mercoledì 11 luglio 2018

Infanzia radiosa di ... un fiorellino bianco


INFANZIA RADIOSA AD ALENCON (1873-1877)


Preambolo - Dolce clima domestico - Temperamento felice - L'inseparabile Celina - Gesto
rivelatore - Diavoletti in sogno - In sintonia con la natura.

J.M.J.T. Gesù+ Gennaio 1895

STORIA PRIMAVERILE DI UN FIORELLINO BIANCO SCRITTA DA LUI STESSO E
DEDICATA ALLA REVERENDA MADRE AGNESE DI GESÙ.

1 - A lei, Madre mia cara, a lei che mi è due volte madre confido la storia dell'anima mia... Quando
lei mi chiese di farlo, pensai: il cuore si dissiperà, occupandosi di se stesso; ma poi Gesù mi ha fatto
sentire che, obbedendo con semplicità, avrei fatto piacere a lui; del resto, faccio una cosa sola:
comincio a cantare quello che debbo ripetere eternamente: “Le misericordie del Signore!”.

2 - Prima di prendere la penna, mi sono inginocchiata davanti alla statua di Maria (quella che ci ha
offerto tante prove delle materne premure da parte della Regina del Cielo verso la nostra famiglia),
l'ho supplicata che mi guidi la mano: nemmeno un rigo voglio scrivere che non piaccia a lei! Poi ho
aperto il Vangelo, e lo sguardo è caduto su alcune parole: «Gesù salì sopra una montagna, e chiamò
a sé quelli che volle: e andarono a lui» (s. Marco, cap. III, v. 13).

3 - Questo, proprio questo il mistero della mia vocazione, della mia vita tutta, e in particolare il
mistero dei privilegi di Gesù sull'anima mia. Gesù non chiama quelli che sono degni, bensì chi
vuole lui, o, come dice san Paolo: «Dio ha pietà di chi vuole lui, ed usa misericordia a chi vuole lui.
Non è dunque opera di chi voglia né di chi corra, bensì di Dio che usa misericordia» (Ep. ai Rom.,
cap. IX, vv. 15-16).

4 - Per tanto tempo mi sono chiesta perché Dio abbia delle preferenze, perché tutte le anime non
ricevano grazie in grado uguale, mi meravigliavo perché prodiga favori straordinari a Santi che
l'hanno offeso, come san Paolo, sant'Agostino, e perché, direi quasi, li costringe a ricevere il suo
dono; poi, quando leggevo la vita dei Santi che Nostro Signore ha carezzati dalla culla alla tomba,
senza lasciare sul loro cammino un solo ostacolo che impedisse di elevarsi a lui, e prevenendo le
loro anime con tali favori da rendere quasi impossibile che esse macchiassero lo splendore
immacolato della loro veste battesimale, mi domandavo: perché i poveri selvaggi, per esempio,
muoiono tanti e tanti ancor prima di avere inteso pronunciare il nome di Dio?

5 - Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della
natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli
bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina... Se tutti i
fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non
sarebbero più smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio
ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati
anche di più piccoli, e questi si debbono contentare d'essere margherite o violette, destinate a
rallegrar lo sguardo del Signore quand'egli si degna d'abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la
sua volontà, nell'essere come vuole lui.

6 - Ho capito anche un'altra cosa: l'amore di Nostro Signore si rivela altrettanto bene nell'anima più
semplice la quale non resista affatto alla grazia, quanto nell'anima più sublime; in realtà, è proprio
dell'amore umiliarsi, e se tutte le anime somigliassero ai santi Dottori, i quali hanno rischiarato la
Chiesa con i lumi della loro dottrina, parrebbe che Dio misericordioso non discendesse abbastanza
per raggiungerli; ma egli ha creato il bimbo il quale non sa nulla e si esprime soltanto con strilletti
deboli deboli; ha creato il selvaggio il quale, nella sua totale miseria, possiede soltanto la legge
naturale per regolarsi; e Dio si abbassa fino a loro! Anzi, sono questi i fiori selvatici che lo
rapiscono perché sono tanto semplici.

7 - Abbassandosi fino a questo punto, Dio si mostra infinitamente grande. Allo stesso modo in cui il
sole illumina i grandi cedri ed i fiorucci da niente come se ciascuno fosse unico al mondo, così
Nostro Signore si occupa di ciascuna anima con tanto amore, quasi fosse la sola ad esistere; e come
nella natura le stagioni tutte sono regolate in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina
più umile, così tutto risponde al bene di ciascun'anima.

8 - Certamente, Madre cara, lei si domanda dove io voglia arrivare, perché finora non ho detto
parola che somigli alla storia della mia vita, ma lei mi ha chiesto di scrivere liberamente quello che
mi viene al pensiero, perciò io non racconterò la mia vita vera e propria, bensì i miei pensieri
riguardo alle grazie che Dio mi ha concesse. Mi trovo a un punto della mia esistenza dal quale
posso guardare il passato; l'anima mia si è maturata tra prove esterne e interne, ora, come un boccio
rafforzato dalla tempesta, mi risollevo, e vedo che in me si verificano le parole del Salmo XXII «il
Signore è il mio Pastore, nulla mi può mancare. Mi fa riposare nelle pasture fresche e ricche. Mi
guida dolcemente lungo il fiume. Conduce l'anima mia senza stancarla... E quand'anche scenderò
nella valle ombrosa della morte, non temerò danno, perché tu sarai con me, Signore!».

9 - Sempre il Signore è stato pieno di compassione per me, e di dolcezza... Lento a punire e
abbondante in misericordie! (Salmo CII, v. 8). Così, Madre mia, sono felice di cantare vicino a lei la
misericordia del Signore. Per lei sola scriverò la storia del fiore umile colto da Gesù, e parlerò
abbandonandomi, senza preoccuparmi dello stile, o delle tante digressioni che farò. Un cuore di
mamma capisce sempre il suo bimbo, anche se questo balbetta soltanto, e perciò sono sicura di
essere capita, indovinata da lei: è lei che mi ha formato il cuore, e l'ha offerto a Gesù!

10 - Mi pare che, se un fiorellino potesse parlare, direbbe, con gran semplicità, ciò che il Signore ha
fatto per lui e non cercherebbe di nascondere i benefici divini. Per falsa modestia, non direbbe:
«Sono sgraziato, non ho profumo, il sole ha portato via il mio splendore, la bufera ha infranto il mio
stelo» quando riconoscesse in sé tutto il contrario.

11 - Il fiore che racconta qui la sua storia si rallegra perché farà conoscere le premure tutte gratuite
di Gesù; non ha niente lui - e lo sa bene - che possa attrarre lo sguardo di Dio, ed anche sa che la
sola misericordia divina ha fatto tutto il buono esistente in lui. L'ha fatto nascere in una terra santa,
e quasi permeata da un profumo verginale. L'ha fatto precedere da otto gigli sfolgoranti di candore.
Nel suo amore, ha voluto preservare il fiore umile dal soffio velenoso del mondo; stavano appena
per aprirsi i petali, e il Salvatore l'ha trapiantato sulla montagna del Carmelo, ove già olezzavano
due gigli: proprio quei due che l'avevano avvolto e cullato dolcemente al suo primo germogliare…
Sette anni sono trascorsi da quando il fiore si è radicato nel giardino dello Sposo dei vergini, ed ora
vicine a lui ondulano tre corolle fragranti; non lontano, un'altra si apre allo sguardo di Gesù, ed i
due steli benedetti che le hanno prodotte sono riuniti per sempre nella Patria divina. Là hanno
ritrovato i quattro gigli che la terra non ha visti fiorire. Oh, che Gesù voglia non lasciare a lungo
sulla riva straniera coloro che sono rimaste nell'esilio: che ben presto tutto il cespo bianco sia
completo nel Cielo!

12 - Madre mia, ho riassunto in poche parole ciò che il Signore ha fatto per me, ora mi addentrerò
nella mia vita di bimba; so che là, dove chiunque altro non vedrebbe se non una tiritera noiosa, il
suo cuore di mamma troverà un fascino. E poi, i ricordi che evocherò sono anche i suoi, perché
l'infanzia mia è trascorsa vicina a lei, ed io ho la fortuna d'appartenere ai genitori ineguagliabili i
quali ci hanno avviluppate delle stesse premure e di uguale tenerezza. Benedicano essi la minima
delle loro figlie e l'aiutino a cantare le misericordie di Dio!

13 - Nella storia dell'anima mia fino a quando sono entrata nel Carmelo, distinguo nettamente tre
periodi: il primo, nonostante la brevità, non è il meno fecondo di ricordi: dall'iniziale destarsi della
mia mente al transito della nostra Mamma amata.

14 - Per tutta la mia vita è piaciuto a Dio circondarmi d'amore, i primi ricordi sono sorrisi e carezze
tenerissime: ma, se egli mi aveva messo intorno tanto amore, me ne aveva posto anche nel cuore,
creandolo amante e sensibile; così amavo grandemente Papà e Mamma e dimostravo il mio affetto
in mille modi, perché ero molto espansiva. Soltanto i mezzi che usavo erano talvolta strani, come lo
prova questo passo di una lettera di Mamma: «La piccina è un furicchio impagabile, mi ha carezzata
augurandomi la morte: "Oh, come vorrei che tu morissi, povera Mammina mia!..."; la rimbrottano e
lei mi fa: "Ma è perché tu possa andare in Cielo, giacché tu dici che bisogna morire per andarci!". E
in modo simile augura la morte al Babbo, quand'è nei suoi trasporti d'amore».

15 - Il 25 giugno 1874, avevo appena diciotto mesi, ecco ciò che Mamma diceva di me: «Papà ha
installato un'altalena, Celina è felice a più non posso, ma bisogna vedere la piccina quando si
dondola: è buffissima, si regge come una bimba grande, non c'è pericolo che lasci la corda, poi
quando non va abbastanza forte, grida. L'attacchiamo davanti con un'altra corda e, nonostante
questo, non sono tranquilla quando la vedo issata lì sopra.

16 - M'è accaduta un'avventura curiosa ultimamente con la piccina. Ho l'abitudine di andare alla
Messa delle cinque e mezzo, nei primi giorni non osavo lasciarla, ma vedendo che non si svegliava
mai, ho finito per decidermi. La metto nel letto mio, e accosto la culla in modo che lei non possa
cadere. Un giorno dimentico di avvicinare la culla. Ritorno, la piccina non c’è più: nello stesso
attimo odo uno strilletto, guardo, la vedo seduta sopra una seggiola accanto al letto, con la testina
appoggiata al traversino, e dormiva agitata per la posizione scomoda. Non ho ancora capito come
abbia potuto cadere seduta su una seggiola, dal momento che era distesa. Ho ringraziato Iddio che
non le sia capitato nulla, è un fatto provvidenziale davvero, avrebbe dovuto ruzzolare per terra, il
suo Angelo ha vegliato, e le anime del purgatorio, che invoco per lei tutti i giorni, l'hanno protetta:
io lo accomodo così, questo fatto... Voi accomodatelo come vi pare!...».

17 - Alla fine della lettera, Mamma aggiungeva: «Ecco la piccina, che mi mette le manotte su' viso
e mi abbraccia. Povera bimba, non mi vuole lasciare, sta sempre con me; le piace tanto andare in
giardino, ma se non ci vado anch'io, non ci rimane, e piange fino a quando me la riportano». Ecco
un altro tratto di un'altra lettera: «L’altro giorno Teresa mi domanda se andrà in Cielo: le dico di si,
se è proprio buona; mi risponde: "Sì, ma se non fossi proprio buona buona, andrei all'inferno... ma
io lo so cosa farei: scapperei su con te, che saresti in Cielo, come farebbe il buon Dio per
prendermi? Tu mi reggeresti forte tra le braccia...". Ho letto nei suoi occhi: è convinta che il buon
Dio non le può fare nulla se è tra le braccia della Mamma».

https://www.monasterovirtuale.it/servizi/download/classici/34-s-teresa-di-lisieux-storia-di-un-anima-1/file.html
AMDG et DVM

Nessun commento:

Posta un commento