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Fuga e vita da esuli,
ritorno
“...si vive e gode del tesoro
che s’acquistò piangendo ne lo esilio!”
Dante, Par. 23, 133
Partiti i santi Magi del1’Oriente, un angelo appare anche a Giuseppe durante il sonno.
“Alzati,
Giuseppe, prendi con te il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il Bambino
per ucciderLo” (Mt 2, 13).
Immediatamente Giuseppe si
alza nella notte, avvisa Maria e insieme senza perdere un minuto di tempo preparano l’indispensabile su
due robusti asinelli, e quando
tutto è pronto fuggono da Betlem per l’Egitto.
Fu una fuga che durò alcuni
giorni di cammino tra le montagne e il deserto, verso sud-ovest
della Palestina, per raggiungere la frontiera egiziana.
E mentre essi vanno, Betlem dorme ancora, ignara di quanto l’attende. Possiamo noi immaginare la trepidazione
del Cuore di Maria che batteva all’unisono
con quello del tenero Figlio, che Erode vuole morto? Quanta sofferenza
e dolore per Gesù e sin dalla più tenera età! Fu questo — la fuga — il secondo grande dolore di Maria.
Intanto i Magi erano in cammino “per altra strada” alle loro terre. Il loro ritardo insospettì
Erode, che continua a cercare Gesù perché ha paura di Lui. Alla fine s’accorse di essere stato beffato nella sua astuta attesa.
E invece di rinsavire, vaneggiò nei suoi pensieri
e la sua mente ottusa si ottenebrò (cf Rm 1, 20).
La feroeia del re esplose e si scatenò sugli abitanti del territorio
di Betlem. Che cosa fare? Come riuscire a
rintracciare quel piccolo Re che, pur bambino,
gli
turba i sogni e l’impero?
A tutti i costi è deciso ad acciuffare Colui che dirà: “Non cerco la mia gloria” (Gv 8,50).
Al re ambizioso e crudele balena nella mente l’ennesima idea omicida, anzi, deicida, e diventa il capofila di quanti nei secoli calpesteranno Dio per essere dei. Dà l’ordine di uccidere tutti i bambini di Betlem da due anni in giù per intrappolare “quel” bambino. Detto, fatto: gli sgherri come avvoltoi piombarono sulla povera Betlemme.
Entrarono nelle case e, tra le urla disperate delle madri, scannarono senza pietà i bambini che vi trovarono. Fu una strage. Forse alcune centinaia tra quelli di Betlem e quelli delle campagne dove si sparsero i sicari di Erode. [La mistica M. Valtorta fa il numero di 36 vittime]
" Allora — commenta l’evangelista Matteo (2,18) — si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 'Un grido è stato udito in
Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i
suoi figli e non vuole essere consolata perché non sono più' ".
Vuol dire che la biblica Rachele (che significa: 'agnella') era figura di queste madri straziate. Il loro dolore però non fu vano perché divennero più incomparabilmente mamme di santi Innocenti, che "non parlando ma morendo, dettero lode a Dio". E sono i Protomartiri di Gesù, venerati dalla Santa Madre Chiesa accanto alla culla del Divin Bambino il 28 dicembre.
Non sappiamo quando la
Vergine e San Giuseppe conobbero la strage degli Innocenti; certo però che nell’apprenderne la notizia, il loro
sensibilissimo animo fu fortemente trafitto; forse ebbero
la sensazione che Dio cedesse il campo al prepotere
del1’uomo. La loro fede non vacillò ma ancor più si radicò; e prova ne è l’obbedienza docilissima da cui sempre si lasciarono
condurre, anche nelle più buie e paradossali circostanze.
In Egitto Maria e Giuseppe, ignari dell’eccidio e
della durata dell’esilio attendono il richiamo
in patria.
La sacra Scrittura è molto sobria circa l’accoglienza e il luogo riservati alla santa Famiglia. Invece la Tradizione, seguendo l’indicazione del vangelo arabico dell’infanzia, indica in Heliopolis (città dolore) la sua residenza (cf Is. 19, 18).
Gesù cresceva e si fortificava e la Vergine Madre vigilava e scrutava il suo tesoro, carne della sua
carne, come fanno tutte le mamme.
La bellezza di Gesù,
il suo sorriso sereno e la dolcezza della sua voce erano la
ricchezza di quella casa.
Il tempo d’esilio
passò veloce tra lavoro e preghiera. Quando la vita cominciò a snodarsi più facile e quasi più serena che non nei primi
tempi, ecco che un Angelo del Signore, apparve in
sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il Bambino e sua Madre e
ritorna nella terra d’Israele; perché sono morti
coloro che insidiavano la vita del Bambino” (Mt 2, 19-20).
Subito Guseppe, senza esitazione, “alzatosi, prese con sé il Bambino e sua Madre, ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea, Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi...” (Mt 2, 21-22).
Questo re infatti era crudele quanto suo padre, e Giuseppe non volle correre rischi. Ancora in sogno provvidenzialmente ebbe conferma dei suoi presentimenti e perciò lasciarono la Giudea e si ritirarono nella Galilea, dove “appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazareth (santificata, custodita, fiorente), perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno” (Mt 2, 23).
... e ritorno in patria
Ritornare in patria, respirare 1’aria natia, rivedere i volti amici, entrare nella casetta piena di ricordi ... costituisce per chiunque una gioia indescrivibile.
Tale fu la gioia della
santa Famiglia dopo tanti anni di lontananza. I parenti gareggiarono nel manifestare il loro grande affetto per Maria e
Giuseppe. Fecero conoscere i loro bimbi già cresciuti,
e subito però la loro attenzione si riversò tutta su Gesù Bambino.
Tutti concordemente
Lo ammirarono con gioia. Poteva essere differentemente? Egli è “il
più bello tra i figli degli uomini” (Sal 44, 2) essendo Dio “bellezza sempre
antica e sempre nuova”, e Uomo perfetto nato da Colei che — Vergine Madre — è la Regina della Bellezza, la bellissima, la veramente
bella, la tutta bella, “piena di grazia”.
Fu a Nazareth che Gesù raggiunse il suo pieno sviluppo
fisico e psichico secondo
le normali fasi della vita umana. Aiutata da Giuseppe, Maria, la Virgo Fidelis, la Mater amabilis et admirabilis, Madre e Sede
della Sapienza, plasmò poco a poco la meravigliosa personalità del Figlio suo.
Con inimitabile sobrietà la
Bibbia dice: Gesù “cresceva e s’irrobustiva e si riempiva di sapienza” (Lc 2, 40). "Gesù
accetta di essere bambino, vuole essere
nutrito, passa
attraverso i vari stadi dell’età per restaurare l’unica perfetta duratura età, quella
che Egli stesso
aveva creato” (S. Pier Crisologo).
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