martedì 8 settembre 2015

Memorie del Beato Giuseppe Allamano

LA FAMIGLIA - RAPPORTI CON I FAMILIARI
Memorie del Beato Giuseppe Allamano

Il nonno non l’ho conosciuto, e il bisnonno? E nel mondo chi si ricorda di questi cari morti?
(cfm,II, 768)

Quando io studiavo in Seminario, avevo un fratello che studiava all’Università, e veniva tutti i
giorni a trovarmi... E io gli ho detto: “Questo non va bene, dà nell’occhio” - “Ma se non vengo
qui dove vado...”. Finché i superiori mi hanno poi imposto di andare tutti i giorni, perché
dicevano che potevo dargli un po’ di aiuto e di consiglio... (cfm,III, 518)

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(Ci raccomandò pure un suo cognato che era moribondo dicendoci di pregare per lui). Sono stato
a vederlo ieri in Castelnuovo; mi fermai solo poche ore; alle due pomeridiane ero ancora a
Torino ed alle sette avevo già finito il mio viaggio. Da ben quindici anni non ero più stato in
Castelnuovo. (cfs,I, 227)

(Ci annunzia la morte di suo cognato. Ci disse che era un uomo retto, poi benefattore delle nostre
Missioni alle quali rendeva molti servigi, come occupandosi a comperare il grano, ecc. Nel
ricordare le virtù del cognato s'intrattiene a parlare della sua famiglia, in particolare della sua
compianta madre. Ci narrò la disgrazia successa al minore dei suoi fratelli, quando era ancora
ragazzo).

Eravamo tre fratelli, uno dottore, l'altro avvocato ed io. Quello avvocato non aveva un braccio,
amputatogli in conseguenza di un forte stiramento avuto mentre suonava le campane (il braccio
s'era impigliato nella corda ed i compagni, non accorgendosene, avevano continuato a suonare
senza udire le grida del poverino coperte dal suono delle campane, per il ché il povero braccio
malconcio dovette poi venir amputato). Ora tutti e due sono morti, rimango solo più io. (cfs,I,
236)
Non aver paura di rompersi l'osso del collo. Mia sorella è morta cadendo e rompendosi questo
osso. (cfs,II, 96)

Mio zio sacerdote ci diceva: Non c'è più pane per le mezze volontà. Egli parlava riguardo al
materiale... (cfs,II, 274)

Una volta a Passerano, paesetto dove io andavo a passare un po' di campagna da un mio zio
parroco, quando moriva qualche capo di famiglia si faceva un gran banchetto. Pare una cosa
crudele, eppure no; i primi cristiani facevano così. Se fosse fatto bene, sarebbe vero spirito
cristiano. (cfs,III, 108)

L'altro giorno venne a trovarmi un mio cuginetto, non so se di terzo o di qual grado; un cugino
che non conoscevo neppure, né sapevo di avere; e gli dissi: Ti ricordi ancora di tuo nonno? Ed
egli mi rispose: Oh! no, perché non l'ho mai visto. - E di quel tuo zio prete, te ne ricordi? Non te
ne han mai parlato? Intanto tra me pensavo: non son passati tanti anni dacché è morto, e questo
ragazzo non ha mai sentito parlare di suo zio; è caduto dalle nuvole al sapere che aveva uno zio
prete. (cfs,II, 544)

Io avevo una nipote che era suora; le mancavano tutti i denti e mi diceva: Se potesse comprarmi
una dentiera... è necessaria. Io le risposi: Hai da fare scuola? hai da predicare?... Se hai solo da
lavorare non ti è necessaria, e... per mangiare si mette il pane nell'acqua... E la dentiera non l'ha
ancora adesso. (cfs,II, 674)

SALUTE

Il Signore mi ha fatto debole di salute perché chi doveva dipendere da me stesse più buono per
riguardo a questa mia debolezza. (cfs,I, 28)

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Ma possibile! bisogna sempre gridare; non dico qui e neppure là... Mi stupisco come faccio a
resistere. Tutti i miei fratelli, più robusti di me, sono morti, e non so perché sono rimasto io!
(cfs,II, 201)
Un malato piangeva perché non era morto la notte prima. Sedici anni fa io pure dovevo morire;
non sono morto, anch'io ho pianto... ma poi... (cfs,I, 289)

[Il nostro Card. Richelmy...] ci vuol tanto bene, anzi è lui che non mi ha lasciato morire: Non
devi morire, mi disse... (cfs,I, 332)
Il miracolo della mia guarigione il Signore l'ha fatto per voi, mica per me. Mons. Bertagna [o,
secondo suor Emilia Tempo, il Card. Richelmy] era venuto a trovarmi allora, e mi diceva: Fa'
coraggio. Ed io gli rispondevo: Sono tranquillo; morirei volentieri adesso, ho l'età del
Venerabile; non sono come lui, ma morirei volentieri. E Monsignore: No no, non morrai, devi
ancora fare quell'opera: - La farà un altro se non la faccio io. - No no, la farai tu. - Ed è stato
profeta: l'ho proprio fatta io. (cfs,III, 441-442)

Io lo dico chiaro: trent'anni fa non avrei creduto di arrivare a questo punto... (cfs,II, 11)
Del mio corso di studio siamo solo più sette o otto ed io ero il più delicato. (cfs,I, 351)

Non ho mai portato né mitene né guanti ecc. e non ho mai avuto geloni, un po’ di artritidi di più
nell’estate che nell’inverno: è niente! E invece i geloni vengono per la diversità di temperatura
del sangue un po’ caldo e un po’ freddo. E così questo servirà per il bene del corpo e anche per
sacrificio; sta così male vedere un prete con le mani in tasca! (cfm,II, 383)

Da quanti anni io prendo solo caffè e latte a colazione, caffè e latte con un po' di pane oppure
solo, poi vado in confessionale. Da tanti anni faccio così; il Signore ha ancora pazienza di
tenermi in vita e... non sono un colosso, eppure ne ho già seppelliti tanti! Quando ero ammalato
il dottore mi aveva ordinato di prendere del latte; ma il latte non lo digerivo benché unito ad altre
sostanze; finii per mangiare un po' di tutto e riuscii a rimettermi in salute. (cfs,I, 302)

C’era il dott. Battistino (?) gli dicevo che il caffè e latte al mattino mi faceva da purga; e lui
diceva: Deo gratias! Se fa già non c’è più bisogno di prenderla. Non è un male, anzi. (cfm,II,
313)
Domenica avevo preparato un argomento, ma poi non potei venire (causa l'emicrania). (cfs,I,
418)

Bisogna che abbiate pietà del mio stomaco... Parlerò piano e farò un po' di scuola a voi. (cfs,III,
337)
Senza la pazienza si è di peso a sé e agli altri... A me... quando mi viene l'emicrania offro tutto al
Signore prima: già inteso, tutto per voi... e poi mentre si soffre bisogna rinnovare di tanto in tanto
le intenzioni. (cfs,III, 248)

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E’ un poco che non ci vediamo più, perché ho avuto un malessere che mi ha costretto a star
chiuso in camera, eppure il mondo è andato avanti senza di me, l’Istituto è andato bene senza di
me. In questi casi si medita, ed io ho meditato come v’è nessuno necessario; quando un’opera è
di Dio Egli la fa procedere senza bisogno d’alcuno. (cfm,I, 94)

Vedete, non è per parlar di me, ma pur bisogna che si dica: io da giovane ero molto più debole di
salute che non ora; ogni quindici giorni un’emicrania che non mi lasciava più far nulla. Allora
andavo in refettorio e mangiavo più poco in modo che niuno se ne accorgesse; in studio me ne
stavo coprendo la fronte con le mani parendo che studiassi, insomma niuno mai si accorse di
questo mio male. L’ultimo anno poi di seminario quand’ero prefetto, un mattino uscii di cappella
e andai a gettarmi sul letto in camera. Il Direttore venne per parlarmi e trovatomi in tale stato, me
ne chiese la cagione, e saputala, stupito disse: ma è soggetto a questo male, lei? (Non s’era mai
accorto). Oh, sì, risposi. Io sapeva che quel male non mi avrebbe recato danno, che bastava
osservare una dieta moderata ed aspettare che passasse. (cfm,I, 113)

Io mi faceva sempre questa interrogazione: Posso studiare? Dunque se posso, devo studiare. Se
poi non posso studiare, ma posso leggere, leggere cose buone. Ma di regola poteva sempre
studiare quando poteva leggere, poteva anche studiare. (cfm,II, 243)

Bene, bene, è un po’ di tempo che non ci vediamo più, un po’ per la mia testa ecc... è stata un po’
prolungata (l’emicrania) si dà gloria a Dio quando viene, si prova quello che siamo. Tanquam
nihilum ante te. Quando uno ha quei mali si sta nella passività, si offre subito al Signore quello
stato passivo. Si potrebbe fare del bene, e invece, fanno vedere quello che siamo, il Signore tocca
quando crede bene, vuole consumare questa testa. (cfm,II, 58)

Quando io non sono ammalato dico al Signore: Signore, che io mi faccia un po' di bene, perché
quando sarò ammalato non potrò più. (cfs,II, 689)
Quando non sono ammalato, io prego così il Signore: Signore che mi faccia un po' buono mentre
sto bene, se no quando son malato non posso più. (cfs,II, 691)

Vedete, anch’io dopo pranzo dormo sopra il letto, ma lo faccio per ordine del dottore Fissore,
che mi ha detto che avevo bisogno di riposare le gambe, ché altrimenti le gambe non si
riposavano, e che avevo bisogno di riposare le gambe che erano già un po’ gonfie... e così avevo
bisogno di rompere la giornata con un’ora di riposo dopo pranzo; ed io lo faccio per ordine del
Dottore. (cfm,II, 661)

Vedete, domenica passata non ho potuto venire perché non stavo bene, per qualche miseriuccia:
non ho potuto celebrare Messa... ho digiunato, ma... Il giorno dopo però ho domandato al
Signore doppia razione al posto di quella del giorno prima. Avevo la testa... il capo che mi
faceva male; ho provato ad alzarmi, ma non potevo stare in piedi, e ho dovuto cedere. Ma poi mi
è passato e l’indomani ho già potuto dir Messa. (cfm,II, 671)

Un religioso quest’oggi [66° compleanno] mi diceva: “Non credevo mai più che lei giungesse
fino a quest’età!” Che bel complimento neh?... E veramente da chierico ho fatto una gravissima
malattia. E poi dopo, la famosa malattia di 17 anni or sono: ero proprio già spedito; ma il Signore
mi ha conservato per voi, come diceva il Cardinale. E infatti perché non potevo morire, come era
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morto il Ven. Cafasso? Avevo l’età del Ven. Cafasso proprio, senza averne i meriti... ma il
Signore non ha voluto. (cfm,III, 34)

Una volta quand’ero Superiore in Seminario mi raccomandava ai Chierici, essendo di
costituzione debole, che non mi facessero morire; ed ora se volete ancora allungarmi un po’ la
vita, se quest’è la volontà di Dio, siate buoni e docili. (cfm,III, 677)
Quando lo vedete dipinto [S. Filippo Neri] ha sempre una corona in mano; c’è anche vestito da
sacerdote; ma il suo vero ritratto è quello che ha la corona. Questa corona la conservano, e la
portano qualche volta ai malati, anche a me l’hanno portata. Un giorno pregheremo P. Giaccardi
che la porti qui, e la bacieremo tutti. (cfm,III, 166-167)

Tanti che da chierici erano finiti, pareva volessero metter fuori l’anima dalla bocca da un
momento all’altro e poi si son rimessi. Anch’io quando ero in terza teologia dovevo morire. I
compagni mi dicevano poi: “Non te lo abbiamo detto, ma ti avevamo salutato come per l’ultima
volta”. Era una certa sfinitezza: non si mangia perché non si digerisce, si è debole perché non si
mangia... Ebbene, ho tenuto fermo tanti anni, e sono ancora qui... (cfm,III, 391)

Vedete, il Signore ha creduto di provarmi un po’, ma la mia malattia era una malattia comoda.
Sono vecchio ed ho bisogno, secondo il medico, di riposo e di dormire. Se andiamo ai
particolari, diceva, il cuore è buono, i polmoni sono sani, ma deboli. Eh!... che cosa facciamo
allora?... cercherò di darle un po' di vita...
Che cosa volete, quello che si deve fare si fa: è un obbligo anche quello. Il cattivo tempo esigeva
delle cure ed ho dovuto farle, ma con tutto questo sempre soggetto alla volontà di Dio. Si faccia
sempre la sua santa volontà! In questo tempo ho domandato al Signore di guarire se era sua
volontà. Non ho mai domandato al Signore che mi prolungasse la vita: questa volta l'ho fatto. E'
vero che la mia missione è compiuta, ma avrei bisogno ancora di qualche mese per qualche
cosa... Certo non sono un colosso, e non devo esserlo, del resto sarebbe chiedere una cosa fuori
luogo; ma solo tanto che possa fare il dovere verso di voi e verso di me. Già, sono tante le cose
che mi stanno a cuore, ed il Signore ha ascoltato le vostre preghiere.

Quelle là, dicevo, chiederanno anni ed anni e non due o tre mesi; ebbene mettiamo solo quello
che è necessario, dicevo al Signore. Anche S. Giuseppe sa quello che si fa e mi ha ristabilito un
poco. Certo non posso fare tutto quello che vorrei fare, ma posso fare abbastanza; del resto
continuate a pregare che si faccia la volontà di Dio: ciò che è meglio per tutti. Alle volte noi
crediamo che sia meglio una cosa, invece è meglio un'altra. Il Signore adesso ha dimostrato
ch'era meglio che mi desse un po' di salute ed io la prendo: ma io non voglio morire né un'ora
prima né un'ora dopo di quella che ha assegnato la Divina Provvidenza perché so che quell'ora è
meglio per me e così anche meglio per voi. (cfs,III, 499-500)

Trovo anch’io il tempo lungo perché non vi vedo più!... Non sarò a S. Giuseppe a celebrare la
Messa da voi: sono 22 anni che ci vado! Ma ora il medico non vuole: dico Messa qui in camera:
sono come il vetro, non si può più passar sopra le cose come una volta!... (cfm,III, 668)
Venite a trovar me; io non posso più andare da voi: quando farà bello guarderò di andarci: vado
neppur più in Duomo. Ho esposto al Papa se era il caso di non più andarci e mi ha risposto:
“altro che necessario!”. (cfm,III, 701)

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(Ricevendoci nella sua camera da studio ci disse:) E’ un pezzo che non posso più venirvi a
trovare e parlarvi, ma vi mando sempre le mie preghiere e la mia benedizione. (cfm,III, 706)
Per ubbidire al medico e per conservarmi un po’ in forza per andare a Roma, non ho più mai
osato uscire, né andarvi a trovare... Andrò a Roma la prossima settimana. (cfm,III, 720)
Vorrei poter continuare a fare ciò che faceva una volta: venirvi a trovare ogni settimana; ma è
volontà di Dio anche quella... spero che qualcuno si ricorderà ancora di qualcosa. Adesso c’è chi
fa al mio posto. Allegri, di buon umore, ed io vi ricorderò a Roma e vi porterò il Decreto di
Beatificazione. Il Papa mi aspetta... (cfm,III, 722)

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