mercoledì 31 ottobre 2012

Gertrude la Grande – Le Rivelazioni, III, Capitoli 32-44


. Gertrude la Grande  Le Rivelazioni, III, Capitoli 32-44

Casella di testo: 32 – Frequenza di buoni desideri – Sogni molesti



Durante la Messa dei defunti, mentre si cantava il Tratto «Sicut cervus: come il cervo», alle parole «sitivit anima mea: la mia anima ha sete de te, ecc.» essa, per scuotere la  sua tiepidezza, disse al Signore: «Ahimè, Signore! Tu sei il vero mio bene, eppure il mio desiderio di possederti è così tiepido che ben raramente posso applicare a me questa parola: sitivit aniam mea ad te!». e il Signore: «Ripetimi, non di rado, ma spesso che la tua anima ha sete di Me, perché il mio misericordioso amore per la salvezza dell’uomo mi costringe a ritenere che, qualunque cosa desiderino i miei eletti, sempre in realtà desiderino Me che sono la fonte di questi beni, o qualche altro bene. Se un uomo desidera per esempio la  salute o la scienza o la sapienza o qualche altro bene, Io per accrescere i suoi meriti riferisco a Me, che son la fonte di questi beni, il suo desiderio. A meno che egli deliberatamente mi respinga, come sarebbe se desiderasse la sapienza per vanagloria o la  salute per poter commettere il male». E il Signore aggiunse: «Perciò spesso Io visito con l’infermità fisica o con la desolazione spirituale o altre afflizioni i miei eletti: affinché cioè desiderino di conseguire detti beni per un fine spirituale, e il geloso amore del mio Cuore possa ricompensarli secondo il beneplacito della mia liberalità».
Un insegnamento simile ricavò un’altra volta da un’ispirazione divina. Comprese cioè che il Signore «cuius deliciæ filiis hominu,: la cui delizia è di stare con i figli degli uomini» (Pr 8,31), quando non trova nulla in una creatura che la renda degna della sua presenza, le manda delle tribolazioni e delle pene, sia fisiche che spirituali, per avere l’opportunità di rimaner con lei secondo la verace parola della Scrittura: «Juxta est Dominus his qui tribulato sunt corde: il Signore è vicino ai tribolati di cuore» (Sal 33,19), e ancora: «Cum ipso sum in tribulatione: io sono con lui nella tribolazione» (Sal 90,15).
Questa considerazione riempie di affettuosa riconoscenza la creatura che, conscia della sua piccolezza, grida insieme all’Apostolo con tutta la forza del suo amore: «O altitudo divinarum sapientiæ et scientiæ Dei, quam incomprehensibilis sunt judicia ejus, et investigabiles viæ ejus: o insondabile profondità della  sapienza e della scienza di Dio, come sono incomprensibili i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie» (Rm 2,33).
Una notte le parve che il Signore la visitasse in sogno con tanta dolcezza da sembrarle di esser saziata dalla  sua presenza come dai cibi più squisiti. Svegliatasi, ne ringraziò il Signore dicendo: «Che cosa ho mai meritato, Signore, io indegnissima più degli altri che Tu affliggi spesso con sogni così penosi, che qualche volta spaventano con le loro grida anche i vicini?». Il Signore le rispose: «Se coloro che la mia provvidenza paterna dispone di santificare con la sofferenza cercano durante il giorno tutto ciò che può procurare il loro benessere fisico (privandosi così di molte occasioni di merito) io nella mia paterna misericordia mando loro delle pene nel sonno per dar loro, almeno così occasione di qualche merito». «Ma Signore – essa disse – può forse esser loro imputato a merito ciò che soffrono senza intenzione e anche contro il loro volere?». E il Signore: «Nel mondo ci son delle persone che per adornarsi si servono di perle di vetro e di gioielli di metallo vile; e ce ne sono poi altre che invece si adornano di oro e di gemme preziose. Lo stesso avviene fra le anime.»
Un giorno in cui recitava le Ore canoniche con minore attenzione del solito, s’accorse ad un tratto che le stava vicino l’antico nemico del genere umano che, quasi per deriderla, recitava lui il resto del Salmo: Mirabilia testimonia tua ecc. (Sal 118,128), smozzicando le parole. Quand’ebbe finito disse: «Ha impiegato bene i suoi doni il tuo Creatore, il tuo Salvatore, il tuo Amico, dandoti tanta facilità di parola! Sai sempre fare un bel discorso su qualunque argomento ti piaccia, ma quando parli a Lui te la spicci così in fretta che in questo solo salmo ti sei già mangiata tante lettere, tane sillabe, tante parole». Comprese che se l’astuto nemico si era data pena di contare tutte le lettere e tutte le sillabe saltate, era certamente perché dopo la nostra morte egli intende farsi il grande accusatore di coloro che sogliono recitare in fretta e distrattamente le Ore canoniche.
Un’altra volta, mentre era intenta a filare con alacrità, raccomandando nello stesso tempo con devota intenzione il suo lavoro al Signore, le accadde di buttar via alcuni bioccoli di lana. Vide allora che il diavolo li raccoglieva, quasi a testimonianza della sua negligenza. Essa invocò il Signore ed Egli scacciò il demonio rimproverandolo di aver ardito di ingerirsi in un’opera che era stata offerta a Lui.



Casella di testo: 33 – La fedeltà del Signore nell’assisterci

Una volta, accesa di più ardente amore per il suo Dio, disse al Signore: «O mio Signore, potrei in questo momento pregarti?». Il Signore con bontà le rispose: «Sì, mia Regina e mia Signora, puoi comandarmi, perché Io desidero esaudire le tue volontà e i tuoi desideri con prontezza maggiore di quella che un servo attesta alla sua padrona . Ed essa: «Non sia mai che io dubiti di questa tua parola di piissima degnazione, o dio pieno di bontà. Come mai tuttavia la mia orazione speso non ottiene alcun effetto, mentre Tu ti affermi così pronto ad esaudire la tua indegnissima creatura?». Il Signore le rispose: «Supponi che la Regina, tutta intenta al suo lavoro, dica al servo che sta dietro a lei: Dammi il filo che pende dalla mia spalla sinistra(persuasa che sia così perché non può vedere dietro a sé). Il servo, che vede il filo pendere dalla spalla destra e non dalla sinistra, lo prende tuttavia dove lo trova e lo porge alla sua padrona, e non pensa certo a togliere un filo a sinistra dalla veste della sua padrona per eseguire il comando alla lettera. Così Io, nella mia inscrutabile sapienza, se qualche volta non esaudisco le tue preghiere e i tuoi desideri sempre però ne dispongo nel modo che vedo riuscirti più utile, anche se tu nella tua umana debolezza non sai discernere cosa sia meglio per te».
AVE MARIA PURISSIMA!

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