«Un giovane mi mostrò l'uomo giusto e l'uomo ingrato.
L'anima dell'uomo giusto
è bellissima, ma il suo corpo sempre soffre. Lavora e vive nella pena e nell'angoscia;
ha da sopportare ogni specie di mali e di persecuzioni; e, in mezzo a tutto
ciò, non pensa a sé, ma pensa a Dio che vive in lui.
Tutto quello che fa, lo fa
per Dio e non per sé; si dimentica interamente. Dimentica il suo corpo, la sua
salute, il suo benessere, per non pensare che a Dio.
Giunge alla fine della sua
vita, muore ed è portato in Dio; ma quando egli è in Dio, non sembra più un
uomo, ma un Dio. Ed allora la sua carne, che ha maltrattato, gli rende omaggio
e lo ringrazia di averla trattata in quel modo. I suoi capelli, le sue ossa, i
suoi occhi, le sue orecchie, i suoi piedi, le sue mani sono fieri di
appartenergli, di essere stati a suo servizio, e vengono a rendergli omaggio e
lo ringraziano di averli trattati così come ha fatto. Tuttavia tutte queste
lodi, sebbene rivolte all'uomo, ritornano a Dio.
La terra si compiace di
averlo portato, di essere stata calpestata da lui quando camminava; gli animali
si reputano felici di essere stati immolati per lui e di essere diventati sua
carne. Gli alberi si rallegrano di aver portato dei frutti da assimilare alla
sua carne; le case, di averlo alloggiato; il sole, la luna e le stelle, di
averlo illuminato. Le nuvole, la pioggia, le sorgenti, il mare, i pesci
rendono omaggio a quest'uomo ed essi sono felici di averlo servito.
L'uomo ingrato, durante la sua vita, pensa a ben trattare il suo corpo,
accordandogli tutto ciò che è buono, dolce, delicato. E, in mezzo a tutto ciò,
quest'uomo non pensa a Dio, non pensa che a se stesso, alle soddisfazioni,
alle grandezze, alle ricchezze, ai godimenti.
Se egli potesse essere re del
cielo e della terra, se potesse detronizzare Dio per farsi Dio lui stesso, lo
farebbe. Non pensa che riceve tutto da Dio, che è Dio che gli ha dato tutto.
E
quest'uomo che sembra voler assorbire il mondo intero, vede arrivare la sua
fine. E muore. Mi è parso che i suoi capelli lo detestassero e che i suoi
occhi, le sue orecchie, i suoi piedi, le sue mani, le sue unghie, tutto il suo
corpo lo detestasse, e che fossero vergognosi e furiosi di averlo servito, di
essergli appartenuti; se avessero potuto maledire il tempo in cui sono stati
con lui, lo avrebbero fatto.
La terra è vergognosa e furiosa di essere stata
da lui calpestata, e lo maledice.
Gli alberi sono furiosi contro di lui e
fremono di rabbia per aver portato dei frutti da convertirsi in suo nutrimento.
Le bestie, il sole, la luna, le stelle, le fontane, il mare, i pesci sono
furiosi per essere stati a suo servizio e d'accordo lo maledicono.
E tutte queste
maledizioni seguono quelle di Dio, perché Dio maledice l'ingrato, ed è perché
Dio lo maledice che tutta la creazione lo maledice a sua volta.
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