lunedì 19 gennaio 2015

Santa Gertrude di Helfta: Araldo dell’amore divino

Santa Gertrude di Helfta: Araldo dell’amore divino


"La sua vita rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita autentica, è l'amicizia con Gesù, il Signore".


Silenzio, preghiera, studio, pratica esimia della liturgia... Ecco alcune delle principali caratteristiche dello stato monastico, abbracciato da numerose anime eccellenti nel corso dei tempi. Una vita di completa rinuncia delle glorie mondane che, paradossalmente, ha reso i monasteri un efficacissimo pilastro della cultura e della fede, in tante epoche della Storia. Essi sono stati sempre – afferma un noto storico – "focolai di luce, di calore religioso, di vita liturgica, e non solo hanno mantenuto accesa la fede e il fervore religioso nei popoli cristiani, ma hanno anche evangelizzato e civilizzato nazioni intere, conquistate alla Chiesa di Roma".1

   Francisco Lecaros
Santa Gertrude di Helfta.jpg
Santa Gertrude di Helfta Museo d’Arte
Religiosa di Puebla (Messico)
Nel XIII secolo, la vita sociale e religiosa dell'Europa era illuminata dall'Ordine di Cister, le cui abbazie irradiavano l"ora et labora" benedettino, rinnovato dalla santità, forza di personalità ed eloquenza travolgente di San Bernardo.
A Helfta, nel centro della Germania attuale, fioriva uno di questi monasteri benedettini del ramo femminile, il quale, avendo adottato usi e costumi cistercensi, diventò il palco di grandi manifestazioni mistiche. In quell'epoca vi risplendettero i primi albori della devozione al Sacro Cuore di Gesù e convissero tre grandi Sante che hanno segnato la storia del monachesimo: Santa Matilde di Magdeburgo, Santa Matilde di Hackeborn e Santa Gertrude Magna, "una delle mistiche più famose, unica donna tedesca ad aver ricevuto l'appellativo di 'Grande', per la statura culturale e evangelica".2

Anima eletta posta in un frutteto profumato

Non si conosce quasi niente della prima infanzia di Santa Gertrude, neanche chi siano stati i suoi genitori o dove sia nata. Si suppone sia stato a Eisleben, nell'Alta Sassonia. Ciò che si sa di sicuro è che venne alla luce durante la festa dell'Epifania, il 6 gennaio del 1256, e che, fin da piccola, entrò nel Monastero di Santa Maria di Helfta, dove fu accolta nella scuola di clausura e ricevette un'elevata formazione intellettuale e religiosa.
La piccola Gertrude è così descritta nel panegirico che inizia la compilazione dei suoi scritti: "Anima eletta che fu collocata [da Dio], per pura grazia, come un giglio risplendente nel giardino della sua Chiesa, in un frutteto profumato, cioè, tra le anime sante, poiché a cinque anni la tolse dai lavori del mondo e la nascose nel talamo della vita religiosa, e aumentò a tal punto la sua purezza con ogni genere di fiori, che apparve graziosa agli occhi di tutti e inclinò su di lei l'attrazione di molti".3
Più tardi, Cristo stesso rivelò il motivo per cui l'aveva scelta così piccola, senza genitori o parenti: "Io l'ho scelta per abitare in lei, perché Mi diletto del fatto che tutto quanto si ama in lei è opera mia, di modo che chi non riesce a intendere i doni interiori – cioè spirituali – che possiede, per lo meno ama i miei doni esteriori che risplendono in lei, come la sua intelligenza, la sua eloquenza e altri che provengono da Me, perciò l'ho allontanata da tutti i suoi parenti perché nessuno l'amasse per via dei legami di parentela, ma che Io sia la causa dell'amore che i suoi amici le professano".4

Cuore innocentissimo, intelligenza brillante

Di fatto, era stata favorita da Dio con un'intelligenza brillante e con molti doni naturali, e nella sua gioventù dimostrava un vero entusiasmo per gli studi, acquisendo una solida cultura universale. Studiò latino, filosofia e teologia e si dilettava con la lettura di autori classici, come Virgilio, Cicerone e Aristotele.
Anche la musica la incantava. Si distingueva per la bella voce e ricevette l'incarico di seconda cantora negli atti comunitari del monastero. La Liturgia delle Ore canoniche e il cerimoniale l'attraevano notevolmente, e molto contribuirono alla sua continua crescita spirituale. "Nella sacra liturgia il suo spirito trovava sostegno per alte contemplazioni mistiche, e nell'incorrere in qualche versetto, antifona, responsorio, canto o azione rituale, si elevava e si univa a Dio con un amore ardente".5
Gertrude era affabile, simpatica, comunicativa e possedeva un temperamento molto vivo. La sua purezza riluceva nel modo di essere e non osò mai fissare il volto di un uomo, mantenendo intatta non solo la verginità del corpo, ma soprattutto quella del cuore, conservandosi innocentissima. Esimia nel compimento della regola, era docile, obbediente e disponibile in tutte le funzioni della vita comunitaria, edificando chi con lei si rapportasse.

Inizia la convivenza con il Divino Sposo

Tuttavia, come suole capitare alle anime elette, si considerava solo una monaca corretta, che compiva i suoi doveri con freddezza, presa invece da un eccessivo interesse per la cultura e per gli studi. Nell'Avvento del 1280, quando stava per compiere 26 anni, sentiva che le pesava il fardello dell'osservanza regolare, cosa che la sprofondò in uno stato di grande malinconia e tenebre interiori. Si credeva orgogliosa e diceva di vivere in una torre di vanità e curiosità, "nella quale era cresciuta la mia superbia, che – oh, che dolore! – portava il nome e l'abito della Religione". 6

Il 27 gennaio 1281 – data indimenticabile nella sua vita – avviene la prima visita mistica di Gesù, che chiama "conversione", e inaugura una serie ininterrotta di rapporti col suo Divino Sposo. Dopo la Compieta, essendo nel dormitorio – racconta Gertrude –, "ho visto un giovane amabile e delicato sui 16 anni, il cui aspetto esteriore non lasciava nulla da desiderare ai miei occhi. Con un viso attraente e una voce piacevole, disse: 'Presto arriverà la salvezza. Perché ti consumi nella tristezza? Per caso non hai qualcuno che ti consigli, per abbattere così il dolore?'".7
Sebbene sapesse che fisicamente si trovava nel dormitorio, le sembrava, tuttavia, di trovarsi nel coro, nel luogo esatto dove faceva le sue preghiere. Allora il giovane le disse: "Non avere paura, Io ti salverò e ti libererò". E stringendole la mano destra nella sua destra tenera e soave, aggiunse per ratificare le sue promesse: "Lambiranno la polvere i suoi nemici (Sal 72, 9) e il miele tra la spine. Infine, giratevi a Me e Io vi disseterò al torrente delle mie divine delizie (Sal 36, 9)".8

Vide, allora, una valle che la separava da Lui, di una larghezza tale che non era possibile discernere il suo principio né la sua fine, e la cui parte superiore era coperta di spine. Ardeva dal desiderio di essere a fianco di Colui che tanto l'attirava e non trovava la maniera per farlo. Fu allora trascinata vicino a Lui e poté, alla fine, contemplare i gioielli delle sacre piaghe che brillavano in quelle mani, riconoscendo l'identità del suo Creatore e Redentore. RendendoGli le sue più umili e appassionate grazie, rimase per sempre conquistata da Lui: "pacificata da una gioia spirituale interamente nuova, mi disposi a seguire il delicato odore del tuo profumo e a capire quanto dolce fosse il tuo giogo e lieve il tuo carico (Mt 11, 30), cosa che prima mi sembrava insopportabile".9
Thomas Guffler (CC-3)
Santa Maria de Helfta.jpg
Veduta attuale del monastero di Santa Maria de Helfta, la cui vita
comunitaria è stata ripristinata nel 1999
Gertrude rinunciò alla letteratura e alla retorica per consegnarsi senza riserve all'amore di Dio. La sua "conversione" fu anche intellettuale, poiché a partire da questa esperienza mistica sostituì gli studi profani con i sacri, dedicandosi a fondo alla teologia scolastica e mistica, alla Sacra Scrittura e ai grandi Padri e Dottori della Chiesa, in particolare a Sant'Agostino, San Gregorio Magno e San Bernardo.

Spiritualità dell'unione e dell'abbandono

L'intima unione con Dio e l'abbandono alla sua sacratissima volontà caratterizzavano la spiritualità di Santa Gertrude. Un giorno d'inverno, trovò una breve preghiera che chiedeva a Nostro Signore di respirare in Lui, come aria amena, e di desiderarLo come la vera felicità. Inoltre, chiedeva che le sue santissime ferite gli fossero impresse nel cuore, "perché si ecciti il dolore della tua compassione e si accenda in me l'ardore del tuo amore. Concedimi anche che ogni creatura non sia nulla per me e solo Tu sia dilettevole per il mio cuore".10

Questa preghiera le piaceva così tanto ed esplicitava così bene il desiderio che nutriva nell'anima, che la ripeteva innumerevoli volte, con fervore crescente. Passati alcuni giorni, dopo i Vespri – racconta lei stessa –, "ripassando con devozione nella mia memoria queste cose, ho sentito che, nel più profondo della mia indegnità, ricevevo tutto quello che la preghiera aveva chiesto, cioè, che nell'intimo del mio cuore e, per così dire nei luoghi determinati, si imprimevano le stigmate, degne di rispetto e di adorazione, delle tue sante piaghe, piaghe attraverso le quali Tu hai sanato la mia anima e l'hai inebriata con il nettare del tuo amore".11

In un'altra occasione, lei manifestò a Gesù le fiamme che consumavano la sua anima: "Quello che desidero, più di ogni altra gioia è che si compia, in me e in tutte le creature, la tua dolcissima e lodevolissima volontà. E perché questo si realizzi, sarei disposta a esporre ognuna delle mie membra a qualsiasi sofferenza". Al che le rispose il Signore: "Visto che con una pietà così viva ti sei dedicata a promuovere la mia volontà, ecco che, secondo la mia abituale benevolenza, ricompenso i tuoi sforzi, concedendoti di apparire così gradita ai miei occhi come se mai avessi pur minimamente omesso la mia volontà".12

Nonostante la mancanza di salute che la obbligava a rimanere a letto con frequenza, non erano pochi quelli che venivano a chiederle consiglio, per via della sua grande fama di santità. Per tutti "aveva una parola dolce e penetrante, la sua eloquenza era così abile e il suo discorso così persuasivo, efficace e seducente, che la maggior parte di quelli che l'ascoltavano davano testimonianza evidente dello spirito di Dio che parlava in lei. [...] Ad alcuni ispirava con le sue parole il pentimento di cuore che doveva salvarli, altri li illuminava riguardo alla conoscenza di Dio o le loro stesse debolezze, ad alcuni concedeva il sollievo della gioiosa consolazione, e infiammava i cuori di altri con il fuoco ardente dell'amore divino".13

Primizie della devozione al Sacro Cuore di Gesù

Precorritrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù – consacrata da Santa Margherita Maria Alacoque solo nel XVII secolo – con alcune centinaia di anni d'anticipo, Santa Gertrude penetrò nell'amore intimo del suo Sposo, non con la vocazione di vittima espiatoria per i peccati del mondo, ma posando il capo sul suo petto e assaporando le sue divine e misericordiose pulsazioni, come San Giovanni Evangelista. Per questo si può affermare che lei è la teologa del Sacro Cuore, fornace ardente di carità, la cui piaga rappresenta per lei una porta scintillante di diletti, dove trova rifugio e si purifica.
Un giorno, durante la Santa Messa, al momento dell'elevazione, offrendo al Padre la Sacra Forma, in riparazione delle sue imperfezioni e negligenze, seppe che la sua anima era stata accettata dalla divina Maestà allo stesso modo in cui accoglieva il sacrificio dell'Agnello senza macchia sull'altare, in quell'istante. Mentre rendeva gioiose grazie per un tale meraviglioso favore, "il Signore le fece capire che ogni volta che qualcuno assiste con devozione alla Messa, unendosi a Dio che in questo Sacramento offre Se stesso per la salvezza del mondo, Dio Padre lo contempla con lo stesso compiacimento con cui guarda l'Ostia Sacrosanta che Gli è offerta".14

 Gustavo Kralj  
Santa Gertrude di Helfta3.jpg
Santa Gertrude di Helfta Museo
degli Scalzi, Lima
Conoscitrice dell'intima unione tra Madre e Figlio, Gertrude sapeva per esperienza mistica che la devozione a Maria è necessaria per l'intimità con il Cuore di Gesù, poiché Lei è il tabernacolo gradevolissimo della Sapienza Eterna e Incarnata. Per questo Le chiedeva "un cuore adorno di così tante virtù, che anche a Dio piacesse abitarci",15 con gaudio simile a quello che sentiva abitando in Lei.

Gli Esercizi spirituali – un'altra delle opere da lei composte che ci sono giunte – presentano mirabili parafrasi di testi liturgici, dotate di precisione teologica e affascinante poesia. Tuttavia, è nell'Araldo dell'amore divino che lei registra l'infinita misericordia del Sacro Cuore di Gesù.
Di fronte a una certa riluttanza da parte della nostra Santa nell'annotare quello che le era rivelato, il Divino Salvatore insiste: "Se tu sai che la mia volontà, a cui nessuno può resistere, è che tu scriva questo libro, perché ti preoccupi? Io stesso sovrasto colei che scrive che lo faccia, l'aiuterò fedelmente e manterrò indenne ciò che è mio. [...] Questo libro si chiamerà Legatus divinæ pietatis, perché in esso si assaporerà in un certo modo la sovrabbondanza della mia divina pietà. [...] Concedo in virtù della mia divinità che chi lo legga con fede sincera, umile devozione e pietosa gratitudine, per la mia gloria, e cerchi in esso la propria edificazione, abbia il perdono dei suoi peccati veniali e ottenga la grazia, consolazione spirituale e disposizione per grazie più elevate".16

Una scuola di vita cristiana

Morta il 17 novembre del 1302, Santa Gertrude figura oggi come stella di prima grandezza tra i mistici cattolici. I suoi scritti, che rivelano una vita d'insigne santità ed eminente dottrina, ben possono figurare accanto a quelli di Santa Teresa d'Avila, Santa Caterina da Siena, Santa Teresina del Bambino Gesù o Santa Ildegarda di Bingen, le grandi Dottori della Chiesa.
"L'esistenza di Gertrude rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita autentica, è l'amicizia con Gesù, il Signore. E quest'amicizia si impara nell'amore per la Sacra Scrittura, nell'amore per la liturgia, nella fede profonda, nell'amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita".17

Richiesta di dichiarazione come Dottore della Chiesa
Dal 2012, gli ordini Cistercense, Trappista e le congregazioni che fanno parte della famiglia benedettina stanno promuovendo la postulazione della dichiarazione di Santa Gertrude come Dottore della Chiesa, richiesta alla quale si sono unite personalità come l'Arcivescovo di Milano, il Cardinale Angelo Scola, l'Arcivescovo di Firenze, il Cardinale Giuseppe Betori, l'Arcivescovo di Rio de Janeiro, il Cardinale Orani João Tempesta, OCist, e numerosi Vescovi, teologi e specialisti. Più informazioni riguardo questa causa, così come le linee guida per realizzare una lettera postulatoria di appoggio all'iniziativa, si possono trovare nel sito della Conferenza delle Comunità Monastiche del Cono Sud, http://www.surco.org/santagertrudis, o scrivendo alla postulatrice Suor Augusta Tescari, OCist, Monastero Trappiste. Via Della Stazione, 23. 01030. Vitorchiano (Viterbo) Italia. E-mail: statescari31@gmail.com.

1 GARCÍA-VILLOSLADA, SJ, Ricardo. Historia de la Iglesia Católica. Edad Media: la Cristiandad en el mundo europeo y feudal. 6.ed. Madrid: BAC, 1999, vol.II, p.636-637.
2 Benedetto XVI, Udienza Generale, del 6/10/2010.
3 Araldo. I, 1, 1. Gran parte degli scritti di Santa Gertrude che oggi si conservano proviene dalla compilazione, divisa in cinque libri, fatta da una religiosa anonima, sua contemporanea e amica. Il secondo e più importante fra questi, intitolato Legatus divinæ pietatis ou Araldo dell'amore divino, redatto personalmente dalla Santa, ha finito per dare il nome all'insieme dell'opera. Gli scritti gertrudiani saranno riportati in questo articolo nella loro forma classica, tradotti dalla seguente edizione: SANTA GERTRUDES DE HELFTA. Mensaje de la misericordia divina. (El Heraldo del amor divino). Madrid: BAC, 1999.
4 Araldo. I, 16, 5.
5 GARCÍA-VILLOSLADA, op. cit., p.651.
6 Araldo. II, 1, 1.
7 Idem, 2.
8 Idem, ibidem.
9 Idem, ibidem.
10 Idem, 4, 1.
11 Idem, 3.
12 Idem, III, 11, 2.
13 Idem, I, 1, 3.
14 Idem, III, 18, 8.
15 Idem, 19, 1.
16 Idem, Prologo.
17 BENEDETTO XVI, op. cit.
(Rivista Araldi del Vangelo, Novembre/2014, n. 139, p. 30 - 33)
Autore : Juliane Vasconcelos Almeida Campos, EP

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