domenica 23 giugno 2013

STORIA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE: 8. LA CONVERSIONE COSTA. 9. L'INCONTRO CON IL PAPA. 10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?

DIO CI BENEDICA E LA VERGINE CI PROTEGGA!



8. LA CONVERSIONE COSTA

Con l'afflusso dei fedeli alla grotta iniziarono anche le reazioni contrarie, specialmente da parte del clero. Un mattino, un cartello stampato, inchiodato di notte all'ingresso della grotta stessa, invitava i fedeli a non prestare fede ai fatti prima del giudizio dell'autorità ecclesiastica. Il parroco della vicina parrocchia rurale della «Montagnola» veniva ogni giorno a osservare l'afflusso dei fedeli alla grotta, ne allontanava suore, religiosi e sacerdoti e toglieva zelantemente ogni volta i fiori che vi erano lasciati, affinché non si creassero illusioni riguardo al famoso profumo «misterioso» che molti asserivano di sentire e non si attribuisse a fenomeno soprannaturale quello che avrebbe potuto essere la normale emanazione profumata di un fiore. 

Eppure alcuni testimoni di provata oggettività lo sentirono più di una volta. Dicevano che «il profumo era delizioso, piuttosto difficile a definirsi: tra il garofano e la vaniglia». Altre volte è stato avvertito un odore di rose, o anche una forte fragranza di gigli. Il 20 di agosto, festa di san Bernardo, devoto insigne della Vergine e riformatore dei Trappisti, nonché abate della Trappa delle Tre Fontane nel 1100, l'ondata di profumo fu particolarmente intensa e il 12 settembre, festa del santo Nome di Maria, parecchie centinaia di persone poterono aspirare, a più riprese e per lungo tempo, l'insolito profumo. 


Frattanto i giornali avevano dato più volte notizia di guarigioni miracolose, avvenute con riferimento alla grotta o a qualcosa di essa, come terra o schegge di roccia. Tali notizie avevano impressionato molto la popolazione, che sempre più numerosa accorreva alle Tre Fontane, al punto che l'Azienda Tranviaria di Roma fu costretta ad aumentare il numero delle corse in direzione del luogo delle apparizioni. 

Bruno continuava il suo lavoro di tranviere, collaborava in parrocchia e ora a tutti proclamava la grande misericordia di Dio e la tenerezza materna di Maria. Quella «Chiesa» che egli aveva tanto combattuta ora era per lui rifugio sicuro di salvezza ed egli si era messo tutto a sua disposizione. Aveva subito messo in pratica le parole della Bella Signora: «Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra». Ora anche lui faceva parte di quella corte celeste, anche se l'appartenervi gli costava moltissimo. 

Non si cambia tutta una vita in un solo momento, quasi per magia. E nella conversione, anche se essa è principalmente opera di Dio, non può mancare la libera e sofferta adesione dell'uomo. Adesione illuminata e confortata sempre dal confessore, come riconoscerà Bruno stesso: «La Vergine non mi mandò dal dirigente del mio partito, né dal capo della setta protestante, ma dal ministro di Dio, perché egli è il primo anello della catena che lega la terra al Cielo». Non sarà certamente la visione celestiale a rendergli facile il cammino. Anzi, a volte, proprio questa può acuire ancora di più la lotta e scavare sempre di più il contrasto tra «l'uomo vecchio» e «l'uomo nuovo» che sta nascendo. 








Viene consolato da un sogno rivelatore. In una delle sue notti insonni, quando riesce finalmente ad assopirsi, Bruno si trova su un sentiero aspro, ripido, che si restringe sempre di più, man mano che si avvicina alla vetta illuminata da una luce misteriosa. Ogni passo gli costa uno sforzo immane. Il sole batte in modo implacabile. Madido di sudore, teme di non farcela. "Questa strada", pensa nel sonno, "è veramente impossibile". Durante questa ascesa si fanno udire voci suadenti e compassionevoli che lo invitano a fermarsi, a rinunciare, a tornare indietro e a prendere un'altra strada vicina, più agevole e spaziosa
Le parole di Gesù riguardo alle due strade in quel sogno si fanno viva realtà. Ma con determinazione e costanza Bruno, sempre nel sogno, continua nel cammino intrapreso fino a giungere alla vetta e allora viene pervaso da una grande gioia. 

E qui il sogno svanisce. Il suo rapporto poi con la Madonna, verso la quale prima nutriva fastidio e acredine, dopo averla vista a faccia a faccia era cambiato immediatamente e totalmente. Lo prova il blocco per gli appunti che aveva in mano quel pomeriggio vicino alla grotta: la prima pagina contiene citazioni prese dalla Scrittura, interpretate in senso contrario ai privilegi della Madonna, da Bruno indicata col semplice nome di Maria. Questa pagina è bruscamente interrotta. Quella immediatamente seguente, anch'essa scritta a matita, è riempita di brevi frasi o parole isolate scritte subito dopo la visione, e il semplice nome di Maria della prima pagina è sostituito da «la Vergine», «la Madonna», «la Madre di Dio», proprio i termini che prima non voleva sentire. Il contrasto stridente tra le due pagine è impressionante, segno evidente di un cambiamento di atteggiamento verso la «Madre di Dio», espressione questa che poco tempo prima lo avrebbe mandato in bestia solo all'udirla. 


Da aprile al 6 di giugno, secondo le confidenze di Bruno a un giornalista, la Madonna gli era apparsa altre volte, ma non gli aveva parlato: gli aveva soltanto sorriso. Il solito sorriso di Maria quando vuole esprimere la propria gioia e la propria soddisfazione per il figlio che si sta comportando bene, un figlio di cui lei ora va fiera... E gli sorride per infondergli coraggio e sicurezza di fronte alle immancabili difficoltà, incomprensioni e scoraggiamenti. Con quel sorriso impresso nel ricordo e nel cuore si può continuare ad andare avanti. E proprio in quella data, Bruno si domanda: "Chi sa se la Madonna vorrà lì una cappella o una chiesa? Aspettiamo. Lei ci penserà. A me ha detto: Sii prudente con tutti!"
Effettivamente le cose di Dio, specialmente quelle di questo tipo, vanno gestite sempre non solo con molta saggezza ma anche con molta prudenza, con tutti, uomini di Chiesa compresi. E la Madonna lo sa benissimo. Per questo mette in guardia il veggente, sempre in pericolo di lasciarsi trasportare dall'entusiasmo e rovinare tutto. 

Ma il cammino di conversione è fatto anche di ricordi del passato che diventano purificatori. E questi ricordi si affacciano al veggente non solo nella sua memoria ma anche, e forse soprattutto, nelle persone a cui ha fatto del male. E sono questi i ricordi più vivi e dal dolore più cocente che la Madonna non gli risparmia. Perché la purificazione è necessaria e diventa più intensa quanto più si è messi davanti alle sofferenze vive procurate al nostro prossimo, che di esse sta portando ancora le conseguenze. Perché il male fatto non si elimina nelle sue conseguenze con il solo pentimento...: le conseguenze rimangono. Non si può compiere il male con leggerezza, perché, messi in moto certi meccanismi, questi non sempre si fermano con la nostra conversione... 


E la Madonna vuole che i suoi figli si rendano conto di questa terribile realtà. Lo prova questo fatto della vita di Bruno, di cui si è venuti a conoscenza. Un giorno, dopo la sua conversione, viene invitato da una signorina del gruppo «Pro Sanctitate» a visitare un sacerdote infermo. Egli accetta immediatamente, anche perché l'odio che prima nutriva verso i sacerdoti ora gli si è mutato in venerazione e amore. Entrato nella stanza, si trova davanti proprio una delle sue vittime. Infatti un giorno, durante il servizio, avendo scorto un religioso che stava scendendo dal tram, preso da un impeto di odio, gli aveva chiuso con forza la porta, facendolo cadere malamente. In quella caduta il sacerdote si era fratturato un femore e aveva dovuto essere portato d'urgenza all'ospedale. Ora se lo ritrova davanti, ridotto in quello stato a causa del suo gesto. «Reverendo», gli dice, «ricorda ciò che le avvenne quel giorno scendendo dal tram? Sono stato io a chiuderle violentemente la porta in faccia prima del tempo, con lo scopo di farla cadere e procurarle qualche malanno... Allora ero nemico dei preti, ora invece non più... Le chiedo vivamente perdono». E gli fa da inserviente nella messa che l'infermo celebra nella propria stanzetta.








Venerabile Pio XII, Papa



9. L'INCONTRO CON IL PAPA
Ma c'è un altro incontro e un altro ricordo, più bello questa volta. Ed è quello con padre Bonaventura Mariani, quello che era dovuto andare a quel famoso dibattito con gli «Avventisti del settimo giorno», organizzato dalla signora Mancini, come abbiamo raccontato all'inizio. Due mesi circa dopo l'apparizione a Bruno, padre Bonaventura, mentre sta passando nelle vicinanze del carcere Mamertino, viene improvvisamente fermato da uno che gli dice con risolutezza: «Lei, Padre, mi deve riconoscere!». Il religioso, sorpreso, non riesce a collegare. Allora Bruno gli rinfresca la memoria: «Sì, Padre, io sono quel tranviere che ebbe quel dibattito con lei nell'appartamento della signora Mancini in via Merulana. Ricorda, Padre? Ho visto la Madonna, quanto sono felice! Ricorda? Quelle donne mi dissero: "La Madonna ti salverà! Il rosario ti salverà!". Ebbene, io voglio ritornare nell'appartamento della signora Mancini e voglio confessare pubblicamente che veramente la Madonna mi ha salvato». E così stabilirono un appuntamento. 


Ecco come descrive quell'incontro padre Bonaventura: «Il giorno fissato andammo nell'appartamento della signora Mancini, dove si erano adunate le donne e altre persone. Il Cornacchiola con fermezza mostrò a tutti il rosario dicendo: "Confesso davanti a tutti che la Madonna mi ha salvato! Mi sono convertito. Non sono più protestante. Sono cattolico come voi. Rinnego tutto quello che ho detto contro la Chiesa e vi chiedo perdono del male che vi posso avere fatto". «I presenti, tutti ansiosi, chiedevano notizie sull'apparizione e Cornacchiola, con tanto amore, calore e zelo, rispondeva. Così si chiuse quella vicenda che era nata da quel dibattito. Da quel momento io e il Cornacchiola siamo diventati amici e i nostri incontri sono stati molto frequenti... Non ho mai avuto dubbi sulla realtà e verità dell'apparizione e sulla conversione di Bruno Cornacchiola e l'ho difeso contro tutti. Prego la Vergine della Rivelazione che mi renda meno indegno della sua amicizia e che lei non mi abbandoni nel momento del supremo passaggio all'eternità. Vergine della Rivelazione, siimi sempre madre affettuosa». Questa testimonianza di padre Bonaventura porta la data: Roma, 10.5.1983. 


Ma raccontiamo anche un gustoso episodio di cui è protagonista una cagnetta. Abbiamo notato infatti che in quasi tutte le apparizioni della Madonna, in un modo o in un altro, entrano in scena anche gli animali. Ecco una breve carrellata di ricordi. 







A Guadalupe, gli uccelli precedono l'arrivo della Vergine con gorgheggi meravigliosi che incantano l'indio Juan Diego. A Fatima ci sono le pecore che accompagnano i piccoli veggenti e che traggono vantaggio dalle loro mortificazioni. 
Quella dei cani poi è la categoria di animali più rappresentata. A La Salette c'è il bastardino Lulù che pur essendo cattivo e ringhiosetto, durante l'apparizione se ne sta buono. A Lourdes c'è il cagnolino di quel buon uomo Callet, la guardia campestre, che con quella sua mania di abbaiare in continuazione avvisava i pellegrini che erano entrati furtivamente nello steccato eretto davanti alla grotta, e così quelli uscivano prima che giungesse il padrone, evitando il verbale e la multa, cosa che mandava in bestia il commissario Jacomet, che non poteva soffrire neppure la vista di quel cagnolino. Beauraing le suore minacciano i cinque piccoli veggenti di lasciare liberi i due cani nel giardino se fossero tornati sul luogo delle apparizioni. In realtà quei due cani non incutevano mai paura ai bambini e dalle fotografie pervenuteci appaiono con un'espressione bonaria e amichevole. Sono fotografie di suore con i veggenti e, come si sa, i cani non disdegnano mai di far parte dei gruppi di famiglia, anzi sono i primi ad allinearsi in prima fila con i bambini. Neppure a Ghiaie di Bonate poteva mancare il cane. Durante un'apparizione uno di questi passa delicatamente vicino ad Adelaide e a Itala, incuriosito dal loro atteggiamento immobile. Qui alle Tre Fontane, una sera Bruno trova la «sua» grotta occupata da una coppia in atteggiamento indecoroso. Rattristato, si ritira in disparte, ma ecco venirgli incontro una cagnetta di pelo rossiccio che gli fa grande festa, lambendogli le mani. Poi, ringhiando in modo aggressivo, si lancia contro i due nella grotta, costringendoli ad andarsene. Da quel giorno Lilla, così la chiamarono, fu custode fedele di quel luogo sacro, conosciuta ed accarezzata da migliaia di visitatori che apprezzavano il suo «servizio». Anche nei mesi di caldo torrido, come luglio e agosto, la bestiola rimaneva accucciata, incurante della cera che talvolta le gocciolava addosso dalle molte candele accese. Di notte poi, faceva da guida ai visitatori, accompagnandoli fino alla grotta. Cambiò sede solo quando si rese conto che il suo ufficio di guardiana era diventato ormai superfluo. Accettò l'ospitalità di un estimatore delle apparizioni e anch'essa mise su famiglia. 

In casa Cornacchiola ora si respirava tutta un'altra aria. Mamma Jolanda era contenta, anche se, nella sua ingenuità, si era creata da sola un'altra preoccupazione. Venuta a conoscenza che due dei tre piccoli veggenti di Fatima erano morti poco tempo dopo le apparizioni della Madonna, temeva che la stessa sorte potesse ripetersi ai suoi bambini. Al che Bruno rispondeva: «Ma se così vuole la Vergine, così sia, almeno sappiamo dove andranno beati!»

Ma la Vergine della Rivelazione concedeva anche consolazioni al suo portavoce che a caro prezzo portava avanti il suo compito di testimonianza. Infatti il 21 ottobre, sempre nella chiesa di Ognissanti, un altro suo compagno avventista, che si era mostrato ferocissimo contro Bruno e lo aveva sostituito dopo che questi era tornato alla Chiesa cattolica, ora, anch'egli genuflesso davanti all'altare della Madonna, abiurava pubblicamente. Assisteva alla commovente cerimonia come padrino lo stesso Bruno, che un tempo gli era stato maestro di errore, e facevano corona altri protestanti convertiti. 

La domenica 23 novembre, nella chiesa dell'abbazia delle Tre Fontane, anche la signora Elena Cornacchiola, vedova Quilici, sorella di Bruno, faceva la sua pubblica abiura dal protestantesimo. Da queste conversioni abbiamo l'impressione che la Madonna consoli Bruno anzitutto col riparare al male spirituale che egli aveva fatto e che gli sarebbe pesato troppo sulla coscienza. 

C'era ancora però da portare a termine una consegna che la Madonna gli aveva affidato per il Santo Padre. L'occasione si presenta quando don Sfoggia lo conduce da padre Lombardi e da padre Rotondi, che avevano facile accesso al Papa. Dopo aver ascoltato il racconto della visione alle Tre Fontane, i due gesuiti ottengono dal Papa un incontro privato assieme a Bruno, che consegna al Pontefice personalmente il messaggio avuto per lui dalla Madonna. E così tutti i segni promessi si erano avverati. 




Ma in casa Cornacchiola c'era sempre un oggetto, anzi due, che costituivano come una zona d'ombra in tanta luce: quel pugnale comprato a Toledo per uccidere il Papa e la Bibbia nella versione protestante. Il momento propizio venne circa due anni dopo, precisamente il 9 dicembre 1949. In piazza S. Pietro si svolgeva una imponente dimostrazione religiosa a cui prendevano parte quasi trecentomila persone. Si faceva la chiusura della «Crociata della Bontà». 
Nelle tre sere precedenti Pio XII aveva invitato i tranvieri romani, accompagnati da padre Rotondi, loro cappellano, a recitare con lui il rosario nella sua cappella privata. 
La recita è trasmessa in diretta da Radio Vaticana. 


Tra la rappresentanza dei tranvieri ammessi nella cappella c'è anche Bruno Cornacchiola, che al microfono legge la preghiera all'Immacolata. Ecco come lui stesso descrive l'accaduto: «Tra i lavoratori c'ero anch'io, portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, col papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia. Finito il rosario, il papa disse: "Qualcuno di voi mi vuole parlare?". Io mi inginocchiai e dissi: "Santità, sono io!". Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese: "Cosa c'è, figlio mio?". "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime". Piangendo, consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto: "Morte al papa", e sussurrai: "Chiedo perdono di avere osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!" «Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò: "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore". "Sì", esclamai, "ma chiedo ancora perdono". "Figlio", soggiunse il Santo Padre, "il migliore perdono è il pentimento". "Santità, mi benedica!"». E Pio XII lo benedice. 


Nel 1956, il vicariato di Roma, dopo avere acconsentito alla costruzione di una cappella sul luogo dell'apparizione per il culto della Vergine della Rivelazione, ne affida la custodia ai padri francescani minori conventuali, perché provvedano al servizio religioso. Il culto alla Vergine della Rivelazione si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Sempre nel 1956, L'Osservatore Romano, in un articolo dove venivano elencati i più celebri santuari mariani, mete di pellegrinaggio, definiti «cattedrali della preghiera, feudi e capitali di Maria», vi aggiungeva anche la «piccola grotta delle Tre Fontane».






AVE! Tu mundi Domina, Coeli Regina; ... sola spes nostra,
Tu salus Te invocantium, portus naufragantium,
miserorum solatium, pereuntium refugium! AVE!


10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?
In ogni apparizione della Vergine, fra le tante domande che il popolo cristiano si pone, fa sempre capolino anche quella del perché di quel luogo dove l'avvenimento accade: «Perché proprio qui e non altrove? Ha questo posto qualcosa di speciale o c'è qualche motivo per cui la Madonna lo ha scelto?». 

Certamente ella non fa mai nulla per caso, non lascia niente all'improvvisazione o al capriccio. Tutto e ogni aspetto dell'evento ha una sua precisa e profonda motivazione. Spessissimo queste motivazioni ci sfuggono a prima vista, ma poi, se si scava nel passato, nella storia, qualcuna di queste viene a galla e ci appare sorprendente. Anche il Cielo ha la sua memoria e, magari dopo secoli, questa memoria rinverdisce e assume nuove colorazioni. E' interessante rimarcare come la storia dell'umanità e dei luoghi dove avvengono particolari fatti entri a far parte anche della strategia del Cielo. Da quando il Figlio di Dio è entrato nel tempo, anche il tempo fa parte dello svolgersi del piano di Dio, quel piano che noi chiamiamo «storia della salvezza». Maria santissima, anche dopo la sua Assunzione al Cielo, è così vicina e coinvolta nella vita dei suoi figli da fare propria la storia di ciascuno. La madre fa sempre propria la «storia» dei figli. 

Ci domandiamo allora: c'è qualcosa di particolare in quel luogo delle Tre Fontane che abbia attirato le simpatie della Regina del Cielo, per cui abbia stabilito di apparirvi? E poi, perché quella località è denominata «Le Tre Fontane»? 
Secondo un'antica tradizione che rimanda ai primi secoli del cristianesimo, confermata da documenti storici di grande valore, il martirio dell'apostolo Paolo, avvenuto nel 67 dopo Cristo per ordine dell'imperatore Nerone, sarebbe stato consumato nel luogo allora denominato Aquae Salvìae, precisamente dove oggi sorge l'abbazia delle Tre Fontane. La decapitazione dell'Apostolo, sempre secondo la tradizione, avvenne sotto un pino, presso un cippo marmoreo, che ora si può vedere in un angolo della chiesa stessa. Si dice che la testa dell'Apostolo, mozzata con un deciso colpo di spada, abbia rimbalzato per terra tre volte e che a ogni balzo sarebbe scaturita una sorgente di acqua. Il luogo fu subito venerato dai cristiani, e su di esso venne edificato un tempio che racchiudeva tre tempietti marmorei elevati sulle tre sorgenti prodigiose. Si dice anche che nella zona venne trucidata una intera legione romana capitanata dal generale Zenone, legione che prima del martirio fu condannata dall'imperatore Diocleziano a costruire le grandiose terme che portano il suo nome e dai resti delle quali Michelangelo trasse poi la splendida chiesa di S. Maria degli Angeli alle Terme, risultando così, sia pure indirettamente, uno dei primi templi innalzati a Maria santissima ad opera dei cristiani. Inoltre in questa abbazia visse per qualche tempo san Bernardo di Chiaravalle, esimio innamorato e cantore di Maria. E per tanti secoli quel luogo risuonò e risuona tuttora delle lodi e delle invocazioni innalzate a Maria. E lei non dimentica. Ma l'aspetto più specifico che probabilmente portò la Madonna a scegliere quella località dovette essere il particolare riferimento a san Paolo, non solo per la sua conversione ma anche per il suo amore alla Chiesa e alla sua opera di evangelizzazione. Infatti ciò che accadde all'Apostolo sulla via per Damasco ha parecchi punti di contatto con ciò che si verificò in questa apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola. 



Saulo, chiamato poi Paolo, si convertì alle parole di Colui che, dopo averlo gettato da cavallo e accecato con la sua luce abbagliante, gli aveva detto: «Io sono colui che tu perseguiti!»
Alle Tre Fontane la Madonna dirà al veggente, rivestendolo della sua luce affettuosa: «Tu mi perseguiti, ora basta!». E lo invita a entrare nella vera Chiesa che la celeste Regina definisce «ovile santo, corte celeste in terra». 

E in quel libro che lei tiene tra le sue mani e vicino al suo cuore, che è il libro della Rivelazione, c'è una grande parte uscita dal cuore e dalla bocca dell'«apostolo delle genti», inviato ad annunciare la verità al mondo pagano, e che i protestanti, indebitamente, considerano loro patrono. E quanto ebbe a soffrire Paolo per le divisioni che si erano venute a creare in quelle comunità cristiane che egli aveva fondato lo si può capire dalle sue lettere: «Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, fra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi» (2Cor 2,4). 
Ci sembra di non sbagliare allora se interpretiamo quello stringere al cuore quelle parole dell'Apostolo come se la Madonna intendesse farle sue e ripeterle a ciascuno di noi. Perché ogni sua visita su questa terra in modo visibile costituisce un richiamo alla vera fede e all'unità. E con il suo pianto non vuole tanto rattristarci quanto farci conoscere l'affetto immenso che nutre per tutti noi. L'unità fra i cristiani è uno dei motivi della sua sollecitudine, e per essa invita a pregare. 


In pratica, ciò che alle Tre Fontane la Madonna riproporrà è lo stesso messaggio che san Paolo visse e annunciò nella sua vita di apostolo e che possiamo riassumere in tre punti:
1. conversione dei peccatori, specialmente dalla loro immoralità (il luogo dove Maria appare ne era teatro);
2. conversione degli increduli dal loro ateismo e dal loro atteggiamento di indifferenza di fronte a Dio e alle realtà soprannaturali; l'unità dei cristiani, cioè il vero ecumenismo, affinché si adempia la preghiera e l'anelito di suo Figlio: si faccia un solo ovile sotto la guida di un solo pastore. 

Il fatto poi che il luogo si trovi a Roma è di per se stesso un richiamo a Pietro, alla roccia su cui è fondata la Chiesa, alla garanzia di verità e di sicurezza della Rivelazione stessa. La Madonna dimostra un particolare affetto e cura per il papa. Con questo vuole far capire che è lui il pastore dell'«ovile santo» e che non c'è vera Chiesa, nel senso pieno del termine, se si prescinde dall'unione con lui. Bruno era protestante, e la Madonna vuole illuminarlo subito su questo punto, al di fuori del quale si continua a vagare e a cercare a tentoni, come ciechi. 

E dato che parliamo di Roma e del papa, notiamo ancora che questa apparizione alle Tre Fontane è molto «discreta», forse più discreta di altre. Probabilmente perché Roma è la sede del Papa, Maria nella sua delicatezza non vuole farlo passare in secondo ordine o interferire nella sua missione di vicario di Cristo, suo Figlio. La discrezione è sempre stata una sua caratteristica specifica, in ogni circostanza, sia nella sua esistenza terrena sia ora in quella celeste.
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DIO CI BENEDICA 
E LA VERGINE CI PROTEGGA





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