi più acconci a procurarla che questi? Ah! già l’aveva predetto il Salmista: «Egli discenderà come minuta pioggia sul prato di fresco falciato come benefiche gocce di rugiada sui fiori sboccianti. Ai suoi giorni sorgerà la giustizia e con lei l'abbondanza e la pace, e la loro durata sarà quella degli astri in cielo» (Psalm. LXXI, 6-7).
63. DOBBIAMO LODARE GESÙ CRISTO E GIOIRE IN LUI. - Così c'insegna S. Gregorio Nazianzeno: «Gesù Cristo è concepito, lodatelo; Gesù discende dal cielo, andategli incontro giubilanti; Gesù è su la terra, esultate. Canti la terra inni di gioia, menino festive carole gli astri del cielo! Gesù si è fatto uomo, gioite e rallegratevi, o uomini; Gesù è nato da una vergine, siate monde e caste, o, donne, affinché diveniate madri di Gesù Cristo» (In Nativ.).
«Quanto più Gesù Cristo si è fatto piccolo nella sua umanità, dice S. Bernardo, tanto più grande si è mostrato nella sua bontà; più egli s'è annientato per me, e più egli mi è caro. O soavità, o grazia, o forza dell'amore! il più grande di tutti si è fatto il più piccolo di tutti!» (Serm. in Cant.). Ah sì, la venuta di Gesù Cristo su la terra è un perenne soggetto di gioia per Iddio Padre, per Gesù Cristo, per lo Spirito Santo, per gli angeli, per gli uomini... L'inferno chiuso, il cielo aperto, le tenebre fugate, la luce apportata, ecc. quanti argomenti di lode, di gioia, di letizia, di pace!... Per noi cristiani, ogni giorno è un giorno fatto apposta dal Signore, perciò degno che noi facciamo festa ed esultiamo (Psalm. CXVII, 23). Ogni momento si possono ripetere a noi le parole di Zaccaria: «Gioisci ed esulta, o figlia di Sion, perché il tuo re viene a te, giusto e salvatore» (IX, 9).
64. GESÙ CRISTO FACILITA LE VIRTÙ. - «Io ti ho già eletto, disse Dio Padre a Gesù Cristo, che rinnovi la terra, e riunisca le eredità disperse» (ISAI. XLIX, 8). Queste eredità disperse erano le virtù trasandate, disprezzate prima di Gesù Cristo. Le mortificazioni, i digiuni, l'amore della povertà, dell'umiltà, l'innocenza, la castità, il perdono delle ingiurie, la mansuetudine, ogni sorta di virtù erano sconosciute o travisate o calpestate; Gesù Cristo le ha rialzate, ha dato loro il pregio, l'onore, la gloria che loro si conviene. Queste virtù erano poderi abbandonati e deserti, Gesù Cristo vi ha ricondotto l'uomo e gli ha fatto trovare in esse immensi tesori, i soli veri tesori; di maniera che da oggetto di disprezzo, divennero il desiderio ardentissimo dei cristiani; esse li fanno volgere al cielo, e li rendono felici per il tempo e per l'eternità.
Ma non erano solo dimenticate o derise, prima della venuta di Gesù le virtù che ora abbelliscono la Chiesa e fioriscono nel mondo cristiano; parevano anzi cose impossibili all'uomo, e sembravano a quei pochi che ne avevano qualche conoscenza, quasi monti inaccessibili; e Gesù le ha rese facili, dilettevoli e gradite. Perciò Gesù ci ha aperto una nuova strada, ci ha spianato la via al cielo.
Qui si adatta assai bene quel bel testo di S. Agostino da noi già sopra riportato e che amiamo ripetere: «Gesù Cristo nacque da una vergine, per fare che noi nascessimo dal seno verginale della Chiesa; è stato tentato, per armare e tendere noi invincibili alle tentazioni; è stato legato e battuto, per sciogliere noi dai legami della maledizione e ripararci dai colpi dei demoni; è stato deriso, per evitare a noi le derisioni di Satana. E stato venduto per riscattarci, umiliato per innalzarci, catturato, per farci liberi, spogliato per coprire la nudità del primo uomo, coronato di spine, per strappare da noi le spine del peccato; abbeverato di aceto, per inebriarci della dolcezza dei celesti desideri; immolato su l'altare della croce, per distruggere i peccati del mondo; morì per annientare l'impero della morte; fu sepolto per benedire i sepolcri dei santi e seppellire i nostri vizi e le nostre concupiscenze» (Serm. CLXXX, de Temp. c. VI). Quindi Gesù ha tolto per sé tutto quello che vi era di duro, di penoso; di amaro, nell'esercizio delle virtù, lasciandone a noi tutte le dolcezze... La sua grazia fa superare ogni ostacolo... Con Gesù Cristo tutto è possibile...
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri
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