venerdì 12 luglio 2013

La parabola raccontata da Simone Zelote (445.9)


Le parabole di Gesù
(038)
La parabola raccontata da Simone Zelote (445.9)

"Le piante hanno bisogno dell'acqua del cielo, perchè bevono anche con le foglie, eh? Sembra che no, ma è così. Le radici, le radici! Sta bene. Ma anche le fronde ci sono per qualche cosa e hanno i loro diritti..."
"Non ti pare, Maestro, che Bartolomeo proponga il soggetto di una bella parabola?" dice lo Zelote stuzzicando Gesù a parlare.
Ma Gesù, che sta ninnando il fanciullino che ha paura delle saette, non dice la parabola, ma assente dicendo: "E tu come la proporresti?"
"Male certo, Maestro, Io non sono Te..."
"Dilla come la sai. Vi servirà molto il predicare con parabole. Abituatevi. Ti ascolto, Simone...."

"Oh!... Tu Maestro, io.... stolto... Ma ubbidisco. Direi così:
Un uomo aveva una bella pianta di vite. Ma non essendo quell'uomo possessore di una vigna, la sua vite l'aveva messa nel piccolo orto di casa, perchè salisse sul terrazzo a fare ombra e a dare grappoli, e molte cure dava alla sua vite. Ma essa cresceva in mezzo alle case,presso la via, perciò fumo di cucine e forni, e polvere della strada salivano a molestare la vite. E finchè ancora dal cielo scendevano le piogge di Nisam, le foglie della vite si detergevano dalle impurità e godevano del sole e dell'aria senza avere sulla superficie una brutta crosta di sudiciume ad impedirlo. Ma quando venne l'estate e l'acqua non scese più dal cielo, fumo, polvere, escrementi di uccelli si depositarono in spessi strati sulle foglie, mentre il sole troppo rovente le prosciugava. Il padrone della vite dava acqua alle radici sprofondate nel suolo, e perciò la pianta non moriva, ma vegetava stenta, perchè l'acqua dalle radici succhiata non saliva che per l'interno, e le misere fronde non ne godevano. Anzi, dal suolo torrido bagnato con poca acqua, salivano ribollimenti ed esalazioni che sciupavano le foglie macchiandole come per pustole maligne. Ma infine venne una grande pioggia dal cielo e scese sulle fronde, corse lungo i rami, i grappoli, il tronco, spense l'ardore delle muraglie e del suolo, e passata la tempesta il padrone della vite vide la sua pianta pulita, fresca, godere e dare godimento sotto il cielo sereno"

"Va bene. Ma il paragone con l'uomo?..."
"Maestro, questo fallo Tu."
"No. Tu. Siamo tra fratelli, non devi temere di fare brutte figure."
"Se è per le brutte figure non le temo come cose penose. Anzi le amo perchè servono a tenermi umile. E' che non vorrei dire delle cose errate...."
"Io te le correggerò."

" Oh" allora! Ecco. direi: < Così avviene dell'uomo che non vive isolato negli orti di Dio, ma vive in mezzo alla polvere e al fumo delle cose del mondo. Le quali lo ingrommano lentamente, quasi inavvertitamente, ed egli si trova sterilito nello spirito, sotto una crosta di umanità tanto spessa che l'aura di Dio e il sole della Sapienza più non possono giovargli. E inutilmente cerca di sopperire con un poco di acqua, attinta alle pratiche, e data con tanta umanità alla parte inferiore di modo che la parte superiore non ne gode... Guai all'uomo che non si deterge con l'acqua del Cielo che monda dalle impurità, che spegne gli ardori delle passioni, che veramente nutre l'io tutto>. Ho detto."

""Hai detto bene. Io direi anche che, a differenza della pianta, creatura priva di libero arbitrio e confitta nella terra, e perciò non libera di andare in cerca di ciò che le giova e di fuggire ciò che le nuoce, l'uomo può andare a cercare l'acqua del Cielo e sfuggire la polvere, il fumo e l'ardore della carne e del mondo e del demonio. Sarebbe più completo l'insegnamento."


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