giovedì 13 giugno 2013

Sant'Agostino: DISCORSO 53/A : LE OTTO MASSIME DELLE BEATITUDINI DEL VANGELO

DISCORSO 53/A

LE OTTO MASSIME DELLE BEATITUDINI DEL VANGELO
Non basta lodare la parola di Dio con la lingua ma bisogna metterla in pratica.
1. Con noi avete udito, carissimi, il santo Vangelo; mentre vi parliamo dello stesso passo che vi è stato letto, ci aiuti il Signore affinché le nostre parole siano adatte a voi e producano frutti per la vostra condotta morale. Chi ascolta la parola di Dio deve pensare che deve realizzarsi quanto ascolta: non deve cercare di lodare con la lingua la parola di Dio e poi non tenerla in nessun conto nella vita. Poiché, se son dolci le massime quando si ascoltano, quanto più dolci devono essere quando si mettono in pratica! Noi infatti siamo simili ai seminatori, e voi siete il campo di Dio: [facciamo in modo che] non periscano i semi, ma spunti la messe. Avete sentito con noi che Cristo Signore, essendoglisi avvicinati i suoi discepoli, aprendo la bocca cominciò a istruirli dicendo: Beati i poveri di spirito, poiché di essi è il regno dei cieli 1, ecc.. L'unico e vero Maestro insegnava ai discepoli che lo attorniavano, dicendo le massime da noi ricordate brevemente. Anche voi vi siete avvicinati a noi, affinché, con il suo aiuto, vi rivolgiamo la parola e vi istruiamo. Che cosa potremo fare di meglio che insegnare le massime che un sì grande maestro enunciò dandone la spiegazione?
Molti sono ricchi, nessun ricco è sicuro.
2. Siate dunque poveri nello spirito, affinché sia vostro il regno dei cieli. Perché temete d'esser poveri? Pensate alle ricchezze del regno dei cieli! Si teme la povertà; si abbia pure timore, ma dell'iniquità. Infatti, dopo la povertà dei giusti, verrà una grande felicità, perché piena sarà la tranquillità; quaggiù invece, quanto più cresce quella che si chiama ricchezza, ma non lo è, non solo cresce anche il timore, ma non finisce la cupidigia. Puoi darmi molti ricchi, ma puoi forse darmi un solo ricco senza timore? Un ricco desidera ardentemente di ammassare denaro, ma trema per la paura di perderlo. Quando mai è libero uno schiavo siffatto? È uno schiavo chi è soggetto a una qualsivoglia padrona; ed è forse libero chi è schiavo dell'avarizia? Beati dunque i poveri nello spirito. Che vuol dire poveri nello spirito? Poveri quanto alla volontà, non quanto alle facoltà. Poiché chi è povero nello spirito è umile; e Dio ascolta i gemiti degli umili e non disprezza le loro preghiere. Il Signore proclamò solennemente il proprio discorso cominciando dall'umiltà, cioè dalla povertà. Si trova una persona pia, ricca di beni terreni, eppure non gonfia di superbia. Si trova anche una persona povera, che non possiede nulla, priva di qualsiasi sostentamento. Questa non ha speranza maggiore di quella: poiché quella è povera nello spirito, per il fatto ch'è umile; questa invece è povera, sì, ma non nello spirito. Ecco perché Cristo Signore, dopo aver affermato: Beati i poveri, aggiunse: nello spirito. Tutti voi dunque, che ci avete ascoltato, e siete poveri, non dovete cercare d'essere ricchi.
Con quali parole l'Apostolo si rivolge a coloro che non sono ricchi.
3. Ascoltate l'Apostolo, non me, e vedete che cosa dice: Certo la pietà, congiunta con l'accontentarsi di quello che si ha, è un grande guadagno. In questo mondo infatti non abbiamo portato nulla e non potremo portar via nulla; se abbiamo vitto e vestiario, di questo cerchiamo di accontentarci. Questi invece che vogliono diventar ricchi - non dice "quelli che sono", ma "quelli che vogliono diventarlo" - coloro dunque che vogliono diventar ricchi incappano - dice - nella tentazione e nel laccio [di Satana], e in molti desideri stupidi e dannosi, che fanno precipitare gli individui nella rovina e nella perdizione. Poiché la radice di tutti i mali è la cupidigia del denaro, per il cui sfrenato desiderio alcuni si sono sviati lontano dalla fede e si sono tormentati da se stessi con molti dolori 2. Ci pare dolce la parola "ricchezza" quando la sentiamo. Ma incappano nella tentazione, è forse una parola dolce? I molti desideri stupidi e dannosi, sono forse una parola dolce? Rovina e perdizione, sono forse una parola dolce? Tormentarsi da se stessi con molti dolori, è forse una parola dolce? Non farti sedurre da un solo falso bene per rimanere nella morsa di tanti veri dolori. Orbene, con le suddette parole il beato Apostolo non si rivolge a coloro che sono ricchi, ma a quelli che non lo sono, perché non vogliano esserlo. Vediamo ora anche con quali parole si rivolge a coloro ch'egli trovava già ricchi. Abbiamo detto ciò che doveva essere detto; voi che siete poveri l'avete udito; quanti qui siete ricchi, ascoltate il medesimo beato Apostolo.
Come Paolo esorta i ricchi. Il ricco superbo non possiede ma è posseduto.
4. Scrivendo al suo discepolo Timoteo, tra gli altri ammonimenti rivoltigli, gli rivolge anche questo: Ai ricchi di questo mondo raccomanda. La parola di Dio li aveva trovati già ricchi poiché, se li avesse trovati poveri, avrebbe detto ciò che ho ricordato prima. Raccomanda, dunque, ai ricchi di questo mondo di non essere superbi, né di riporre le loro speranze nell'instabilità delle ricchezze, ma nel Dio vivente, il quale ci dà tutto con abbondanza perché ne possiamo godere. Siano ricchi di opere buone, generosi nel dare, disposti a partecipare agli altri quel che possiedono, si preparino un tesoro sicuro per l'avvenire per acquistare la vera vita 3. Consideriamo un poco queste poche frasi. Anzitutto - dice - raccomanda ai ricchi di non essere superbi.Non c'è nulla che generi la superbia come la ricchezza. Se il ricco non è superbo, calpesta la ricchezza, si attacca a Dio; il ricco superbo non possiede [la ricchezza], ma ne è posseduto. Il ricco superbo è simile al diavolo. Che cosa ha il ricco superbo, dal momento che non ha Dio? [S. Paolo] aggiunge anche: non riporre la speranza nell'instabilità della ricchezza. Deve possedere la ricchezza in modo da tener presente che può andare perduto ciò che possiede. Possegga dunque ciò che non può perdere. Dopo aver detto dunque: né sperare nell'instabilità della ricchezza,aggiunge: ma nel Dio vivente. Poiché la ricchezza può andare in rovina; e volesse il cielo che andasse perduta senza mandare in rovina anche te. Il salmo apostrofa e schernisce l'uomo che ripone la speranza nella ricchezza: sebbene l'uomo cammini ad immagine di Dio. L'uomo infatti è stato creato ad immagine di Dio; ma riconosca d'essere stato creato, lasci andare in rovina ciò che ha fatto lui stesso e rimanga come Dio lo ha fatto. Sebbene dunque l'uomo cammini a immagine di Dio, tuttavia si turberà inutilmente 4. Che vuol dire: Si turberà inutilmente? Accumula ricchezze e non sa per chi le raduna 5. Mentre vivono, osservano queste verità a proposito dei morti; vedono che i beni di molti morti non sono posseduti dai loro figli, ma questi, vivendo da dissoluti, mandano in malora quanto è stato lasciato loro o lo perdono in seguito a false accuse; e, quel ch'è più grave, mentre si cerca quel che uno ha, va in rovina anche chi lo ha. Molti vengono uccisi a causa delle loro ricchezze. Ecco, ciò che avevano lo hanno lasciato quaggiù: dal momento che non hanno fatto con la ricchezza ciò che [Dio] comanda, con quale faccia si sono presentati a lui? Possiedi dunque la vera ricchezza: cioè Dio stesso, che ci offre in godimento abbondanza di ogni bene.
Esempio dell'agricoltore che affida la semente alla terra.
5. Siano ricchi - dice - di opere buone. In esse devono apparire le ricchezze, con esse devono seminare. Di tali opere infatti parlava il medesimo Apostolo quando disse: Non stanchiamoci di fare il bene, poiché a suo tempo raccoglieremo la messe 6. Cerchino di seminare; [l'agricoltore] non vede ancora bene i proventi che ne ricaverà: abbia fede e semini. L'agricoltore che semina vede forse già la messe raccolta? Tira fuori e sparge nei solchi il frumento conservato con tanta fatica e tanta cura. Egli affida alla terra la sua semente; tu non affidi le tue opere a chi ha fatto il cielo e la terra? Siano dunque ricchi, ma di opere buone. Siano generosi nel dare e mettano in comune [quanto possiedono]. Che vuol dire: Mettano in comune? Non lo posseggano da soli. Hai parlato, o Apostolo, e hai insegnato a seminare: mostra anche la messe. Egli la mostra. Ascolta anche qual è la messe. O avaro, non essere pigro a seminare: ascolta - dico - anche qual è la messe. Lo soggiunge infatti dopo aver detto: Siano ricchi di opere buone, generosi nel dare e mettano in Comune [ciò che hanno]; poiché ha detto solo di seminare, deve dire che cosa raccolgono. Si procurino - dice - un tesoro sicuro per l'avvenire al fine di ottenere la vera vita. Destinata a passare è la falsa vita, dove recano piacere le ricchezze. Dopo questa vita dunque si deve andare alla vera vita. Tu ami ciò che hai: riponilo in un posto più sicuro, per non perderlo. Certamente, tutta la tua preoccupazione, chiunque tu sia che ami la ricchezza, non è se non quella di non perdere quel che hai. Ascolta il consiglio del tuo Signore. Non v'è un posto sicuro sulla terra: trasferiscilo in cielo. Ciò che hai ammassato lo avresti voluto affidare a un tuo servo di fede provata: affidalo al tuo fedele Signore. Il tuo servo, per quanto ti sia fedele, può perderlo anche suo malgrado. Il tuo Dio invece non può perdere nulla: tutto ciò che gli avrai affidato lo possederai presso di lui, dal momento che possederai anche lui stesso.
I poveri sono come i facchini della ricchezza che si trasferisce in cielo.
6. Poiché ho detto: "Trasferisci [quanto possiedi] e riponilo in cielo", non ti s'insinui nella mente un pensiero carnale e ti suggerisca: "Ma come tirerò fuori dalla terra o solleverò dalla terra quel che possiedo e lo riporrò nel cielo? In qual modo vi salirò? Con quali macchine innalzerò fin lassù ciò che possiedo?". Osserva gli affamati, osserva i nudi, osserva i poveri, osserva i forestieri, osserva i prigionieri: saranno i facchini dei tuoi beni che trasferirai nel cielo. A questo punto forse ti metterai a pensare e ti domanderai: "In che modo saranno essi i miei facchini? Come prima pensavo in qual modo avrei potuto sollevare fino al cielo ciò che possedevo, senza riuscire a trovarlo, così ora sto pensando come possano sollevarlo coloro ai quali lo do e ugualmente non lo trovo". Ascolta dunque che cosa ti dice il Cristo: "Fa' un contratto di trasferimento; dammi [quanto hai] laggiù sulla terra, dàllo a me laggiù e io poi te lo renderò quassù". Il Cristo dice: "Dammi quanto hai laggiù sulla terra, ove lo hai, e io poi te lo renderò quassù". Anche a questo punto ti domanderai: "In qual modo potrò dare al Cristo? Il Cristo è in cielo, siede alla destra del Padre; quando viveva quaggiù con la sua carne si degnò, per amor nostro, di aver fame, sete, bisogno d'essere ospitato; tutti questi servizi gli furono prestati da sante persone, che furono degne di ricevere nella propria casa il Signore; adesso il Cristo non ha bisogno di nulla: ha posto la sua carne incorruttibile alla destra del Padre. In qual modo potrò dargli qualcosa quaggiù, mentre non ha bisogno di nulla?". Tu ti sei dimenticato di quel che ha detto: Ciò che avete fatto a uno di questi miei [fratelli] più piccoli, lo avete fatto a me 7. Il capo è in cielo, ma le membra le ha sulla terra: un membro di Cristo dia a un altro membro di Cristo; chi possiede dia all'indigente. Sei membro di Cristo e hai di che dare, anche il povero è un membro di Cristo e ha bisogno che tu gli dia. Ambedue camminate per un'unica strada, ambedue siete compagni di viaggio: il povero ha le spalle senza pesi; tu, invece, che sei ricco, sei carico di fardelli; ciò di cui sei gravato, ciò che ti appesantisce, dallo a chi ha bisogno; in tal modo non solo risollevi te stesso, ma sollevi anche il compagno di viaggio. La Sacra Scrittura dice: Il povero e il ricco si sono incontrati: ambedue sono stati creati da Dio 8. Bellissima massima! Il povero e il ricco si sono incontrati. Dove si sono incontrati, se non in questa vita? Il primo è ben vestito, il secondo è coperto di stracci, ma quando si sono incontrati. Ambedue sono nati nudi, poiché anche il ricco è nato povero. Non deve osservare ciò ch'egli ha incontrato, ma guardare ciò che ha portato. Che cosa ha portato il misero, quando è nato, se non la nudità e le lacrime? Ecco perché l'Apostolo dice: Nulla abbiamo portato in questo mondo, ma neppure nulla potremo portar via 9. Mandi dunque innanzi di propria volontà ciò che possa trovare quando uscirà da questa vita. C'è dunque il povero e c'è il ricco e si sono incontrati; l'uno e l'altro poi li ha creati il Signore: il ricco per mezzo del quale soccorrere l'altro; il povero, per mettere alla prova il primo. Beati dunque i poveri nello spirito, poiché di essi è il regno dei cieli 10. Anche se hanno la ricchezza, non la posseggono; siano poveri e sarà loro il regno dei cieli.
Chi sono i miti.
7. Beati i miti poiché essi erediteranno la terra 11. I miti. Quelli che non si oppongono alla volontà di Dio: questi sono i miti. Chi sono i miti? Coloro i quali, quando le cose vanno loro bene, lodano Dio; quando invece vanno male, non bestemmiano Dio; mediante le loro opere buone danno gloria a Dio e dei propri peccati accusano se stessi. Essi erediteranno la terra. Quale terra, se non quella di cui parla il salmo: Sei tu la mia speranza, la mia porzione nella terra dei viventi 12?.
Piangendo se stesso il peccatore ritorna in vita.
8. Beati coloro che piangono, poiché saranno consolati 13. Miei cari fratelli, il pianto è un fatto doloroso, quando è il lamento di chi si pente. In realtà ogni peccatore dovrebbe piangere. Chi viene pianto, se non chi è morto? E che c'è di così morto come un iniquo? Ecco una cosa straordinaria: pianga se stesso e tornerà in vita: pianga spinto dal pentimento e verrà consolato col perdono.
Sulla terra è fame di giustizia, in cielo sazietà.
9. Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati 14. Il fatto d'aver fame della giustizia si ha solo sulla nostra terra. La sazietà della giustizia si avrà solo in un altro luogo, ove nessuno peccherà: la sazietà della giustizia quale si trova negli angeli santi. Ma noi che siamo affamati e assetati della giustizia, dobbiamo dire a Dio: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra 15.
Il povero è tuo mendicante, tu sei mendicante di Dio.
10. Beati quelli che hanno compassione degli altri, perché otterranno compassione 16. Con un'ottima connessione logica, dopo aver detto: Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati, soggiunse: Beati quelli che sentono compassione perché Dio avrà compassione di loro. Tu infatti hai fame e sete della giustizia. Se hai fame e sete, sei mendicante di Dio. Te ne stai dunque come un mendicante davanti alla porta di Dio, ma c'è anche un altro mendicante davanti alla tua porta; quel che farai col tuo mendicante, lo farà Dio con il suo.
Accogli Dio nel cuore purificato e lo dilaterà e ti nutrirà di sé.
11. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 17. Uno deve compiere tutto ciò ch'è stato detto più sopra e il suo cuore sarà mondato. Ha il cuore puro perché non finge l'amicizia e impedisce che nel suo cuore ci sia l'inimicizia. Poiché Dio dà il premio in relazione al cuore ove egli vede. Tutto ciò che ti piace lì, dentro il tuo cuore, non approvarlo, non lodarlo; e se ti solletica una passione malsana, non vi acconsentire: e se è molto ardente, prega Dio di respingerla, affinché nel tuo intimo si produca qualche effetto salutare e venga purificato il cuore, nel quale viene pregato Dio stesso. Quando infatti vuoi pregare Dio dentro la tua camera, purificala, perché Dio ti esaudisca, purifica la tua camera interna. Talora tace la lingua ma geme l'anima; in ogni modo nel proprio intimo, nella camera del cuore si prega Dio: lì non vi sia nulla che offenda gli occhi di Dio che dispiaccia a Dio. Forse potresti trovarti in difficoltà nel purificare il tuo cuore; invoca allora Colui che non disdegnerà di purificare un posto per sé e si degnerà d'abitare in te. Temi forse di accogliere un potente così grande e di esserne turbato, come degli individui mediocri e meschini i quali sono soliti temere d'esser costretti ad accogliere in casa propria dei viaggiatori altolocati? Certo non v'è nulla di più grande di Dio: tu però non temere le tue strettezze, accoglilo ed egli ti dilaterà. Non hai nulla da offrirgli da mangiare? Accoglilo e ti nutrirà lui e, quel ch'è più dolce alle tue orecchie, sarà lui che ti nutrirà di se stesso. Sarà egli stesso il tuo cibo, poiché è stato proprio lui a dire: Sono io il pane vivo disceso dal cielo 18. Un tal pane ristora e non si deteriora. Beati dunque i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Come si deve comportare l'operatore della pace.
L'ordine della pace in noi.
12. Beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio 19. Chi sono i pacificatori? Coloro che procurano la pace. Vedi delle persone in disaccordo tra loro? Sii tra loro operatore di pace. Parla bene del primo al secondo e viceversa. Ascolti del male riguardo a uno di essi da parte dell'altro come da uno ch'è adirato? Non lo manifestare; dissimula l'insulto ascoltato dall'adirato, da' un leale consiglio per la concordia. Ma se vuoi essere pacificatore tra due tuoi amici che sono in discordia, comincia da te stesso ad essere pacifico: devi mettere in pace te stesso interiormente, dove forse sei in lotta quotidiana con te stesso. Non sentiva forse il dissidio colui che diceva: La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito desideri contrari a quelli della carne; queste due forze si oppongono a vicenda, sicché non potete fare quel che vorreste 20? Sono parole del santo Apostolo. Nel mio intimo amo la legge di Dio - dice - ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che contrasta fortemente con la legge amata dalla mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato, che abita nelle mie membra 21. Se dunque proprio nell'interno dell'uomo esiste un certo dissidio ogni giorno, e si lotta lodevolmente, perché le facoltà superiori non siano vinte da quelle inferiori, perché il desiderio sensuale non vinca lo spirito, perché la concupiscenza non vinca la sapienza, ne risulta la giusta pace che tu devi realizzare in te, affinché sulle facoltà inferiori abbia il dominio la facoltà più elevata, ch'esiste in te. La facoltà più elevata che tu hai è quella in cui risiede l'immagine di Dio. Questa si chiama spirito, si chiama intelligenza; in essa arde la fede, si rafforza la speranza, si accende la carità. Desidera il tuo spirito esser capace di vincere i tuoi desideri sensuali? Lo spirito sia soggetto a Colui che gli è superiore e sarà vittorioso della parte inferiore [dell'uomo]; così regnerà in te la pace vera, sicura, stabilita nell'ordine più perfetto. Qual è l'ordine di questa pace? Dio ha il dominio sullo spirito, lo spirito sulla carne; nulla di più ordinato. La carne però ha sempre le sue debolezze. Non era così nel paradiso: è diventata così a causa del peccato, e a causa del peccato è incatenata dalla discordia, che ci contrasta. È venuto però un uomo senza peccato per mettere d'accordo l'anima nostra con la nostra carne e s'è degnato di darci il pegno dello Spirito. Tutti coloro che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 22. Beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio. D'altra parte tutta questa lotta, che ci tormenta a causa della nostra debolezza - e anche quando non acconsentiamo ai cattivi desideri, tuttavia siamo in certo qual modo impegnati nella stessa lotta e non ne siamo ancora liberi - tutta questa lotta non ci sarà più quando la morte sarà inghiottita dalla vittoria. Ascolta in che modo non ci sarà più:Bisogna che questo corpo corruttibile - così dice l'Apostolo - si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. Quando poi questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, allora si avvererà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata dalla vittoria 23. È finita la guerra ed è stata conclusa con la pace. Ascolta la voce dei trionfatori: Dov'è, morte, la tua potenza? Dov'è, morte, il tuo pungiglione24. Questa dunque è la voce dei trionfatori; non resterà assolutamente più alcun nemico, nessuno che combatta di dentro, nessuno che tenti dal di fuori. Beati dunque i pacificatori, perché saranno chiamati figli di Dio.

Non la pena ma la causa fa il martire.
13. Beati i perseguitati a causa della giustizia 25. Questa aggiunta distingue il martire dal brigante; di fatto anche il brigante è perseguitato per causa dei suoi misfatti ma egli non cerca il premio, bensì sconta la pena dovuta. Fa di uno un martire non la pena, ma la causa; prima scelga la causa e poi tranquillo sopporti la pena. In un sol luogo v'erano tre croci, quando il Cristo soffrì la passione: egli nel mezzo, di qua e di là due briganti. Considera la pena: niente di più simile, eppure uno dei briganti sulla croce trovò il paradiso. Il Cristo nel mezzo fa da giudice: condanna il superbo, soccorre l'umile. Il legno della croce fu il tribunale per il Cristo. Che cosa farà quando giudicherà, egli che poté fare ciò quando era giudicato? Al brigante, che aveva proclamato la sua fede in lui, disse: Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso 26. Egli infatti si differenziava dall'altro. Cosa mai aveva detto? Ricordati di me, Signore quando sarai nel tuo regno 27. Conosco - diceva - i miei delitti; senza dubbio dovrò sopportare tormenti finché non vi giungerai tu stesso. Ma poiché chiunque si umilia sarà esaltato, Cristo pronunciò subito la sentenza e gli concesse il perdono: Oggi - disse - sarai con me in paradiso. Ma il Signore non fu messo intero nel sepolcro lo stesso giorno? Quanto al corpo sarebbe rimasto nel sepolcro; quanto all'anima invece sarebbe rimasto negli inferi, non per esservi tenuto prigioniero, ma per liberarvi quelli che vi erano prigionieri. Se dunque lo stesso giorno si sarebbe trovato negli inferi quanto all'anima, e quanto al corpo sarebbe stato nel sepolcro, come mai disse: Oggi sarai con me in paradiso? Ma il Cristo intero non è forse anima e corpo? Ti sei dimenticato che al principio c'era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo 28? Ti sei dimenticato che il Cristo è potenza e Sapienza di Dio 29? Dove non è dunque la Sapienza di Dio? Di essa non dice forse la Scrittura: Si estende da un confine all'altro con forza e governa ogni cosa con bontà 30? Cristo dunque per quanto riguarda la persona del Verbo dice: Oggi sarai con me in paradiso. "Oggi - dice con l'anima discendo agli inferi, ma con la divinità non mi assento dal paradiso".
Agostino non vuol gravare i fedeli sebbene contenti di ascoltarlo.
14. Per quanto sono stato capace, ho esposto alla vostra Carità tutte le beatitudini di Cristo. Vedo in verità che siete tanto contenti da voler udire ancora. La vostra Carità ci ha stuzzicati a dire molte cose e forse potremmo dirne altre ancora; ma è meglio che ruminiate bene nella mente e digeriate in modo salutare le verità che afferrate.


Gesù Amore, accresci in me
il Tuo Amore!


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