BXVI: la zampata dell'orso di
San Corbiniano
San Corbiniano
Decine e decine di vescovi rimossi durante il suo regno. Credo che questo sia il riconoscimento più sobrio e giusto da dare a papa Ratzinger, alla vigilia del suo “nascondimento” al mondo, e all’ingresso a una vita marcata dalla preghiera: che di unghie e di denti ne ha saputo mostrare come forse nessuno dei suoi predecessori, per pulire la Chiesa.
Quando Benedetto XVI fu eletto, nel Conclave del 2005, scelse di mettere nel suo stemma l’orso di San Corbiniano. Narrano che l’orso divorò il mulo del santo, che gli impose di prendere su di sé il fardello del mulo, e di seguirlo.
Benedetto XVI ha preso su di sé il fardello della Chiesa di Giovanni Paolo II (e dei predecessori). “Un orso dal sorriso di velluto, un po’ timido; ma che saprà ricordarsi, se ce n’è bisogno, che gli orsi hanno anche unghie e denti”, scrivevo. E credo che questo sia il riconoscimento più sobrio e giusto da dare a papa Ratzinger, alla vigilia del suo “nascondimento” al mondo, e all’ingresso a una vita marcata dalla preghiera: che di unghie e di denti ne ha saputo mostrare come forse nessuno dei suoi predecessori, per pulire la Chiesa.
L’ultimo episodio è di qualche giorno fa: ha convinto un arcivescovo e cardinale a ritirarsi dal suo ruolo, e a non venire in Conclave, per ragioni di morale. Secondo il mio conto, il caso di Keith O’Brien sarebbe quasi l’ottantesimo del genere durante il regno di Benedetto.
Ma la cifra potrebbe essere più alta, nell’opinione del nunzio in Kyrgisistan e Tajikistan, mons, Miguel Maury Buendia. “Ha compiuto una pulizia dell’episcopato – ha dichiarato a EWTN News -. Ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perché la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro. I nunzi del posto andavano dal vescovo e gli dicevano: ‘Il Santo Padre le chiede per il bene della Chiesa di dare le dimissioni. Quasi tutti i vescovi, quando il nunzio arrivava, riconoscevano il disastro e accettavano di rinunciare. Ci sono stati due o tre casi in cui hanno detto no, e così il Papa semplicemente li ha rimossi. E questo è un messaggio anche ai vescovi: fate lo stesso nella vostra diocesi”.
E qualche zampata – forse troppo poche, secondo qualcuno – è arrivata anche in Curia, come testimonia il caso Viganò, attuale nunzio negli Stati Uniti, che Benedetto XVI non ha voluto fare cardinale. Non a caso Benedetto XVI ha speso quasi ogni giorno ore e ore studiando le “ponenze”, cioè i dossier che da tutto il mondo giungono per la creazione dei nuovi vescovi, per essere sicuro di mettere la persona giusta a capo delle diocesi. E spesso ne ha rimandate indietro, chiedendo altri candidati. Insomma, ha fatto tutto quello che poteva per lasciare al successore una Chiesa più forte e più pulita di quella che aveva ricevuto. Un’opera che è la prima eredità di chi raccoglierà il suo fardello da Papa.
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