Le parabole di Gesù
(030)
Parabola del fattore infedele (381.4 - 381.5)
C'era dunque un ricco il quale aveva un fattore. Alcuni nemici di questo perchè invidiosi del buon posto che aveva, oppure molti amici del ricco e perciò premurosi del suo benessere, accusarono il fattore al suo padrone. "Egli dissipa i tuoi beni. Se ne appropria. Oppure trascura di farli fruttare. Sta' attento! Difenditi!"
Il ricco, udite le ripetute accuse, comandò al fattore di comparirgli davanti. E gli disse: "Di te mi è stato detto questo e quello. Come mai hai agito in tal modo? Dammi rendiconto della tua amministrazione perchè non ti permetto più di tenerla. Non poso fidarmi di te e non posso dare un esempio di ingiustizia e di supinità che indurrebbe i conservi ad agire come tu hai agito. Va' e torna domani con tutte le scritture, che io le esamini per rendermi conto della posizione dei miei beni prima di darli ad un nuovo fattore."
E licenziò il fattore che se ne andò pensieroso dicendo fra sè: "E ora? Come farò ora che il padrone mi leva la fattoria? Economie non ne ho perchè, persuaso come ero di farla franca, tanto usurpavo tanto godevo. Mettermi come contadino, e sottoposto, non mi va perchè sono disusato al lavoro e appesantito dai bagordi. Chiedere l'elemosina mi va meno ancora. Troppo avvilimento! E che faro?"
Pensa e pensa trovò modo di uscire dalla penosa situazione. Disse: "Ho trovato! Con lo stesso mezzo come mi sono assicurato un bel vivere fino ad ora, d'ora in poi mi assicurerò amici che mi ospiteranno per riconoscenza quando non avrò più la fattoria. Chi benefica ha sempre amici. Andiamo dunque a beneficare per essere benificato e andiamoci subito, prima che la notizia si sparga e sia troppo tardi."
E andato dai diversi debitori del suo padrone disse al primo: "Quanto devi tu al mio padrone per la somma che ti prestò alla primavera di tre anni fa?"
E l'interrogato rispose: "Cento barili d'olio per la somma e gli interessi":
"Oh! poverino! Tu, così carico di prole, tu afflitto da malattie nei figli, dover dare tanto?! Ma non ti dette per un valore di trenta barili!"
"Sì. Ma avevo bisogno subito e lui mi disse: <Te lo dò. Ma a patto che tu mi dia quanto la somma ti frutta in tre anni>. Mi ha fruttato per un valore di cento barili. E li devo dare."
"Ma è usura! No. No. Lui è ricco, e tu sei appena fuori della fame. Lui è con poca famiglia, e tu con tanta. Scrivi che ti ha fruttato per cinquanta barili e non ci pensare più. Io giurerò che ciò è vero. E tu avrai benessere".
"Ma non mi tradirai? Se lo viene a sapere?"
"Ti pare? Io sono il fattore, e ciò che giuro è sacro. Fa' come ti dico e sii felice."
L'uomo scrisse, consegnò, e disse: "Te benedetto! Mio amico e salvatore! Come compensarti?"
"Ma in nessun modo! Vuol dire che se per te avessi a soffrire ed essere cacciato tu mi accoglierai per riconoscenza."
"Ma certo! Certo! Contaci pure."
Il fattore andò da un altro debitore, tenendo su per giù lo stesso discorso. Costui doveva rendere cento staia di grano perchè per tre anni la secca aveva distrutto le sue biade, e aveva dovuto chiederne al ricco per sfamare la famiglia.
"Ma non ci pensare a raddoppiare ciò che ti ha dato! Negare il grano! Esigerne il doppio da uno che ha fame e figli, mentre il suo tarla nei granai perchè ce ne è in esuberanza! Scrivi ottanta staia".
Ma se si ricorda che me ne ha date venti, e venti e poi dieci?"
"Ma che vuoi che si ricordi? Io te li ho dati e io non voglio ricordare. Fa', fa' così e mettiti a posto. Giustizia ci vuole fra i poveri e ricchi! Io già, se ero io il padrone, volevo solo le cinquanta staia, e forse condonavo anche quelle."
"Tu sei buono. Fossero tutti come te! Ricordati che la mia casa ti è amica."
Il fattore andò da altri, tenendo lo stesso metodo, professandosi pronto a soffrire per rimettere le cose a posto con giustizia. E offerte di aiuti e benedizioni piovvero su di lui. Rassicurato sul domani, andò tranquillo dal padrone, il quale, a sua volta, aveva pedinato il fattore e scoperto il suo gioco. Pure lo lodò dicendo: "La tua azione non è buona, e per essa non ti lodo. Ma lodarti devo per la tua accortezza. In verità, in verità i figli del secolo sono più avveduti dei figli della Luce."
AMDG et B.V.M.
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