La Messa in latino
giova all'unità della Chiesa
da "Gazzetta
del Mezzogiorno"
12 marzo 2012
maestro Giannicola D’Amico
moderatore della Scuola Ecclesia Mater per la musica sacra
L’interrogativo, in un misto fra curiosità e interesse, si ripete con costante
cadenza fra fedeli e non, praticanti e non, ed è rivolto a coloro, sempre più
numerosi, che grazie a un provvedimento del Papa prendono parte alla Messa
secondo il rito straordinario, la cosiddetta "Messa di sempre".
Il dibattito sta animando il
mondo religioso perché se è vero che, soprattutto fra i giovani, si sta facendo
strada la volontà di seguire la messa secondo quella che era ed è la lingua
sacra della Chiesa Cattolica Romana (e la Puglia è tra le regioni che stanno
facendo un po’ da apripista in Italia), è anche vero che non sono poche le
resistenze all’interno dello stesso clero che, stando
alle parole del Papa, dovrebbe dare "calorosa
accoglienza" ai fedeli che richiedono la messa gregoriana, con tanto di
musica sacra.
Joseph Ratzinger era ancora
cardinale quando gli fu chiesto se dinanzi alla crisi del sacro si potesse
pensare a un recupero dell’antico rito. Il futuro papa rispose: "Non si vede
proprio che cosa debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità
mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello
che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire
riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà
forse domani ciò che oggi prescrive?". E ancora: "Purtroppo da noi
c’è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e
avventurose, mentre praticamente non ce n’è per l’antica liturgia. Così siamo sicuramente
su una strada sbagliata".
La Pontificia
Commissione "Ecclesia Dei", l’istituzione della Santa Sede preposta alla
salvaguardia e alla promozione del rito romano antico, ha ribadito che non c’è nessuna
contraddizione tra il Messale di Pio V, nella edizione del 1962 voluta dal
Beato Giovanni XXIII, e quello promulgato da Paolo VI nel 1970,
cioè tra la messa in latino e quella in italiano.
È una ricchezza che viene
messa a disposizione di tutti i fedeli della Chiesa universale e non di alcuni
gruppi. L’art. 14 dell'Istruzione Universae Ecclesiae invita
gli Ordinari, cioè Vescovi e superiori religiosi a garantirne la celebrazione,
sia favorendo il rispetto dei gruppi di fedeli che la richiedono — sempre più
numerosi in tutto il mondo — sia incoraggiando a farne esperienza in tutte le parrocchie e
santuari, in primis nelle cattedrali; così facendo si favorisce la
riconciliazione in seno alla Chiesa.
È diritto dei
fedeli poter partecipare al rito romano antico. Non c’è limite di numero.
Quanto ai sacerdoti, si richiede la loro idoneità a pronunziare in modo
corretto il latino, a capirne il significato, ma non è necessario che siano
esperti nel latino liturgico.
I Vescovi, inoltre, (articolo 21) devono favorire
la conoscenza della forma extraordinaria da parte dei sacerdoti mediante corsi
di aggiornamento; come pure formare i seminaristi al fine di comprenderla e
saperla celebrare, quindi a studiare
il latino e il gregoriano, come già era stato auspicato nell’Esortazione apostolica 'Sacramentum Caritatis' dopo
il Sinodo sull’Eucaristia del 2005.
Il latino fu
introdotto nella liturgia non perché fosse parlato dalla gente, ma per favorire
la coesione ecclesiastica, culturale e politica in Occidente ed evangelizzare
la cultura classica. Il Concilio
Vaticano II ne
conserva l’uso.
Perché dovremmo subire l’inglese o la babele delle lingue nelle
messe dei santuari? Il
latino è la lingua sacra della nostra Chiesa.
Almeno una Messa domenicale potrebbe essere celebrata in ogni parrocchia. Il
latino serve per l’unità della Chiesa e l’evangelizzazione del mondo. Anche
perchè, come abbiamo visto, la Messa in latino non è contro il Concilio, al contrario di
quanto vogliono far passare i denigratori professionisti che affollano tutte le
realtà della nostra vita.
La Scuola "Ecclesia Mater", associazione nata dall’incontro di persone, chierici e laici, mosse da una ricerca e un’espressione del cristianesimo con metodo e ispirazione comuni (soprattutto la teologia apologetica o fondamentale e la teologia liturgica di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI), è un sodalizio che persegue questo programma coniugando la piena fedeltà al dato rivelato e l’adesione alla Chiesa con uno spirito e uno stile di libertà.
Come ha dichiarato recentemente
il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, "se la attuale crisi della vita della Chiesa è
innanzitutto una crisi della liturgia, allora un rinnovamento della Chiesa oggi
deve partire da un rinnovamento della liturgia".
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!
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