martedì 11 giugno 2013

Il giardino dell'Eden (554.10)


Le parabole di Gesù
(050)
Parabola ai fanciulli: il giardino dell'Eden (554.10)

Un giorno il Signore Iddio disse: "Farò l'uomo e l'uomo vivrà nel Terrestre Paradiso dove è il gran fiume che poi si divide in quattro capi, che sono il Fison, il Geon, L'Eufrate e il Tigri, che scorrono la terra. E l'uomo sarà felice avendo tutte le bellezze e bontà del Creato e il mio amore per gaudio del suo spirito".


 E così fece. Era come se l'uomo fosse su una grande isola, ma ancor più fiorita di questa e con piante di ogni specie e con tutti gli animali. E sopra lui fosse l'amore di Dio a far da sole per l'anima, e la voce di Dio era nei venti, più melodiosa di canto d'uccello.


Ma ecco che in questa bell'isola fiorita, fra tutte le bestie e le piante, entrò strisciando un serpente diverso da quelli che erano stati creati da Dio e che erano buoni, senza veleno nei denti, senza ferocia nelle spire del corpo flessuoso.


Anche questo serpente si era vestito della pelle dai colori di gemme che avevano gli altri, anzi si era fatto ancor più bello di questi, tanto che pareva un grande monile di re che andasse guizzando fra gli splendidi alberi del Giardino.


Andò ad attorcigliarsi intorno ad un albero che sorgeva in mezzo al giardino, un albero bello, solitario, alto molto più di questo, coperto di foglie e frutti meravigliosi. E il serpente pareva un gioiello intorno al bell'albero, e scintillava al sole, e tutti gli animali lo guardavano perchè nessuno si ricordava di averlo visto creare e, nè di averlo visto prima di allora.
Ma nessuno gli si avvicinava, anzi tutti si allontanavano dall'albero, ora che aveva intorno al fusto il serpente.


Soltanto l'uomo e la donna si avvicinarono là. La donna prima dell'uomo perchè le piaceva quella cosa lucente che brillava al sole e muoveva il capo simile ad un fiore ancor semichiuso, e ascoltò quello che diceva il serpente, e disubbidì al Signore e fece disubbidire Adamo. Soltanto dopo aver disubbidito videro il serpente per ciò che era e compresero il peccato, perchè ormai avevano perduto l'innocenza del cuore. E si nascosero a Dio che li cercava e poi mentirono a Dio che li interrogava.


Allora Dio mise degli angeli al confine del Giardino e cacciò gli uomini da esso. Fu come se gli uomini fossero, dalla riva sicura dell'Eden, gettati nei fiumi terrestri colmi d'acque come quando vengono le piene di primavera. E Dio lasciò però nel cuore degli scacciati il ricordo del loro destino eterno, ossia del passaggio dal bel Giardino, dove sentivano la voce e l'amore di Dio, al Paradiso dove avrebbero goduto di Dio completamente. E col ricordo lasciò lo stimolo santo a risalire verso il luogo perduto con una vita di giustizia.

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