Riportiamo in seguito un brano di una omelia del santo monaco Anastasio Sinaita (+ 700). Il testo contiene interessanti osservazioni sugli usi liturgici e sulle abitudini (non proprio esemplari) dei fedeli. Siamo alla fine del secolo VII.

“… Nella chiesa di Dio non siamo disposti a stare alla presenza di Dio neppure un’ora sola, nella preghiera e nella lettura, ma abbiamo fretta di uscire dalla chiesa di Dio come se sfuggissimo da un fuoco! Se, al momento del divino evangelo, viene letta una pericope un po’ più lunga, ne siamo indignati e cominciamo a girarci attorno; se il sacerdote che recita le preghiere, le prolunga un po’, ce ne crucciamo e allentiamo la tensione; e se colui che offre il sacrificio incruento si attarda un po’ di più, ne siamo infastiditi e irritati, sbadigliamo e siamo impazienti di allontanarci quanto prima dal luogo della preghiera, come da un tribunale, mentre il diavolo ci spinge a raggiungere le vane occupazioni e le dissolutezze. Grande è la nostra miseria, miei cari!

Eppure in ogni preghiera e supplica la nostra mente dovrebbe essere fervente e ben concentrata, ma soprattutto nella divina celebrazione dei misteri immacolati, poiché in tale sinassi siamo tenuti a metterci alla presenza del Signore con timore e tremore (Fil 2,12). Ma neppure questa celebrazione noi l’offriamo alla sua presenza con una preghiera sincera e un animo contrito e umiliato (Sal 50,19) e anche durante tale sinassi continuiamo ad occuparci delle nostre cause giudiziarie e dell’amministrazione delle nostre numerose e vane faccende!

Alcuni non si preoccupano con quale purezza e pentimento si accostano alla sacra mensa, ma con quali abiti possano mettersi in mostra. Alcuni poi, dopo essere entrati, non si degnano di rimanere fino alla fine, ma tramite altri domandano che cosa si sta celebrando nella sinassi e se è arrivato il momento della comunione, allora balzando dentro di corsa come cani, arraffano il mistico pane e poi se ne vanno.

Altri, da quando arrivano nel tempio di Dio, non se ne stanno tranquilli una sola ora, ma chiacchierano tra loro, applicandosi più alle loro vane ciance che alle preghiere. Altri, abbandonata la celebrazione dei misteri della divina liturgia, si danno ai piaceri della carne. Altri non si preoccupano e non prestano attenzione alla propria coscienza purificandola dalla sozzura dei peccati attraverso la confessione, ma accumulando per sé un carico di peccati ancor più grande osservano le bellezza e le forme delle donne, trasformando la chiesa di Dio, con la loro folle concupiscenza in un bordello. Altri prendono accordi tra loro parlando di affari e proprietà, trasformando quel luogo, nell’ora più tremenda di tutte, in un mercato e in una piazza. Altri durante la sinassi perdono il tempo a sparlare gli uni degli altri, o perfino degli stessi ministri che offrono il sacrificio. Non si distinguono da costoro alcune donne che sono schiave del diavolo e che sostano nella chiesa di Dio non tanto per pregare, quanto per mettersi in mostra e sedurre molti dei più sprovveduti!”