martedì 27 ottobre 2020

I sacerdoti custodi del corpo di Gesù

 




I SACERDOTI

Parole con cui il Signore mette in guardia la sua sposa, affinché

ella possa discernere la vera saggezza da quella falsa


I miei amici sono come degli scolari che hanno una coscienza e

un'intelligenza, la saggezza che non hanno appreso dagli uomini ma da

me, poiché io stesso l'insegno interiormente, dolcezze e gioie divine con

cui dominano il diavolo. Ma ora gli uomini imparano alla rovescia e

desiderano solo essere dotti per andarne orgogliosi ed essere ritenuti dei

buoni chierici, acquisire ricchezze per progredire sulla strada degli onori

e degli alti uffici. Per questo motivo quando entrano ed escono di scuola,

mi allontano da loro, perché essi imparano per insuperbirsi di ciò che

hanno appreso, mentre io ho insegnato loro l'umiltà. Vanno a scuola per

la cupidigia di possedere, mentre io non ho avuto nulla, nemmeno un

cuscino su cui appoggiare il capo. Vi si recano per ottenere cariche e

dignità, invidiando chi passa loro davanti, mentre io venivo giudicato da

Pilato ed ero lo zimbello di Erode. Dunque mi allontano da loro, perché

non apprendono la mia dottrina. Ciononostante, essendo buono e mite,

do quello che mi viene chiesto, perché chi mi domanda del pane l'avrà e

chi mi domanda un letto lo riceverà. Chi apprende la mia mirabile

saggezza, ossia come servirmi bene, viene servito dagli angeli buoni che

lo nutrono di una consolazione indicibile e di un lavoro delizioso. Ma gli

angeli cattivi assistono i saggi del mondo suggeriscono e suscitano in

loro desideri inutili, secondo la propria volontà, ispirando loro pensieri

tormentosi. In verità se si rivolgessero a me e si convertissero, potrei

dare loro il pane senza fatica. Il mondo ne fornisce loro ma essi non ne

sono mai sazi, poiché tramutano la dolcezza in amarezza». Libro I; 33





I sacerdoti custodi del corpo di Gesù

Il Figlio di Dio disse: «Sono simile al signore che, dopo aver combattuto

con fedeltà nel paese in cui si è recato in pellegrinaggio, torna con gioia

nella terra natale. Questo signore ha un tesoro molto prezioso, la cui

vista dà gioia agli occhi lacrimosi, consola gli infelici, rinvigorisce gli

infermi e resuscita i morti. Ma, affinché questo tesoro venga custodito

con onestà e determinazione, viene edificata una casa con magnificenza 

e gloria, abbastanza alta e dotata di sette livelli attraverso i quali si

accede al tesoro stesso. Ora, Dio ha mostrato questo tesoro ai suoi

servitori e lo ha affidato loro affinché ne abbiano cura e lo custodiscano

con purezza, in modo che vengano apprezzate la carità del signore verso

i suoi servitori e la fedeltà dei suoi servitori nei confronti del signore. Ma

dopo qualche tempo il tesoro inizia ad essere disprezzato, la casa viene

frequentata di rado, le cure dei custodi diminuiscono e l'amore di Dio

viene trascurato... Io sono quel signore che è venuto al mondo per

umiltà come un pellegrino, sebbene fossi potente in terra e in cielo

secondo la divinità; perché in verità sulla terra ho dovuto sostenere una

lotta tale che tutti i nervi delle mie mani e dei miei piedi si sono rotti per

la salvezza delle anime. Salendo in cielo, da cui non mi sono mai

allontanato, ho lasciato al mondo un memoriale altamente degno, ossia il

mio corpo santissimo; infatti così come l'antica legge si gloriava

dell'arca, della manna, delle tavole del Testamento e di altre cerimonie,

allo stesso modo l'uomo nuovo si rallegra di una legge nuova, ossia il

mio corpo crocifisso, che era insito nella legge stessa. Affinché al mio

corpo fossero tributati gloria e onore, ho istituito la casa della Santa

Chiesa, dove esso sarebbe stato custodito e conservato. I sacerdoti sono

dei custodi particolari, in un certo senso più eminenti degli angeli, poiché

toccano con la bocca e le mani colui che gli angeli hanno paura di

sfiorare, dato il rispetto che provano nei suoi confronti. Ho reso ai

sacerdoti sette tipi di onore, corrispondenti a sette caratteristiche: i preti

devono portare il segno del sacerdozio e distinguersi come miei amici per

la purezza dello spirito e del corpo, perché la purezza è il primo livello

per avvicinarsi a Dio, al quale non si addice nulla di corrotto; ai ministri

della legge, che avevano il permesso di contrarre il matrimonio, non era

concesso fare dei sacrifici, ma ciò non deve stupire: essi avevano solo la

scorza e non il nocciolo. Ora, poiché questa figura è stata eliminata con

l'avvento della verità, è necessario che si consacrino tutti alla purezza; il

nocciolo, infatti, è più dolce della scorza... I chierici sono istituiti perché

siano degli uomini angelici dotati di ogni sorta di umiltà; è vero infatti

che con l'umiltà del corpo e dello spirito si entra in cielo e si vince la

superbia del diavolo; a questo livello i sacerdoti vengono nominati per

cacciare il diavolo, perché l'uomo umile è elevato al cielo da cui la

superbia ha fatto sprofondare il demonio. I preti vengono ordinati per

essere discepoli di Dio attraverso la continua lettura dei testi sacri; per

questo motivo la sacra Scrittura viene data ai sacerdoti come la spada al 

soldato; essi, infatti, devono sapere come placare la collera di Dio con la

preghiera e la meditazione, affinché il popolo non muoia. I sacerdoti

sono designati custodi del tempio di Dio e studiosi delle anime; per

questo motivo il vescovo consegna loro le chiavi: essi devono prendersi

cura della salvezza delle anime dei loro fratelli, promuoverne il progresso

con la parola e l'esempio e incitare gli infermi alla perfezione assoluta. A

loro viene affidata la cura dell'altare, perché, servendo sull'altare, vivano

dell'altare stesso e non si occupino affatto delle cose mondane, se non

per ciò che attiene alla loro carica ecclesiastica. Vengono ordinati per

essere uomini apostolici, che predicano la verità evangelica e

conformano i loro costumi a ciò che predicano. Sono istituiti in modo da

mediare fra Dio e l'uomo attraverso il sacrificio del mio corpo. Per questo

motivo i sacerdoti sono in un certo modo superiori alla dignità degli

angeli. Ora, mi lamento perché queste caratteristiche sono gravemente

disattese, in quanto la superbia viene preferita all'umiltà, l'impudicizia

alla continenza; non ci si attiene più ai libri di Dio, ma a quelli del

mondo; gli altari vengono trascurati e la saggezza divina è reputata

follia. Non ci si preoccupa affatto della salvezza delle anime e, come se

non bastasse, si gettano via le mie vesti e si di-sprezzano le mie armi. E’

vero, sul monte Sinai ho mostrato a Mosè gli abiti che dovevano

indossare i sacerdoti; questo non perché nella celeste abitazione di Dio ci

fosse qualcosa di materiale, ma perché non si possono comprendere le

cose spirituali senza quelle materiali. Quindi mostro ciò che è spirituale

attraverso il mondo fisico: occorre sapere che a quanti detengono la

verità viene richiesta la purezza e non una pura apparenza. A che scopo,

dunque, avrei mostrato a Mosè un tale splendore di vesti materiali, se

non perché attraverso esse si comprendessero lo splendore e la bellezza

dell'anima?... Dall'oblazione dei ministri di Dio conseguono tre beni: la

mia pazienza che è lodata da tutte le schiere celesti, perché sono la

medesima Persona tra le mani di un prete buono e di uno cattivo; non

traggo senso dalla persona, infatti questo sacramento non dipende dai

meriti o demeriti di chi lo somministra, bensì dalle mie parole; tale

oblazione è utile per tutti, indipendentemente dal prete che l'offre,

inoltre giova anche a chi l'offre, sebbene cattivo; quando ho pronunciato

le parole Io sono, tutti i miei nemici sono caduti all'indietro; similmente,

all'udire le parole: Questo è il mio corpo, i diavoli fuggono via e cessano

di tentare le anime che fanno queste sante oblazioni, né oserebbero

tornare ad assediarle con rinnovata audacia se in esse non si insinuasse 

una propensione a peccare. Per questo la mia misericordia perdona tutti

e li tollera, ma la mia giustizia grida vendetta: perciò io grido e quanti

siano quelli che mi rispondono, lo vedi da te. Ciononostante invierò

ancora la mia Parola: chi l'ascolterà, trascorrerà e terminerà i suoi giorni

con una gioia così grande che non è possibile dire, né pensare la dolcezza 

della mia Parola senza farle torto...» Libro IV, 58





Il sacerdote deve avere un libro e l'olio

«Il sacerdote deve avere anche un libro e dell'olio: 

un libro per istruire gli imperfetti; infatti così come nel libro è contenuta la dottrina del corpo e dello spirito, allo stesso modo il ministro di Dio deve avere la saggezza... La scienza spirituale serve a istruire gli ignoranti,  a correggere le persone dissolute e a spronare quelle progredite. 

Nell'olio sono la dolcezza della preghiera e i buoni esempi, poiché così come l'olio è più grasso del pane, allo stesso modo l'orazione d'amore e carità e gli esempi di una vita buona, sono più efficaci di qualsiasi altra cosa per attirare gli uomini a Dio e per placare Dio stesso. In verità ti dico, figliamia, che il nome del prete è grande, poiché egli è un angelo e un mediatore; ma più grande ancora è il suo ufficio, in quanto egli tocca Dio, che è incommensurabile e tiene nelle sue mani le cose sante». 

Libro IV, 59



Il Signore ha rimesso il suo corpo nelle mani del sacerdote

«Io sono» dice la Saggezza eterna, «come un uomo che, dovendo

abbandonare il mondo, lascia ai suoi amici più cari ciò che ha di meglio;

io ho fatto lo stesso con i sacerdoti che ho scelto al di sopra degli angeli

e degli uomini: ho offerto loro il mio corpo preziosissimo quando ho

lasciato il mondo e ho affidato loro molti doni: la mia fede; due chiavi,

quella dell'inferno e quella del cielo; la possibilità di tramutare il nemico

in un angelo; di poter consacrare il mio corpo, cosa che non possono fare

gli angeli e infine di toccare con le mani il mio corpo preziosissimo e

purissimo. Ora, essi si comportano con me come gli ebrei, i quali

negavano che avevo resuscitato Lazzaro e compiuto altre meraviglie. Mi

accusavano sostenendo che volevo diventare re, che avevo vietato di

dare i tributi a Cesare e che avrei ricostruito il Tempio in tre giorni; simil-

mente i ministri di Dio non divulgano i miei prodigi né insegnano la mia

dottrina, ma diffondono in ogni dove l'amore del mondo e ovunque

predicano la loro volontà, poiché stimano meno di nulla tutto quello che

ho fatto per loro. In secondo luogo, hanno perduto la chiave con cui

dovevano aprire il cielo ai miserabili; amano e prediligono la chiave che

apre l'inferno e la tengono avvolta in un panno pulito. In terzo luogo,

fanno di un giusto un ingiusto, di un semplice un diavolo, di un sano un

malato, perché oggi chi si avvicina loro con tre malattie, se ne allontana

con una quarta in più; se qualcuno si reca da loro con quattro malattie,

se ne parte con cinque, perché il peccatore, vedendo l'esempio cattivo e

depravato dei sacerdoti, imbocca una nuova strada, si rafforza nel

peccato ed inizia a gloriarsi del peccato stesso di cui aveva vergogna...In

quarto luogo, quelli che mi dovevano santificare con la bocca, mi

vendono per cupidigia; sono peggio di Giuda, perché Giuda in un certo

senso ha riconosciuto il proprio peccato ed ha fatto penitenza, sebbene

inutilmente. Essi si definiscono e si reputano giusti. Giuda, invece, ha

riportato il frutto del suo peccato ai sommi sacerdoti e agli anziani, e

questi hanno messo la sua confessione al servizio del loro ingegno e del

loro uso. Giuda mi ha venduto prima che riscattassi il mondo, ma costoro

mi vendono dopo e non hanno compassione del mio sangue che grida

vendetta con maggior ragione che non il sangue di Abele. Giuda mi ha

venduto per trenta denari, ma costoro mi vendono con ogni sorta di

maldicenza, perché non si avvicinano mai a me se non per ricevere

qualche vantaggio. In quinto luogo, si comportano come gli ebrei. Ora,

cosa hanno fatto questi ultimi? Mi hanno posto sulle- gno della croce, ma

costoro mi mettono su un torchio e mi stringono con forza. Ti chiederai:

'Come può accadere ciò, se la mia divinità è inattaccabile dalla 

sofferenza e Dio non è predisposto al dolore?' È vero, ma la volontà ostinata con

cui i sacerdoti perseverano nel peccato è tale che ciò mi risulta ancora

più duro e doloroso, proprio come se venissi posto su un torchio. Ora,

questi preti hanno due peccati: la lussuria e la cupidigia e mi mettono e

lasciano tra questi due vizi; tanto che, dopo aver fatto penitenza e aver

celebrato la messa, sono nuovamente animati dalla volontà di peccare e

di nuovo mi fanno sentire come se venissi stretto in una pressa...»

 Libro IV, 132




Il modo in cui il Signore onora i sacerdoti

Ascoltate dunque, eserciti ed angeli miei! Ho scelto dei sacerdoti al di

sopra degli angeli e degli altri uomini e ho dato loro il potere di

consacrare il mio corpo e di toccarlo. Se avessi voluto, avrei potuto

affidare una funzione del genere agli angeli, ma amo a tal punto i

sacerdoti che li ho innalzati a un simile onore e li ho ordinati affinché

presenziassero davanti a me, disposti in sette livelli. Dovevano essere

pazienti come pecore, costanti come muri dalle fondamenta stabili, pieni

di vita e generosi come soldati, saggi come serpenti, pudichi come

vergini, puri come angeli, animati da un amore ardente come quello di

una sposa che si avvicina al talamo nuziale. Ora, si sono allontanati da

me con cattiveria, sono selvaggi come lupi che rapiscono le pecore,

imbattibili quanto a fame e avidità. Non onorano nessuno e non hanno

vergogna di chicchessia. In secondo luogo, sono incostanti come le pietre

di una muraglia in rovina, perché diffidano delle fondamenta, ossia del

loro Dio, come se egli non potesse soddisfare le loro esigenze o non

volesse nutrirli e sostentarli. In terzo luogo, sono sprofondati e sono stati

avvolti dalle tenebre, come dei ladroni che camminano nella cecità dei

propri vizi. Non hanno affatto il coraggio dei soldati, necessario per

combattere per l'onore e la gloria di Dio, né hanno la generosità che

occorre per compiere azioni eroiche. In quarto luogo, diventano pigri

come asini che tengono la testa bassa: similmente sono stolti e insensati

poiché pensano sempre alle cose mondane, senza rivolgere la mente al

cielo e alle cose future. In quinto luogo, sono impudenti come cortigiane:

mi camminano davanti con insolenza nei loro abiti im-pertinenti e tutte

le loro membra esprimono la loro lussuria. In sesto luogo, sono sudici

come la pece: tutti quelli che si avvicinano loro ne sono offuscati e

imbrattati. In settimo luogo, sono abominevoli… Solo certi preti si

accostano a me con dissimulazione, come se fossero dei traditori,

Tuttavia io, che sono Dio e Signore di tutte le creature in cielo come in

terra, vado loro incontro; dopo che il sacerdote ha pronunciato le

parole Questo è il mio corpo sull’altare, davanti a lui io sono vero Dio e

vero uomo. Mi affretto verso i miei ministri come uno sposo innamorato,

per provare e gustare assieme a loro i sacri piaceri della mia divinità;

ma, ahimè, non trovo posto nel loro cuore. Ascoltate ancora, amici miei,

quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli 

uomini: ho dato loro il potere di fare cinque cose: legare e sciogliere in

terra e in cielo; trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni

peccatori in angeli virtuosi; predicare la mia parola; consacrare e

santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare; toccare il mio

corpo, cosa che nessuno di voi oserebbe fare».Libro IV, 133


Il Signore chiama i sacerdoti come uno sposo

«Io sono come lo sposo che conduce la sposa nella sua casa con mille

prove d'amore. Ho unito a tal punto i preti a me, tramite il mio corpo,

che erano in me ed io in loro; ma essi rispondono a quest'unione come

un'adultera che dice al marito: 'Le tue parole non mi piacciono; le tue

ricchezze sono vane; la tua voluttà è come un veleno. Ci sono altre cose

che voglio amare e seguire'. A queste parole lo sposo, dolce e mansueto,

risponderà: 'Mia sposa, ascoltami, abbi pazienza. Le tue parole devono

essere le mie, le mie ricchezze le tue; la mia volontà deve essere la tua,

la tua voluttà la mia contentezza... Attiro a me i preti come uno sposo la

sua sposa; faccio tutto quello che posso per loro; ma più li chiamo, più

fuggono da me. Le mie parole non piacciono loro; essi considerano un

peso le mie ricchezze; detestano la dolcezza delle mie parole come se

fosse veleno. Li inseguo avvertendoli come un padre colmo di pietà,

tollerandoli come un signore pieno di clemenza, attraendoli con doni

come un dolce sposo; ma più li chiamo, più si allontanano da me». 

Libro IV, 135

file:///C:/Users/gmm/AppData/Roaming/Microsoft/Windows/Network%20Shortcuts/RIVELAZIONI%20DI%20SANTA%20BRIGIDA.pdf




Nessun commento:

Posta un commento