Verso il cielo dalla terra di Gesù
Gli ultimi anni del buon Padre Maria furono segnati dalla sofferenza, ma egli non perdette mai il brio del suo temperamento e della sua conversazione.
La Croce e Maria erano i suoi due grandi amori.
'Dal Calvario al cielo - soleva ripetere -, non vi è che un passo!". Era divenuto quasi cieco e pareva consumato più dalle fatiche che dagli anni. Sapendolo così sfinito e in uno stato di debolezza generale, i suoi religiosi di Parigi facevano pressione, perché lasciasse la Palestina e raggiungesse la Francia. Ed egli rispondeva: 'Lasciate il povero Alfonso Maria nel suo cantuccio... E' divenuto quasi cieco e domanda una cosa sola: morire in pace sulla Via Dolorosa!': Non avrebbe lasciato Gerusalemme se non per salire al cielo. Intanto, il 10 gennaio 1884, moriva a Parigi il fratello Teodoro, a 84 anni di età. Alfonso ne ebbe notizia il 20 gennaio e pianse il fratello con molte lacrime. Era lui che gli aveva aperto la strada alla conversione col suo esempio.
Il l ° maggio anche il P. Maria si ammalò di polmonite, nella sua povera residenza di Ain Karem. La sua cella a pian terreno non misurava che m. 4 per 5. L'arredamento si limitava ad uno scrittoio, un pagliericcio, un guanciale di crine ed una catinella.
Il 6 maggio le sue condizioni si aggravarono. La Vergine Santa era sempre presente al suo spirito ed egli sembrava impaziente di raggiungerla.
Al P. Estrade aveva confidato: 'Io non sono che un peccatore, eppure non ho paura della morte, anzi la desidero!... Vorrei morire recitando il 'Ricordati, o Maria':
A quanti lo assistevano raccomandava: "Quando sarò alla fine, non suggeritemi le invocazioni per i moribondi; ditemi solo: Maria! Questa parola scenderà nel mio cuore!".
Poco prima di morire supplicò: 'Perché mi torturate con le vostre cure? La Santissima Vergine mi chiama e io ho bisogno di Lei. Desidero solo Maria; per me è tutto!".
Prima di spirare, parve rapito in estasi per qualche minuto. Ai presenti sembrò che contemplasse la SS. Vergine, come quando gli era apparsa a Roma il 20 gennaio del 1842.
Aveva 70 anni.
Gerusalemme pianse sinceramente il Padre di tanti orfani.
Alla Messa funebre nella basilica dell' "Ecce Homo", presenziarono più di 200 sacerdoti e il corteo che accompagnò la salma ad Ain Karem, era composto da una folla di persone di ogni religione e di ogni ceto sociale.
Forse con un po' di esagerazione retorica del momento, il Card. Simeoni, Prefetto di Propaganda, dichiarò: 'In pochi anni P. Maria ha fatto per il bene di Gerusalemme piu di tutti gli altri in due secoli!':
'Sulla mia tomba - aveva detto il Ratisbonne -, metterete soltanto queste due parole: Padre Maria':
I suoi protetti vollero però aggiungere, sotto la statua di marmo dell'Immacolata della Medaglia Miracolosa con le braccia aperte, quest'altra invocazione: "0 Maria, ricordati del figlio tuo, che è la dolce e gloriosa conquista del tuo amore!".
Per il P. Alfonso Maria Ratisbonne non si può parlare di numerose conquiste, come delle centinaia di conversioni operate dalla Grazia Divina, per mezzo del fratello Teodoro. Tuttavia il suo esempio e, ancor più la sua carità, ebbero un'efficacia vasta e profonda. Alla sua morte si poterono contare ben 28 membri della famiglia Ratisbonne, che si erano convertiti al cattolicesimo.
Chi era il P. Maria come uomo e come sacerdote
Come uomo aveva sortito da natura un carattere gioviale, aperto, ottimista. Gli piaceva scherzare e ridere. 'Il mio temperamento allegro - soleva dire -, è una vera grazia di stato':
A una suora che gli chiedeva: - Come fate a cambiare la soferenzà in gioia? - rispondeva: - Dico tutto alla Vergine Santa, le confidò tutto ciò che mi può tormentare, addolorare e inquietare e poi la lascio fare. Come posso allora essere triste?".
Benché avesse conservato la sua vivacità anche da anziano come a vent'anni e fosse capace di adirarsi, era pronto a riconoscere il suo torto e a chiederne scusa.
Del resto questa allegria e vivacità si accompagnava ad una squisita bontà. Circondava di affetto e sollecitudine chi gli stava vicino, specialmente i più umili e indifesi. Fraternizzava con i domestici di Ain Karem, fino a farli mangiare alla sua stessa tavola, quando sapeva che non avevano il necessario. Vegliava i bambini gravemente malati durante la notte e invitava per turno i più piccoli a fare colazione con lui, in onore di Gesù-Bambino.
Con grande spirito ecumenico ripeteva fin d'allora: 'Bisogna allargare il cuore; non bisogna fare alcuna distinzione tra il latino, il greco, il maomettano e l'ebreo, ma occorre abbracciar tutti con amore.!"
Come sacerdote si distinse per una fiducia illimitata in Maria, e non poteva essere diversamente. Con umiltà semplice e sincera riconosceva i suoi limiti, ma più si umiliava, più grande si faceva la sua fiducia in Maria. 'La mia confidenza in Maria - confessò -, rasenta la temerità!".
Eccezionalmente un 20 gennaio, anniversario della apparizione di Roma, il P. Maria accettò di parlare alla sua Comunità della Madonna: "Voi desiderate che io vi parli della Vergine... Era bella, tanto bella, una luce nella luce.!..."
Dette queste parole, scoppiò in lacrime e si alzò scongiurando: 'Non chiedetemi più di parlarne!':
*
Benedetto sempre sia il santo Nome di Maria.
Lodato, onorato e invocato sempre sia, l'amabile e potente Nome di Maria.
O santo, soave e potente Nome di Maria, possa sempre invocarti durante la vita e nell'agonia.
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