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martedì 12 luglio 2022

Chiesa e post concilio: Pio XII - Parole per ogni tempo

Chiesa e post concilio: Pio XII - Parole per ogni tempo: Colpiscono le parole del Vicario di Cristo – specie quelle di Pio XII di cui facciamo tesoro per il nostro oggi – che sono senza tempo, perc...

mercoledì 24 luglio 2019

Verranno mode...


Diceva Giacinta di Fatima (1917): 

<<I peccati che portano più anime all'inferno sono i peccati della carne.

Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio.

Verranno mode che offenderanno molto Gesù..

Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. 
La Chiesa non ha moda. Gesù è sempre lo stesso.>>



Un sacerdote risponde


Le chiedo se il coito interrotto sia un peccato mortale e quindi non possa fare la comunione o un peccato veniale che potrei confessare periodicamente

Quesito

Carissimo Padre Angelo,
per caso ho trovato questo sito e trovo molto bello ed utile che un sacerdote possa dedicarsi così ai tanti quesiti che una coppia cristiana ha. Molti dubbi che avevo sono riuscita a chiarirmeli leggendo le sue risposte alle lettere di altri fratelli in particolare in merito al coito interrotto. Non sto qui ad elencarle tutte le motivazioni che come coppia invochiamo per giustificare questa pratica, ciò che le chiedo è se è un peccato mortale e quindi non posso fare la comunione o un peccato veniale che potrei confessare periodicamente.
Sull’argomento vi è molta confusione, spesso confessandoci con sacerdoti diversi abbiamo ricevuto risposte diverse anche sul fatto che il coito interrotto possa essere o meno un peccato.
La ringrazio anticipatamente.



Risposta del sacerdote


Carissima,

1. al di là di quello che possono dire i singoli sacerdoti confessori, c’è l’insegnamento della Chiesa.
A questo insegnamento il Signore ha garantito lo spirito di infallibilità.

Ai singoli sacerdoti su questo punto non ha garantito niente.


2. Papa Giovanni Paolo II in un passo saliente del suo magistero si è espresso così: “La prima, ed in certo senso la più grave difficoltà (sul tema della contraccezione e dunque anche del coito interrotto, n.d.r.), è che anche nella comunità cristiana si sono sentite e si sentono voci che mettono in dubbio la verità stessa dell’insegnamento della Chiesa. 
Tale insegnamento è stato espresso vigorosamente dal Vaticano II, dall’enciclica Humanae vitae, dalla esortazione apostolica Familiaris consortio e dalla recente istruzione Donum vitae. 
Emerge a tale proposito una grave responsabilità: coloro che si pongono in aperto contrasto con la legge di Dio, autenticamente insegnata dal magistero della Chiesa, guidano gli sposi su una strada sbagliata.
Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi.
Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).


3. Ora che la contraccezione (compreso il coito interrotto) sia un peccato grave lo aveva già detto in maniera molto forte Pio XI nella Casti Connubii“Non vi può essere ragione alcuna, sia pure gravissima, che valga a rendere conforme a natura e onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questa conseguenza, operano contro natura e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta...

Essendovi però dei tali che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai nostri giorni, in questa materia, preteso pubblicamente di insegnarne un’altra, la Chiesa cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e di difendere la purità e onestà dei costumi, proclama altamente per mezzo della nostra parola, in segno di sua divina missione, e nuovamente sentenzia: che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per l’umana malizia l’atto sia destituito dalla sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura e coloro che osino commettere tali azioni si rendono rei di colpa grave.

Perciò come vuole la Suprema Autorità nostra e la cura commessaci di tutte le anime, ammoniamo i Sacerdoti che sono applicati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli a sé affidati in punto tanto grave della legge di Dio e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine e ad esse in qualche maniera non si rendano conniventi.
   Che se poi qualche confessore o pastore di anime, che Dio non lo permetta, inducesse in questi errori i fedeli affidati alle sue cure e li confermasse nelle loro convinzioni o approvando o tacendo, sappia di dover rendere conto a Dio Giudice Supremo del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: Sono ciechi e guide di ciechi: e quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso (Mt 15,14)” (CC 20-21; EE 5/503-504).


4. Pio XII nel famoso discorso alle ostetriche (29.X.1951) ha ribadito: “Questa prescrizione è in pieno vigore oggi come ieri, e tale sarà domani e sempre, perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma l’espressione di una legge naturale e divina”.


5. Paolo VI nell’Humanae vitae dice: “Così chi ben riflette dovrà anche riconoscere che un atto di amore reciproco che pregiudichi la disponibilità di trasmettere la vita che Dio creatore di tutte le cose secondo particolari leggi vi ha immesso, è in contraddizione sia con il disegno divino, sia con il volere dell’Autore della vita umana.

Usare di questo dono divino distruggendo, anche solo parzialmente, il suo significato e la sua finalità è contraddire alla natura dell’uomo come a quella della donna e del loro più intimo rapporto, e perciò è contraddire anche al piano di Dio e alla sua santa volontà” (HV 13).

Contraddire la volontà di Dio equivale a commettere un peccato mortale. Si dice mortale proprio per questo: perché fa morire la grazia santificante che crea in una conformità della nostra volontà con quella di Dio.




6. Giovanni Paolo II ha detto che con la contraccezione “gli sposi si attribuiscano un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana.

In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).


7. Trattandosi oggettivamente di un peccato mortale non è mai lecito fare la S. Comunione senza aver premesso la Confessione sacramentale.
   Proprio perché si tratta di peccato mortale Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae rivolgendosi agli sposi aveva detto:

“E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).


Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di puntualizzare la dottrina della Chiesa su una materia così importante.

Ti saluto cordialmente, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo



AMDG et DVM

domenica 24 giugno 2018

Le visioni profetiche

Le visioni profetiche

Quando Pio XII concluse il suo cammino terrestre, nel 1958 venne chiesto a Teresa Neumann chi sarebbe salito al trono pontificio. E lei, dopo una breve meditazione disse:
"Sul trono di Pietro siederà l’angelo proveniente dal mare. Porterà il nome di un papa che non fu papa e regnerà oltre il mio tempo".
La profezia si rivelò esatta, in modo impressionante. Venne eletto difatti il cardinale Angelo Roncalli, proveniente da Venezia (l’angelo proveniente dal mare). Il nuovo pontefice assunse il nome di Giovanni XXIII. Nel 1410 fu il cardinale Cossa che, dopo essersi fatto eleggere, assunse il nome di Giovanni XXIII. Ma le elezioni non erano state una libera scelta, tanto che cinque anni dopo venne dichiarato decaduto e condannato per simonia, Papa Roncalli scelse pertanto il nome di un papa che non fu papa. E il suo pontificato andò oltre il tempo terreno di Teresa. Questa morì difatti nel 1962, mentre Giovanni XXIII concluse il pontificato nel 1963.

Nel 1959 Teresa disse testualmente: "Fra dieci anni, o poco più, l’uomo guarderà la Terra dalla Luna". E nel 1969, Armstrong, il primo astronauta della storia, scese sulla luna. E, come aveva profetizzato la Veggente, "guardò il pianeta Terra, dal suo satellite". Durante una sua estasi, "vide" anche l’attentato a Giovanni Paolo II: "Ho visto il Santo Padre con le vesti macchiate di sangue, esclamò un giorno. L’ho visto su una piazza gremita di gente... Ho sentito gridare e ho sentito il rumore di un’autovettura che si stava allontanando"
E così avvenne in quel fatidico 1981, quando Ali Agca sparò in piazza San Pietro al pontefice.
La parte più significativa dei vaticini di Teresa riguardano però il nostro tempo futuro, Al termine della seconda guerra mondiale, quando le persone esultavano per la fine delle dittature (una fine che Teresa aveva profetizzato quando, alla vigilia del conflitto, venne stipulato tra l’Italia e la Germania il Patto d’Acciaio) la Veggente disse: "E' giustificata la gioia, perché l’incubo é finito.. ma la grande piaga si aprirà nel 1999 e sanguinerà per diciotto anni: sarà questo il tempo di Caino" (1999-2017).

Alcune delle sue visioni profetiche:
"Ho visto rovesciare sulla terra ceste piene di serpenti, che strisciavano sulle città e sulle campagne, distruggendo tutto.
E quando l’opera di distruzione è stata compiuta ho visto scendere sulla terra degli angeli, sotto forma di uomini".
"Il mondo intero sarà affidato a bestie orrende".

"L’ignoranza, il disprezzo per la cultura, la violenza, il lassismo, il materialismo, saranno i piedi dello scranno sul quale siederà il serpente dei serpenti.
Vedrete allora l’asino dettare legge al leone. Vedrete gli allievi insultare i loro insegnanti; vedrete la cultura bruciare sulla pubblica piazza, in nome della cultura.
Troppi leoni avranno il cuore dell’asino, e si lasceranno trarre in inganno. Ho visto il mondo affidato a bestie orrende, con la testa d’asino e il corpo da serpente. Ho visto l’orrenda strage degli uomini di pietà e degli uomini d’intelletto.
Quando poi l’epidemia avrà contaminato ogni casolare, si renderà necessaria una purificazione generale. L’acqua dovrà lavare ogni granello di sabbia che copre la terra.
Ho visto san Bernardo e tanti altri spiriti eletti ritornare sulla terra, per istruire le genti. E le genti, finalmente, sapranno fare tesoro dell’insegnamento.
E l’armonia del tutto si fonderà nella verità e nell’amore".

"Ho visto scendere dal cielo un’enorme quantità di foglie secche. E su ogni foglia c’era una scintilla di fuoco.
Un uomo che mi stava vicino, gridò a gran voce: scostatevi, perché piove la pestilenza stellare.
Molti cercarono di fuggire, ma vennero ugualmente raggiunti dalle foglie secche.
E quando una di queste si posava sulla pelle, si formava una macchia nera, e dalla macchia nera usciva uno zampillo di sangue".

"Ho visto fiumi enormi rompere gli argini, trascinando cose, uomini e cavalli. Ho visto la terra aprirsi come una vecchia ferita, e da questa sgorgare del sangue marcio... Mi sembra che la terra fosse diventata un tappeto sospeso nell’aria... Tutto tremava e sobbalzava, rendendo difficile mantenersi in equilibrio... Poi ho visto aprirsi una voragine... Ho visto aprirsi la terra, afferrare case e uomini e poi richiudersi".

"Ho visto la terra schiumeggiare come il mare. Ho visto contadini scavare alcune buche per piantare alberi, ma da queste buche usciva un liquido nerastro, schiumoso. E quando la pianta veniva messa nella terra si copriva a sua volta di schiuma. E la schiuma avanzava, come un mare in tempesta, coprendo montagne e pianure".

"Ho visto sulla strada, molta gente che respirava a fatica, mentre nel cielo si stavano addensando nubi gialle. Ho visto uomini salire sugli alberi per cercare un po’ d’aria. Ho visto uomini tagliarsi la gola, nella disperazione e nella speranza di succhiare un po’ d’aria".

"Ho visto un cimitero nel quale venivano sepolti i sogni dell’uomo. E ogni sogno aveva una lapide. E su ogni lapide c’era un epitaffio...
Su una pietra era scritto: ‘Qui giace il sogno dell’uomo, di correre più veloce del vento’. Altrove, ho visto scritto: ‘Qui giace il sogno dell’uomo di prolungare all’infinito la sua vita’. C’era poi la grande tomba, che racchiudeva il grande sogno. E l’epitaffio diceva: -Qui giace l’uomo che si credeva un dio- ".

"Ho visto un cielo pieno di stelle. Sembrava un enorme accampamento, con i fuochi accesi, in attesa dell’alba e della battaglia. A un certo punto ho visto una stella brillare di una luce eccezionale, tra il rosso e il viola.
E la stella iniziò a muoversi, e dietro a lei si accodarono tante altre stelle, tanto da formare una chioma. -Seguite la stella-, mi disse una voce...".
"Quando la purificazione sarà completata, riprenderà la vita. Ma l’uomo nuovo indosserà un abito nuovo: l’abito dell’umiltà e della fede". (Fine) 

domenica 30 aprile 2017

UN GIOIELLO DI DISCORSO DIMENTICATO. E' GRANDE!

Santa Caterina Patrona d'Italia. Insieme a San Francesco di Assisi.

Discorso di Pio XII

Il 29 Aprile 1380 si concludeva la vita terrena di santa Caterina da Siena. Ecco come Pio XII ci presenta la Patrona della nostra Italia che festeggiamo oggi, nel Discorso sui Patroni d'Italia a Santa Maria sopra Minerva, 5 maggio 1940. Santa Caterina, intercedi per noi!

Ammirevole spettacolo e al tutto degno della universale paternità apostolica, Venerabili Fratelli e diletti Figli, fu più volte, in secoli dal nostro lontani, il vedere in questo insigne tempio di Santa Maria sopra Minerva i Successori di Pietro, Nostri Antecessori, venuti con solenne corteo a celebrare i divini misteri nella dolce festività della Santissima Annunziata, e onorare con mano amorevole la pubblica distribuzione alle fanciulle di doti claustrali e nuziali, estimatori, com’erano, della verginità sacra a Dio e della onesta maternità familiare, vegliante, insieme con gli angeli celesti, sulle candide culle, nidi di angeli umani. A tale lieta storica ricordanza l’animo Nostro esulta in mezzo al Nostro amato popolo che Ci circonda devoto; e nella visione del passato, se pur bello di altra luce, contempliamo rinnovato e ripresentato, in festa di duplice e novissima aureola, lo splendore di questo altare, sotto cui dormono le venerate spoglie di una vergine eroica, sposa di Cristo, paladina della Chiesa, madre del popolo, angelo di pace all’italica famiglia. Al Nostro sguardo accanto a lei leva la fronte un poverello, vestito di saio e cinto di una corda, dall’aspetto serafico, dalle mani e dai piedi segnati di cicatrici, dall’occhio che contempla il cielo, i monti e le valli, il valico dei fiumi e dei mari, e nel suo amore e nel suo saluto abbraccia l’agnello e il lupo, gl’infelici e i felici, i concittadini e gli estranei. Sono questi, o Italia, i tuoi alti Patroni al cospetto di Dio, il quale pure ti ebbe privilegiata fra tutte le sponde del Mediterraneo e degli oceani, stabilendo in te, attraverso le mirabili vicende di un popolo prode, ignaro del consiglio e della mano divina, la sede e l’impero pacifico del Pastore universale delle anime redente dal sangue di Cristo. Caterina e Francesco, sotto il beatificante ciglio di Dio, guardano Roma e le regioni italiche, perché l’amore, che nutrirono quaggiù vivendo e operando, non si spegne nel cielo, ma si rinfiamma nell’imperituro amore di Dio.

martedì 7 marzo 2017

DIGNITÀ REGALE DELLA SANTA VERGINE MARIA

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PIO XII
LETTERA ENCICLICA
AD CAELI REGINAM(1)
DIGNITÀ REGALE DELLA SANTA VERGINE MARIA

Fin dai primi secoli della chiesa cattolica il popolo cristiano ha elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete, sia, e molto più, nei periodi di gravi angustie e pericoli; né vennero meno le speranze riposte nella Madre del Re divino, Gesù Cristo, mai s'illanguidì la fede, dalla quale abbiamo imparato che la vergine Maria, Madre di Dio, presiede all'universo con cuore materno, come è coronata di gloria nella beatitudine celeste.
Ora, dopo le grandi rovine che, anche sotto i Nostri occhi, hanno distrutto fiorenti città, paesi e villaggi; davanti al doloroso spettacolo di tali e tanti mali morali, che si avanzano paurosamente in limacciose ondate, mentre vediamo scalzare le basi stesse della giustizia e trionfare la corruzione, in questo incerto e spaventoso stato di cose, Noi siamo presi da sommo dispiacere e perciò ricorriamo fiduciosi alla Nostra regina Maria, mettendo ai piedi di lei, insieme col Nostro, i sentimenti di devozione di tutti i fedeli, che si gloriano del nome di cristiani.

È gradito e utile ricordare che Noi stessi, il 1° novembre dell'anno santo 1950, abbiamo decretato, dinanzi a una grande moltitudine di em.mi cardinali, di venerandi vescovi, di sacerdoti e di cristiani, venuti da ogni parte del mondo, il dogma dell'assunzione della beatissima vergine Maria in cielo,(2) dove, presente in anima e corpo, regna tra i cori degli angeli e dei santi, insieme al suo unigenito Figlio. Inoltre, ricorrendo il centenario della definizione dogmatica fatta dal Nostro predecessore, Pio IX, di imm. mem., sulla Madre di Dio concepita senza alcuna macchia di peccato originale, abbiamo indetto l'anno mariano,(3) nel quale con gran gioia vediamo che non solo in questa alma città - specialmente nella Basilica Liberiana, dove innumerevoli folle continuano a professare apertamente la loro fede e il loro ardente amore alla Madre celeste - ma anche in tutte le parti del mondo la devozione verso la Vergine, Madre di Dio, rifiorisce sempre più; mentre i principali santuari di Maria hanno accolto e accolgono ancora pellegrinaggi imponenti di fedeli devoti.

Tutti poi sanno che Noi, ogni qualvolta Ce n'è stata offerta la possibilità, cioè quando abbiamo potuto rivolgere la parola ai Nostri figli, venuti a trovarci, e quando abbiamo indirizzato messaggi anche ai popoli lontani per mezzo delle onde radiofoniche, non abbiamo cessato di esortare tutti coloro, ai quali abbiamo potuto rivolgerCi, ad amare la nostra benignissima e potentissima Madre di un amore tenero e vivo, come conviene a figli. In proposito, ricordiamo particolarmente il radiomessaggio, che abbiamo indirizzato al popolo portoghese, nell'incoronazione della taumaturga Madonna di Fatima,(4) da Noi stessi chiamato radiomessaggio della «regalità» di Maria.(5)

Pertanto, quasi a coronamento di tutte queste testimonianze della Nostra pietà mariana, cui il popolo cristiano ha risposto con tanta passione, per concludere utilmente e felicemente l'anno mariano che volge al termine e per venire incontro alle insistenti richieste, che Ci sono pervenute da ogni parte, abbiamo stabilito di istituire la festa liturgica della «beata Maria vergine regina».
Non si tratta certo di una nuova verità proposta al popolo cristiano, perché il fondamento e le ragioni della dignità regale di Maria, abbondantemente espresse in ogni età, si trovano nei documenti antichi della chiesa e nei libri della sacra liturgia.
Ora vogliamo richiamarle nella presente enciclica per rinnovare le lodi della nostra Madre celeste e per renderne più viva la devozione nelle anime, con vantaggio spirituale.

I

Il popolo cristiano ha sempre creduto a ragione, anche nei secoli passati, che colei, dalla quale nacque il Figlio dell'Altissimo, che «regnerà eternamente nella casa di Giacobbe» (Lc 1, 32), (sarà) «Principe della pace» (Is 9, 6), «Re dei re e Signore dei signori» (Ap19, 16), al di sopra di tutte le altre creature di Dio ricevette singolarissimi privilegi di grazia. Considerando poi gli intimi legami che uniscono la madre al figlio, attribuì facilmente alla Madre di Dio una regale preminenza su tutte le cose.
Si comprende quindi facilmente come già gli antichi scrittori della chiesa, avvalendosi delle parole dell'arcangelo san Gabriele, che predisse il regno eterno del Figlio di Maria (cf. Lc 1, 32-33), e di quelle di Elisabetta, che s'inchinò davanti a lei, chiamandola «madre del mio Signore» (Lc 1, 43), abbiano, denominando Maria «madre del Re» e «madre del Signore», voluto significare che dalla regalità del Figlio dovesse derivare alla Madre una certa elevatezza e preminenza.

Pertanto sant'Efrem, con fervida ispirazione poetica, così fa parlare Maria: «Il cielo mi sorregga con il suo braccio, perché io sono più onorata di esso. Il cielo, infatti, fu soltanto tuo trono, non tua madre. Ora quanto è più da onorarsi e da venerarsi la madre del Re del suo trono!».(6) E altrove così egli prega Maria: «... vergine augusta e padrona, regina, signora, proteggimi sotto le tue ali, custodiscimi, affinché non esulti contro di me satana, che semina rovine, né trionfi contro di me l'iniquo avversario».(7)
San Gregorio di Nazianzo chiama Maria madre del Re di tutto l'universo», «madre vergine, [che] ha partorito il Re di tutto il mondo»,(8) mentre Prudenzio ci parla della Madre, che si meraviglia «di aver generato Dio come uomo sì, ma anche come sommo re».(9)
La dignità regale di Maria è poi chiaramente asserita da coloro che la chiamano «signora», «dominatrice», «regina». Secondo un'omelia attribuita a Origene, Elisabetta apostrofa Maria «madre del mio Signore», e anche: «Tu sei la mia signora».(10)
Lo stesso concetto si può dedurre da un testo di san Girolamo, nel quale espone il suo pensiero circa le varie interpretazioni del nome di Maria: «Si deve sapere che Maria, nella lingua siriaca, significa Signora».(11) Ugualmente si esprime, dopo di lui, san Pietro Crisologo: «Il nome ebraico Maria si traduce "Domina" in latino: l'angelo dunque la saluta "Signora" perché sia esente da timore servile la madre del Dominatore; che per volontà del Figlio nasce e si chiama Signora».(12)

Sant'Epifanio, vescovo di Costantinopoli, scrive al sommo pontefice Ormisda, che si deve implorare l'unità della chiesa «per la grazia della santa e consostanziale Trinità e per l'intercessione della nostra santa signora, gloriosa vergine e Madre di Dio, Maria».(13)
Un autore di questo stesso tempo si rivolge con solennità alla beata Vergine seduta alla destra di Dio, invocandone il patrocinio, con queste parole: «Signora dei mortali, santissima Madre di Dio».(14)
Sant'Andrea di Creta attribuisce spesso la dignità regale alla Vergine; ne sono prova i seguenti passi: «(Gesù Cristo) portà in questo giorno come regina del genere umano dalla dimora terrena (ai cieli) la sua Madre sempre vergine, nel cui seno, pur rimanendo Dio, prese l'umana carne».(15) E altrove: «Regina di tutti gli uomini, perché fedele di fatto al significato del suo nome, eccettuato soltanto Dio, si trova al di sopra di tutte le cose».(16)

San Germano poi così si rivolge all'umile Vergine: «Siedi, o signora: essendo tu regina e più eminente di tutti i re ti spetta sedere nel posto più alto»;(17) e la chiama. «Signora di tutti coloro che abitano la terra».(18)
San Giovanni Damasceno la proclama «regina, padrona, signora»(19) e anche «signora di tutte le creature»;(20) e un antico scrittore della chiesa occidentale la chiama «regina felice», «regina eterna, presso il Figlio Re», della quale «il bianco capo è ornato di aurea corona».(21)
Sant'Ildefonso di Toledo riassume tutti i titoli di onore in questo saluto: «O mia signora, o mia dominatrice: tu sei mia signora, o madre del mio Signore... Signora tra le ancelle, regina tra le sorelle».(22)

I teologi della chiesa, raccogliendo l'insegnamento di queste e di molte altre testimonianze antiche, hanno chiamato la beatissima Vergine regina di tutte le cose create, regina del mondo; signora dell'universo.
I sommi pastori della chiesa non mancarono di approvare e incoraggiare la devozione del popolo cristiano verso la celeste Madre e Regina con esortazioni e lodi. Lasciando da parte i documenti dei papi recenti, ricorderemo che già nel secolo settimo il Nostro predecessore san Martino I, chiamò Maria «Nostra Signora gloriosa, sempre vergine»;(23) sant'Agatone, nella lettera sinodale, inviata ai padri del sesto concilio ecumenico, la chiamò «Nostra Signora, veramente e propriamente Madre di Dio»;(24) e nel secolo VIII, Gregorio II, in una lettera inviata al patriarca san Germano, letta tra le acclamazioni dei padri del settimo concilio ecumenico, proclamava Maria «signora di tutti e vera Madre di Dio» e «signora di tutti i cristiani».(25)

Ricorderemo parimenti che il Nostro predecessore di immortale memoria Sisto IV, nella lettera apostolica Cum praeexcelsa,(26) in cui accenna con favore alla dottrina dell'immacolata concezione della beata Vergine, comincia proprio con le parole che dicono Maria «regina, che sempre vigile intercede presso il Re, che ha generato». Parimenti Benedetto XIV, nella lettera apostolica Gloriosae Dominae, chiama Maria «regina del cielo e della terra», affermando che il sommo Re ha, in qualche modo, affidato a lei il suo proprio impero.(27)
Onde sant'Alfonso, tenendo presente tutta la tradizione dei secoli che lo hanno preceduto, poté scrivere con somma devozione: «Poiché la vergine Maria fu esaltata ad essere la Madre del Re dei re, con giusta ragione la chiesa l'onora col titolo di Regina».(28)

II 

La sacra liturgia, che è lo specchio fedele dell'insegnamento tramandato dai Padri e affidato al popolo cristiano, ha cantato nel corso dei secoli e canta continuamente sia in Oriente che in Occidente le glorie della celeste Regina.
Fervidi accenti risuonano dall'Oriente: «O Madre di Dio, oggi sei trasferita al cielo sui carri dei cherubini, i serafini si onorano di essere ai tuoi ordini, mentre le schiere dei celesti eserciti si prostrano dinanzi a te».(29)

E ancora: «O giusto, beatissimo (Giuseppe), per la tua origine regale sei stato fra tutti prescelto a essere lo sposo della Regina immacolata, la quale darà alla luce in modo ineffabile il re Gesù».(30) E inoltre: «Scioglierò un inno alla Madre regina, alla quale mi rivolgo con gioia, per cantare lietamente le sue glorie. ... O Signora, la nostra lingua non ti può celebrare degnamente, perché tu, che hai dato alla luce Cristo, nostro Re, sei stata esaltata al di sopra dei serafini. ... Salve, o regina del mondo, salve, o Maria, signora di tutti noi».(31)
Nel «Messale» etiopico si legge: « O Maria, centro di tutto il mondo ... tu sei più grande dei cherubini pluriveggenti e dei serafini dalle molte ali. ... Il cielo e la terra sono ricolmi della santità della tua gloria».(32)

Fa eco la liturgia della chiesa latina con l'antica e dolcissima preghiera «Salve, regina», le gioconde antifone «Ave, o regina dei cieli», «Regina del cielo, rallégrati, alleluia» e altri testi, che si recitano in varie feste della beata vergine Maria: «Come regina stette alla tua destra con un abito dorato, rivestita di vari ornamenti»;(33) «La terra e il popolo cantano la tua potenza, o regina»;(34) «Oggi la vergine Maria sale al cielo: godete, perché regna con Cristo in eterno».(35)
A tali canti si devono aggiungere le Litanie lauretane, che richiamano i devoti a invocare ripetutamente Maria regina; e nel quinto mistero glorioso del santo rosario, la mistica corona della celeste regina, i fedeli contemplano in pia meditazione già da molti secoli, il regno di Maria, che abbraccia il cielo e la terra.

Infine l'arte ispirata ai principi della fede cristiana e perciò fedele interprete della spontanea e schietta devozione popolare, fin dal Concilio di Efeso, è solita rappresentare Maria come regina e imperatrice, seduta in trono e ornata delle insegne regali, cinta il capo di corona e circondata dalle schiere degli angeli e dei santi, come colei che domina non soltanto sulle forze della natura, ma anche sui malvagi assalti di satana. L'iconografia, anche per quel che riguarda la dignità regale della beata vergine Maria, si è arricchita in ogni secolo di opere di grandissimo valore artistico, arrivando fino a raffigurare il divin Redentore nell'atto di cingere il capo della Madre sua con fulgida corona.
I pontefici romani non hanno mancato di favorire questa devozione del popolo, decorando spesso di diadema, con le proprie mani o per mezzo di legati pontifici, le immagini della vergine Madre di Dio, già distinte per singolare venerazione.

III

Come abbiamo sopra accennato, venerabili fratelli, l'argomento principale, su cui si fonda la dignità regale di Maria, già evidente nei testi della tradizione antica e nella sacra liturgia, è senza alcun dubbio la sua divina maternità. Nelle sacre Scritture infatti, del Figlio, che sarà partorito dalla Vergine, si afferma: «Sarà chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà nella casa di Giacobbe eternamente e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33); e inoltre Maria è proclamata «Madre del Signore» (Lc 1, 43). Ne segue logicamente che ella stessa è Regina, avendo dato la vita a un Figlio; che nel medesimo istante del concepimento, anche come uomo, era re e signore di tutte le cose, per l'unione ipostatica della natura umana col Verbo. San Giovanni Damasceno scrive dunque a buon diritto: «È veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui divenne Madre del Creatore»(36) e lo stesso arcangelo Gabriele può dirsi il primo araldo della dignità regale di Maria.

Tuttavia la beatissima Vergine si deve proclamare regina non soltanto per la maternità divina, ma anche per la parte singolare che, per volontà di Dio, ebbe nell'opera della nostra salvezza eterna. «Quale pensiero - scrive il Nostro predecessore di felice memoria Pio XI - potremmo avere più dolce e soave di questo, che Cristo è nostro re non solo per diritto nativo, ma anche per diritto acquisito e cioè per la redenzione? Ripensino tutti gli uomini dimentichi quanto costammo al nostro Salvatore: "Non siete stati redenti con oro o argento, beni corruttibili, ... ma col sangue prezioso di Cristo, agnello immacolato e incontaminato" (1 Pt 1;18-19). Non apparteniamo dunque a noi stessi, perché "Cristo a caro prezzo" (1 Cor 6, 20) ci ha comprati».(37)

Ora nel compimento dell'opera di redenzione Maria santissima fu certo strettamente associata a Cristo, onde giustamente si canta nella sacra liturgia: «Santa Maria, regina del cielo e signora del mondo, affranta dal dolore, se ne stava in piedi presso la croce del Signore nostro Gesù Cristo».(38) E un piissimo discepolo di sant'Anselmo poteva scrivere nel medioevo: «Come ... Dio, creando tutte le cose nella sua potenza, è padre e signore di tutto, così Maria, riparando tutte le cose con i suoi meriti, è la madre e la signora di tutto: Dio è signore di tutte le cose, perché le ha costituite nella loro propria natura con il suo comando, e Maria è signora di tutte le cose, riportandole alla loro originale dignità con la grazia che ella meritò».(39) Infatti: «Come Cristo per il titolo particolare della redenzione è nostro signore e nostro re, così anche la Vergine beata (è nostra signora) per il singolare concorso prestato alla nostra redenzione, somministrando la sua sostanza e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza».(40)

Da queste premesse si può così argomentare: se Maria, nell'opera della salute spirituale, per volontà di Dio, fu associata a Cristo Gesù, principio di salvezza, e in maniera simile a quella con cui Eva fu associata ad Adamo, principio di morte, sicché si può affermare che la nostra redenzione si compì se­condo una certa «ricapitolazione»,(41) per cui il genere umano, assoggettato alla morte, per causa di una vergine, si salva anche per mezzo di una Vergine; se inoltre si può dire che questa gloriosissima Signora venne scelta a Madre di Cristo proprio «per essere a lui associata nella redenzione del genere umano»(42) e se realmente «fu lei, che esente da ogni colpa personale o ereditaria, strettissimamente sempre unita al suo Figlio, lo ha offerto sul Golgota all'eterno Padre sacrificando insieme l'amore e i diritti materni, quale nuova Eva, per tutta la posterità di Adamo, macchiata dalla sua caduta miseranda»;(43) se ne potrà legittimamente concludere che, come Cristo, il nuovo Adamo, è nostro re non solo perché Figlio di Dio, ma anche perché nostro redentore, così, secondo una certa analogia, si può affermare parimenti che la beatissima Vergine è regina, non solo perché Madre di Dio, ma anche perché quale nuova Eva è stata associata al nuovo Adamo.

È certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e uomo, è re; tuttavia, anche Maria, sia come madre di Cristo Dio, sia come socia nell'opera del divin Redentore, e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignità regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo re deriva a lei tale splendida sublimità, da superare l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza, per cui ella può dispensare i tesori del regno del divin redentore; infine dalla stessa unione con Cristo ha origine l'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre.
Nessun dubbio pertanto che Maria santissima sopravanzi in dignità tutta la creazione e abbia su tutti il primato, dopo il suo Figliuolo. «Tu infine - canta san Sofronio - hai di gran lunga sopravanzato ogni creatura. ... Che cosa può esistere di più sublime di tale gioia, o Vergine Madre? Che cosa può esistere di più elevato di tale grazia, che per volontà divina tu sola hai avuto in sorte?».(44) E va ancora più oltre nella lode san Germano: «La tua onorifica dignità ti pone al di sopra di tutta la creazione: la tua sublimità ti fa superiore agli angeli».(45) San Giovanni Damasceno poi giunge a scrivere la seguente espressione: «È infinita la differenza tra i servi di Dio e la sua Madre».(46)

Per aiutarci a comprendere la sublime dignità che la Madre di Dio ha raggiunto al di sopra di tutte le creature, possiamo ripensare che la santissima Vergine, fin dal primo istante del suo concepimento, fu ricolma di tale abbondanza di grazie da superare la grazia di tutti i santi. Onde - come scrisse il Nostro predecessore Pio XI di fel. mem. nella lettera apostolica Ineffabilis Deus - «ha con tanta munificenza arricchito Maria con l'abbondanza di doni celesti, tratti dal tesoro della divinità, di gran lunga al di sopra degli angeli e di tutti i santi, che ella, del tutto immune da ogni macchia di peccato, in tutta la sua bellezza e perfezione, avesse tale pienezza d'innocenza e di santità che non se ne può pensare una più grande al di sotto di Dio e che all'infuori di Dio nessuno riuscirà mai a comprendere».(47)
Inoltre la beata Vergine non ha avuto soltanto il supremo grado, dopo Cristo, dell'eccellenza e della perfezione, ma anche una partecipazione di quell'influsso, con cui il suo Figlio e Redentore nostro giustamente si dice che regna sulla mente e sulla volontà degli uomini. Se infatti il Verbo opera i miracoli e infonde la grazia per mezzo dell'umanità che ha assunto, se si serve dei sacramenti dei suoi santi come di strumenti per la salvezza delle anime, perché non può servirsi dell'ufficio e dell'opera della Madre sua santissima per distribuire a noi i frutti della redenzione? «Con animo veramente materno - così dice lo stesso predecessore Nostro Pio IX di imm. mem. - trattando l'affare della nostra salute ella è sollecita di tutto il genere umano, essendo costituita dal Signore regina del cielo e della terra ed esaltata sopra tutti i cori degli angeli e sopra tutti i gradi dei santi in cielo, stando alla destra del suo unigenito Figlio; Gesù Cristo, Signore nostro, con le sue materne suppliche impetra efficacissimamente, ottiene quanto chiede, né può rimanere inesaudita».(48) A questo proposito l'altro predecessore Nostro di fel. mem., Leone XIII, dichiarò che alla beata vergine Maria è stato concesso un potere «quasi immenso» nell'elargizione delle grazie;(49) e san Pio X aggiunge che Maria compie questo suo ufficio «come per diritto materno».(50)

Godano dunque tutti i fedeli cristiani di sottomettersi all'impero della vergine Madre di Dio, la quale, mentre dispone di un potere regale, arde di materno amore.
Però in queste e altre questioni, che riguardano la beata Vergine, i teologi e i predicatori della divina parola abbiano cura di evitare certe deviazioni per non cadere in un doppio errore; si guardino cioè da opinioni prive di fondamento e che con espressioni esagerate oltrepassano i limiti del vero; e dall'altra parte si guardino pure da un'eccessiva ristrettezza di mente nel considerare quella singolare, sublime, anzi quasi divina dignità della Madre di Dio, che il dottore angelico ci insegna ad attribuirle «per ragione del bene infinito, che è Dio».(51)

Del resto, in questo, come in altri campi della dottrina cristiana, «la norma prossima e universale» è per tutti il magistero vivo della chiesa, che Cristo ha costituito «anche per illustrare e spiegare quelle cose, che nel deposito della fede sono contenute solo oscuramente e quasi implicitamente».(52)

IV
Dai monumenti dell'antichità cristiana, dalle preghiere della liturgia, dall'innata devozione del popolo cristiano, dalle opere d'arte, da ogni parte abbiamo raccolto espressioni e accenti; secondo i quali la vergine Madre di Dio primeggia per la sua dignità regale; e abbiamo anche mostrato che le ragioni, che la sacra teologia ha dedotto dal tesoro della fede divina, confermano pienamente questa verità. Di tante testimonianze riportate si forma un concerto, la cui eco risuona larghissimamente, per celebrare il sommo fastigio della dignità regale della Madre di Dio e degli uomini, la quale è stata «esaltata ai regni celesti, al di sopra dei cori angelici ».(53)

EssendoCi poi fatta la convinzione dopo mature ponderate riflessioni, che ne verranno grandi vantaggi alla chiesa se questa verità solidamente dimostrata risplenda più evidente davanti a tutti, quasi lucerna più luminosa sul suo candelabro, con la Nostra autorità apostolica, decretiamo e istituiamo la festa di Maria regina, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo il giorno 31 maggio. Ordiniamo ugualmente che indetto giorno sia rinnovata la consacrazione del genere umano al cuore immacolato della beata vergine Maria. In questo gesto infatti è riposta grande speranza che possa sorgere una nuova era, allietata dalla pace cristiana e dal trionfo della religione.
Procurino dunque tutti di avvicinarsi ora con maggior fiducia di prima, quanti ricorrono al trono di grazia e di misericordia della Regina e Madre nostra, per chiedere soccorso nelle avversità, luce nelle tenebre, conforto nel dolore e nel pianto, e, ciò che conta più di tutto, si sforzino di liberarsi dalla schiavitù del peccato, per poter presentare un ossequio immutabile, penetrato dalla fragrante devozione di figli, allo scettro regale di sì grande Madre. I suoi templi siano frequentati dalle folle dei fedeli, per celebrarne le feste; la pia corona del Rosario sia nelle mani di tutti per riunire insieme, nelle chiese, nelle case, negli ospedali, nelle carceri, sia i piccoli gruppi, sia le grandi adunanze di fedeli, a cantare le sue glorie. Sia in sommo onore il nome di Maria, più dolce del nettare, più prezioso di qualunque gemma; e nessuno osi pronunciare empie bestemmie, indice di animo corrotto, contro questo nome ornato di tanta maestà e venerando per la grazia materna; e neppure si osi mancare in qualche modo di rispetto ad esso.
Tutti si sforzino di imitare, con vigile e diligente cura, nei propri costumi e nella propria anima, le grandi virtù della Regina celeste e nostra Madre amantissima. Ne deriverà di conseguenza che i cristiani, venerando e imitando sì grande Regina e Madre, si sentano infine veramente fratelli, e, sprezzanti dell'invidia e degli smodati desideri delle ricchezze, promuovano l'amore sociale, rispettino i diritti dei poveri e amino la pace, Nessuno dunque si reputi figlio di Maria, degno di essere accolto sotto la sua potentissima tutela, se sull'esempio di lei non si dimostrerà mite, giusto e casto, contribuendo con amore alla vera fraternità, non ledendo e nuocendo, ma aiutando e confortando.
In molti paesi della terra vi sono persone ingiustamente perseguitate per la loro professione cristiana e private dei diritti umani e divini della libertà: per allontanare questi mali nulla valgono finora le giustificate richieste e le ripetute proteste. A questi figli innocenti e tormentati rivolga i suoi occhi di misericordia, che con la loro luce portano il sereno allontanando i nembi e le tempeste, la potente Signora delle cose e dei tempi, che sa placare le violenze con il suo piede verginale; e conceda anche a loro di poter presto godere della dovuta libertà per la pratica aperta dei doveri religiosi, sicché servendo la causa dell'evangelo, con opera concorde e con egregie virtù, che nelle asprezze rifulgono ad esempio, giovino anche alla solidità e al progresso della città terrena.
Pensiamo anche che la festa istituita con questa lettera enciclica, affinché tutti più chiaramente riconoscano e con più cura onorino il clemente e materno impero della Madre di Dio, possa contribuire assai a che si conservi, si consolidi e si renda perenne la pace dei popoli, minacciata quasi ogni giorno da avvenimenti pieni di ansietà. Non è ella l'arcobaleno posto sulle nubi verso Dio, come segno di pacifica alleanza? (cf. Gn 9, 13). «Mira l'arcobaleno e benedici colui che l'ha fatto; esso è molto bello nel suo splendore, abbraccia il cielo nel suo cerchio radioso e le mani dell'Altissimo lo hanno teso» (Eccli43, 12-13). Chiunque pertanto onora la Signora dei celesti e dei mortali - e nessuno si creda esente da questo tributo di riconoscenza e di amore - la invochi come regina potentissima, mediatrice di pace; rispetti e difenda la pace, che non è ingiustizia impunita né sfrenata licenza, ma è invece concordia bene ordinata sotto il segno e il comando della volontà di Dio: a fomentare e accrescere tale concordia spingono le materne esortazioni e gli ordini di Maria vergine.
Desiderando moltissimo che la Regina e Madre del popolo cristiano accolga questi Nostri voti e rallegri della sua pace le terre scosse dall'odio, e a noi tutti mostri, dopo questo esilio, Gesù, che sarà la nostra pace e la nostra gioia in eterno, a voi, venerabili fratelli, e ai vostri fedeli, impartiamo di cuore l'apostolica benedizione, come auspicio dell'aiuto di Dio onnipotente e in testimonianza del Nostro amore.

Roma, presso San Pietro, nella festività della maternità di Maria vergine, l'11 ottobre 1954, XVI del Nostro pontificato.


PIO PP. XII 



(1) PIUS PP. XII, Litt. enc. Ad caeli Reginam de regali Beatae Mariae Virginis dignitate eiusque festo instituendo, [Ad venerabiles Fratres Patriarchas, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes], 11 octobris 1954: AAS 46(1954), pp. 625-640.
Istituzione della festa della regalità di Maria s.ma. La devozione costante dei popoli per Maria s.ma, culminata con la proclamazione del dogma della sua assunzione. Coronare l'opera istituendo la festa di Maria Regina, in realtà non nuova, ma già espressa in ogni età: dalla sacra Scrittura, dai padri e scrittori ecclesiastici con dottrina profonda e poetici accenti, dai sommi pontefici, dalla liturgia romana e orientale e infine dall'arte d'ogni tempo. Principali argomenti dogmatici e di convenienza. È giusto perciò che tutti riconoscano questo potere regale: la festa al 31 maggio; ricorrere alla Madre di Dio, imitandone le virtù, impetrando la forza nelle tribolazioni, la pace fra i popoli e la visione eterna del suo divin Figlio.
(2) Cf. Const. apost. Munificentissimus DeusAAS 42(1950), p. 753ss; EE 6/1931ss.
(3) Cf. Litt. enc. Fulgens corona: AAS 45(1953), p. 577ss; EE 6/944ss. 
(4) Cf. AAS 38(1946), p. 264ss.
(5) Cf. L'Osservatore Romano, 19.5.1946.
(6) S. EPHRAEM, Hymni de B. Maria, ed. Th. J. Lamy, t. II, Mechliniae 1886, Hymn. XIX, p. 624.
(7) S. EPHRAEM, Oratio ad Ss.mam Dei Matrem: Opera omnia, ed. Assemani, t. III (graece), Romae 1747, p. 546.
(8) S. GREGORIUS NAZ., Poemata dogmatica, XVIII, v. 58: PG 37, 485. 
(9) PRUDENTIUS, Dittochaeum, XXVII: PL 60, 102A; Obras completas de Aurelio Prudencio (edicion bilingüe), BAC, Madrid 1981, p. 758.
(10Hom. in S. Lucam, hom. VII: ed. Rauer, Origenes Werke, t. IX, p. 48 (ex catena Macarii Crysocephali). Cf. PG 13, 1902D.
(11) S. HIERONYMUS, Liber de nominibus hebraeisPL 23, 886.
(12) S. PETRUS CHRYSOLOGUS, Sermo 142, De Annuntiatione B.M.V.: PL 52, 579C; cf, etiam 582B, 584A: «Regina totius exstitit castitatis».
(13Relatio Epiphanii Ep. Constantin.: PL 63, 498D.
(14Encomium in Dormitionem Ss.mae Deiparae (inter opera S. Modesti): PG 86, 3306B.
(15) S. ANDREAS CRETENSIS, Homilia II in Dormitionem Ss.mae DeiparaePG 97, 1079B.
(16) S. ANDREAS CRETENSIS, Homilia III in Dormitionem Ss.mae Deiparae, I: PG 98, 303A.
(17) S. GERMANUS, In Praesentationem Ss.mae Deiparae, I: PG 98, 303A.
(18) S. GERMANUS, In Praesentationem Ss.mae Deiparae, II: PG 98, 315C.
(19) S. IOANNES DAMASCENUS, Homilia I in Dormitionem B.M.V.PG 96, 719A.
(20) S. IOANNES DAMASCENUS, De fide orthodoxa,1. IV, c.14: PG 44,1158B. 
(21De laudibus Mariae (inter opera Venantii Fortunati): PL 88, 282B et 283A.
(22) ILDEFONSUS TOLETANUS; De virginitate perpetua B.M.V.PL 96, 58AD. 
(23) S. MARTINUS I, EpistXIVPL 87, 199-200A.
(24) S. AGATHO: PL 87; 1221A; Dz 547.
(25) HARDOUIN, Acta Conciliorum, IV, 234 et 238: PL 89, 508B. 
(26) XYSTUS IV, Bulla Cum praeexcelsa, 28 febr. 1476.
(27) BENEDICTUS XIV, Bulla Gloriosae Dominae, 07 sept. 1748.
(28) S. ALFONSO, Le glorie di Maria, p. I. c. I, § 1.
(29) Ex liturgia Armenorum: in festo Assumptionis, hymnus ad Matutinum. 
(30) Ex Menaeo (byzantino): Dominica post Natalem, in Canone, ad Matutinum.
(31) Officium hymni Akátistos (in ritu byzantino).
(32Missale Aethiopicum, Anaphora Dominae nostrae Mariae, Matris Dei. 
(33Breviarium Romanum, Versiculus sexti Respons.
(34) Festum Assumptionis, Hymnus Laudum.
(35) Festum Assumptionis, ad Magnificat II Vesp.
(36) S. IOANNES DAMASCENUS, De fide orthodoxa, 1. IV, c. 14: PG 94, 1158s.B.
(37) PIUS XI, Litt. enc. Quas primasAAS 17(1925), p. 599; EE 5/147. 
(38) Festum septem dolorum B. Mariae Virg., Tractus.
(39) EADMERUS, De excellentia Virginis Mariae, c. 11: PL 159, 508AB.
(40) F. SUAREZ, De mysteriis vitae Christi, disp. XXII, sect. II: éd. Vivès, XIX, 327.
(41) S. IRENAEUS, Adv. haer., V, 19, 1: PG 7, 1175B.
(42) PIUS XI, Epist. Auspicatus profectoAAS 25(1933), p. 80.
(43) PIUS XII, Litt, enc. Mystici corporisAAS 35(1943), p. 247; EE 6/258. 
(44) S. SOPHRONIUS, In Annuntiationem Beatae Mariae VirginisPG 87, 3238D et 3242A.
(45) S. GERMANUS, Hom. II in Dormitionem Beatae Mariae VirginisPG 98, 354B.
(46) S. IOANNES DAMASCENUS, Hom. I in Dormitionem Beatae Mariae VirginisPG 96, 715A.
(47) PIUS IX, Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, I, pp. 597-598; EE 2/app.
(48Ibidem, p. 618; EE 2/app.
(49) LEO XIII, Litt. enc. Adiutricem populiAAS 28(1895-96), p.130; EE 3.
(50) PIUS X, Litt. enc. Ad diem illumAAS 36(1903-04), p. 455; EE 4/27.
(51) S. THOMAS, Summa theol., I, q. 25, a. 6, ad 4.
(52) PIUS XII, Litt. enc. Humani generisAAS 42(1950), p. 569; EE 6/721.
(53) Ex Brev. Rom.: Festum Assumptionis Beatae Mariae Virginis.

AVE MARIA PURISSIMA!