sabato 19 febbraio 2022

8 --- Giuseppe uomo giusto

 


8

Giuseppe uomo giusto

 

“... La cui mirabil vita

Meglio in gloria del Ciel si canterebbe”

Dante,“Par. 11, 95

 

E la Vergine rientrò a Nazareth. I segni della maternità balzarono chiari agli occhi di tutti, ma specialmente dello sposo.

Per Giuseppe ebbe inizio uno strazio terribile: fu un momento pieno di contenuto divino ed insieme di profonda verità umana.

Leggiamo: “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua Madre Ma- ria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1, 18).

Questo fu il mistero dello Spirito Santo. Questo fu il mistero di Maria. E San Giuseppe non conosceva questo mistero. Non sapeva che nella sua sposa si era compiuta quella promessa della fede fatta ad Abramo (Rm 4, 13). Non sapeva che in Maria della stirpe di David si era compiuta la profezia che un tempo il profeta Natan aveva rivolto a David. Profezia e Promessa della Fede, la cui realizzazione attendeva tutto il Popolo, l’Israele della divina elezione e tutta l’umanità. Questo fu il mistero di Maria. Giuseppe non conosceva questo mistero e per questo internamente soffriva moltissimo.

Dio lo stava provando prima di affidargli suo Figlio. Giuseppe si trova immerso in una spaventosa angoscia: da una parte rifiuta di dubitare di Colei che stimava senza fine perfettissima, e dall’altra non può ignorare un fatto troppo evidente.

Soffre e riflette. Sofferenza indicibile e riflessione profonda, essendo uomo di cuore e uomo di ragione lucida. Forse questa lucidità rese la prova tragica.

Giuseppe è umanamente solo davanti alla realtà. Maria tace. Il suo comportamento, il suo silenzio su cosa di tale importanza fu lacerante, e lo fu per entrambi i cuori verginali che mai erano stati così vicini tra loro come ora quando tutto sembrava separarli. Maria soffriva, ed era anche innocente causa di sofferenza per lo sposo.

Il silenzio di Maria era solo un silenzio di attesa, un silenzio di fiducia in Dio, una fiducia piena in quel Dio che “Le ha fatto grandi cose e il cui nome è santo”

 

Maria tace perché, ricordandosi di Elisabetta, sa che tocca a Dio scegliere i tempi e il modo per rivelare ciò che deve essere conosciuto. Il mistero in Lei compiuto non poteva trasmetterlo Lei a Giuseppe, perché era mistero superiore alle capacità de1l’intelletto umano ed alle possibilità della lingua umana. Non era possibile trasmetterlo con alcun mezzo umano. Si poteva soltanto accettarlo da Dio e credere. Così come credette Maria.

“Non c’era che una cosa da compiere - osserva il Landucci attendere l’ora di Dio. E Maria attese quell’ora, ardentemente pregando.

Quanto durò questa prova? Mesi, settimane? O solo pochi giorni? Quali progetti maturavano in Giuseppe? Avrebbe abbandonato Nazareth? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che Giuseppe non volle emettere alcun giudizio nei riguardi di Maria.

Leggiamo: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto” (Mt 1, 19). La decisione di Giuseppe è una decisione umana. Uomo d’onore e di nobile carattere odia ogni vile falsità: sa che ci sono principi che bisogna rispettare. Ed egli li rispetterà, ma non condannerà Maria.

Potremmo chiederci: Perché mai Giuseppe non interrogò la dilettissima Sposa per evitare ogni leggero sospetto e per sapere la verità? Rimane per noi un mistero nel mistero. E non c’erano solo angosce interiori, c’era anche il tormento delle mormorazioni dei parenti.

Certo è che Dio saggiò il suo cuore come oro nel crogiuolo, lo scrutò nella notte e non trovò malizia, ma lo trovò degno di (cf Sap 3, 6; Sal 17, 3; 26, 2). Il suo spirito si ingigantì nella sofferenza e stava pronto ora ad intendere la voce del Signore che gli stava per chiedere e svelare grandi cose.

In San Matteo leggiamo: “Mentre (Giuseppe) stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua Sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: perché lui salverà il suo popolo dai suoi peccati”’ (1, 20-21).

Giuseppe ora è libero da ogni timore ed angustia e crede ciecamente alle parole ascoltate per quanto misteriose esse siano.

Maria Santissima che, pur non avendo mai dubitato della divina Provvidenza, aveva sofferto per il dolore di Giuseppe, ora ringrazia il Signore che guida gli umili secondo giustizia e mai delude quanti in Lui si abbandonano.

Entrambi si dimostrano veri discendenti di Abramo secondo la fede. Questi “credette sperando contro ogni speranza” e Giuseppe in egual modo ebbe fede

divenendo quasi il testimone oculare del compimento della promessa.

Giuseppe, dopo l’annuncio dell’angelo, si rasserenò profondamente, e pregando vegliò il resto della notte, in attesa dell’incontro mattutino con Colei che era delizia e soave sorriso della sua vita e che, senza preavviso, stava abbandonando.

Que1l’incontro deve essere stato qualcosa di incantevole e commovente. . Giuseppe era come rinato. Insieme alla mansuetissima e divina Sposa pianse di gioia, e sicuramente al mondo non esisté un pianto così felice: era il pianto dell’umiltà e della riconoscenza, il pianto di chi aveva seminato nelle lacrime più amare e ora raccoglieva nella gioia.

L’inviolato seno di Maria era ciborio del Dio vivo. Maria e Giuseppe, insieme, adorarono 1’infinita maestà dell’ Altissimo, rendendo Gli onore, gloria, benedizione; e si inabissarono ancor più nella conoscenza della propria povertà, e di essa ringraziarono Dio.

E la Volontà di Dio trionfava nei suoi servi che non avevano discusso gli ordini ricevuti, e ora già assaporavano la gioia di sentirsi chiamare padre e Madre da Dio stesso.

Giuseppe, predisposto quanto di rito per il matrimonio, cominciò ad abitare insieme alla Sposa e a lavorare per preparare tutto a ricevere ... Dio. Il cielo si trasferiva nella loro casetta e tutto splendeva di nuova luce. Quanto eccelse le lezioni dei santi Sposi di Nazareth! Essi ci insegnano:

1.     mai anteporre il nostro gusto a quello del Signore;

2.     sapere aspettare l’ora di Dio nella preghiera, nella fiducia e nel silenzio, anche se accusati innocentemente; lasciare al Signore la cura dei suoi servi;

3.     vincere con opere e parole, dolci e pazienti, quanti ci offendono;

4.     mai condannare alcuno, anche se ci sono indizi che a noi sembrano chiari; la perfetta carità, d’accordo con la prudenza, insegna a scusare sempre. Vi sono in questo mondo contraffazioni tali che spesso appare bene il male e male il bene. Questo è il retaggio della nostra miseria ed ignoranza, che dobbiamo assai deplorare e temere. Ama il prossimo come te stesso. Perché disamarlo pensandolo imperfetto?

5.     ed infine, l’esempio di Maria e di Giuseppe di Nazareth è per tutti forza e guida ad aspettarci solo da Dio il rimedio nelle maggiori tribolazioni della vita.

Concludiamo questo capitolo con il papa Giovanni Paolo Il, fissando

l’attenzione su colui che è il capo della santa Famiglia e che rispecchia pienamente pitt degli altri padri terreni la Paternità di Dio stesso.

Il Papa dice: “Giuseppe al Verbo Eterno ha costruito in terra la casa familiare, così come Maria Gli ha dato il corpo umano. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).

Giuseppe è una rivelazione particolare della dignità della paternità umana su cui poggia la famiglia. Le parole che Dio dirige a lui: “Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa” non sono forse rivolte a ciascuno di voi mariti e padri di famiglia? (Mt 1,20) “Non temere..” Non abbandonare! È stato detto all’inizio: “Per questo l’uomo abbandonerò suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie” (Gn 2, 24). E Cristo aggiunge: “L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10,9).

La compattezza della famiglia, la sua stabilità è uno dei beni fondamentali dell’uomo e della società. Alla base della compattezza della famiglia vi è l’indissolubilità del matrimonio, uno dei beni fondamentali sui quali è costruita la vita umana.

Quella voce che ha sentito Giuseppe di Nazareth in quella notte decisiva della sua vita, giunga a noi sempre, in particolare quando incombe il pericolo della distruzione della famiglia: “Non temere di perseverare! Non abbandonare! Comportiamoci così come ha fatto quest’Uomo giusto. E ancora, Dio che dice: “Non abbandonare la donna tua sposa”, dice contemporaneamente: “Accogli la vita concepita in essa!” Così come lo disse a Giuseppe di Nazareth, benché Giuseppe non fosse il padre carnale di Colui, che fu concepito per opera dello Spirito Santo in Maria Vergine.

Dio dice ad ogni uomo: “Accogli la vita concepita per tua opera! Non permetterti di sopprimerla!” Dio dice così con la voce dei suoi comandamenti, con la voce della Chiesa, soprattutto con la voce della coscienza umana. Voce che è univoca, nonostante quanto si faccia per impedirne 1’ascolto e per soffocarla.


AVE MARIA PURISSIMA

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