11.
L’offerta della Vergine e la profezia di
Simeone
“Maria, adduci un pargolo ch’è tuo e dell’Altissimo:
un Dono che
santifica,
un Prezzo che ci libera”.
P. Abelardo, Lit. d.ore, Lodi 2 febb.
San Luca procedendo nel
racconto dell’Infanzia di Gesù dice: “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo
la legge di Mosè, portarono il Bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del
Signore: ‘Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore’ (Es 13, 2.13); e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come
prescrive la Legge del Signore” (2, 22-24).
Quindi trentatré giorni
dopo la circoncisione del Bambino Gesù, Maria e Giuseppe salgono al
tempio.
Giuseppe compra due colombini bianchi e la Vergine
Maria li offre al Sacerdote il quale li immola e poi asperge Maria con
acqua lustrale; poi, lasciato l’atrio delle donne, tutti insieme vanno verso il
tempio vero e proprio: qui La Vergine
Madre offre al Sacerdote il Bambino. E il Sacerdote Lo prende sulle braccia
e a braccia tese Lo solleva verso il Santo. — È la parte centrale del rito — Poi restituisce il Bambino
alla Madre e la celebrazione ha fine.
Sono due fatti distinti: purificazione e
presentazione; fatti che bisogna considerare separatamente perché riguardano due
differenti persone: Maria (purificazione) e Gesù (presentazione).
La purificazione
La prescrizione mosaica che riguardava la
Vergine Santissima diceva: “Quando
una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda
per 7 giorni. Poi resterà ancora trentatré giorni a purificarsi del suo sangue;
non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel Santuario, finché non siano compiti i giorni
della Purificazione” (Lv 12, 2-4).
Ecco dunque a che cosa si sottomise
Maria, ad essere una donna come le altre, sebbene solo Lei avesse
partorito verginalmente, e quindi non soggetta ad alcuna purificazione
essendo del tutto libera dai fenomeni fisiologici susseguenti il parto.
Da
che cosa mai, infatti, doveva
la Vergine purificarsi essendo Ella monda prima di partorire Gesù e più monda dopo che L’ebbe partorito?
“Il Figlio di Maria,
concepito verginalmente - insegna il Concilio Vaticano II - nascendo non diminuì la verginale integrità della Madre,
ma la consacrò” (LG 57).
E la liturgia, nel prefazio
primo della Messa in onore della Beata Vergine, esclama: “E Maria
sempre intatta nella sua gloria verginale ha irradiato sul mondo la Luce eterna, Gesù Cristo, nostro
Signore”. E nel Credo: “... Cristo concepito di Spirito
Santo, nacque da Maria (la) Vergine”.
La verginità secondo il
pensiero dei Padri, è un bene paradisiaco, angelico ed
escatologico, che dopo il suo primo ingresso sulla terra nel paradiso
terrestre, riappare nel mondo con
Maria, la cui verginità precede ed ottiene l’Incarnazione ed è consacrata dalla divina fecondità.
Il più celebre inno mariano
della Chiesa bizantina e della Chiesa di tutti i tempi,
conosciuto col nome “Akathistos”, canta così Maria, Vergine divinamente feconda:
”Di natura le leggi innovò
il Creatore
apparendo tra noi, suoi figlioli:
fiorito da grembo di
Vergine
lo serba qual era da sempre, inviolato.’ e noi che ammiriamo il prodigio cantiamo alla Santa:
Ave, o fiore di vita illibata;
Ave, corona
di casto convegno.
Ave, Tu mostri la sorte futura;
Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.
Ave, o Tu che congiungi opposte grandezze;
Ave, o Tu che sei in una e Vergine e Madre.
Gli oratori brillanti
Come pesci son muti.
Per Te, Genitrice di Dio:
del tutto
incapaci di dire
il modo in cui Vergine e Madre Tu sei ... ”
La fede nella perpetua verginità di Maria è stata sempre viva nella Chiesa.
Essa però fu definita nel Concilio Lateranense del 649, essendo Papa Martino I, che poi morì Martire: “La Santa Madre di Dio e sempre Vergine Immacolata Maria ha concepito senza corruzione, permanendo indissolubile anche dopo il parto la sua verginità” (D. B. 256).
Ma avremo altre occasioni
per tornare a parlare della perpetua verginità di Maria, simbolo luminoso della Chiesa.
Intanto riaffermiamo che la
perpetua verginità di Maria è uno “dei quattro
dogmi mariani propriamente detti, e quindi deve essere creduto con fede
divina, perché appartiene al deposito della rivelazione. Il
Concilio Vaticano I° (3° sessione) afferma: “Si devono credere con fede
divina e cattolica tutte le cose contenute nella Parola di Dio scritta o
tramandata e proposte dalla Chiesa, sia
con un solenne giudizio sia nel suo ordinario e unjversale Magistero,
come verità da credere divinamente rivelate” (Denzinger 3011).
Con dolce insistenza Maria,
anche in questo mistero della sua vita, ci dà
l’esempio del più
profondo ossequio alla Legge di Dio. Ne era dispensata, però non volle mai fare eccezione
“per non scandalizzare nessuno” (cf Mt 17, 26).
C’è infine un invito a
confrontarci con la povertà della santa Famiglia come appare dall’offerta.
La presentazione
La legge mosaica dichiarava
ogni primogenito come proprietà di Dio. I primogeniti degli animali erano
offerti in sacrificio, quelli degli uomini venivano riscattati versando
cinque sicli d’argento (cf Es 13, 13).
In verità nel testo
evangelico, per il Bambino Gesù non si parla propriamente di
riscatto ma solo di presentazione, cioè:
dichiarazione che Gesù, come “primogenito” di Maria appartiene a Dio, è
Santo e, perché Santo, è consacrato al Signore, ossia separato dagli altri primogeniti e
riservato alla particolare missione destinatagli da Dio.
Gesù essendo il Primogenito in assoluto ha una
Primogenitura con diritti sovrani e quindi non necessita di altre consacrazioni
sempre imperfette a paragone della sua sublime.
Nella Bibbia abbiamo solo
l’esempio di Samuele che, tenero fanciullo, fu
condotto dalla madre Anna al Santuario di Silo per essere consacrato al servizio di Dio (1 Sam 1-3).
Eppure la Vergine Madre volle non solo offrirlo al Signore ma anche presentarLo al Tempio di Gerusalemme.
Questa Presentazione -dice il Roschini- fu come l’offertorio di quel grande sacrificio che la santa Messa avrebbe poi reso presente in tutti i punti del tempo e dello spazio; anche se l’immolazione sul Legno della Croce sarebbe avvenuta molti anni dopo.
Certamente Maria Santissima
fu tutta compresa di questo grande atto e tenne presente
questa verità: che il Figlio era venuto al
mondo quale Sacerdote e Vittima di espiazione per i
peccati del genere umano.
Allora e
sempre, Ella seppe uniformarsi perfettamente all’Agnello Immacolato venuto per essere ucciso e per dar la
vita agli uccisi nell’anima. Con Gesù e per Gesù ripeté l’offerta al Padre
celeste: “Sia fatta la Tua Volontà!” (cf Eb 10, 5-7).
Tornando al racconto
dell’evangelista Luca la nostra attenzione è captata alla descrizione particolareggiata di un
anziano di nome Simeone che significa: “esaudimento, chi ascolta, chi esaudisce”, detto
“uomo giusto e pio”, e di una profetessa, anch’essa
anziana, di nome Anna.
Tutti i presenti al rito
nel Tempio guardavano quel tesoro di Bimbo lodandone la
sovrumana bellezza, nessuno però - a1l’infuori di Simeone ed Anna - comprese quale Maestà si celava
dietro quelle carni infantili.
Bisogna cercare Dio per
conoscerlo. È allora ch’Eg1i si svela senza più mistero.
Solo i Santi — come Elisabetta, ed ora Simeone ed
Anna — conobbero Maria di Nazareth per quel che era: la Madre del Salvatore.
Di questi ultimi, leggiamo in San Luca: <<Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e
timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele.
Lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe
visto (sperimentato) la morte senza prima aver veduto il Messia (l’Unto) del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al Tempio; e mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere
la Legge, Lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada tn pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria
del tuo popolo Israele"
(Lc 2, 25-33).>>
Finalmente era giunta la
luce che riaccende la Vita dello spirito, la vera luce che illumina ogni uomo. Avvolta da questa luce di Salvezza
l’Umanità potrà giungere nella
Città della Luce eterna.
A questo punto San Luca rileva la meraviglia e lo stupore di Maria e di
Giuseppe per ciò che era
stato detto del Bambino. Per la prima volta il mistero si fa manifesto e da voce
umana è dato 1’annunzio. Perciò entrambi si meravigliarono e stupirono, ma certamente in modo diverso.
Simeone disse ancora: “Ecco, questo Bambino è
qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, (e per essere un)
segno di contraddizione, perché siano
svelati i pensieri di molti cuori. E anche a Te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 34-35).
Il senso di così concrete ed immediate espressioni, senza giri di parole,
è chiaro. Quel tenero Bambino sarà un segno
contestato, un punto di discriminazione. Molti in Lui troveranno un’occasione di caduta, altri invece di elevazione.
È una profezia che svela il drammatico destino
non solo di Israele (che seppe desiderare e attendere il Messia, non già
riconoscerLo ed aceoglierLo) bensì
anche di quanti conosceranno Cristo: Salvezza da accogliere o rigettare, persona da amare o da odiare,
maestro da seguire
o combattere.
Simeone formulò un grandioso oracolo, carico di significato per la storia
umana e cristiana.
L’ultima frase di Simeone
compendia i dolori di Maria, sempre associata
alla sorte del Figlio.
Le viene preannunziato — a Lei che, attraverso le profezie e l’illuminazione dello Spirito Santo, conosceva la futura
vita di Gesù — un destino di acute e amarissime afflizioni. Il quadro
è completo: in poche battute c’è tutta la dimensione del mistero di Gesù e di Maria che ci aprirono
il Paradiso.
Per lenire il primo grande
dolore di Maria (la prima delle sette spade che ferirono
il Suo Cuore) Dio Le inviò un angelo
consolatore nella persona di “Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Ella era
molto avanzata in età. Aveva vissuto con il marito sette
anni dal tempo in cui era ragazza e poi era rimasta vedova: ora
aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quel
momento, si mise anche lei a lodare Dio, e parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 36-38).
Grande conforto la Vergine
ricevé da quest’uinile santa donna che lodava
Dio per la misericordia manifestata
nel suo Messia. Quelle parole carismatiche e affettuose
furono un vero balsamo per il Cuore più
materno trafitto dalla spada di dolore.
Gesù e Maria si sono immolati per noi!
Noi che cosa facciamo per essi e con essi? In quale stima abbiamo le leggi umane e divine? C’è in noi lo sforzo di imitare la loro docilità allo Spirito Santo in modo da essere capaci di fare con perfezione tutta la Volontà di Dio? Purtroppo per orgoglio o negligenza siamo ribelli, e neghiamo a Gesù la possibilità di offrirsi al Padre per redimere e salvare il mondo.
L’esempio della profetessa
Anna, che parlava di Gesù e Maria a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Israele, ci spinga ad
annunciare degnamente, seza accomodamenti, il Vangelo eterno. Sono tutti gli uomini
che l’aspettano per trovare in esso la risurrezione e la vita.
*
Per comodità del lettore ecco una sintesi dei dolori di Maria Vergine che la Chiesa celebra il 15 settembre:
1. Profezia di Simeone. Gesù, pace, eppure contraddizione.
2. Fuga in Egitto e povera potenza umana assassina e “deicida”.
3. Ricerca di Gesù: lo si smarrisee per colpa propria o per volere suo.
4. Gesù sotto la croce sulla via del Calvario. Gesù sotto l’odio: un mare
5. Gesù crocifisso, svenato, sfuggito come un lebbroso. Poveri figli!
6. Dolore di genitrice: quando ricevette la spoglia esanime del suo e nostro Dio (la Pietà)
7. I nostri cuori morti a Lui (Gesù nel sepolcro). I nostri cuori - pietra fredda. Sacramenti ricusati. Giuda. Innumerevoli.
Uno strazio: l’inutilità, per molti, del sacrificio di Cristo.
“Cuore Addolorato e Immacolato di Maria,
prega per noi che a Te
ricorriamo”.
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