lunedì 17 giugno 2013

Beata Maria di Gesù Crocifisso / La Piccola Araba / Il Piccolo Nulla.


Il desiderio di sofferenza si svegliò in lei all'età di sei anni. Nuova Teresa, avreb­be voluto morire martire per andare più presto in Cielo. Obbligata più tardi, per ob­bedienza, a dire tutto quello che la riguardasse, confessava ingenuamente che ave­va pensato di gettarsi dalla finestra, allo scopo di arrivare più velocemente nell'eternità: «Non sapevo, aggiunse, che il buon Dio lo proibisce».


Aveva creduto di comprendere che Nostro Signore esaudisce, la notte di Natale, tutto ciò che gli si chiede. Pertanto, in quella notte si nascose nel giardino, chie­dendo incessantemente molte grazie: in special modo quella di morire per la fede.


Una virtù così rara doveva necessariamente distinguerla dai bambini della sua età, come l'episodio seguente sembra provare. Un eremita, sconosciuto e che non si rivide mai dopo, aveva ricevuto ospitalità presso la sua famiglia. Prima che par­tisse, gli furono presentati i bambini perché li benedicesse; alla vista della piccola Maria fu colto da una emozione indefinibile, le prese le mani, le strinse fra le sue, e dopo un momento di silenzio, disse a suo zio: Vi scongiuro, prendetevi una cura tutta particolare di questa bambina, e senza altre spiegazioni, uscì.



Dio stesso mostrava con prodigi quanto quella creatura fosse gradita al suo cuo­re. Rimasta, un giorno, sola nella sua camera, dove la cameriera negra le aveva ap­pena servito un piatto di crema, Maria, come al solito, mentre consumava il suo pa­sto aveva il pensiero rivolto a Dio. Diceva tra se e se piangendo: «Ah! se fossi morta come i miei piccoli fratelli, sarei in Cielo, invece andrò forse all'inferno». Mentre era immersa in questi pensieri, un enorme serpente, attirato dall'odore del latte, salì sul tavolo: «Ero molto piccola, raccontava, ma nello stesso tempo così assorta nel­le mie riflessioni, che non provai il minimo spavento. Considerando quella bestia una creatura del buon Dio, presi la sua testa con le mani e l'affondai nel mio piat­to di crema senza che la bestia mi facesse alcun male». La vista del serpente fece emettere un grido di spavento alla cameriera, ritornata nel frattempo. Tutti accor­sero, mentre il serpente fuggì. Solo la bambina, tranquilla, non poté spiegarsi lo sgomento dei suoi. Dio permise così che il serpente, simbolo della nostra rovina, diventasse innocuo davanti alla sua innocenza.


Un altro fatto ci proverà come il Signore, grazie a questa bambina, salvò la vita a tutta la sua famiglia. Lasciamo che parli lei stessa. «Durante il sonno, raccontava, mi sembrò di vedere entrare in casa di mio zio un uomo che gli aveva venduto un pesce; mi fu detto che quel pesce era avvelenato e che tutti quelli che ne aves­sero mangiato, sarebbero morti avvelenati. Immaginate il mio stupore, quando, 1' indomani mattina, scorgo quello stesso uomo che portava un pesce assolutamen­te somigliante a quello del sogno. Raccontai tutto a mio zio, che non tenne alcun conto di questa fantasia di bambina, e comprò il pesce dando ordine di prepararlo. Raddoppiai le suppliche, chiedendo con le lacrime agli occhi di essere la prima ad assaggiarlo e sperando così di salvare i miei parenti. Mio zio finì per cedere. Fece esaminare il pesce con cura, e ne fu chiaramente constatato l'avvelenamento. In fondo al mio cuore, benedico Dio per avere rivelato ad un piccolo nulla come me, il modo di preservare la mia famiglia da morte sicura». 
Cap. I.


Madre mia amabilissima,
Ti amo tanto.

Nessun commento:

Posta un commento