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Giuseppe uomo giusto
“... La cui mirabil vita
Meglio in gloria del Ciel si canterebbe”
Dante,“Par. 11, 95
E la Vergine rientrò a
Nazareth. I segni della maternità
balzarono chiari agli occhi di tutti, ma specialmente dello sposo.
Per Giuseppe ebbe inizio uno strazio terribile: fu un momento pieno di contenuto
divino ed insieme
di profonda verità umana.
Leggiamo: “Ecco come
avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua Madre Ma- ria,
essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a
vivere insieme si trovò incinta
per opera dello Spirito
Santo” (Mt 1, 18).
Questo fu
il mistero dello Spirito Santo. Questo fu il
mistero di Maria.
E San Giuseppe non conosceva questo mistero. Non sapeva che nella sua sposa
si era compiuta quella promessa della
fede fatta ad Abramo (Rm 4, 13). Non sapeva che in Maria della stirpe di David si era compiuta
la profezia che un tempo il profeta
Natan aveva rivolto a David. Profezia e Promessa della Fede, la cui realizzazione attendeva tutto il Popolo,
l’Israele della divina elezione e tutta l’umanità. Questo fu il mistero
di Maria. Giuseppe non conosceva
questo mistero e
per questo internamente soffriva moltissimo.
Dio lo stava provando prima di affidargli suo Figlio.
Giuseppe si trova immerso in una spaventosa angoscia: da una parte
rifiuta di dubitare di Colei che stimava senza fine perfettissima, e dall’altra
non può ignorare un fatto troppo evidente.
Soffre e riflette.
Sofferenza indicibile e riflessione profonda, essendo uomo di cuore e uomo di ragione lucida.
Forse questa lucidità
rese la prova tragica.
Giuseppe è umanamente solo davanti alla
realtà. Maria tace. Il suo comportamento, il suo silenzio su cosa di tale
importanza fu lacerante, e lo fu per entrambi
i cuori verginali che mai erano stati così vicini tra loro come ora quando tutto sembrava separarli. Maria
soffriva, ed era anche innocente causa di sofferenza per lo sposo.
Il silenzio di Maria era solo un silenzio di attesa, un silenzio di fiducia in Dio, una fiducia piena in quel Dio che “Le ha fatto grandi cose e il cui nome è santo”
Maria tace perché, ricordandosi di Elisabetta, sa che tocca a Dio scegliere i tempi
e il modo per rivelare ciò che deve essere conosciuto. Il mistero in Lei compiuto non poteva trasmetterlo Lei a Giuseppe, perché era
mistero superiore alle capacità de1l’intelletto umano ed alle
possibilità della lingua umana. Non era possibile trasmetterlo con alcun mezzo umano.
Si poteva soltanto accettarlo da Dio e credere. Così come credette
Maria.
“Non c’era che una cosa da
compiere - osserva il Landucci — attendere l’ora di Dio. E Maria
attese quell’ora, ardentemente pregando.
Quanto durò questa prova?
Mesi, settimane? O solo pochi giorni? Quali progetti
maturavano in Giuseppe? Avrebbe abbandonato Nazareth? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che Giuseppe non
volle emettere alcun giudizio nei riguardi di Maria.
Leggiamo: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla
in segreto” (Mt 1, 19). La decisione di Giuseppe è una decisione umana. Uomo
d’onore e di nobile carattere odia ogni vile falsità: sa che ci sono principi che bisogna rispettare.
Ed egli li rispetterà, ma non condannerà Maria.
Potremmo chiederci: Perché
mai Giuseppe non interrogò la dilettissima Sposa per evitare ogni leggero
sospetto e per sapere la verità? Rimane per noi un mistero nel mistero. E non
c’erano solo angosce interiori, c’era anche il tormento delle mormorazioni dei parenti.
Certo è che Dio saggiò il
suo cuore come oro nel crogiuolo, lo scrutò nella notte e non trovò malizia, ma lo trovò degno di sé (cf Sap 3, 6; Sal 17, 3; 26, 2). Il suo spirito si ingigantì nella
sofferenza e stava pronto ora ad intendere la voce del Signore
che gli stava per chiedere e svelare grandi cose.
In San Matteo leggiamo:
“Mentre (Giuseppe) stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di David, non temere di
prendere con te Maria, tua Sposa, perché quel
che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un
figlio e tu lo chiamerai Gesù: perché
lui salverà il suo popolo
dai suoi peccati”’ (1, 20-21).
Giuseppe ora è libero da
ogni timore ed angustia e crede ciecamente alle parole ascoltate per quanto
misteriose esse siano.
Maria Santissima che, pur
non avendo mai dubitato della divina Provvidenza, aveva
sofferto per il dolore di Giuseppe, ora ringrazia il Signore che guida gli umili secondo giustizia
e mai delude quanti in Lui si abbandonano.
Entrambi si dimostrano veri discendenti di Abramo secondo la fede. Questi “credette sperando contro ogni speranza” e Giuseppe in egual modo ebbe fede
divenendo quasi il testimone oculare del compimento della promessa.
Giuseppe, dopo l’annuncio dell’angelo, si
rasserenò profondamente, e pregando vegliò il resto della notte, in attesa
dell’incontro mattutino con Colei che
era delizia e soave sorriso della sua vita e che, senza preavviso, stava abbandonando.
Que1l’incontro
deve essere stato qualcosa di incantevole e commovente. . Giuseppe era come rinato. Insieme alla
mansuetissima e divina Sposa pianse
di gioia, e sicuramente al mondo non esisté un pianto così felice: era il pianto dell’umiltà
e della riconoscenza, il pianto di chi aveva seminato nelle lacrime più amare e ora raccoglieva nella gioia.
L’inviolato seno di Maria era ciborio
del Dio vivo.
Maria e Giuseppe,
insieme, adorarono
1’infinita maestà dell’ Altissimo, rendendo Gli onore, gloria, benedizione;
e si inabissarono ancor più nella
conoscenza della propria povertà, e di essa ringraziarono Dio.
E la Volontà di Dio
trionfava nei suoi servi che non avevano discusso gli ordini ricevuti, e ora già
assaporavano la gioia di sentirsi chiamare
padre e Madre da Dio stesso.
Giuseppe, predisposto
quanto di rito per il matrimonio, cominciò ad abitare insieme
alla Sposa e a lavorare per preparare tutto a ricevere ... Dio. Il cielo si trasferiva nella loro casetta e tutto
splendeva di nuova luce. Quanto eccelse le lezioni dei santi Sposi
di Nazareth! Essi ci insegnano:
1.
mai anteporre il nostro gusto a quello del Signore;
2. sapere aspettare l’ora di Dio nella preghiera, nella fiducia e nel silenzio, anche se accusati innocentemente; lasciare al Signore la cura
dei suoi servi;
3. vincere con opere e parole,
dolci e pazienti, quanti ci offendono;
4.
mai condannare alcuno,
anche se ci sono indizi che a noi sembrano chiari; la perfetta carità, d’accordo
con la prudenza, insegna a scusare sempre.
Vi sono in questo mondo contraffazioni tali che spesso appare bene il male
e male il bene. Questo è il retaggio della nostra miseria ed ignoranza, che dobbiamo assai deplorare e temere. Ama
il prossimo come te stesso. Perché disamarlo
pensandolo imperfetto?
5.
ed
infine, l’esempio di Maria e di Giuseppe di
Nazareth è per tutti forza e guida
ad aspettarci solo da Dio il rimedio nelle maggiori tribolazioni della vita.
Concludiamo questo capitolo con il papa Giovanni Paolo Il, fissando
l’attenzione su colui che è il capo della
santa Famiglia e che rispecchia pienamente pitt degli altri padri terreni la Paternità di Dio stesso.
Il Papa dice: “Giuseppe al
Verbo Eterno ha costruito in terra la casa familiare, così come
Maria Gli ha dato il corpo umano. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo
a noi” (Gv 1, 14).
Giuseppe è una rivelazione
particolare della dignità della paternità umana su cui poggia la famiglia. Le parole che Dio dirige a lui:
“Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te
Maria, tua sposa” non sono forse rivolte a ciascuno di voi mariti e padri di famiglia? (Mt 1,20)
“Non temere..” Non abbandonare! È stato detto all’inizio: “Per
questo l’uomo abbandonerò suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie” (Gn 2, 24). E
Cristo aggiunge: “L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10,9).
La compattezza della
famiglia, la sua stabilità è uno dei beni fondamentali dell’uomo e della società.
Alla base della compattezza della famiglia vi è l’indissolubilità del matrimonio, uno dei
beni fondamentali sui quali è costruita la vita umana.
Quella voce che ha sentito
Giuseppe di Nazareth in quella notte decisiva
della sua vita, giunga a noi sempre, in particolare quando incombe il
pericolo della distruzione della famiglia: “Non
temere di perseverare! Non abbandonare! Comportiamoci così come ha fatto quest’Uomo giusto. E
ancora, Dio che dice: “Non
abbandonare la donna tua sposa”, dice contemporaneamente: “Accogli la vita concepita in essa!” Così come lo disse a Giuseppe di
Nazareth, benché Giuseppe non fosse
il padre carnale di Colui, che fu concepito per opera dello Spirito Santo in Maria Vergine.
Dio dice ad ogni uomo: “Accogli la vita
concepita per tua opera! Non permetterti di sopprimerla!” Dio dice così con la
voce dei suoi comandamenti, con la
voce della Chiesa, soprattutto con la voce della coscienza umana. Voce che è univoca, nonostante quanto si
faccia per impedirne 1’ascolto e per soffocarla.
AVE MARIA PURISSIMA