giovedì 15 marzo 2012

La Messa in latino giova all'unità della Chiesa

La Messa in latino 
giova all'unità della Chiesa


 da "Gazzetta del Mezzogiorno"
12 marzo 2012

maestro
 Giannicola D’Amico
moderatore della
 Scuola Ecclesia Mater per la musica sacra




L’interrogativo, in un misto fra curiosità e interesse, si ripete con costante cadenza fra fedeli e non, praticanti e non, ed è rivolto a coloro, sempre più numerosi, che grazie a un provvedimento del Papa prendono parte alla Messa secondo il rito straordinario, la cosiddetta "Messa di sempre". 
Il dibattito sta animando il mondo religioso perché se è vero che, soprattutto fra i giovani, si sta facendo strada la volontà di seguire la messa secondo quella che era ed è la lingua sacra della Chiesa Cattolica Romana (e la Puglia è tra le regioni che stanno facendo un po’ da apripista in Italia), è anche vero che non sono poche le resistenze all’interno dello stesso clero che, stando alle parole del Papa, dovrebbe dare "calorosa accoglienza" ai fedeli che richiedono la messa gregoriana, con tanto di musica sacra.
Joseph Ratzinger era ancora cardinale quando gli fu chiesto se dinanzi alla crisi del sacro si potesse pensare a un recupero dell’antico rito. Il futuro papa rispose: "Non si vede proprio che cosa debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani ciò che oggi prescrive?". E ancora: "Purtroppo da noi c’è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non ce n’è per l’antica liturgia. Così siamo sicuramente su una strada sbagliata".

La Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", l’istituzione della Santa Sede preposta alla salvaguardia e alla promozione del rito romano antico, ha ribadito che non c’è nessuna contraddizione tra il Messale di Pio V, nella edizione del 1962 voluta dal Beato Giovanni XXIII, e quello promulgato da Paolo VI nel 1970, cioè tra la messa in latino e quella in italiano. 

È una ricchezza che viene messa a disposizione di tutti i fedeli della Chiesa universale e non di alcuni gruppi. L’art. 14 dell'Istruzione Universae Ecclesiae invita gli Ordinari, cioè Vescovi e superiori religiosi a garantirne la celebrazione, sia favorendo il rispetto dei gruppi di fedeli che la richiedono — sempre più numerosi in tutto il mondo — sia incoraggiando a farne esperienza in tutte le parrocchie e santuari, in primis nelle cattedrali; così facendo si favorisce la riconciliazione in seno alla Chiesa. 

È diritto dei fedeli poter partecipare al rito romano antico. Non c’è limite di numero. Quanto ai sacerdoti, si richiede la loro idoneità a pronunziare in modo corretto il latino, a capirne il significato, ma non è necessario che siano esperti nel latino liturgico. 
I Vescovi, inoltre, (articolo 21) devono favorire la conoscenza della forma extraordinaria da parte dei sacerdoti mediante corsi di aggiornamento; come pure formare i seminaristi al fine di comprenderla e saperla celebrare, quindi a studiare il latino e il gregoriano, come già era stato auspicato nell’Esortazione apostolica 'Sacramentum Caritatis' dopo il Sinodo sull’Eucaristia del 2005. 
Il latino fu introdotto nella liturgia non perché fosse parlato dalla gente, ma per favorire la coesione ecclesiastica, culturale e politica in Occidente ed evangelizzare la cultura classica. Il Concilio Vaticano II ne conserva l’uso. 
Perché dovremmo subire l’inglese o la babele delle lingue nelle messe dei santuari? Il latino è la lingua sacra della nostra Chiesa. Almeno una Messa domenicale potrebbe essere celebrata in ogni parrocchia. Il latino serve per l’unità della Chiesa e l’evangelizzazione del mondo. Anche perchè, come abbiamo visto, la Messa in latino non è contro il Concilio, al contrario di quanto vogliono far passare i denigratori professionisti che affollano tutte le realtà della nostra vita.

I Vescovi hanno quindi, la responsabilità di far attuare quanto prescritto, attenendosi alla "mens" del Santo Padre, in modo che non vi siano discriminazioni tra i fedeli che partecipano alla Messa nell’una e nell’altra forma. Pertanto è loro responsabilità pastorale l’obbedienza al Papa, al fine di edificare clero e fedeli, come è richiesto ad ogni Vescovo cattolico.

La
 Scuola "Ecclesia Mater", associazione nata dall’incontro di persone, chierici e laici, mosse da una ricerca e un’espressione del cristianesimo con metodo e ispirazione comuni (soprattutto la teologia apologetica o fondamentale e la teologia liturgica di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI), è un sodalizio che persegue questo programma coniugando la piena fedeltà al dato rivelato e l’adesione alla Chiesa con uno spirito e uno stile di libertà. 

Come ha dichiarato recentemente il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, "se la attuale crisi della vita della Chiesa è innanzitutto una crisi della liturgia, allora un rinnovamento della Chiesa oggi deve partire da un rinnovamento della liturgia".

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

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