Le parabole di Gesù
(050)
Parabola ai fanciulli: il giardino dell'Eden (554.10)
Un giorno il Signore Iddio disse: "Farò l'uomo e l'uomo vivrà nel Terrestre Paradiso dove è il gran fiume che poi si divide in quattro capi, che sono il Fison, il Geon, L'Eufrate e il Tigri, che scorrono la terra. E l'uomo sarà felice avendo tutte le bellezze e bontà del Creato e il mio amore per gaudio del suo spirito".
E così fece. Era come se l'uomo fosse su una grande isola, ma ancor più fiorita di questa e con piante di ogni specie e con tutti gli animali. E sopra lui fosse l'amore di Dio a far da sole per l'anima, e la voce di Dio era nei venti, più melodiosa di canto d'uccello.
Anche questo serpente si era vestito della pelle dai colori di gemme che avevano gli altri, anzi si era fatto ancor più bello di questi, tanto che pareva un grande monile di re che andasse guizzando fra gli splendidi alberi del Giardino.
Ma nessuno gli si avvicinava, anzi tutti si allontanavano dall'albero, ora che aveva intorno al fusto il serpente.
Soltanto l'uomo e la donna si avvicinarono là. La donna prima dell'uomo perchè le piaceva quella cosa lucente che brillava al sole e muoveva il capo simile ad un fiore ancor semichiuso, e ascoltò quello che diceva il serpente, e disubbidì al Signore e fece disubbidire Adamo. Soltanto dopo aver disubbidito videro il serpente per ciò che era e compresero il peccato, perchè ormai avevano perduto l'innocenza del cuore. E si nascosero a Dio che li cercava e poi mentirono a Dio che li interrogava.
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