4. QUELL'AVE MARIA DI ISOLA
Il gruppetto scende dalla collina degli eucaliptus ed entra nella chiesa dell'abbazia. Tutti si mettono in ginocchio al primo banco che trovano a destra. Dopo un momento di silenzio, il papà spiega ai bambini: «La Bella Signora della grotta ci ha detto che qui c'è Gesù. Io prima vi insegnavo di non credere a ciò e vi proibivo di pregare. Gesù sta là dentro, in quella casina. Ora vi dico: preghiamo! Adoriamo il Signore!». Interviene Isola: «Papà, già che dici che questa è la verità, che preghiera facciamo?». «Figlia mia, non saprei...». «Diciamo un 'Ave Maria», riprende la piccola. «Guarda che io l'Ave Maria non me la ricordo». «Ma io sì, papà!». «Come tu? E chi te l'ha insegnata?». «Quando mi mandavi a scuola e mi facevi il biglietto perché lo consegnassi alla maestra e fossi così esentata dall'ora di catechismo, ebbene, la prima volta gliel'ho dato, ma poi non lo feci più perché mi vergognavo, così sono rimasta sempre e allora ho imparato l'Ave Maria». «Ebbene, dilla tu..., piano piano, così pure noi ti veniamo appresso». Allora la bambina inizia: Ave Maria, piena di grazia... E gli altri tre: Ave, Maria, piena di grazia... E così fino all'Amen finale.
Dopo di che escono e rifanno il tragitto verso casa. «Mi raccomando, bambini, quando arriviamo a casa, non dite nulla, stiamo zitti, perché prima devo pensarci sopra, devo trovare una cosa che quella Signora, la Bella Signora mi ha detto!», dice Bruno ai figli. «Va bene, papà, va bene», promettono. Ma, scendendo i gradini (perché abitavano nell'interrato) i bambini cominciano a gridare ai loro amici e amichette: «Abbiamo visto la Bella Signora, abbiamo visto la Bella Signora!». Tutti si affacciano, anche la moglie. Bruno, sorpreso, cerca di rimediare: «Su, entriamo dentro... su, su, non è successo niente», e chiude la porta.
Di quei momenti il veggente annota: «Ero sempre nervoso... In quel momento cercavo di stare più calmo possibile... Sono sempre stato un tipo manesco, un tipo ribelle e questa volta dovevo ingoiare, dovevo sopportare...».
Ma lasciamo raccontare questa scena ad Isola che, in tutta semplicità, scrisse nel suo quaderno: «Appena arrivammo a casa, mamma ci venne incontro e, vedendo papà pallido e commosso, gli domandò: "Bruno, che hai fatto? Che ti è successo?". Papà, quasi piangendo, disse a noi: "Andate a letto!", e così mamma ci fece addormentare. Io però fingevo di dormire e vidi papà che si avvicinava a mamma e le diceva: "Abbiamo visto la Madonna, io ti chiedo perdono che ti ho fatto soffrire, Jolanda. Sai dire il rosario?". E mia madre rispose: "Non lo ricordo bene", e si inginocchiarono per pregare».
Dopo questa descrizione della figlia Isola, ascoltiamo quella del protagonista diretto: «Allora, siccome a mia moglie ne ho fatte tante, perché la tradivo, facevo peccati, la picchiavo, eccetera, pensate che l'11 aprile, pur essendo protestante, non gli si dice: Puoi fare questo, puoi fare quest'altro, questo è peccato, non si dice: Ci sono i dieci comandamenti. Ebbene, quell'11 sera io non avevo dormito a casa, ma avevo passato la notte, diciamo la verità, con l'amica mia...
La Vergine poi mi ha dato il pentimento. Allora, ricordando tutte queste cose, mi inginocchio davanti a mia moglie, in cucina, i bambini stavano in camera e inginocchiandomi io, lei pure si inginocchia: "Come?, tu ti inginocchi davanti a me? Io mi sono sempre inginocchiata quando tu mi picchiavi, per dire basta, ti chiedevo perdono di cose che io non avevo fatte"... «Allora io dico: "Adesso ti chiedo perdono di quello che ho fatto, del male, di tutto quello che ti ho fatto contro di te, fisicamente. Io ti chiedo perdono, perché quello che hanno detto i bambini, adesso non diciamo niente, però quello che hanno detto i bambini è vero... Io ti ho insegnato tante cose cattive, ho parlato contro l'Eucaristia, contro la Madonna, contro il papa, contro i sacerdoti e i sacramenti... Ora non so che cosa sia avvenuto..., mi sento cambiato..."».
Poi i due si sforzano di ricordare come si recita il rosario (non lo avevano mai recitato) e giungono al mattino.
Dopo di che escono e rifanno il tragitto verso casa. «Mi raccomando, bambini, quando arriviamo a casa, non dite nulla, stiamo zitti, perché prima devo pensarci sopra, devo trovare una cosa che quella Signora, la Bella Signora mi ha detto!», dice Bruno ai figli. «Va bene, papà, va bene», promettono. Ma, scendendo i gradini (perché abitavano nell'interrato) i bambini cominciano a gridare ai loro amici e amichette: «Abbiamo visto la Bella Signora, abbiamo visto la Bella Signora!». Tutti si affacciano, anche la moglie. Bruno, sorpreso, cerca di rimediare: «Su, entriamo dentro... su, su, non è successo niente», e chiude la porta.
Di quei momenti il veggente annota: «Ero sempre nervoso... In quel momento cercavo di stare più calmo possibile... Sono sempre stato un tipo manesco, un tipo ribelle e questa volta dovevo ingoiare, dovevo sopportare...».
Ma lasciamo raccontare questa scena ad Isola che, in tutta semplicità, scrisse nel suo quaderno: «Appena arrivammo a casa, mamma ci venne incontro e, vedendo papà pallido e commosso, gli domandò: "Bruno, che hai fatto? Che ti è successo?". Papà, quasi piangendo, disse a noi: "Andate a letto!", e così mamma ci fece addormentare. Io però fingevo di dormire e vidi papà che si avvicinava a mamma e le diceva: "Abbiamo visto la Madonna, io ti chiedo perdono che ti ho fatto soffrire, Jolanda. Sai dire il rosario?". E mia madre rispose: "Non lo ricordo bene", e si inginocchiarono per pregare».
Dopo questa descrizione della figlia Isola, ascoltiamo quella del protagonista diretto: «Allora, siccome a mia moglie ne ho fatte tante, perché la tradivo, facevo peccati, la picchiavo, eccetera, pensate che l'11 aprile, pur essendo protestante, non gli si dice: Puoi fare questo, puoi fare quest'altro, questo è peccato, non si dice: Ci sono i dieci comandamenti. Ebbene, quell'11 sera io non avevo dormito a casa, ma avevo passato la notte, diciamo la verità, con l'amica mia...
La Vergine poi mi ha dato il pentimento. Allora, ricordando tutte queste cose, mi inginocchio davanti a mia moglie, in cucina, i bambini stavano in camera e inginocchiandomi io, lei pure si inginocchia: "Come?, tu ti inginocchi davanti a me? Io mi sono sempre inginocchiata quando tu mi picchiavi, per dire basta, ti chiedevo perdono di cose che io non avevo fatte"... «Allora io dico: "Adesso ti chiedo perdono di quello che ho fatto, del male, di tutto quello che ti ho fatto contro di te, fisicamente. Io ti chiedo perdono, perché quello che hanno detto i bambini, adesso non diciamo niente, però quello che hanno detto i bambini è vero... Io ti ho insegnato tante cose cattive, ho parlato contro l'Eucaristia, contro la Madonna, contro il papa, contro i sacerdoti e i sacramenti... Ora non so che cosa sia avvenuto..., mi sento cambiato..."».
Poi i due si sforzano di ricordare come si recita il rosario (non lo avevano mai recitato) e giungono al mattino.
5. LA PROMESSA SI AVVERA
Ma da quel giorno la vita di Bruno divenne un'angoscia. Lo sbalordimento causatogli dalla prodigiosa apparizione non accennava a diminuire e lo si notava visibilmente scosso. Era tormentato nell'attesa che si realizzasse quel segno promessogli dalla Vergine come conferma di tutto.
Ora non era più protestante, né intendeva mettere più piede nel loro «tempio» e tuttavia non era ancora cattolico, mancandogli l'abiura e la confessione.
Per di più, dato che la Madonna gli aveva dato l'ordine di rivolgere la parola ai vari sacerdoti che avrebbe incontrato, sia per strada, sia nella chiesa dove sarebbe entrato, Bruno sul tram, a ogni sacerdote a cui faceva il biglietto diceva: «Padre, devo parlarle». Se quello gli rispondeva: «Che vuoi? Dimmi pure», Bruno gli rispondeva: «No no, ho sbagliato, non è lei... Scusi, sa». Di fronte a questa risposta del bigliettaio, qualche prete rimaneva calmo e se ne andava, ma qualcun altro ribatteva: «Chi vuole prendere in giro?». «Ma guardi che non è una presa in giro: è una cosa che io sento!», cercava di scusarsi Bruno.
E questa continua attesa e relativa delusione, per non dire frustrazione, aveva intaccato non solo il morale ma anche la salute del veggente, a tal punto che con il passare dei giorni si sentiva sempre più male e non andava più al lavoro. E la moglie a domandargli: «Ma che ti succede? Stai dimagrendo!». Effettivamente Jolanda aveva notato che i fazzoletti del marito erano pieni di sangue sputato, «dal dolore, dalla sofferenza», spiegherà poi lo stesso Bruno, «perché venivano a casa i "compagni" e mi dicevano: "Ma come, non vieni più a trovarci? Come mai?"». Al che lui rispondeva: «Ho una cosa che... Verrò più tardi». Anche il Pastore si faceva vedere: «Ma come? Non vieni più alla riunione? Come mai, che cosa è successo?». Con pazienza, la solita risposta: «Lasciatemi stare: sto riflettendo su qualche cosa che mi deve avvenire, sto aspettando».
Era una attesa snervante che non poteva non insinuare un sottile timore: "E se non fosse stato vero? E se mi fossi sbagliato?". Ripensava però al modo con cui si era verificato il fatto, ai bambini che anch'essi avevano visto (anzi, prima di lui), al misterioso profumo avvertito da tutti... E poi il cambiamento improvviso della sua vita...: ora riamava quella Chiesa che aveva tradito e tanto combattuta, anzi, non l'aveva amata mai come adesso. Il suo cuore, prima pieno di odio verso la Madonna, ora si inteneriva al ricordo dolcissimo di colei che gli si era presentata come «Vergine della Rivelazione». E si sentiva così misteriosamente attratto verso quella piccola grotta nel boschetto delle Tre Fontane che, appena poteva, ritornava lassù. E lassù percepiva di nuovo l'ondata del profumo misterioso che, in qualche modo, gli rinnovava la dolcezza di quell'incontro con la Vergine.
Una sera, qualche giorno dopo quel 12 aprile, si trovava in servizio proprio sull'autobus 223 che passa alle Tre Fontane, vicino al bosco della grotta. Proprio in quel punto l'autobus si guasta e resta immobile sulla strada. In attesa dei soccorsi, Bruno vorrebbe approfittare per correre alla grotta, ma non può abbandonare il mezzo. Vede alcune bambine, le avvicina: «Andate lassù, nella prima grotta: ci sono due grossi sassi, andate a metterci i fiori, perché li è apparsa la Madonna! Su, andate, bambine».
Ma il conflitto interiore non accennava a placarsi, finché un giorno la moglie, vedendolo in quello stato pietoso, gli domanda: «Ma dimmi, che cosa c'è?». «Guarda», le risponde Bruno, «sono tanti giorni e adesso siamo al 28 aprile. Dunque sono sedici giorni che io aspetto di incontrare un sacerdote e non lo trovo». «Ma, sei stato in parrocchia? Può darsi che lì lo troverai», lo consiglia la moglie, nella sua semplicità e buonsenso. E Bruno: «No, in parrocchia non ci sono stato». «Ma vai, può darsi che là troverai un sacerdote...».
Sappiamo dal veggente stesso perché non era andato prima in parrocchia. Era là infatti che ogni domenica ingaggiava le sue battaglie religiose quando i fedeli uscivano da messa, tanto che i preti lo cacciavano via e lo chiamavano il nemico numero uno della parrocchia. E così, accogliendo il consiglio della moglie, un mattino presto, Bruno esce di casa, traballando a causa del suo malessere, e si porta alla chiesa della sua parrocchia, la chiesa di Ognissanti, sull'Appia Nuova.
Si mette vicino alla sacrestia e attende davanti a un grande crocifisso. Ormai all'estremo della esasperazione, il pover'uomo si rivolge al crocifisso che ha di fronte: «Guarda che se non incontro il prete, il primo che sbatto per terra sei tu e ti faccio a pezzi, come ti ho fatto a pezzi prima», e attende. Ma c'era di peggio. L'esasperazione e il deperimento psicofisico di Bruno erano giunti veramente al limite estremo. Infatti prima di uscire di casa aveva preso una decisione terribile. Era andato a scovare il famoso pugnale comperato a Toledo per uccidere il papa, se lo era messo sotto la giacca e aveva detto alla moglie: «Guarda, io vado: se non incontro il sacerdote, se io ritorno e mi vedi con il pugnale in mano, stai pure sicura che muori tu, i bambini e poi mi uccido, perché non ne posso più, perché non posso più vivere così».
A dire il vero, quella del suicidio era un'idea che era cominciata a farsi strada ogni giorno di più nella sua mente. Talvolta si sentì spinto perfino a gettarsi sotto un tram... Gli sembrava di essere più malvagio di quando faceva parte della setta dei protestanti... Effettivamente stava per impazzire. Se non era ancora giunto a questo, era perché qualche notte riusciva ad arrivare alla grotta a piangere e a dire alla Vergine che gli venisse in aiuto. Accanto a quel crocifisso Bruno attende. Passa un sacerdote: "Lo interrogo?", si domanda; Ma qualcosa nel suo interno gli dice che non è quello. E si gira per non farsi vedere. Passa un secondo...,la stessa cosa. Ed ecco che dalla sacrestia esce un giovane sacerdote, piuttosto frettoloso, con la cotta... Bruno sente un impulso interiore, come se fosse spinto verso di lui. Lo prende per la manica della cotta e grida: «Padre, devo parlarle!». «Ave Maria, figliolo, cosa c'è?». Sentendo quelle parole Bruno ha come un sussulto di gioia e dice: «Io aspettavo queste parole che lei mi doveva dire: "Ave Maria, figliolo!". Ecco, io sono protestante e vorrei farmi cattolico». «Guarda, vedi quel sacerdote dentro la sacrestia?». «Sì, padre». «Vai da lui: quello fa al caso tuo».
Quel sacerdote è don Gilberto Carniel, il quale aveva già istruito altri protestanti desiderosi di farsi cattolici. Bruno gli si accosta e gli dice: «Padre, io devo dirle qualcosa che mi è successo...». E si inginocchia davanti a quel sacerdote che qualche anno prima aveva brutalmente cacciato da casa sua in occasione della benedizione pasquale. Don Gilberto ascolta tutto il racconto e poi gli dice: «Adesso devi fare l'abiura e io ti devo preparare». E così il sacerdote cominciò ad andare a casa sua per preparare lui e sua moglie. Bruno, che ha visto realizzarsi in pieno le parole della Vergine, ora è tranquillo e felicissimo. La prima conferma era stata data.
Ora mancava la seconda. Vengono fissate le date: il 7 maggio sarà il giorno dell'abiura e l'8 il rientro ufficiale nella Chiesa cattolica, in parrocchia.
Ma il martedì 6 maggio Bruno fa di tutto per trovare il tempo per correre alla grotta a invocare l'aiuto della Madonna e forse con il desiderio profondo di rivederla. Si sa, chi ha visto la Madonna una volta, si strugge dal desiderio di vederla ancora... E' una nostalgia di cui non ci si libera più per tutta la vita.
Giunto lassù, cade in ginocchio nel ricordo e nella preghiera a Colei che ventiquattro giorni prima si era degnata di apparirgli. E il prodigio si rinnova. La grotta si illumina di una luce abbagliante e nella luce appare la soave figura celestiale della Madre di Dio. Non dice nulla. Lo guarda soltanto e gli sorride... E quel sorriso è la prova più grande del suo compiacimento. Anche lei è contenta. Ogni parola avrebbe rotto l'incanto di quel sorriso. E con il sorriso della Vergine si trova la forza di compiere qualsiasi passo, in piena sicurezza, costi quello che costi, e ogni timore scompare.
Il giorno dopo, nella loro modesta abitazione, Bruno e Jolanda Cornacchiola, confessati i propri peccati, abiurano. Ecco come a distanza di anni il veggente ricorda quella data: «Il giorno 8, proprio il giorno 8 maggio, c'era grande festa in parrocchia. Vi è pure padre Rotondi a fare un discorso dentro la chiesa di Ognissanti e là, dopo che io e mia moglie abbiamo firmato il giorno 7 la pergamena, entriamo finalmente nella Chiesa io, mia moglie e i bambini. Isola fa la cresima perché era già stata battezzata, l'aveva battezzata mia moglie quando io ero in Spagna. Carlo l'ha battezzato di nascosto, ma Gianfranco che aveva quattro anni, riceve il battesimo.
Così entra dentro di noi la gioia che io aspettavo».
Ora non era più protestante, né intendeva mettere più piede nel loro «tempio» e tuttavia non era ancora cattolico, mancandogli l'abiura e la confessione.
Per di più, dato che la Madonna gli aveva dato l'ordine di rivolgere la parola ai vari sacerdoti che avrebbe incontrato, sia per strada, sia nella chiesa dove sarebbe entrato, Bruno sul tram, a ogni sacerdote a cui faceva il biglietto diceva: «Padre, devo parlarle». Se quello gli rispondeva: «Che vuoi? Dimmi pure», Bruno gli rispondeva: «No no, ho sbagliato, non è lei... Scusi, sa». Di fronte a questa risposta del bigliettaio, qualche prete rimaneva calmo e se ne andava, ma qualcun altro ribatteva: «Chi vuole prendere in giro?». «Ma guardi che non è una presa in giro: è una cosa che io sento!», cercava di scusarsi Bruno.
E questa continua attesa e relativa delusione, per non dire frustrazione, aveva intaccato non solo il morale ma anche la salute del veggente, a tal punto che con il passare dei giorni si sentiva sempre più male e non andava più al lavoro. E la moglie a domandargli: «Ma che ti succede? Stai dimagrendo!». Effettivamente Jolanda aveva notato che i fazzoletti del marito erano pieni di sangue sputato, «dal dolore, dalla sofferenza», spiegherà poi lo stesso Bruno, «perché venivano a casa i "compagni" e mi dicevano: "Ma come, non vieni più a trovarci? Come mai?"». Al che lui rispondeva: «Ho una cosa che... Verrò più tardi». Anche il Pastore si faceva vedere: «Ma come? Non vieni più alla riunione? Come mai, che cosa è successo?». Con pazienza, la solita risposta: «Lasciatemi stare: sto riflettendo su qualche cosa che mi deve avvenire, sto aspettando».
Era una attesa snervante che non poteva non insinuare un sottile timore: "E se non fosse stato vero? E se mi fossi sbagliato?". Ripensava però al modo con cui si era verificato il fatto, ai bambini che anch'essi avevano visto (anzi, prima di lui), al misterioso profumo avvertito da tutti... E poi il cambiamento improvviso della sua vita...: ora riamava quella Chiesa che aveva tradito e tanto combattuta, anzi, non l'aveva amata mai come adesso. Il suo cuore, prima pieno di odio verso la Madonna, ora si inteneriva al ricordo dolcissimo di colei che gli si era presentata come «Vergine della Rivelazione». E si sentiva così misteriosamente attratto verso quella piccola grotta nel boschetto delle Tre Fontane che, appena poteva, ritornava lassù. E lassù percepiva di nuovo l'ondata del profumo misterioso che, in qualche modo, gli rinnovava la dolcezza di quell'incontro con la Vergine.
Una sera, qualche giorno dopo quel 12 aprile, si trovava in servizio proprio sull'autobus 223 che passa alle Tre Fontane, vicino al bosco della grotta. Proprio in quel punto l'autobus si guasta e resta immobile sulla strada. In attesa dei soccorsi, Bruno vorrebbe approfittare per correre alla grotta, ma non può abbandonare il mezzo. Vede alcune bambine, le avvicina: «Andate lassù, nella prima grotta: ci sono due grossi sassi, andate a metterci i fiori, perché li è apparsa la Madonna! Su, andate, bambine».
Ma il conflitto interiore non accennava a placarsi, finché un giorno la moglie, vedendolo in quello stato pietoso, gli domanda: «Ma dimmi, che cosa c'è?». «Guarda», le risponde Bruno, «sono tanti giorni e adesso siamo al 28 aprile. Dunque sono sedici giorni che io aspetto di incontrare un sacerdote e non lo trovo». «Ma, sei stato in parrocchia? Può darsi che lì lo troverai», lo consiglia la moglie, nella sua semplicità e buonsenso. E Bruno: «No, in parrocchia non ci sono stato». «Ma vai, può darsi che là troverai un sacerdote...».
Sappiamo dal veggente stesso perché non era andato prima in parrocchia. Era là infatti che ogni domenica ingaggiava le sue battaglie religiose quando i fedeli uscivano da messa, tanto che i preti lo cacciavano via e lo chiamavano il nemico numero uno della parrocchia. E così, accogliendo il consiglio della moglie, un mattino presto, Bruno esce di casa, traballando a causa del suo malessere, e si porta alla chiesa della sua parrocchia, la chiesa di Ognissanti, sull'Appia Nuova.
Si mette vicino alla sacrestia e attende davanti a un grande crocifisso. Ormai all'estremo della esasperazione, il pover'uomo si rivolge al crocifisso che ha di fronte: «Guarda che se non incontro il prete, il primo che sbatto per terra sei tu e ti faccio a pezzi, come ti ho fatto a pezzi prima», e attende. Ma c'era di peggio. L'esasperazione e il deperimento psicofisico di Bruno erano giunti veramente al limite estremo. Infatti prima di uscire di casa aveva preso una decisione terribile. Era andato a scovare il famoso pugnale comperato a Toledo per uccidere il papa, se lo era messo sotto la giacca e aveva detto alla moglie: «Guarda, io vado: se non incontro il sacerdote, se io ritorno e mi vedi con il pugnale in mano, stai pure sicura che muori tu, i bambini e poi mi uccido, perché non ne posso più, perché non posso più vivere così».
A dire il vero, quella del suicidio era un'idea che era cominciata a farsi strada ogni giorno di più nella sua mente. Talvolta si sentì spinto perfino a gettarsi sotto un tram... Gli sembrava di essere più malvagio di quando faceva parte della setta dei protestanti... Effettivamente stava per impazzire. Se non era ancora giunto a questo, era perché qualche notte riusciva ad arrivare alla grotta a piangere e a dire alla Vergine che gli venisse in aiuto. Accanto a quel crocifisso Bruno attende. Passa un sacerdote: "Lo interrogo?", si domanda; Ma qualcosa nel suo interno gli dice che non è quello. E si gira per non farsi vedere. Passa un secondo...,la stessa cosa. Ed ecco che dalla sacrestia esce un giovane sacerdote, piuttosto frettoloso, con la cotta... Bruno sente un impulso interiore, come se fosse spinto verso di lui. Lo prende per la manica della cotta e grida: «Padre, devo parlarle!». «Ave Maria, figliolo, cosa c'è?». Sentendo quelle parole Bruno ha come un sussulto di gioia e dice: «Io aspettavo queste parole che lei mi doveva dire: "Ave Maria, figliolo!". Ecco, io sono protestante e vorrei farmi cattolico». «Guarda, vedi quel sacerdote dentro la sacrestia?». «Sì, padre». «Vai da lui: quello fa al caso tuo».
Quel sacerdote è don Gilberto Carniel, il quale aveva già istruito altri protestanti desiderosi di farsi cattolici. Bruno gli si accosta e gli dice: «Padre, io devo dirle qualcosa che mi è successo...». E si inginocchia davanti a quel sacerdote che qualche anno prima aveva brutalmente cacciato da casa sua in occasione della benedizione pasquale. Don Gilberto ascolta tutto il racconto e poi gli dice: «Adesso devi fare l'abiura e io ti devo preparare». E così il sacerdote cominciò ad andare a casa sua per preparare lui e sua moglie. Bruno, che ha visto realizzarsi in pieno le parole della Vergine, ora è tranquillo e felicissimo. La prima conferma era stata data.
Ora mancava la seconda. Vengono fissate le date: il 7 maggio sarà il giorno dell'abiura e l'8 il rientro ufficiale nella Chiesa cattolica, in parrocchia.
Ma il martedì 6 maggio Bruno fa di tutto per trovare il tempo per correre alla grotta a invocare l'aiuto della Madonna e forse con il desiderio profondo di rivederla. Si sa, chi ha visto la Madonna una volta, si strugge dal desiderio di vederla ancora... E' una nostalgia di cui non ci si libera più per tutta la vita.
Giunto lassù, cade in ginocchio nel ricordo e nella preghiera a Colei che ventiquattro giorni prima si era degnata di apparirgli. E il prodigio si rinnova. La grotta si illumina di una luce abbagliante e nella luce appare la soave figura celestiale della Madre di Dio. Non dice nulla. Lo guarda soltanto e gli sorride... E quel sorriso è la prova più grande del suo compiacimento. Anche lei è contenta. Ogni parola avrebbe rotto l'incanto di quel sorriso. E con il sorriso della Vergine si trova la forza di compiere qualsiasi passo, in piena sicurezza, costi quello che costi, e ogni timore scompare.
Il giorno dopo, nella loro modesta abitazione, Bruno e Jolanda Cornacchiola, confessati i propri peccati, abiurano. Ecco come a distanza di anni il veggente ricorda quella data: «Il giorno 8, proprio il giorno 8 maggio, c'era grande festa in parrocchia. Vi è pure padre Rotondi a fare un discorso dentro la chiesa di Ognissanti e là, dopo che io e mia moglie abbiamo firmato il giorno 7 la pergamena, entriamo finalmente nella Chiesa io, mia moglie e i bambini. Isola fa la cresima perché era già stata battezzata, l'aveva battezzata mia moglie quando io ero in Spagna. Carlo l'ha battezzato di nascosto, ma Gianfranco che aveva quattro anni, riceve il battesimo.
Così entra dentro di noi la gioia che io aspettavo».
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