Il desiderio di sofferenza si svegliò in lei all'età di sei anni. Nuova
Teresa, avrebbe voluto morire martire per andare più presto in Cielo.
Obbligata più tardi, per obbedienza, a dire tutto quello che la riguardasse,
confessava ingenuamente che aveva pensato di gettarsi dalla finestra, allo
scopo di arrivare più velocemente nell'eternità: «Non sapevo, aggiunse, che il
buon Dio lo proibisce».
Aveva creduto di comprendere che Nostro Signore esaudisce, la notte di
Natale, tutto ciò che gli si chiede. Pertanto, in quella notte si nascose nel
giardino, chiedendo incessantemente molte grazie: in special modo quella di morire
per la fede.
Una virtù così rara doveva necessariamente distinguerla dai bambini della
sua età, come l'episodio seguente sembra provare. Un eremita, sconosciuto e che
non si rivide mai dopo, aveva ricevuto ospitalità presso la sua famiglia. Prima
che partisse, gli furono presentati i bambini perché li benedicesse; alla
vista della piccola Maria fu colto da una emozione indefinibile, le prese le
mani, le strinse fra le sue, e dopo un momento di silenzio, disse a suo zio: Vi
scongiuro, prendetevi una cura tutta particolare di questa bambina, e senza
altre spiegazioni, uscì.
Dio stesso mostrava con prodigi quanto quella creatura fosse gradita al suo
cuore. Rimasta, un giorno, sola nella sua camera, dove la cameriera negra le
aveva appena servito un piatto di crema, Maria, come al solito, mentre
consumava il suo pasto aveva il pensiero rivolto a Dio. Diceva tra se e se
piangendo: «Ah! se fossi morta come i miei piccoli fratelli, sarei in Cielo,
invece andrò forse all'inferno». Mentre era immersa in questi pensieri, un
enorme serpente, attirato dall'odore del latte, salì sul tavolo: «Ero molto
piccola, raccontava, ma nello stesso tempo così assorta nelle mie riflessioni,
che non provai il minimo spavento. Considerando quella bestia una creatura del
buon Dio, presi la sua testa con le mani e l'affondai nel mio piatto di crema
senza che la bestia mi facesse alcun male». La vista del serpente fece emettere
un grido di spavento alla cameriera, ritornata nel frattempo. Tutti accorsero,
mentre il serpente fuggì. Solo la bambina, tranquilla, non poté spiegarsi lo
sgomento dei suoi. Dio permise così che il serpente, simbolo della nostra
rovina, diventasse innocuo davanti alla sua innocenza.
Un altro fatto ci proverà come il Signore, grazie a questa bambina, salvò
la vita a tutta la sua famiglia. Lasciamo che parli lei stessa. «Durante il
sonno, raccontava, mi sembrò di vedere entrare in casa di mio zio un uomo che
gli aveva venduto un pesce; mi fu detto che quel pesce era avvelenato e che
tutti quelli che ne avessero mangiato, sarebbero morti avvelenati. Immaginate
il mio stupore, quando, 1' indomani mattina, scorgo quello stesso uomo che
portava un pesce assolutamente somigliante a quello del sogno. Raccontai tutto
a mio zio, che non tenne alcun conto di questa fantasia di bambina, e comprò il
pesce dando ordine di prepararlo. Raddoppiai le suppliche, chiedendo con le
lacrime agli occhi di essere la prima ad assaggiarlo e sperando così di salvare
i miei parenti. Mio zio finì per cedere. Fece esaminare il pesce con cura, e ne
fu chiaramente constatato l'avvelenamento. In fondo al mio cuore, benedico Dio
per avere rivelato ad un piccolo nulla come me, il modo di preservare la mia
famiglia da morte sicura».
Cap. I.
Madre mia amabilissima,
Ti amo tanto.
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