domenica 14 luglio 2013

Voi siete una luce.




...Ugualmente ho detto che voi siete una luce. Chi accende un lume a sera in una casa dove lo mette? Nel buco sotto il forno? Nella caverna che fa da cantina? O chiuso dentro un cassapanco? O anche semplicemente e solamente lo si opprime col moggio? No. Perché allora sarebbe inutile accenderlo. Ma si pone il lume 
sull'alto di una mensola, o lo si appende al suo portalume perché essendo alto rischiari tutta la stanza e 
illumini tutti gli abitanti in essa. 

Ma appunto perché ciò che è posto in alto ha incarico di ricordare Iddio e di 
fare luce, deve essere all'altezza del suo compito. Voi dovete ricordare il Dio vero. 

Fate allora di non avere in 
voi il paganesimo settemplice. Altrimenti diverreste alti luoghi profani con boschetti sacri a questo o quel dio 
e trascinereste nel vostro paganesimo coloro che vi guardano come templi di Dio. 
Voi dovete portare la luce di Dio. 

Un lucignolo sporco, un lucignolo non nutrito di olio, fuma e non fa luce, puzza e non illumina. 

Una 
lampada nascosta dietro un quarzo sudicio non crea la leggiadria splendida, non crea il fulgido giuoco della 
luce sul lucido minerale. Ma langue dietro il velo di nero fumo che fa opaco il diamantifero riparo. 

La luce di Dio splende là dove è solerte la volontà a pulire giornalmente dalle scorie che lo stesso lavoro, coi suoi contatti, e reazioni, e delusioni, produce. La luce di Dio splende là dove il lucignolo è immerso in 
abbondante liquido di orazione e di carità. 
La luce di Dio si moltiplica in infiniti splendori, quante sono le perfezioni di Dio delle quali ognuna suscita nel santo una virtù esercitata eroicamente, se il servo di Dio tiene 
netto il quarzo inattaccabile della sua anima dal nero fumo di ogni fumigante mala passione. Inattaccabile quarzo. Inattaccabile! (Gesù tuona in questa chiusa e la voce rimbomba nell'anfiteatro naturale). 
Solo Dio ha il diritto e il potere di rigare quel cristallo, di scriverci sopra col diamante del suo volere il suo santissimo Nome. 
Allora quel Nome diviene ornamento che segna un più vivo sfaccettare di soprannaturali 
bellezze sul quarzo purissimo. 

Ma se lo stolto servo del Signore, perdendo il controllo di sé e la vista della 
sua missione, tutta e unicamente soprannaturale, si lascia incidere falsi ornamenti, sgraffi e non incisioni, 
misteriose e sataniche cifre fatte dall'artiglio di fuoco di Satana, allora no, che la lampada mirabile non 
splende più bella e sempre integra, ma si crepa e rovina, soffocando sotto i detriti del cristallo scheggiato la 
fiamma, o se non si crepa fa un groviglio di segni di inequivocabile natura nei quali si deposita la fuligine e si insinua e corrompe. 

Guai, tre volte guai ai pastori che perdono la carità, che si rifiutano di ascendere 
giorno per giorno per portare in alto il gregge che attende la loro ascesi per ascendere. 

Io li percuoterò abbattendoli dal loro posto e spegnendo del tutto il loro fumo. 
Guai, tre volte guai ai maestri 
che ripudiano la Sapienza per saturarsi di scienza sovente contraria, sempre superba, talora satanica, perché li 
fa uomini mentre - udite e ritenete - mentre se ogni uomo ha destino di divenire simile a Dio, con la 
santificazione che fa dell'uomo un figlio di Dio, il maestro, il sacerdote ne dovrebbe avere già l'aspetto dalla 
terra, e questo solo, di figlio di Dio. 
Di creatura tutt'anima e perfezione dovrebbe avere aspetto. Dovrebbe avere, 
per aspirare a Dio i suoi discepoli. 

Anatema ai maestri di soprannaturale dottrina che divengono idoli di umano sapere. 
Guai, sette volte guai ai morti allo spirito fra i miei sacerdoti, a quelli che col loro insapore, 
col loro tepore di carne mal viva, col loro sonno pieno di allucinate apparizioni di tutto ciò che è fuorché Dio uno e trino, 
pieno di calcoli di tutto ciò che è fuorché soprumano desiderio di aumentare le ricchezze dei cuori e di Dio, vivono umani, meschini, torpidi, trascinando nelle loro acque morte quelli che li seguono credendoli "vita". 
Maledizione di Dio sui corruttori del mio piccolo, amato gregge. Non a coloro che 
periscono per ignavia vostra, o inadempienti servi del Signore, ma a voi, di ogni ora e di ogni tempo, e per 63 ogni contingenza e per ogni conseguenza, Io chiederò ragione e vorrò punizione. 
Ricordatevi queste parole. 

Ed ora andate. Io salgo sulla cima. Voi dormite pure. Domani, per il gregge, il Pastore aprirà i pascoli della 
Verità ».

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