martedì 15 settembre 2015

Mulier, ecce filius tuus!

 Gesù ci affida la Madre sua


       Ma le donne stavano là, osservando queste cose, stava là anche la Madre (Jn 19,25), poiché essa, spinta dalla pietà, non si dava pensiero delle proprie sofferenze. Però anche il Signore, sospeso alla croce, disprezzando le proprie sofferenze, con affettuosa sensibilità raccomandava sua Madre (Jn 19,26). Non senza significato, Giovanni ne ha trattato con ricchezza di particolari. Gli altri, infatti, hanno descritto che il mondo fu squassato, che il cielo fu ricoperto di tenebre, che il sole sparì. Matteo e Marco, i quali con maggiore dovizia hanno trattato gli aspetti umani e morali, hanno aggiunto: Dio, Dio mio, guardami! Perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34 Mt 27,46 Ps 21,2); affinché noi credessimo che l’aver assunto sopra di sé la condizione umana voleva dire per Cristo giungere fino alla croce. Luca poi sottolineò chiaramente come si accordasse bene il fatto che con sacerdotale intercessione il perdono fu concesso al ladrone, e che, con la stessa bontà, si implorava il perdono per i persecutori Giudei (Lc 23,34).

       Giovanni, invece, il quale penetrò più a fondo nei divini misteri, non a torto ha cercato di dimostrare che Colei, la quale aveva generato Dio, era rimasta vergine. Solo lui, pertanto, mi insegna ciò che gli altri non mi hanno insegnato, che cioè il Crocifisso l’ha chiamata Madre; e così ha ritenuto molto più significativo che il vincitore dei tormenti e delle sofferenze, il vincitore del diavolo, compartisse le dimostrazioni del suo affetto, non che donasse il Regno celeste. Effettivamente, che il ladrone riceva il perdono dal Signore, è segno di profonda pietà; ma lo è molto, molto di più che la Madre venga onorata dal Figlio.

       Non si giudichi però che io abbia cambiato l’ordine, se ho scritto che ha assolto il malfattore prima di nominare la Madre; Egli infatti era venuto per salvare i peccatori (1Tm 1,15); e non trovo sconveniente se, nei miei scritti, ha adempiuto in primo luogo l’incarico che si era assunto, procurando la salvezza ad un peccatore. Del resto è Lui stesso che ha detto: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? (Mt 12,48), perché non era venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori (Lc 5,32). Là però era a proposito, ma qui, non immemore della Madre neanche sulla croce, la interpella dicendo: Ecco tuo figlio, e a Giovanni: Ecco tua madre (Jn 19,26-27). Dall’alto della croce Cristo dettava le ultime volontà, e Giovanni, degno teste di un così grande testatore, suggellava il suo testamento. Stupendo testamento, che lascia non il denaro ma la vita, che viene scritto non con l’inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente (2Co 3,3)...

       Mentre gli apostoli fuggivano, Maria, non certo impari ad un compito degno della Madre di Cristo, stava ritta di fronte alla croce e mirava con occhi pietosi le piaghe del Figlio, perché attendeva non la morte del pegno, ma la salvezza del mondo.

 Ambrogio, Exp. Ev. Luc., 10, 129-132


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