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mercoledì 31 agosto 2022

Vita della Vergine Maria. Presentazione al tempio


CAPITOLO 1

La presentazione di Maria santissima al tempio al suo terzo anno di età.

 

412. Tra le ombre che furono figura di Maria santissima, nessuna fu più espressiva dell'arca dell'alleanza, per la materia di cui era fabbricata, per ciò che conteneva dentro di sé, per l'uso a cui serviva nel popolo di Dio e per quello che mediante la stessa, con essa e per essa, il Signore operava. Tutto ciò non era che un abbozzo di questa Signora e di ciò che per mezzo di lei e con lei lo stesso Signore avrebbe operato nella Chiesa. La materia, ossia il cedro incorruttibile di cui, non a caso ma per divina disposizione, fu fabbricata, significa Maria nostra mistica arca, libera dalla corruzione della colpa personale come dalla tignola occulta del peccato originale con il suo inseparabile fomite delle passioni. L'oro finissimo e puro di cui l'arca era rivestita dentro e fuori, indica la sublime perfezione della grazia e dei doni di cui Maria risplendeva nei pensieri, nelle facoltà, nelle virtù, nelle opere e nei costumi; non si poteva infatti trovare parte, né tempo, né momento, in cui quest'Arca non fosse tutta piena e vestita di grazia di squisito valore, tanto all'interno che all'esterno.

 

413. Le tavole di pietra su cui era scritta la legge, l'urna piena di manna e la verga dei prodigi, contenute e custodite nell'antica arca, non potevano meglio significare il Verbo che si sarebbe incarnato in Maria santissima, arca viva. Egli è la pietra viva, il fondamento dell'edificio della Chiesa. Egli è la pietra angolare che si staccò dal monte dell'eterna generazione per unire due popoli, giudei e gentili, prima tanto divisi. Egli è la pietra su cui fu scritta, dal dito di Dio, la nuova legge di grazia e che fu depositata nell'arca verginale di Maria, per far intendere che questa grande regina era depositaria di tutto ciò che Dio era ed operava con le creature. L'arca racchiudeva anche la manna della divinità e della grazia, nonché il potere, ossia la verga dei prodigi e dei miracoli. Dio volle che solamente in quest'Arca mistica e divina trovassimo la sorgente delle grazie, che è Dio stesso, e che da lei queste traboccassero sugli altri uomini; perciò volle che in lei e per lei si operassero i miracoli e i prodigi del suo braccio, perché riconoscessimo che tutto quello che il Signore vuole, è ed opera, si trova racchiuso e depositato in Maria.

 

414. Da tutto ciò conseguiva che l'arca dell'antico testamento - non per la figura e l'ombra, ma per la verità che significava - servisse da piedistallo e base al propiziatorio, sede del Signore e tribunale delle sue misericordie, dove udire il suo popolo, rispondere e dare corso alle domande e ai favori che voleva loro fare. Per il fatto che Dio rese solamente Maria santissima suo trono di grazia e non rinunciò a sovrapporre il propiziatorio a questa mistica e vera arca, avendola fabbricata per racchiudersi in essa, il tribunale della giustizia rimase in Dio solo, quello della misericordia fu posto in Maria. A lei, come a trono di grazia, noi possiamo andare a presentare con sicura confidenza le domande che, fuori di questo propiziatorio, non sarebbero ascoltate; a chiedere cioè i benefici, le grazie e le misericordie a favore del genere umano che, altrove, non avrebbero corso.

 

415. Un'Arca così misteriosa e sacra, fabbricata dalla mano dello stesso Signore per essere sua abitazione e propiziatorio per il popolo, non stava bene fuori del tempio, dove fu custodita l'arca materiale che era solo figura di questa, vera e spirituale, del nuovo testamento. Perciò l'Autore di questa meraviglia ordinò che Maria santissima fosse collocata nella sua casa, nel tempio, compiuti tre anni dalla sua nascita. È' vero che con grande stupore trovò una differenza assai notevole in ciò che avvenne alle due arche. Quando il re Davide trasferì l'arca in diversi luoghi e, in seguito, suo figlio Salomone la collocò nel tempio come sede sua propria - quantunque quell'arca non avesse altra grandezza se non quella di significare Maria purissima e i suoi misteri - le sue traslazioni furono celebrate con grande festa e giubilo da parte di quell'antico popolo. Questo provano le solenni processioni che Davide fece dalla casa di Abinadàb a quella di Obed-Èdom, nonché da questa al tabernacolo di Sion, città di Davide, e quando da Sion Salomone la traslò al nuovo tempio, che per ordine del Signore aveva edificato come casa di Dio e casa di preghiera.

 

416. In tutte queste traslazioni l'arca dell'antica alleanza fu portata con pubblica venerazione, con culto solenne di musiche, danze, sacrifici, con il giubilo dei re e di tutto il popolo d'Israele, come riferiscono i libri dei Re, di Samuele e delle Cronache. Invece la nostra arca mistica e vera, Maria santissima, benché fosse la più ricca, stimabile e degna di venerazione tra le creature, non fu portata al tempio con tanto solenne apparato, né con si pubblica ostentazione. In questa misteriosa traslazione non intervennero né sacrifici di animali, né pompa reale, né maestà di regina; fu trasportata dalla casa di suo padre Gioacchino sulle umili braccia di sua madre Anna, la quale, sebbene non fosse molto povera, tuttavia in quella occasione portò la sua diletta figlia al tempio, per presentarla e depositarla, con umili vesti, povera e sola. Dio volle che tutta la gloria e la maestà di questa processione fosse invisibile e divina, poiché i misteri di Maria santissima furono così sublimi e nascosti che ancora oggi molti di essi continuano ad essere tali secondo gli imperscrutabili giudizi del Signore, il quale ha stabilito il tempo opportuno per ogni cosa.

 

417. Poiché mi meravigliavo di ciò alla presenza dell'Altissimo lodando i suoi giudizi, sua Maestà si degnò di rispondermi in questo modo: «Ascolta, o anima: io volli che fosse venerata l'arca dell'antica alleanza con tanto festeggiamento ed apparato, perché era figura di colei che doveva essere Madre del Verbo incarnato. Quell'arca era irrazionale e materiale e senza difficoltà si poteva usare una tale solennità; ma con l'Arca vera e viva, non lo permisi, finché visse su questa terra, per insegnare, con tale esempio, ciò che tu e gli altri dovete osservare finché siete viatori. Per i miei eletti, che da sempre sono scritti nella mia mente, non voglio che l'onore e il plauso pubblico e smodato degli uomini sia, già nella vita mortale, premio per ciò che operano per servirmi e rendermi gloria. Né è conveniente per loro trovarsi nel pericolo di dividere l'amore tra colui che li giustifica e li fa santi e coloro che già li celebrano per tali. Uno è il Creatore che li fece e li sostenta, li difende e illumina ed uno deve essere l'amore, una la loro attenzione, che non si deve dividere in parti, anche se fosse per ricambiare e gradire gli onori che si fanno ai giusti con pio zelo. L'amore divino è delicato, la volontà umana fragilissima e limitata; dividendola, ciò che fa diviene assai poco e molto imperfetto, e facilmente ne perde tutto il merito. Fu per dare al mondo questo insegnamento e per lasciare un esempio vivo in colei che era santissima - né poteva peccare data la mia protezione - che io volli non fosse conosciuta, né onorata durante la sua vita, né portata al tempio con visibile ostentazione ed onore».

 

418. «Inoltre, io inviai dal cielo il mio Unigenito e creai colei che doveva essere sua Madre, perché togliessero il mondo dal suo errore e disingannassero gli uomini, mostrando loro l'iniquità della legge stabilita dal peccato, per cui il povero è disprezzato e il ricco stimato, l'umile è abbassato e il superbo innalzato, il virtuoso vituperato e il peccatore onorato, il timorato è ritenuto insensato e l'arrogante valoroso; la povertà è fuggita dagli uomini stolti e carnali come cosa ignominiosa e sgraziata e sono invece ricercate come cose stimabili la ricchezza, il fasto, l'ostentazione, gli onori e i piaceri transitori. Tutto ciò il Verbo incarnato e sua Madre vennero a riprovare e condannare come cose ingannevoli, affinché i mortali conoscessero il terribile pericolo in cui vivono amandole e abbandonandosi ciecamente in braccio al fallace inganno di quanto è sensibile e dilettevole. Per questo insano amore essi fuggono la santa umiltà, la mansuetudine, la povertà ed allontanano da sé tutto ciò che è virtù vera, penitenza, negazione delle loro passioni. Eppure è questo che obbliga la mia giustizia e che è gradito ai miei occhi, perché soltanto questo è cosa santa, onesta, giusta e degna di essere premiata d'eterna gloria, come il contrario merita di venir punito con pena eterna».

 

419. «Tale verità non vedono gli occhi di coloro che non vogliono orientarsi verso la luce che gliela insegnerebbe, ma tu, o anima, ascoltala e scrivila nel tuo cuore mediante l'esempio del Verbo incarnato e di colei che fu sua Madre e lo imitò in tutto; fu santa e, dopo Cristo, fu la prima nel mio giudizio e gradimento, per cui si meritava ogni venerazione ed onore da parte degli uomini, benché non potessero dargliene quanta ne meritava. Tuttavia io disposi e volli che allora non fosse onorata né conosciuta, per mettere in lei quanto c'è di più santo, perfetto, stimabile e sicuro, affinché i miei eletti potessero imitarlo imparando dalla Maestra della verità: l'umiltà, il silenzio, il nascondimento, il disprezzo della vanità mondana, fallace e da temersi sommamente, l'amore alle sofferenze, alle tribolazioni, alle ingiurie e alle afflizioni da parte delle creature. Ora, siccome tutto questo non può stare insieme con il plauso, gli onori e la stima degli uomini del mondo, stabilii che Maria purissima non avesse tali cose, né voglio che i miei amici le ricevano e le accettino. E se qualche volta io, per la mia gloria, li faccio conoscere al mondo, non è perché essi lo desiderano o lo cercano, ma perché nell'umiltà, senza uscire dai loro limiti, si conformino alla mia volontà; in realtà, essi desiderano soltanto quanto il mondo disprezza e quanto operarono e insegnarono il Verbo incarnato e la sua santissima Madre». Fu questa la risposta del Signore alla mia riflessione e meraviglia e ciò mi lasciò soddisfatta e ammaestrata intorno a quello che debbo e desidero praticare.

 

420. Compiuti i tre anni stabiliti dal Signore, Gioacchino ed Anna partirono da Nazaret, accompagnati da alcuni congiunti; sulle braccia di sua madre portarono l'arca vera e viva, Maria santissima, per depositarla nel tempio santo di Gerusalemme. La bella bambina correva con i suoi fervorosi affetti dietro la fragranza degli unguenti del suo Diletto, per trovare nel tempio colui che già portava nel cuore. Questo piccolo e umile seguito di creature terrene procedeva senza alcuna ostentazione visibile, ma accompagnato da numerosi angeli discesi dal cielo a celebrare questa festa, oltre ai custodi della Regina bambina. Cantando con armonia celestiale nuovi inni di gloria e di lode all'Altissimo, proseguivano il loro viaggio da Nazaret a Gerusalemme. La Principessa dei cieli, che udiva e vedeva tutto, camminava a grandi passi alla vista del supremo e vero Salomone e i suoi fortunati genitori sentivano grande consolazione e giubilo nel loro spirito.

 

421. Arrivati al tempio, sant'Anna, felice di entrarvi con la sua figlia e Signora, la prese per mano, mentre san Gioacchino assisteva entrambe; entrati, tutti e tre fecero fervorosa e devota orazione al Signore: i genitori donandogli la figlia e lei offrendo se stessa con profonda umiltà, adorazione e riverenza. Soltanto Maria conobbe come l'Altissimo la accettava e riceveva; nello splendore divino che riempì il tempio, udì una voce che diceva: «Vieni, mia sposa, mia eletta, vieni al mio tempio, dove voglio che tu mi renda lode e mi benedica». Fatta la loro orazione si alzarono e si recarono dal sacerdote; i genitori gli consegnarono la loro bambina Maria e il sacerdote la benedì. Quindi tutti insieme la portarono all'abitazione dove si trovava il collegio delle fanciulle, che venivano solitamente educate nel raccoglimento e nei costumi, fino al raggiungimento dell'età del matrimonio; in particolare si ritiravano là le primogenite della tribù reale di Giuda e di quella sacerdotale di Levi.

 

422. La salita al collegio aveva quindici gradini da dove uscirono altri sacerdoti a ricevere Maria, la bambina benedetta. Quello che la portava - uno degli ordinari che per primo l'aveva ricevuta - la pose sul primo gradino, Maria gli chiese licenza e quindi, rivolta ai genitori Gioacchino e Anna, piegando le ginocchia, domandò loro la benedizione, baciò la mano all'uno e all'altra e li pregò di raccomandarla a Dio. I santi genitori le diedero la benedizione con grande tenerezza e commozione e lei salì da sola i quindici gradini con incomparabile fervore e gioia, senza volgersi indietro, né versare lacrime, senza fare alcuna azione da fanciulla, né mostrare pena per il commiato dai genitori, cosicché tutti, vedendola in così tenera età fornita di tale rara fortezza e regalità, rimasero grandemente meravigliati. I sacerdoti l'accolsero e la condussero al collegio delle altre vergini ed il sommo sacerdote Simeone la consegnò alle maestre, una delle quali era Anna, la profetessa. Questa santa donna era stata favorita da una speciale grazia e luce dell'Altissimo perché si prendesse cura della bambina di Gioacchino ed Anna e così fece per divina disposizione, meritando, per la sua santità e le sue virtù, di avere come discepola colei che doveva essere Madre di Dio e maestra di tutte le creature.

 

423. Gioacchino ed Anna tornarono a Nazaret afflitti e poveri, poiché erano rimasti privi del tesoro più ricco della loro casa, ma l'Altissimo li confortò e li consolò. Il santo sacerdote Simeone, benché allora non conoscesse il mistero racchiuso in Maria, fu grandemente illuminato per riconoscerla santa ed eletta dal Signore ed anche gli altri sacerdoti ebbero di lei alta stima e riverenza. Nella scala ascesa dalla bambina s'adempi ciò che Giacobbe vide nella sua, cioè gli angeli che salivano e scendevano, gli uni accompagnando, gli altri uscendo a ricevere la loro Regina; alla sommità stava Dio per accoglierla come figlia e sposa. Maria conobbe che quella era veramente la casa di Dio e la porta del cielo.

 

424. La bambina Maria, consegnata ed affidata alla sua maestra, chiese in ginocchio, con profonda umiltà, la benedizione e la pregò di accoglieria sotto la sua obbedienza perché le fosse maestra e consigliera, avendo pazienza per tutto quello che avrebbe avuto da patire per causa sua. Anna, la profetessa, l'accolse amabilmente dicendole: «Figlia mia, voglio che voi troviate in me una madre e una protettrice, ed io mi occuperò della vostra educazione con tutta la sollecitudine possibile». Con la stessa umiltà Maria passò subito da tutte le altre fanciulle che ivi abitavano, salutando e abbracciando ognuna e offrendosi come loro serva. Chiese poi a tutte, essendo più grandi e più istruite di lei su ciò che in quel luogo dovevano fare, che le insegnassero e le comandassero, ringraziandole perché, senza suo merito, l'avevano accettata come loro compagna.

 

Insegnamento della santissima vergine Maria

 

425. Figlia mia, la maggior fortuna che possa capitare in questa vita mortale ad un'anima è che l'Altissimo la conduca alla sua casa per consacrarla totalmente al suo servizio, poiché con tale beneficio la riscatta da una pericolosa schiavitù e la libera dalla vile servitù del mondo, dove le toccherebbe mangiare il pane col sudore della sua fronte, senza godere di libertà perfetta. Chi è così ignorante e stolto da non vedere il pericolo della vita mondana, impigliata in tante leggi ed usanze pessime, introdotte dall'astuzia diabolica e dall'umana perversità? La parte migliore è la vita religiosa e appartata: qui si trova il porto sicuro, mentre altrove è dovunque tempesta, fremere d'onde spumeggianti, piene di dolori e disgrazie. Il fatto che gli uomini non vogliano riconoscere questa verità, né gradire questo singolare beneficio, è dovuto a un'indegna durezza di cuore e alla noncuranza di loro stessi. Tu però, o figlia mia, non renderti sorda alla voce dell'Altissimo, ma fai attenzione e coopera con essa. Ti avverto: una delle maggiori cure del demonio è quella d'impedire la chiamata del Signore che dispone le anime perché si dedichino al suo servizio.

 

426. Il solo atto pubblico e sacro di ricevere l'abito ed entrare nella vita religiosa, sebbene non sempre si faccia col dovuto fervore e con tanta purezza d'intenzione, fa montare in ira e furore il drago infernale e i suoi demoni, sia per la gloria che ne risulta al Signore e l'allegrezza dei santi angeli, sia perché il mortale nemico sa che la vita religiosa santifica le anime e le perfeziona. Infatti, molte volte avviene che, pur avendo qualche anima abbracciata questa vita per motivi meramente umani e terreni, in seguito vi s'introduce ad operare la grazia divina che tutto migliora e riordina. Se tanto può la grazia, anche quando in principio non ci fu l'intenzione retta che conveniva, quanto più potente ed efficace sarà la luce e la virtù del Signore, unita alla disciplina religiosa, nel momento in cui l'anima entra mossa dall'amore divino e con l'intimo, sincero desiderio di trovare Dio, servirlo e amarlo?

 

427. Tuttavia, affinché l'Altissimo riformi o innalzi a maggiore perfezione colui che entra nella vita religiosa, da qualunque motivo vi sia attratto, bisogna che chi ha volto al mondo le spalle, non vi rivolga più gli occhi e che anzi cancelli ogni immagine dalla memoria, dimenticando tutto ciò che ha lodevolmente lasciato nel mondo. Coloro che non badano a questo avvertimento, mostrandosi ingrati e sleali con Dio, sono senza dubbio puniti col castigo della moglie di Lot. Tale castigo non è certamente, per divina pietà, pubblico e visibile agli occhi esteriori, come lo fu il primo, ma allo stesso modo è interiormente ricevuto e fa restare freddi, aridi, senza fervore né virtù. Per siffatto abbandono della grazia essi non conseguono il fine della loro vocazione, non progrediscono nella vita religiosa, non vi trovano consolazione spirituale e non meritano neppure che il Signore li guardi e li visiti come figli; anzi, egli li rifiuta, come schiavi infedeli e disertori. Considera, o Maria, che per te tutto il mondo dev'essere morto e crocifisso e tu devi essere senza memoria per tutto ciò che lo riguarda, senza ricordi, senza attenzioni, né affetto a cose terrene. Se talora sarà necessario esercitare la carità col prossimo, fa' in modo di ordinare le cose ponendo sempre al primo posto il bene della tua anima, la tua sicurezza, quiete, pace e tranquillità interiore. Se vuoi essere mia discepola ti ammonisco e ti comando di essere estremamente attenta in questo, senza porti nessun limite, se non l'eccesso che fa cadere nel vizio. 

martedì 22 febbraio 2022

11 - L’offerta della Vergine e la profezia di Simeone

 

11.

L’offerta della Vergine e la profezia di Simeone

 


“Maria, adduci un pargolo ch’è tuo e dell’Altissimo:

un Dono che santifica,

un Prezzo che ci libera”.

P. Abelardo, Lit. d.ore, Lodi 2 febb.

 

San Luca procedendo nel racconto dell’Infanzia di Gesù dice: “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il Bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ‘Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore’ (Es 13, 2.13); e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore” (2, 22-24).

Quindi trentatré giorni dopo la circoncisione del Bambino Gesù, Maria e Giuseppe salgono al tempio.

Giuseppe compra due colombini bianchi e la Vergine Maria li offre al Sacerdote il quale li immola e poi asperge Maria con acqua lustrale; poi, lasciato l’atrio delle donne, tutti insieme vanno verso il tempio vero e proprio: qui La Vergine Madre offre al Sacerdote il Bambino. E il Sacerdote Lo prende sulle braccia e a braccia tese Lo solleva verso il Santo. È la parte centrale del rito Poi restituisce il Bambino alla Madre e la celebrazione ha fine.



Sono due fatti distinti: purificazione e presentazione; fatti che bisogna considerare separatamente perché riguardano due differenti persone: Maria (purificazione) e Gesù (presentazione).

 

La purificazione


La prescrizione mosaica che riguardava la Vergine Santissima diceva: “Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per 7 giorni. Poi resterà ancora trentatré giorni a purificarsi del suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel Santuario, finché non siano compiti i giorni della Purificazione” (Lv 12, 2-4).

Ecco dunque a che cosa si sottomise Maria, ad essere una donna come le altre, sebbene solo Lei avesse partorito verginalmente, e quindi non soggetta ad alcuna purificazione essendo del tutto libera dai fenomeni fisiologici susseguenti il parto.


 


 

Da che cosa mai, infatti, doveva la Vergine purificarsi essendo Ella monda prima di partorire Gesù e più monda dopo che L’ebbe partorito?

“Il Figlio di Maria, concepito verginalmente - insegna il Concilio Vaticano II - nascendo non diminuì la verginale integrità della Madre, ma la consacrò” (LG 57).

E la liturgia, nel prefazio primo della Messa in onore della Beata Vergine, esclama: “E Maria sempre intatta nella sua gloria verginale ha irradiato sul mondo la Luce eterna, Gesù Cristo, nostro Signore”. E nel Credo: “... Cristo concepito di Spirito Santo, nacque da Maria (la) Vergine”.

La verginità secondo il pensiero dei Padri, è un bene paradisiaco, angelico ed escatologico, che dopo il suo primo ingresso sulla terra nel paradiso terrestre, riappare nel mondo con Maria, la cui verginità precede ed ottiene l’Incarnazione ed è consacrata dalla divina fecondità.

Il più celebre inno mariano della Chiesa bizantina e della Chiesa di tutti i tempi, conosciuto col nome “Akathistos”, canta così Maria, Vergine divinamente feconda:


”Di natura le leggi  innovò il Creatore

apparendo tra noi, suoi figlioli:

fiorito da grembo di Vergine

lo serba qual era da sempre, inviolato.’ e noi che ammiriamo il prodigio cantiamo alla Santa:

 

Ave, o fiore di vita illibata; 

Ave, corona di casto convegno.

 

Ave, Tu mostri la sorte futura;

Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.

Ave, o Tu che congiungi opposte grandezze;

Ave, o Tu che sei in una e Vergine e Madre.

 

Gli oratori brillanti 

Come pesci son muti.

Per Te, Genitrice di Dio:

del tutto incapaci di dire

il modo in cui Vergine e Madre Tu sei ...


La fede nella perpetua verginità di Maria è stata sempre viva nella Chiesa. 

Essa però fu definita nel Concilio Lateranense del 649, essendo Papa Martino I, che poi morì Martire: “La Santa Madre di Dio e sempre Vergine Immacolata Maria ha concepito senza corruzione, permanendo indissolubile anche dopo il parto la sua verginità” (D. B. 256).

Ma avremo altre occasioni per tornare a parlare della perpetua verginità di Maria, simbolo luminoso della Chiesa.

Intanto riaffermiamo che la perpetua verginità di Maria è uno “dei quattro dogmi mariani propriamente detti, e quindi deve essere creduto con fede divina, perché appartiene al deposito della rivelazione. Il Concilio Vaticano I° (3° sessione) afferma: “Si devono credere con fede divina e cattolica tutte le cose contenute nella Parola di Dio scritta o tramandata e proposte dalla Chiesa, sia con un solenne giudizio sia nel suo ordinario e unjversale Magistero, come verità da credere divinamente rivelate” (Denzinger 3011).

Con dolce insistenza Maria, anche in questo mistero della sua vita, ci dà l’esempio del più profondo ossequio alla Legge di Dio. Ne era dispensata, però non volle mai fare eccezione “per non scandalizzare nessuno” (cf Mt 17, 26).

C’è infine un invito a confrontarci con la povertà della santa Famiglia come appare dall’offerta.

 




La presentazione

La legge mosaica dichiarava ogni primogenito come proprietà di Dio. I primogeniti degli animali erano offerti in sacrificio, quelli degli uomini venivano riscattati versando cinque sicli d’argento (cf Es 13, 13).

In verità nel testo evangelico, per il Bambino Gesù non si parla propriamente di riscatto ma solo di presentazione, cioè: dichiarazione che Gesù, come “primogenito” di Maria appartiene a Dio, è Santo e, perché Santo, è consacrato al Signore, ossia separato dagli altri primogeniti e riservato alla particolare missione destinatagli da Dio.

Gesù essendo il Primogenito in assoluto ha una Primogenitura con diritti sovrani e quindi non necessita di altre consacrazioni sempre imperfette a paragone della sua sublime.

Nella Bibbia abbiamo solo l’esempio di Samuele che, tenero fanciullo, fu condotto dalla madre Anna al Santuario di Silo per essere consacrato al servizio di Dio (1 Sam 1-3).

Eppure la Vergine Madre volle non solo offrirlo al Signore ma anche presentarLo al Tempio di Gerusalemme. 

Questa Presentazione -dice il Roschinifu come l’offertorio di quel grande sacrificio che la santa Messa avrebbe poi reso presente in tutti i punti del tempo e dello spazio; anche se l’immolazione sul Legno della Croce sarebbe avvenuta molti anni dopo.

Certamente Maria Santissima fu tutta compresa di questo grande atto e tenne presente questa verità: che il Figlio era venuto al mondo quale Sacerdote e Vittima di espiazione per i peccati del genere umano.

Allora e sempre, Ella seppe uniformarsi perfettamente all’Agnello Immacolato venuto per essere ucciso e per dar la vita agli uccisi nell’anima. Con Gesù e per Gesù ripeté l’offerta al Padre celeste: “Sia fatta la Tua Volontà!” (cf Eb 10, 5-7).



Tornando al racconto dell’evangelista Luca la nostra attenzione è captata alla descrizione particolareggiata di un anziano di nome Simeone che significa: “esaudimento, chi ascolta, chi esaudisce”, detto “uomo giusto e pio”, e di una profetessa, anch’essa anziana, di nome Anna.

Tutti i presenti al rito nel Tempio guardavano quel tesoro di Bimbo lodandone la sovrumana bellezza, nessuno però - a1l’infuori di Simeone ed Anna - comprese quale Maestà si celava dietro quelle carni infantili.

Bisogna cercare Dio per conoscerlo. È allora ch’Eg1i si svela senza più mistero. Solo i Santi come Elisabetta, ed ora Simeone ed Anna conobbero Maria di Nazareth per quel che era: la Madre del Salvatore.

Di questi ultimi, leggiamo in San Luca: <<Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele. Lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto (sperimentato) la morte senza prima aver veduto il Messia (l’Unto) del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al Tempio; e mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere la Legge, Lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

vada tn pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli, 


luce per illuminare le genti

e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2, 25-33).>>


Finalmente era giunta la luce che riaccende la Vita dello spirito, la vera luce che illumina ogni uomo. Avvolta da questa luce di Salvezza l’Umanità potrà giungere nella Città della Luce eterna.

A questo punto San Luca rileva la meraviglia e lo stupore di Maria e di

Giuseppe per ciò che era stato detto del Bambino. Per la prima volta il mistero   si fa manifesto e da voce umana è dato 1’annunzio. Perciò entrambi si meravigliarono e stupirono, ma certamente in modo diverso.

Simeone disse ancora: “Ecco, questo Bambino è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, (e per essere un) segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a Te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 34-35).

Il senso di così concrete ed immediate espressioni, senza giri di parole, è chiaro. Quel tenero Bambino sarà un segno contestato, un punto di discriminazione. Molti in Lui troveranno un’occasione di caduta, altri invece di elevazione.

È una profezia che svela il drammatico destino non solo di Israele (che seppe desiderare e attendere il Messia, non già riconoscerLo ed aceoglierLo) bensì anche di quanti conosceranno Cristo: Salvezza da accogliere o rigettare, persona da amare o da odiare, maestro da seguire o combattere.

Simeone formulò un grandioso oracolo, carico di significato per la storia 

umana e cristiana.

L’ultima frase di Simeone compendia i dolori di Maria, sempre associata alla sorte del Figlio. Le viene preannunziato a Lei che, attraverso le profezie e l’illuminazione dello Spirito Santo, conosceva la futura vita di Gesù un destino di acute e amarissime afflizioni. Il quadro è completo: in poche battute c’è tutta la dimensione del mistero di Gesù e di Maria che ci aprirono il Paradiso.

Per lenire il primo grande dolore di Maria (la prima delle sette spade che ferirono il Suo Cuore) Dio Le inviò un angelo consolatore nella persona di “Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Ella era molto avanzata in età. Aveva vissuto con il marito sette anni dal tempo in cui era ragazza e poi era rimasta vedova: ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.

Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio, e parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 36-38).

Grande conforto la Vergine ricevé da quest’uinile santa donna che lodava Dio per la misericordia manifestata nel suo Messia. Quelle parole carismatiche e affettuose furono un vero balsamo per il Cuore più materno trafitto dalla spada di dolore.





Gesù e Maria si sono immolati per noi!

Noi che cosa facciamo per essi e con essi? In quale stima abbiamo le leggi  umane e divine? C’è in noi lo sforzo di imitare la loro docilità allo Spirito Santo in modo da essere capaci di fare con perfezione tutta la Volontà di Dio? Purtroppo per orgoglio o negligenza siamo ribelli, e neghiamo a Gesù la possibilità di offrirsi al Padre per redimere e salvare il mondo.

L’esempio della profetessa Anna, che parlava di Gesù e Maria a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Israele, ci spinga ad annunciare degnamente, seza accomodamenti, il Vangelo eterno. Sono tutti gli uomini che l’aspettano per trovare in esso la risurrezione e la vita.


*


Per comodità del lettore ecco una sintesi dei dolori di Maria Vergine che la Chiesa celebra il 15 settembre:

1. Profezia di Simeone. Gesù, pace, eppure contraddizione. 

2.   Fuga in Egitto e povera potenza umana assassina e “deicida”.

3.  Ricerca di Gesù: lo si smarrisee per colpa propria o per volere suo. 

4.  Gesù sotto la croce sulla via del Calvario. Gesù sotto l’odio: un mare

5.  Gesù crocifisso, svenato, sfuggito come un lebbroso. Poveri figli!

6.  Dolore di genitrice: quando ricevette la spoglia esanime del suo e nostro Dio (la Pietà)

7. I nostri cuori morti a Lui (Gesù nel sepolcro). I nostri cuori - pietra fredda. Sacramenti ricusati. Giuda. Innumerevoli. Uno strazio: l’inutilità, per molti, del sacrificio di Cristo.


“Cuore Addolorato e Immacolato di Maria, 

prega per noi che a Te  

 ricorriamo”.