Dopo tre mesi di questa umiliante vita, il desiderio di rivedere suo
fratello la spinse a scrivergli, affinché venisse a trovarla. Fece scrivere la
lettera e la portò ad un Turco, antico domestico dello zio, il quale abitava
poco lontano dalla casa e doveva recarsi nel paese di Paolo. Conoscendo bene
la madre e la moglie di quest'uomo, Maria non temette di andare a trovarlo da
sola.
Dopo avere consegnato la sua lettera, la fanciulla avrebbe voluto
andarsene; ma quelle persone la invitarono subito a condividere la loro cena,
ed ella accettò solo per fare loro piacere. Era quasi notte. Naturalmente, si
parlò della situazione ingiusta e crudele che Maria subiva a causa dello zio.
Il Turco biasimò questa condotta con forza e con un fervore indomabile passò
presto a biasimare anche la religione cristiana.
"Maria, - le disse con calore - perché restare fedele ad una religione che ispira simili sentimenti? Abbraccia
la nostra". «Mai, - gridò Maria con un'energia sovrumana; - io sono figlia della
Chiesa cattolica, apostolica e romana, e spero, con la grazia di Dio, di
perseverare fino alla morte nella mia religione che è la sola vera». Il Turco
ferito nel suo fanatismo e divorato dalla rabbia, con un calcio rovesciò Maria
a terra, e impugnando la sua scimitarra, le tagliò la gola. Aiutato dalla
madre e dalla moglie, il barbaro avvolse la ragazza nel suo grande velo, e
portatala fuori, la gettò, favorito dalle tenebre, in un luogo abbandonato.
Era il 7 settembre 1858.
Mentre questo crimine si consumava sul corpo di Maria, la sua anima fu
rapita: «Mi sembrava, raccontava, di essere in Cielo: vedevo la santa Vergine,
gli angeli e i santi che mi accoglievano con una grande bontà; vedevo anche i
miei genitori in mezzo a loro. Contemplavo il trono fulgido della Santa
Trinità, e Gesù Cristo nostro Signore nella sua umanità. Non vi erano né sole,
né lampade, eppure tutto brillava di un chiarore indescrivibile. Gioivo di
tutto quello che vedevo, quando, ad un tratto, qualcuno venne da me per dirmi:
Tu sei vergine, è vero, ma il tuo libro non è ancora finito.
Aveva appena
finito di parlare, che la visione scomparve, e io rinvenni. Mi trovai,
trasportata senza sapere né come né grazie a chi, in una piccola grotta
solitaria.
Coricata su un povero letto, vidi accanto a me una religiosa, che
aveva avuto la carità di cucirmi la ferita del collo. Non l'ho mai vista né
mangiare né dormire. Sempre accanto al mio capezzale, in silenzio mi curava con
il più grande affetto. Era vestita di un bell'abito ceruleo, trasparente e
come cangiante; il velo era dello stesso colore. Ho visto da allora molti
vestiti religiosi diversi, ma nessuno che assomigliasse al suo.
Quanto tempo
trascorsi in quel luogo? non saprei dirlo con precisione; credo di esservi
rimasta circa un mese. Non mangiai nulla durante quel periodo, a rari
intervalli, la religiosa si limitava a inumidirmi le labbra con una spugna
candida come la neve. Mi faceva dormire quasi continuamente.
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