I SACERDOTI
Parole con cui il Signore mette in guardia la sua sposa, affinché
ella possa discernere la vera saggezza da quella falsa
I miei amici sono come degli scolari che hanno una coscienza e
un'intelligenza, la saggezza che non hanno appreso dagli uomini ma da
me, poiché io stesso l'insegno interiormente, dolcezze e gioie divine con
cui dominano il diavolo. Ma ora gli uomini imparano alla rovescia e
desiderano solo essere dotti per andarne orgogliosi ed essere ritenuti dei
buoni chierici, acquisire ricchezze per progredire sulla strada degli onori
e degli alti uffici. Per questo motivo quando entrano ed escono di scuola,
mi allontano da loro, perché essi imparano per insuperbirsi di ciò che
hanno appreso, mentre io ho insegnato loro l'umiltà. Vanno a scuola per
la cupidigia di possedere, mentre io non ho avuto nulla, nemmeno un
cuscino su cui appoggiare il capo. Vi si recano per ottenere cariche e
dignità, invidiando chi passa loro davanti, mentre io venivo giudicato da
Pilato ed ero lo zimbello di Erode. Dunque mi allontano da loro, perché
non apprendono la mia dottrina. Ciononostante, essendo buono e mite,
do quello che mi viene chiesto, perché chi mi domanda del pane l'avrà e
chi mi domanda un letto lo riceverà. Chi apprende la mia mirabile
saggezza, ossia come servirmi bene, viene servito dagli angeli buoni che
lo nutrono di una consolazione indicibile e di un lavoro delizioso. Ma gli
angeli cattivi assistono i saggi del mondo suggeriscono e suscitano in
loro desideri inutili, secondo la propria volontà, ispirando loro pensieri
tormentosi. In verità se si rivolgessero a me e si convertissero, potrei
dare loro il pane senza fatica. Il mondo ne fornisce loro ma essi non ne
sono mai sazi, poiché tramutano la dolcezza in amarezza». Libro I; 33
I sacerdoti custodi del corpo di Gesù
Il Figlio di Dio disse: «Sono simile al signore che, dopo aver combattuto
con fedeltà nel paese in cui si è recato in pellegrinaggio, torna con gioia
nella terra natale. Questo signore ha un tesoro molto prezioso, la cui
vista dà gioia agli occhi lacrimosi, consola gli infelici, rinvigorisce gli
infermi e resuscita i morti. Ma, affinché questo tesoro venga custodito
con onestà e determinazione, viene edificata una casa con magnificenza
e gloria, abbastanza alta e dotata di sette livelli attraverso i quali si
accede al tesoro stesso. Ora, Dio ha mostrato questo tesoro ai suoi
servitori e lo ha affidato loro affinché ne abbiano cura e lo custodiscano
con purezza, in modo che vengano apprezzate la carità del signore verso
i suoi servitori e la fedeltà dei suoi servitori nei confronti del signore. Ma
dopo qualche tempo il tesoro inizia ad essere disprezzato, la casa viene
frequentata di rado, le cure dei custodi diminuiscono e l'amore di Dio
viene trascurato... Io sono quel signore che è venuto al mondo per
umiltà come un pellegrino, sebbene fossi potente in terra e in cielo
secondo la divinità; perché in verità sulla terra ho dovuto sostenere una
lotta tale che tutti i nervi delle mie mani e dei miei piedi si sono rotti per
la salvezza delle anime. Salendo in cielo, da cui non mi sono mai
allontanato, ho lasciato al mondo un memoriale altamente degno, ossia il
mio corpo santissimo; infatti così come l'antica legge si gloriava
dell'arca, della manna, delle tavole del Testamento e di altre cerimonie,
allo stesso modo l'uomo nuovo si rallegra di una legge nuova, ossia il
mio corpo crocifisso, che era insito nella legge stessa. Affinché al mio
corpo fossero tributati gloria e onore, ho istituito la casa della Santa
Chiesa, dove esso sarebbe stato custodito e conservato. I sacerdoti sono
dei custodi particolari, in un certo senso più eminenti degli angeli, poiché
toccano con la bocca e le mani colui che gli angeli hanno paura di
sfiorare, dato il rispetto che provano nei suoi confronti. Ho reso ai
sacerdoti sette tipi di onore, corrispondenti a sette caratteristiche: i preti
devono portare il segno del sacerdozio e distinguersi come miei amici per
la purezza dello spirito e del corpo, perché la purezza è il primo livello
per avvicinarsi a Dio, al quale non si addice nulla di corrotto; ai ministri
della legge, che avevano il permesso di contrarre il matrimonio, non era
concesso fare dei sacrifici, ma ciò non deve stupire: essi avevano solo la
scorza e non il nocciolo. Ora, poiché questa figura è stata eliminata con
l'avvento della verità, è necessario che si consacrino tutti alla purezza; il
nocciolo, infatti, è più dolce della scorza... I chierici sono istituiti perché
siano degli uomini angelici dotati di ogni sorta di umiltà; è vero infatti
che con l'umiltà del corpo e dello spirito si entra in cielo e si vince la
superbia del diavolo; a questo livello i sacerdoti vengono nominati per
cacciare il diavolo, perché l'uomo umile è elevato al cielo da cui la
superbia ha fatto sprofondare il demonio. I preti vengono ordinati per
essere discepoli di Dio attraverso la continua lettura dei testi sacri; per
questo motivo la sacra Scrittura viene data ai sacerdoti come la spada al
soldato; essi, infatti, devono sapere come placare la collera di Dio con la
preghiera e la meditazione, affinché il popolo non muoia. I sacerdoti
sono designati custodi del tempio di Dio e studiosi delle anime; per
questo motivo il vescovo consegna loro le chiavi: essi devono prendersi
cura della salvezza delle anime dei loro fratelli, promuoverne il progresso
con la parola e l'esempio e incitare gli infermi alla perfezione assoluta. A
loro viene affidata la cura dell'altare, perché, servendo sull'altare, vivano
dell'altare stesso e non si occupino affatto delle cose mondane, se non
per ciò che attiene alla loro carica ecclesiastica. Vengono ordinati per
essere uomini apostolici, che predicano la verità evangelica e
conformano i loro costumi a ciò che predicano. Sono istituiti in modo da
mediare fra Dio e l'uomo attraverso il sacrificio del mio corpo. Per questo
motivo i sacerdoti sono in un certo modo superiori alla dignità degli
angeli. Ora, mi lamento perché queste caratteristiche sono gravemente
disattese, in quanto la superbia viene preferita all'umiltà, l'impudicizia
alla continenza; non ci si attiene più ai libri di Dio, ma a quelli del
mondo; gli altari vengono trascurati e la saggezza divina è reputata
follia. Non ci si preoccupa affatto della salvezza delle anime e, come se
non bastasse, si gettano via le mie vesti e si di-sprezzano le mie armi. E’
vero, sul monte Sinai ho mostrato a Mosè gli abiti che dovevano
indossare i sacerdoti; questo non perché nella celeste abitazione di Dio ci
fosse qualcosa di materiale, ma perché non si possono comprendere le
cose spirituali senza quelle materiali. Quindi mostro ciò che è spirituale
attraverso il mondo fisico: occorre sapere che a quanti detengono la
verità viene richiesta la purezza e non una pura apparenza. A che scopo,
dunque, avrei mostrato a Mosè un tale splendore di vesti materiali, se
non perché attraverso esse si comprendessero lo splendore e la bellezza
dell'anima?... Dall'oblazione dei ministri di Dio conseguono tre beni: la
mia pazienza che è lodata da tutte le schiere celesti, perché sono la
medesima Persona tra le mani di un prete buono e di uno cattivo; non
traggo senso dalla persona, infatti questo sacramento non dipende dai
meriti o demeriti di chi lo somministra, bensì dalle mie parole; tale
oblazione è utile per tutti, indipendentemente dal prete che l'offre,
inoltre giova anche a chi l'offre, sebbene cattivo; quando ho pronunciato
le parole Io sono, tutti i miei nemici sono caduti all'indietro; similmente,
all'udire le parole: Questo è il mio corpo, i diavoli fuggono via e cessano
di tentare le anime che fanno queste sante oblazioni, né oserebbero
tornare ad assediarle con rinnovata audacia se in esse non si insinuasse
una propensione a peccare. Per questo la mia misericordia perdona tutti
e li tollera, ma la mia giustizia grida vendetta: perciò io grido e quanti
siano quelli che mi rispondono, lo vedi da te. Ciononostante invierò
ancora la mia Parola: chi l'ascolterà, trascorrerà e terminerà i suoi giorni
con una gioia così grande che non è possibile dire, né pensare la dolcezza
della mia Parola senza farle torto...» Libro IV, 58
Il sacerdote deve avere un libro e l'olio
«Il sacerdote deve avere anche un libro e dell'olio:
un libro per istruire gli imperfetti; infatti così come nel libro è contenuta la dottrina del corpo e dello spirito, allo stesso modo il ministro di Dio deve avere la saggezza... La scienza spirituale serve a istruire gli ignoranti, a correggere le persone dissolute e a spronare quelle progredite.
Nell'olio sono la dolcezza della preghiera e i buoni esempi, poiché così come l'olio è più grasso del pane, allo stesso modo l'orazione d'amore e carità e gli esempi di una vita buona, sono più efficaci di qualsiasi altra cosa per attirare gli uomini a Dio e per placare Dio stesso. In verità ti dico, figliamia, che il nome del prete è grande, poiché egli è un angelo e un mediatore; ma più grande ancora è il suo ufficio, in quanto egli tocca Dio, che è incommensurabile e tiene nelle sue mani le cose sante».
Libro IV, 59
Il Signore ha rimesso il suo corpo nelle mani del sacerdote
«Io sono» dice la Saggezza eterna, «come un uomo che, dovendo
abbandonare il mondo, lascia ai suoi amici più cari ciò che ha di meglio;
io ho fatto lo stesso con i sacerdoti che ho scelto al di sopra degli angeli
e degli uomini: ho offerto loro il mio corpo preziosissimo quando ho
lasciato il mondo e ho affidato loro molti doni: la mia fede; due chiavi,
quella dell'inferno e quella del cielo; la possibilità di tramutare il nemico
in un angelo; di poter consacrare il mio corpo, cosa che non possono fare
gli angeli e infine di toccare con le mani il mio corpo preziosissimo e
purissimo. Ora, essi si comportano con me come gli ebrei, i quali
negavano che avevo resuscitato Lazzaro e compiuto altre meraviglie. Mi
accusavano sostenendo che volevo diventare re, che avevo vietato di
dare i tributi a Cesare e che avrei ricostruito il Tempio in tre giorni; simil-
mente i ministri di Dio non divulgano i miei prodigi né insegnano la mia
dottrina, ma diffondono in ogni dove l'amore del mondo e ovunque
predicano la loro volontà, poiché stimano meno di nulla tutto quello che
ho fatto per loro. In secondo luogo, hanno perduto la chiave con cui
dovevano aprire il cielo ai miserabili; amano e prediligono la chiave che
apre l'inferno e la tengono avvolta in un panno pulito. In terzo luogo,
fanno di un giusto un ingiusto, di un semplice un diavolo, di un sano un
malato, perché oggi chi si avvicina loro con tre malattie, se ne allontana
con una quarta in più; se qualcuno si reca da loro con quattro malattie,
se ne parte con cinque, perché il peccatore, vedendo l'esempio cattivo e
depravato dei sacerdoti, imbocca una nuova strada, si rafforza nel
peccato ed inizia a gloriarsi del peccato stesso di cui aveva vergogna...In
quarto luogo, quelli che mi dovevano santificare con la bocca, mi
vendono per cupidigia; sono peggio di Giuda, perché Giuda in un certo
senso ha riconosciuto il proprio peccato ed ha fatto penitenza, sebbene
inutilmente. Essi si definiscono e si reputano giusti. Giuda, invece, ha
riportato il frutto del suo peccato ai sommi sacerdoti e agli anziani, e
questi hanno messo la sua confessione al servizio del loro ingegno e del
loro uso. Giuda mi ha venduto prima che riscattassi il mondo, ma costoro
mi vendono dopo e non hanno compassione del mio sangue che grida
vendetta con maggior ragione che non il sangue di Abele. Giuda mi ha
venduto per trenta denari, ma costoro mi vendono con ogni sorta di
maldicenza, perché non si avvicinano mai a me se non per ricevere
qualche vantaggio. In quinto luogo, si comportano come gli ebrei. Ora,
cosa hanno fatto questi ultimi? Mi hanno posto sulle- gno della croce, ma
costoro mi mettono su un torchio e mi stringono con forza. Ti chiederai:
'Come può accadere ciò, se la mia divinità è inattaccabile dalla
sofferenza e Dio non è predisposto al dolore?' È vero, ma la volontà ostinata con
cui i sacerdoti perseverano nel peccato è tale che ciò mi risulta ancora
più duro e doloroso, proprio come se venissi posto su un torchio. Ora,
questi preti hanno due peccati: la lussuria e la cupidigia e mi mettono e
lasciano tra questi due vizi; tanto che, dopo aver fatto penitenza e aver
celebrato la messa, sono nuovamente animati dalla volontà di peccare e
di nuovo mi fanno sentire come se venissi stretto in una pressa...»
Libro IV, 132
Il modo in cui il Signore onora i sacerdoti
Ascoltate dunque, eserciti ed angeli miei! Ho scelto dei sacerdoti al di
sopra degli angeli e degli altri uomini e ho dato loro il potere di
consacrare il mio corpo e di toccarlo. Se avessi voluto, avrei potuto
affidare una funzione del genere agli angeli, ma amo a tal punto i
sacerdoti che li ho innalzati a un simile onore e li ho ordinati affinché
presenziassero davanti a me, disposti in sette livelli. Dovevano essere
pazienti come pecore, costanti come muri dalle fondamenta stabili, pieni
di vita e generosi come soldati, saggi come serpenti, pudichi come
vergini, puri come angeli, animati da un amore ardente come quello di
una sposa che si avvicina al talamo nuziale. Ora, si sono allontanati da
me con cattiveria, sono selvaggi come lupi che rapiscono le pecore,
imbattibili quanto a fame e avidità. Non onorano nessuno e non hanno
vergogna di chicchessia. In secondo luogo, sono incostanti come le pietre
di una muraglia in rovina, perché diffidano delle fondamenta, ossia del
loro Dio, come se egli non potesse soddisfare le loro esigenze o non
volesse nutrirli e sostentarli. In terzo luogo, sono sprofondati e sono stati
avvolti dalle tenebre, come dei ladroni che camminano nella cecità dei
propri vizi. Non hanno affatto il coraggio dei soldati, necessario per
combattere per l'onore e la gloria di Dio, né hanno la generosità che
occorre per compiere azioni eroiche. In quarto luogo, diventano pigri
come asini che tengono la testa bassa: similmente sono stolti e insensati
poiché pensano sempre alle cose mondane, senza rivolgere la mente al
cielo e alle cose future. In quinto luogo, sono impudenti come cortigiane:
mi camminano davanti con insolenza nei loro abiti im-pertinenti e tutte
le loro membra esprimono la loro lussuria. In sesto luogo, sono sudici
come la pece: tutti quelli che si avvicinano loro ne sono offuscati e
imbrattati. In settimo luogo, sono abominevoli… Solo certi preti si
accostano a me con dissimulazione, come se fossero dei traditori,
Tuttavia io, che sono Dio e Signore di tutte le creature in cielo come in
terra, vado loro incontro; dopo che il sacerdote ha pronunciato le
parole Questo è il mio corpo sull’altare, davanti a lui io sono vero Dio e
vero uomo. Mi affretto verso i miei ministri come uno sposo innamorato,
per provare e gustare assieme a loro i sacri piaceri della mia divinità;
ma, ahimè, non trovo posto nel loro cuore. Ascoltate ancora, amici miei,
quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli
uomini: ho dato loro il potere di fare cinque cose: legare e sciogliere in
terra e in cielo; trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni
peccatori in angeli virtuosi; predicare la mia parola; consacrare e
santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare; toccare il mio
corpo, cosa che nessuno di voi oserebbe fare».Libro IV, 133
Il Signore chiama i sacerdoti come uno sposo
«Io sono come lo sposo che conduce la sposa nella sua casa con mille
prove d'amore. Ho unito a tal punto i preti a me, tramite il mio corpo,
che erano in me ed io in loro; ma essi rispondono a quest'unione come
un'adultera che dice al marito: 'Le tue parole non mi piacciono; le tue
ricchezze sono vane; la tua voluttà è come un veleno. Ci sono altre cose
che voglio amare e seguire'. A queste parole lo sposo, dolce e mansueto,
risponderà: 'Mia sposa, ascoltami, abbi pazienza. Le tue parole devono
essere le mie, le mie ricchezze le tue; la mia volontà deve essere la tua,
la tua voluttà la mia contentezza... Attiro a me i preti come uno sposo la
sua sposa; faccio tutto quello che posso per loro; ma più li chiamo, più
fuggono da me. Le mie parole non piacciono loro; essi considerano un
peso le mie ricchezze; detestano la dolcezza delle mie parole come se
fosse veleno. Li inseguo avvertendoli come un padre colmo di pietà,
tollerandoli come un signore pieno di clemenza, attraendoli con doni
come un dolce sposo; ma più li chiamo, più si allontanano da me».
Libro IV, 135
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