martedì 11 settembre 2012

'Sulla mia tomba - aveva detto il Ratisbonne -, metterete soltan­to queste due parole: Padre Maria'

Verso il cielo dalla terra di Gesù

Gli ultimi anni del buon Padre Maria furono segnati dalla sofferenza, ma egli non perdette mai il brio del suo temperamento e della sua conversazione.
La Croce e Maria erano i suoi due grandi amori.
'Dal Calvario al cielo - soleva ripetere -, non vi è che un passo!". Era divenuto quasi cieco e pareva consumato più dalle fatiche che dagli anni. Sapendolo così sfinito e in uno stato di debolezza generale, i suoi religiosi di Parigi facevano pressione, perché lascias­se la Palestina e raggiungesse la Francia. Ed egli rispondeva: 'Lasciate il povero Alfonso Maria nel suo cantuccio... E' divenuto qua­si cieco e domanda una cosa sola: morire in pace sulla Via Dolorosa!': Non avrebbe lasciato Gerusalemme se non per salire al cielo. Intanto, il 10 gennaio 1884, moriva a Parigi il fratello Teodoro, a 84 anni di età. Alfonso ne ebbe notizia il 20 gennaio e pianse il fratello con molte lacrime. Era lui che gli aveva aperto la strada alla conversione col suo esempio.
Il l ° maggio anche il P. Maria si ammalò di polmonite, nella sua povera residenza di Ain Karem. La sua cella a pian terreno non misurava che m. 4 per 5. L'arredamento si limitava ad uno scrit­toio, un pagliericcio, un guanciale di crine ed una catinella.
Il 6 maggio le sue condizioni si aggravarono. La Vergine Santa era sempre presente al suo spirito ed egli sembrava impaziente di raggiungerla.

Al P. Estrade aveva confidato: 'Io non sono che un peccatore, eppure non ho paura della morte, anzi la desidero!... Vorrei morire recitando il 'Ricordati, o Maria':

A quanti lo assistevano raccomandava: "Quando sarò alla fine, non suggeritemi le invocazioni per i moribondi; ditemi solo: Maria! Questa parola scenderà nel mio cuore!".

Poco prima di morire supplicò: 'Perché mi torturate con le vostre cure? La Santissima Vergine mi chiama e io ho bisogno di Lei. Deside­ro solo Maria; per me è tutto!".

Prima di spirare, parve rapito in estasi per qualche minuto. Ai presenti sembrò che contemplasse la SS. Vergine, come quando gli era apparsa a Roma il 20 gennaio del 1842.
Aveva 70 anni.

Gerusalemme pianse sinceramente il Padre di tanti orfani.
Alla Messa funebre nella basilica dell' "Ecce Homo", presenzia­rono più di 200 sacerdoti e il corteo che accompagnò la salma ad Ain Karem, era composto da una folla di persone di ogni religione e di ogni ceto sociale.
Forse con un po' di esagerazione retorica del momento, il Card. Simeoni, Prefetto di Propaganda, dichiarò: 'In pochi anni P. Maria ha fatto per il bene di Gerusalemme piu di tutti gli altri in due secoli!':
'Sulla mia tomba - aveva detto il Ratisbonne -, metterete soltan­to queste due parole: Padre Maria':
I suoi protetti vollero però aggiungere, sotto la statua di marmo dell'Immacolata della Medaglia Miracolosa con le braccia aperte, quest'altra invocazione: "0 Maria, ricordati del figlio tuo, che è la dolce e gloriosa conquista del tuo amore!".

Per il P. Alfonso Maria Ratisbonne non si può parlare di nume­rose conquiste, come delle centinaia di conversioni operate dalla Grazia Divina, per mezzo del fratello Teodoro. Tuttavia il suo esempio e, ancor più la sua carità, ebbero un'efficacia vasta e profonda. Alla sua morte si poterono contare ben 28 membri della famiglia Ratisbonne, che si erano convertiti al cattolicesimo.

Chi era il P. Maria come uomo e come sacerdote

Come uomo aveva sortito da natura un carattere gioviale, aper­to, ottimista. Gli piaceva scherzare e ridere. 'Il mio temperamento allegro - soleva dire -, è una vera grazia di stato':
A una suora che gli chiedeva: - Come fate a cambiare la sofe­renzà in gioia? - rispondeva: - Dico tutto alla Vergine Santa, le confi­dò tutto ciò che mi può tormentare, addolorare e inquietare e poi la lascio fare. Come posso allora essere triste?".
Benché avesse conservato la sua vivacità anche da anziano come a vent'anni e fosse capace di adirarsi, era pronto a riconoscere il suo torto e a chiederne scusa.
Del resto questa allegria e vivacità si accompagnava ad una squisita bontà. Circondava di affetto e sollecitudine chi gli stava vicino, specialmente i più umili e indifesi. Fraternizzava con i domestici di Ain Karem, fino a farli mangiare alla sua stessa tavola, quando sapeva che non avevano il necessario. Vegliava i bambini gravemente malati durante la notte e invitava per turno i più pic­coli a fare colazione con lui, in onore di Gesù-Bambino.
Con grande spirito ecumenico ripeteva fin d'allora: 'Bisogna allargare il cuore; non bisogna fare alcuna distinzione tra il latino, il greco, il maomettano e l'ebreo, ma occorre abbracciar tutti con amo­re.!"

Come sacerdote si distinse per una fiducia illimitata in Maria, e non poteva essere diversamente. Con umiltà semplice e sincera riconosceva i suoi limiti, ma più si umiliava, più grande si faceva la sua fiducia in Maria. 'La mia confidenza in Maria - confessò -, rasenta la temerità!".

Eccezionalmente un 20 gennaio, anniversario della apparizione di Roma, il P. Maria accettò di parlare alla sua Comunità della Madonna: "Voi desiderate che io vi parli della Vergine... Era bella, tanto bella, una luce nella luce.!..."
Dette queste parole, scoppiò in lacrime e si alzò scongiurando: 'Non chiedetemi più di parlarne!':


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Benedetto sempre sia il santo Nome di Maria.
Lodato, onorato e invocato sempre sia, l'amabile e potente Nome di Maria.
O santo, soave e potente Nome di Maria, possa sempre invocarti durante la vita e nell'agonia.


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