Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani
Consultabili cliccando sui numeri del versetto colorato. (M. Valtorta)
LETTERA AI ROMANI .
Capo I.
Indirizzo e saluto
1Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato apostolo, segregato pel
Vangelo di Dio 2Vangelo che Dio aveva già promesso per mezzo
dei suoi profeti nelle sante Scritture, [3]intorno
al suo Figliolo, (fatto a lui dal seme di David, secondo la carne, 4predestinato
Figliolo di Dio per propria virtù, secondo lo spirito di santificazione, per la
risurrezione da morte), Gesù Cristo Signor nostro, 5per cui
abbiamo ricevuto la grazia e l’apostolato, per trarre in suo nome
all’obbedienza della fede tutte le genti, 6tra le quali siete
anche voi chiamati (ad essere) di Gesù Cristo:7a voi tutti amati da
Dio, chiamati santi, che siete a Roma, grazia e pace da Dio nostro Padre e dal
Signore Gesù Cristo.
Affetto di S. Paolo per i Romani
8Prima di tutto rendo
grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo a riguardo di tutti voi, perché la vostra
fede è celebrata in tutto il mondo. 9Dio, a cui servo nel mio
spirito, evangelizzando il suo Figliolo, mi è testimone che mi ricordo
continuamente e sempre 10di voi nelle mie orazioni, chiedendo
che finalmente una volta, con la volontà di Dio, possa avere una felice
occasione di venire a voi; 11perché io bramo di vedervi, per
comunicarvi qualche dono spirituale che vi conforti, 12o
meglio, per incoraggiarci scambievolmente mediante la fede che ci è comune, a
voi e a me. 13Or io non voglio che voi ignoriate, o fratelli,
come spesso abbia fatto il proposito di venire a voi, per raccogliere qualche
frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni, ma sono stato fino ad ora
impedito.
Proposizione dell’argomento. Colpe dei
pagani
14Io son debitore ai
Greci e ai Barbari, ai sapienti ed agli ignoranti, 15quindi
(quanto a me) sono pronto ad annunziare il Vangelo anche a voi che siete in
Roma.
16Perché io non mi vergogno del Vangelo, virtù di Dio a salvezza
d’ogni credente, prima del Giudeo, poi del Greco. [17]In
esso infatti si manifesta la giustizia di Dio che vien dalla fede e tende alla
fede, come sta scritto: Il giusto vive di fede.
[18]Or
l’ira di Dio si manifesta dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli
uomini che soffocano la verità di Dio nell’ingiustizia, 19perché
ciò che può conoscersi di Dio è in essi manifesto, avendolo Dio loro
manifestato.[20]Infatti
le sue invisibili perfezioni, la sua eterna possanza, la sua divinità, dopo la
creazione del mondo, sono rese visibili all’intelligenza per mezzo delle
creature. 21Quindi essi sono senza scusa, perché avendo
conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma
han vaneggiato nei loro pensamenti e il loro stolto cuore s’è ravvolto nelle
tenebre. 22Vantandosi di essere saggi son divenuti pazzi, 23ed
han cangiato la gloria dell’incorruttibile Dio in simulacri di uomini
corruttibili, di uccelli, di quadrupedi e di serpenti.
[24]Per
questo Dio li ha abbandonati ai desideri del loro cuore, all’imrnondezza, in
modo che disonorino tra di loro i proprii corpi, 25essi che han
mutato la verità di Dio nella menzogna, e hanno adorato e servito la creatura
invece del Creatore (il quale è benedetto in eterno. Così sia!)
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne
han cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura, 27e
similmente gli uomini lasciata la naturale unione con la donna, arsero di
libidine gli uni verso gli altri, facendo, uomini con uomini, delle
turpitudini, e ricevendo in se stessi la condegna mercede della loro
degenerazione. 28E siccome non si son curati di riconoscere
Dio, Dio li ha abbandonati al reprobo senso, in modo che fanno cose
immorali. 29Son ricolmi di ogni iniquità, di malizia, di
fornicazione, di avarizia, di malvagità, pieni d’invidia, di omicidio, di
discordia, di frode, di malignità, sussurroni, 30detrattori,
nemici di Dio, oltraggiatori, superbi, millantatori, inventori di perversità,
disubbidienti ai genitori, 31stolti, disordinati, senza amore,
senza legge, spietati. 32Essi, avendo conosciuta la giustizia di
Dio, non compresero che chi fa tali cose è degno di morte; né soltanto chi le
fa, ma anche chi approva coloro che le fanno.
Capo II.
Passaggio dalle colpe dei Gentili a quelle
dei Giudei
[1]Tu dunque, o uomo,
chiunque tu sia, ti rendi inescusabile, perché nel giudicare gli altri condanni
te stesso, facendo le medesime cose che tu condanni.
Ciascuno sarà giudicato secondo le opere
[2]Or noi sappiamo che
il giudizio di Dio contro coloro che fanno tali cose è secondo verità. 3E
tu, o uomo che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai, credi forse di
sfuggire al giudizio di Dio? 4Ovvero disprezzi le ricchezze
della sua bontà, della sua pazienza, della sua tolleranza? E non sai che la
bontà di Dio t’invita a penitenza? 5Ma tu, colla tua durezza e
col cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira pel giorno dell’ira e della
manifestazione del giusto giudizio di Dio, 6che renderà a
ciascuno secondo le opere: 7a quelli che, perseveranti nel
bene, cercano la gloria, l’onore e l’immortalità, la vita eterna; 8a
quelli che, ostinati, non dànno retta alla verità, ma obbediscono
all’ingiustizia, ira e indignazione.
[9]Tribolazione ed
angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male, del Giudeo prima, poi del
Greco; 10gloria e onore e pace a chiunque fa il bene, al Giudeo
prima, poi al Greco; 11perché non v’è accettazione di persone
avanti a Dio.
I Giudei saranno giudicati secondo la loro
legge,
i Gentili secondo la legge naturale
[12]Tutti quelli che
senza legge hanno peccato, senza legge periranno; e tutti quelli che sotto una
legge han peccato, saranno da essa condannati; 13non quelli
infatti che ascoltano la legge son giusti dinanzi a Dio, ma quelli che la
mettono in pratica saranno giustificati. 14Quando i Gentili,
che non hanno legge, fanno naturalmente ciò che la legge impone, non avendo
legge, son legge a se stessi; 15e mostrano che il tenor della
legge è scritto nel loro cuore, testimone la loro coscienza ed i pensieri che a
vicenda tra di loro accusano od anche difendono,16nel giorno in cui,
secondo il mio Vangelo, Dio giudicherà per mezzo di Gesù Cristo le azioni
segrete degli uomini.
La legge aggrava le colpe dei Giudei
[17]Tu che porti il nome
di Giudeo e ti riposi nella legge e ti glorii di Dio, 18e
conosci la sua volontà, e, istruito nella legge, distingui quel che più
giova, 19e ti credi d’esser guida ai ciechi, luce a quelli che
son nelle tenebre,20dottore degl’ignoranti, maestro dei fanciulli,
perché hai nella legge la regola della scienza e della verità, 21come
mai, dunque, tu che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che
predichi di non rubare, rubi? 22Tu che dici non doversi
commettere adulterio, sei adultero? Tu che hai in abominio gli idoli, fai
sacrilegio? 23Tu che ti vanti della legge, violandola, disonori
Dio? 24Per cagion vostra il nome di Dio (come sta scritto) è
bestemmiato tra le Genti.
La circoncisione non giova senza osservare
la legge
25Certo la
circoncisione giova se tu osservi la legge, ma se tu la trasgredisci, con la
tua circoncisione sei un incirconciso. 26Se invece un
incirconciso osserva i precetti della legge, la sua incirconcisione non sarà
considerata come circoncisione? 27Quindi chi per nascita è
incirconciso, se osserva la legge, giudicherà te, che, colla Scrittura e colla
circoncisione, trasgredisci la legge. 28Vero Giudeo non è chi
tale apparisce, né è circoncisione quella che si manifesta nella carne; 29ma
Giudeo è colui che tale interiormente è; la circoncisione è quella del cuore,
secondo lo spirito e non secondo la lettera. Questa avrà lode non dagli uomini,
ma da Dio.
Capo III.
Le promesse di Dio non liberano i Giudei
[1]Qual è dunque il
vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circcncisione? 2Grande
sotto ogni rispetto. E principalmente perché ad essi furono confidati gli
oracoli di Dio. 3E che importa se alcuni di essi non hanno
creduto? La loro infedeltà annullerà forse la fedeltà di Dio? No,
certamente. 4Dio è verace, anche se ogni uomo è menzognero, come
sta scritto: Affinché tu sia trovato giusto nelle tue parole e trionfi quando
sei chiamato in giudizio.
5Or se la nostra ingiustizia mette in evidenza la giustizia di Dio,
che diremo noi? È forse ingiusto Dio quando castiga? 6(parlo
alla maniera degli uomini). No, certo; altrimenti come potrà Dio giudicare
questo mondo? 7E se la verità di Dio ridondo in gloria di lui
per la menzogna, perché sono ancora io giudicato come peccatore? 8E
perché (come malamente dicono di noi e come alcuni spacciano che si dica da
noi) non facciamo il male affinché ne venga il bene? La dannazione di essi è
giusta.
Tutti i Giudei a Gentili, secondo le
Scritture, sono peccatori
9E che dunque? Siamo
noi da più di essi? Niente affatto; perché abbiamo dimostrato che tutti, Giudei
e Greci, sono sotto del peccato, 10come sta scritto: Non vi è
neppure un giusto. 11Non vi è chi abbia intelligenza; non v’è
chi cerchi Dio. 12Tutti sono usciti di strada, son divenuti
tutti quanti inutili, non v’è chi faccia del bene, non ve n’è neppure uno. 13Sepolcro
aperto è la loro gola, colle loro lingue tessono inganni, veleno di aspidi sta
sotto le loro labbra. 14La loro bocca è piena di maledizione e
di amarezza; 15i loro piedi veloci a spargere il sangue. 16Dolore
e sventura è nelle loro vie, 17e non han conosciuto i sentieri
della pace. [18]Non è dinanzi ai loro
occhi il timor di Dio.
19Or noi sappiamo che tutto quello che dice la legge, lo dice per
quelli che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia chiusa e il mondo
intero sia riconosciuto colpevole dinanzi a Dio. 20Infatti
nessuno sarà giustificato dinanzi a lui mediante le opere della legge, perché
dalla legge vien la coscienza del peccato.
La giustificazione è gratuitamente data per
la fede in Cristo
[21]Ma, ora, senza la
legge, si è manifestata la giustizia di Dio, comprovata dalla legge e dai
profeti, 22la giustizia di Dio per la fede di Gesù Cristo, in
tutti e sopra tutti quelli che credono in lui. Non v’è alcuna distinzione,23perché
tutti hanno peccato ed hanno bisogno della gloria di Dio, 24e
son giustificati gratuitamente per la grazia di lui mediante la redenzione che
è in Cristo Gesù, 25da Dio preordinato vittima propiziatoria
mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la propria giustizia nella
remissione dei precedenti delitti, 26sopportati da Dio per far
conoscere la sua giustizia nel tempo presente, in modo che sia giusto e
giustifichi colui che crede in Gesù Cristo.
27Dov’è dunque il tuo vanto? È tolto. Per qual legge? Per quella
delle opere? No: per la legge della fede. 28Noi riteniamo che
l’uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge. 29È
forse Dio dei soli Giudei? E non è anche Dio dei Gentili? 30Certamente
anche dei Gentili, perché v’è un Dio solo che giustifica i circoncisi per mezzo
della fede e gl’incirconcisi per mezzo della fede.
31Distruggiamo dunque la legge per mezzo della fede? No, certamente;
anzi noi confermiamo la legge.
Capo IV.
Abramo giustificato non dalle opere, ma
dalla fede
[1]Qual vantaggio
secondo la carne, direm noi, ha dunque ottenuto Abramo nostro padre? 2Se
Abramo è stato giustificato dalle opere, egli ha di che gloriarsi, ma non
dinanzi a Dio. 3Infatti che dice la Scrittura? «Abramo credette
a Dio, e gli fu imputato a giustizia». 4Or a colui che lavora,
la mercede non è computata come grazia, ma come cosa dovuta; 5invece
a colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la fede gli è
imputata a giustizia, secondo il proponimento della grazia di Dio. 6Così
pure anche David proclama beato l’uomo al quale Dio imputa la giustizia,
indipendentemente dalle opere: 7Beati coloro ai quali sono
perdonate le iniquità, i peccati dei quali sono stati ricoperti. 8Beato
l’uomo a cui Dio non imputa il peccato.
Avanti la circoncisione fu giustificato
Abramo
9Questa beatitudine è
soltanto per i circoncisi, od anche per gli incirconcisi? Siccome diciamo che
ad Abramo la fede fu imputata a giustizia, 10in che modo gli fu
dunque imputata? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non dopo, ma
avanti la circoncisione. 11E il segno della circoncisione che
poi ricevette, fu il sigillo della giustizia ottenuta per la fede, prima della
circoncisione, per essere il padre di tutti i credenti incirconcisi, affinché
(la fede) sia imputata anche ad essi a giustizia, 12e padre dei
circoncisi, di quelli che non sono soltanto circoncisi, ma seguono anche le
orme della fede che il nostro padre Abramo aveva quand’era incirconciso.
Le promesse furon fatte alla fede
13Difatti non in virtù
della legge fu promessa ad Abramo l’eredità dell’universo, ma per la giustizia
della fede. 14Or se eredi son quelli che han la legge, è vana
la fede, è annullata la promessa, 15perché la legge produce
l’ira, mentre dove non c’è legge non c’è neppure trasgressione. 16Deve
dipendere adunque dalla fede la promessa, affinché sia gratuita e assicurata a
tutta la discendenza, non soltanto a quella che è dalla legge, ma anche a
quella che è dalla fede di Abramo, il quale è padre di noi tutti, 17(secondo
quello che sta scritto: Ti ho costituito padre di molte nazioni), padre davanti
a Dio, nel quale credette, che fa rivivere i morti e chiama le cose che non
sono come se esistessero.
18Sperando contro ogni speranza, Abramo credette in modo da divenire
padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: Tale sarà la
tua discendenza. 19Egli, senza vacillar nella fede, non guardò
al suo corpo impotente (aveva quasi cent’anni), né al seno di Sara
infecondo; 20ma dinanzi alla promessa di Dio non esitò diffidando;
reso invece forte dalla fede, dié gloria a Dio, 21assolutamente
convinto che è sì potente da effettuare qualunque cosa abbia promessa. 22Ecco
perché (la sua fede) gli fu imputata a giustizia.
23Or non per lui soltanto è scritto che gli fu imputata a
giustizia, 24ma anche per noi, ai quali sarà imputata la fede
in Colui che ha suscitato da morte Gesù Cristo Signor nostro, 25il
quale è stato dato a morte pei nostri peccati e risuscitò per la nostra
giustificazione.
Capo V.
Primo frutto della giustificazione: pace
con Dio, sicurezza del cielo
[1]Giustificati adunque
mediante la fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù
Cristo, 2a cui dobbiamo d’avere per la fede accesso a questa
grazia, nella quale stiam saldi, e di gloriarci nella speranza della gloria dei
figli di Dio. 3E non soltanto di questo ci gloriamo, ma anche
delle tribolazioni, sapendo come la tribolazione produce la pazienza, 4la
pazienza l’esperienza, l’esperienza la speranza. [5]Or la speranza non
inganna, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo
dello Spirito Santo, che ci è stato donato.
Amore mostratoci da Dio col darci Gesù
Cristo
[6]Per qual motivo
adunque, mentre noi eravamo impotenti, Cristo, nel tempo stabilito, è morto per
gli empi? 7Or è difficile che uno muoia per un giusto, pure può
darsi che per un uomo dabbene qualcuno abbia il coraggio di morire; 8ma
Dio mostra la sua carità verso di noi, perché, essendo ancora peccatori, nel
tempo stabilito 9Cristo è morto per noi. Tanto più dunque ora
che siam giustificati nel suo sangue, saremo salvi dall’ira per mezzo di lui.10Perché,
se quando eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del
suo Figliuolo, molto più essendo riconciliati saremo salvi mediante la sua
vita. 11Di più ancora ci gloriamo in Dio per Gesù Cristo Signor
nostro, per mezzo del quale abbiamo ora ottenuta la riconciliazione.
Parallelo tra Cristo che ci ha salvati
e Adamo che ci ha perduti
12Così, dunque, per un
sol uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, e la morte si è
estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno (in Adamo) peccato. 13Anche
prima della legge il peccato era nel mondo, ma non era imputato, non essendovi
legge; 14eppure la morte regnò da Adamo fino a Mosè, anche
sopra coloro che non avevano peccato di prevaricazione, come Adamo, il quale è
figura di Colui che doveva venire.
15Ma il dono è stato ben differente dal delitto; perché se per il
delitto di un solo molti perirono, molto più la grazia e la liberalità di Dio,
in grazia di un sol uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti. 16V’è
ancora differenza tra il peccato di un solo e il dono, perché il giudizio da un
solo peccato va alla condanna, la grazia invece da molti peccati va alla
giustificazione. 17Difatti se per il delitto d’un solo e per un
solo regnò la morte, con più ragione coloro che ricevono l’abbondanza della
grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per il solo Gesù
Cristo.18Quindi, come pel delitto di un solo (venne) sopra tutti gli
uomini la dannazione, così per la giustizia d’un solo è in tutti gli uomini la
giustificazione vivificante. 19Così pure, come per la
disobbedienza d’un solo uomo molti son costituiti peccatori, anche per
l’obbedienza d’un solo molti saran costituiti giusti. 20Or la
legge intervenne perché abbondasse il peccato; ma dove abbondò il peccato
sovrabbondò la grazia, 21affinché come il peccato regnò colla
morte, così la grazia regni mediante la giustizia per dare la vita eterna per
mezzo di Gesù Cristo Signor nostro.
Capo VI.
Secondo frutto della giustificazione:
liberazione dalla schiavitù del peccato e unione con Cristo
[1]Che diremo dunque?
Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? 2Non sia
mai. Noi che siam morti al peccato, come potremo seguitare a vivere in
esso? 3Non sapete forse che, quanti siamo battezzati in Gesù
Cristo, nella morte di lui siamo stati battezzati? 4Noi dunque
pel battesimo siamo stati sepolti con lui nella (sua) morte, affinché, come
Cristo è risuscitato da morte per la gloria del Padre, così anche noi viviamo
d’una vita novella. 5Se infatti siamo stati innestati su lui
per somiglianza di morte, lo saremo anche per somiglianza di resurrezione.
Morte e risurrezione a nuova vita
6Questo ben lo
sappiamo: che il nostro uomo vecchio è stato con lui crocifisso, affinché il
corpo del peccato sia distrutto e noi non serviamo più al peccato, 7essendo
il morto affrancato dal peccato. 8Or se noi siam morti con
Cristo, crediamo di vivere ancora con lui, 9sapendo che Cristo,
risuscitato da morte, non muore più, sopra di lui non regna più la morte 10perché
se egli è morto per il peccato, è morto una sola volta; ma se vive, vive per
Iddio.
Non più obbedienza al peccato
[11]Così voi pure
consideratevi come morti al peccato, ma vivi per Iddio in Gesù Cristo Signor
nostro. 12Il peccato non regni dunque nel vostro corpo mortale,
da farvi obbedir alle sue concupiscenze: 13non date le vostre
membra come strumenti d’iniquità al peccato, ma offritevi a Dio come viventi
dopo essere stati morti, offritegli le vostre membra come strumento di
giustizia.
14Il peccato adunque non vi dominerà, perché non siete sotto la
legge, ma sotto la grazia.
Chi diventa servo della giustizia deve
vivere santamente
15Che dunque?
Peccheremo, perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Non sia
mai. 16Non sapete che a chiunque vi diate a obbedire come
servi, siete servi di colui al quale obbedite, sia del peccato che mena alla
morte, sia dell’obbedienza che mena alla giustizia? 17Ma,
grazie a Dio, voi che foste servi del peccato, avete poi obbedito di cuore
nella regola di dottrina che vi è stata insegnata. 18Liberati
così dal peccato siete divenuti servi della giustizia. 19Parlo
a mo’ degli uomini, a motivo della debolezza della vostra carne: come dunque
deste le vostre membra al servizio dell’immondezza e dell’iniquità per
l’impurità, così date ora le vostre membra al servizio della giustizia per la
santificazione. 20Quando eravate servi del peccato eravate
liberi dalla giustizia; 21ma qual frutto aveste allora dalle
cose di cui ora vi vergognate? Certamente la fine di esse è la morte. 22Ora
invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per vostro frutto la
santificazione e per fine la vita eterna, 23essendo paga del
peccato la morte, e grazia di Dio la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore.
Capo VII.
Terzo frutto della giustificazione:
liberazione dalla servitù della legge per una morte mistica
[1]Forse ignorate, o
fratelli (siccome parlo con periti nella legge) che l’uomo è sotto l’impero
della legge finché vive? 2Così la donna maritata è legata per
legge al marito vivente; ma se le muore è sciolta dalla legge del marito. 3Infatti
sarà chiamata adultera se, vivente il marito, starà con un altro uomo; se poi
le muore il marito, è liberata dalla legge del marito, in modo da non essere
adultera, dato che stia con altro uomo. 4Così, anche voi, miei
fratelli, siete morti alla legge pel corpo di Cristo, per appartenere ad un
altro, che è risuscitato da morte, affinché portiamo dei frutti a Dio. 5Mentre
vivevamo secondo la carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge,
agivano nelle nostre membra in maniera da produrre frutti per la morte. 6Ma
ora siamo stati liberati dalla legge, essendo morti alla legge che ci legava, e
possiamo servire Dio secondo il nuovo spirito e non secondo l’antiquata
lettera.
La legge, benché santa, provoca delle
trasgressioni
7Che diremo dunque? La
legge è peccato? No, certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per
mezzo della legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge
non avesse detto: Non desiderare. 8Ma il peccato, presa
l’occasione da quel comandamento, fe’ nascere in me ogni sorta di
concupiscenza; mentre senza la legge il peccato non esisteva. 9Io
poi una volta vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, ebbe vita il
peccato, 10ed io morii, ed il comandamento che doveva darmi la
vita mi risultò cagione di morte. 11Perché il peccato, presa
l’occasione dal comandamento, mi sedusse, e per mezzo di esso mi dié la
morte. 12È santa dunque la legge, e santo e giusto e buono il
comandamento.
13Una cosa buona m’è dunque divenuta causa di morte? Non può essere.
Ma il peccato, per apparire peccato, mi ha data la morte per mezzo d’una cosa
buona, in modo da mostrarsi estremamente colpevole attraverso il precetto.
Impotenza della legge nella lotta tra la
carne a to spirito
[14]Noi sappiamo difatti
che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto e soggetto al
peccato. [15]Io non so quello che
faccio: non fo il bene che voglio, ma il male che odio. [16]Or se faccio quel che
non voglio, riconosco che la legge è buona; 17però in questo
caso non sono io che opero, ma il peccato che abita in me.
18Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: è
in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di
compierlo, 19poiché, non il bene che voglio io fo, ma il male
che non voglio quello io faccio.20Or se io fo quello che non voglio,
non son più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me.
2lIo trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il
male mi è già a lato. 22Infatti, mi diletto nella legge di Dio,
secondo l’’uomo interiore; 23ma vedo nelle mie membra un’altra
legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi fa schiavo della legge del
peccato che è nelle mie membra. [24]Oh, me infelice! Chi
mi libererà da questo corpo di morte? 25La grazia di Dio per
Gesù Cristo Signor nostro. Dunque io stesso colla mente servo alla legge di
Dio, colla carne invece alla legge del peccato.
Capo VIII.
Quarto frutto della giustificazione:
lo stato felice del giustificato.
Santificazione per lo Spirito Santo e suoi effetti
[1]Non v’è dunque or
alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù che non camminano secondo la
carne.[2]Infatti, la legge
dello spirito di vita m’ha per Gesù Cristo liberato dalla legge del peccato e
della morte. 3Perché ciò che era impossibile alla legge, resa
impotente dalla carne, Dio l’ha fatto mandando il Figlio suo in una carne
simile a quella del peccato: col peccato abolì il peccato nella carne, 4affinché
la giustizia della legge si adempisse in noi che non camminiamo secondo la
carne, ma secondo lo spirito. [5]Quelli infatti che
vivono secondo la carne gustano le cose della carne; ma quelli che vivono
secondo lo spirito gustano le cose dello spirito. [6]Or la saggezza della
carne è morte; la saggezza dello spirito è vita e pace, [7]perché la sapienza della
carne è nemica di Dio, non essendo soggetta né potendosi assoggettare alla
legge di Dio: 8quindi quelli che vivono secondo la carne non
possono piacere a Dio. 9Ma voi non vivete più secondo la carne,
ma secondo lo spirito, se lo spirito di Dio abita in voi. Che se uno non ha lo
spirito di Cristo, egli non è dei suoi. 10Se poi Cristo è in
voi, il corpo certamente è morto a causa del peccato, ma lo spirito vive a
cagione della giustizia. 11Che se lo spirito di Colui che
risuscitò Gesù da morte abita in voi, chi risuscitò Gesù Cristo da morte
renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che
abita in voi.
Ragioni per sperare la gloria futura
[12]Così dunque,
fratelli, noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne. 13Se
quindi vivrete secondo la carne, morrete; se invece collo spirito darete morte
alle azioni della carne, vivrete, 14essendo, tutti quelli che
son mossi dallo spirito di Dio, figli di Dio. 15Difatti, voi
non avete ricevuto lo spirito di servitù per nuovo timore, ma avete ricevuto lo
spirito di adozione in figli, pel quale gridiamo: Abba (Padre). 16Questo
stesso Spirito attesta allo spirito nostro che noi siamo figli di Dio. [17]E se figlioli, siamo
anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se però soffriamo con lui da
essere con lui glorificati.
18Io tengo per certo che i patimenti del tempo presente non sono da
paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi. 19Difatti,
la creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio.
Desiderio della creazione e nostro
[20]Poiché la creazione è
stata assoggettata alla vanità, non per sua volontà, ma di Colui che
l’assoggettò colla speranza 21che essa pure sia liberata dalla
servitù della corruzione, per aver parte alla libertà gloriosa dei figli di
Dio. [22]E noi sappiamo che
fino ad ora tutte insieme le creature sospirano e son nei dolori del
parto. 23E non esse soltanto, ma anche noi che abbiamo le
primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi stessi aspettando
l’adozione dei figli di Dio, la redenzione del nostro corpo, 24essendo
noi salvati in speranza. Ma vedere quel che si spera non è più sperare. E come
sperare quel che già si vede? 25Or se noi speriamo quel che non
si vede, aspettiamolo con pazienza.
Desiderio e preghiera dello Spirito Santo
[26]Nello stesso modo
anche lo Spirito sostiene la nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare
come si deve; ma lo stesso Spirito chiede per noi con gemiti ineffabili; 27e
Colui che scruta i cuori conosce quel che brami lo Spirito e come egli
interceda secondo Dio per i santi.
Amore di Dio per gli eletti
[28]Noi sappiamo che
tutte le cose tornano a bene di chi ama Dio, di coloro che secondo il disegno
son chiamati ad esser santi. [29]Perché quelli che ha
preveduti, li ha pur predestinati ad esser conformi all’imagine del suo
Figliolo, affinché questi sia il primogenito tra molti fratelli. 30E
quelli che ha predestinati li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati li ha
anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Possiamo sicuramente sperare la gloria
futura
31Che diremo adunque
dopo tali cose? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? 32Colui
che non ha risparmiato nemmeno il proprio Figliolo, ma l’ha dato a morte per
noi tutti, come potrà non donarci con lui tutte le cose? 33Chi
accuserà gli eletti di Dio? Dio li giustifica. 34Chi potrà
condannarli? Gesù Cristo, che è morto, anzi risuscitato, e siede alla destra di
Dio, egli intercede per noi. 35Chi potrà separarci dall’amore
di Cristo? La tribolazione forse, o l’angoscia, la fame, la nudità, il
pericolo, la persecuzione, la spada? 36(Come sta scritto: Per
te noi siamo ogni giorno messi a morte, siamo considerati come pecore da
macello). 37Ma di queste cose noi siamo più che vincitori in
virtù di Colui che ci ha amati. 38Io poi sono sicuro che né la
morte, né la vita, né gli Angeli, né i principati, né le virtù, né le cose
presenti, né le future, né la potenza, 39né l’altezza, né la
profondità, né altra cosa creata potrà separarci dalla carità di Dio, che è in
Gesù Cristo Signor nostro.
Capo IX.
Dolore di S. Paolo per la riprovazione
d’Israele
[1]Dico la verità in
Cristo, non mentisco e me lo attesta la mia coscienza per lo Spirito
Santo: 2ho una grande tristezza, un continuo dolore nel mio
cuore, 3(tale) che vorrei essere io stesso separato da Cristo
pei miei fratelli che sono del sangue mio secondo la carne, 4gli
Israeliti, ai quali appartengono l’adozione in figli, la gloria, l’alleanza, la
legge, il culto, le promesse, 5i patriarchi, e dai quali è,
secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei
secoli. Così sia.
La salvezza non dipende dalla discendenza,
ma è dono di Dio
6Non già che sia
venuta meno la parola di Dio, perché non tutti quelli che vengono da Israele
sono Israeliti; ‘né i nati dalla stirpe di Abramo son tutti figlioli; ma «in
Isacco sarà la tua discendenza». 8Quindi non i figli della
carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono contati come
discendenti. 9Le parole della promessa infatti erano queste:
Verso questo tempo io tornerò, e Sara avrà un figlio. 10E non
soltanto a Sara, ma avvenne così anche a Rebecca, la quale da una sola unione
con Isacco, padre nostro, concepì due gemelli. 11Or non essendo
questi ancor nati e non avendo fatto nulla di bene o di male (affinché il
disegno di Dio rimanesse secondo la elezione),12non dipendente dalle
opere, ma da Colui che chiama, fu detto a Rebecca: 13Il
maggiore servirà al minore, secondo sta scritto: Ho amato Giacobbe ed ho odiato
Esaù.
Dio non è ingiusto a salvare chi vuole
[14]Che diremo adunque?
V’è l’ingiustizia in Dio? Giammai! 15Perché egli dice a Mosè:
Avrò misericordia di colui al quale mi piacerà usar misericordia, e avrò
compassione di colui con il quale vorrò essere compassionevole.16Quindi
non dipende da chi vuole, né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 17Dice
infatti la Scrittura a Faraone: Io t’ho suscitato apposta per mostrare in te la
mia potenza e perché il mio nome sia celebrato su tutta la terra. 18Egli
dunque usa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole. [19]Tu mi dirai: E di che
ora si lamenta? Chi mai può opporsi ai suoi voleri? 20O uomo,
chi sei tu da contendere con Dio? Dirà forse il vaso d’argilla al vasaio:
Perché mi hai fatto così? 21Il vasaio non è egli padrone
dell’argilla da poter fare della medesima quantità un vaso per uso onorato, come
un vaso per uso vile?
22E che (c’è da ripetere) se Dio volendo mostrare la sua ira e far
conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira già
pronti alla perdizione, 23per far conoscere le ricchezze della
sua gloria in favore dei vasi di misericordia che egli aveva già preparati per
la sua gloria, 24(in favore di noi) che egli ha chiamati non
solo dai Giudei, ma anche dai Gentili?
La riprovazione dei giudei e la vocazione
dei gentili era stata predetta
[25]Come dice in Osea:
Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, e diletta quella che non era
amata, e pervenuta a misericordia quella che non aveva conseguito
misericordia. 26E dove loro fu detto: Voi non siete il mio
popolo, quivi saran chiamati figli del Dio vivente. 27Isaia poi
esclama sopra Israele: Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la
rena del mare, soltanto gli avanzi saranno salvati; 28perché
Dio compirà e affretterà con equità ciò che ha detto, e sarà di poche parole
sulla terra. 29E come pure predisse Isaia: Se il Signore degli
eserciti non avesse di noi lasciata semenza, saremmo divenuti come Sodoma e
saremmo stati simili a Gomorra.
La colpa d’Israele
[30]Che diremo dunque?
Che i Gentili, i quali non cercavano la giustizia, hanno abbracciata la
giustizia, quella giustizia che viene dalla fede; 31mentre
Israele, che seguiva la legge della giustizia, non ha raggiunto la legge della
giustizia. 32E perché? Perché (la cercò) non nella fede, ma
come venisse dalle opere: e così urtò nella pietra d’inciampo, 33secondo
quello che è scritto: Ecco io pongo in Sion una pietra d’inciampo, una pietra
di scandalo; ma chi crede in lui non resterà confuso.
Capo X.
Amore di Paolo per i Giudei
[1]Fratelli, il voto del
mio cuore e la preghiera che fo a Dio per essi è che sian salvati; 2perché,
rendo loro questa testimonianza, hanno lo zelo di Dio, ma non secondo la
cognizione del vero: 3infatti, ignorando la giustizia di Dio e
cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di
Dio; 4perché fine della legge è Cristo, per dare la giustizia
ad ogni credente.
I Giudei non han riconosciuto Cristo fine
della legge
[5]Mosè infatti dice
della giustizia che vien dalla legge: «Chi l’avrà adempita, vivrà per
essa». 6Ma della giustizia che vien dalla fede dice: «Non dire
in cuor tuo: Chi salirà in cielo?» sarebbe a dire per farne discendere il
Cristo;7«Chi scenderà nell’abisso?» viene a dire per risuscitare il
Cristo da morte. 8Ma che dice la Scrittura? «Tu hai presso di
te la parola nella tua bocca e nel tuo cuore»: questa è la parola della fede
che noi predichiamo.
I Giudei han rigettata la fede, unica via
di salvezza
9Se tu quindi colla
tua bocca confesserai il Signore Gesù, e crederai in cuor tuo che Dio l’ha
risuscitato da morte, sarai salvo; 10perché credendo di cuore
si perviene alla giustizia, e la confessione della bocca mena alla salute.11Dice
infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui, non sarà confuso. 12Non
c’è dunque distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso è il Signore di
tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano: 13infatti
«chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo».
L’ignoranza dei Giudei è senza scusa
14Ma come invocheranno
uno in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno sentito
parlare? Come poi ne sentiranno parlare, senza chi predichi? 15E
come predicheranno se non sono mandati? Come sta scritto: Quanto son belli i
piedi di coloro che evangelizzano la pace, che evangelizzano il bene! 16Ma
non tutti obbediscono al,Vangelo. Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto a
ciò che ha da noi udito? 17La fede vien dunque da ciò che è
udito, e si ode per la parola di Cristo. 18Ma domando: Non han
forse udito? Eppure: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce, e le
loro parole son giunte fino agli estremi
confini della terra. 19Ma chiedo ancora: Forse Israele non ne
seppe nulla? Mosè pel primo dice: Ecciterò la vostra gelosia contro una
nazione, che non è nazione, provocherò il vostro sdegno contro una nazione
stolta. 20Isaia poi ha l’audacia di dire: Mi han trovato quelli
che non mi cercavano, mi son presentato a coloro che non chiedevano di
me. 21Ad Israele poi dice: Tutto il giorno stesi le mie mani
verso un popolo incredulo e ribelle.
Capo XI.
La riprovazione d’Israele sarà parziale
[1]Io dico adunque:
Forse che Dio ha rigettato il suo popolo? Non sia mai! Perché anch’io sono
Israelita della progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio
non ha rigettato quel suo popolo che ha preconosciuto. Non sapete quello che
narra la Scrittura nella storia d’Elia? Come egli sollecita Dio contro Israele,
dicendo: 3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, han distrutto i
tuoi altari; io son rimasto solo, e voglion togliermi la vita? 4Ma
che gli rispose la voce divina? «Mi son riservato settemila uomini che non han
piegato il ginocchio dinanzi a Baal».5Nello stesso modo anche ora
son salvati i resti, secondo l’elezione della grazia. 6Or se è
per la grazia, non è dunque per le opere; altrimenti la grazia non è più
grazia. 7Che è dunque successo? Che Israele non ha conseguito
quel che cercava; ma l’ha conseguito la parte eletta, mentre gli altri sono
stati accecati, 8secondo quello che sta scritto: Dio diede loro
lo spirito di stordimento, occhi da non vedere, orecchi da non sentire fino a
questo giorno. 9E David dice: La loro mensa diventi per essi un
laccio, una rete, un inciampo e una giusta punizione. 10I loro
occhi siano offuscati da non vedere, tieni il loro dorso sempre curvato.
La riprovazione d’Israele ha servito alla
salute dei gentili
11Io dunque domando:
Hanno essi così inciampato per cadere per sempre? Non sia mai! Ma pel loro
delitto la salvezza è giunta ai Gentili in maniera da suscitare la gelosia d’Israele. 12Or
se il loro delitto è la ricchezza del mondo, e la loro scarsezza è la ricchezza
delle nazioni, quanto più la loro pienezza? 13Lo dico a voi
nati Gentili, che io, in quanto Apostolo dei Gentili, mi sforzo di fare onore
al mio ministero 14per eccitare, se è possibile, ad emulazione
il mio sangue, e per salvarne qualcuno. 15Che se la loro
reiezione è la riconciliazione del mondo, chesarà la loro ammissione se non una
risurrezione da morte? 16E se le primizie sono sante, santa è
pure la massa, e se la radice è santa, sono santi anche i rami. 17Or
se alcuni dei rami sono stati tagliati, e tu, o olivo selvatico, sei stato
innestato nel loro posto e sei divenuto partecipe della radice e del succo
dell’olivo, 18non ti vantare contro i rami; se ti vanti,
(sappi) che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19Tu
però dirai: Quei rami furon tagliati, perché fossi innestato io. 20Va
bene: essi sono stati tagliati a causa dell’incredulità, e tu stai saldo
mediante la fede; non t’insuperbire, ma temi 21che Dio, se non
ha perdonato ai rami naturali, non perdoni neppure a te. 22Considera
adunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso di quelli che son
caduti, la bontà di Dio verso di te se ti atterrai alla bontà; altrimenti,
sarai anche tu reciso. 23Essi pure se non si ostinano nella
loro incredulità, saranno innestati, essendo Dio potente da innestarli di
nuovo. 24Infatti, se tu, tagliato dall’olivo di natura sua
selvatico, sei stato, contro la tua natura, innestato al buon olivo, quanto più
i rami naturali saranno innestati sul loro proprio olivo!
Alla fine anche Israele sarà salvo
[25]Affinché dentro di
voi non vi stimiate sapienti, non voglio che ignoriate, o fratelli, questo
mistero: l’accecamento prodottosi in una parte d’Israele durerà finché non sia
entrata la totalità dei Gentili. 26E così Israele sarà salvato,
conforme sta scritto: Da Sion verrà il Liberatore che toglierà l’empietà da
Giacobbe, 27e questa sarà la mia alleanza con essi, quando avrò
tolti i loro peccati.
28Veramente, riguardo al Vangelo, son nemici a causa di voi, ma
riguardo all’elezione sono carissimi a causa dei loro padri; 29perché
i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimenti. 30E come
voi in passato non avete creduto a Dio ed ora avete ottenuto misericordia per
la loro incredulità, 31così anch’essi non hanno creduto per la
misericordia fatta a voi; ma per ottenere anche loro misericordia. 32Infatti,
Dio coinvolse tutti nell’incredulità per usare a tutti misericordia.
Inno alla divina sapienza
33O profondità delle
ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i
suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! 34Chi ha conosciuto
il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? 35Chi
gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio?
36Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei
secoli. Così sia.
Capo XII.
Doveri verso Dio
[1]Io vi esorto dunque,
o fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi in sacrifizio
vivente, santo, gradito a Dio, il ragionevole vostro culto. 2E
non vogliate conformarvi al presente secolo; ma riformate voi stessi col
rinnovamento del vostro spirito, per distinguere quale sia la volontà di Dio,
buona, gradita e perfetta.
Doveri verso il corpo sociale
3In virtù della grazia
che m’è stata data, io dico a ciascuno di voi di non voler sapere più del
necessario, ma tanto che basti, secondo la misura di fede che Dio ha
distribuito a ciascuno. 4Infatti, come in un sol corpo noi
abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la medesima funzione, 5così
noi, sebben molti, formiamo un unico corpo in Cristo e individualmente siamo
uno membro dell’altro. 6Avendo noi dei doni differenti secondo
la grazia che ci è stata donata; chi ha la profezia (l’eserciti) secondo la
regola della fede; 7chi il ministero, amministri; chi
l’insegnamento, insegni; 8chi ha l’esortazione, esorti; chi
distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi
fa opere di misericordia, con ilarità.
Come devono amare i cristiani
9La vostra carità non
sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. 10Amatevi
scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi
onore. 11Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite
al Signore. 12Siate allegri per la speranza, pazienti nella
tribolazione, assidui nella preghiera.
13Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l’ospitalità. 14Benedite
quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. 15Rallegratevi
con chi gioisce; piangete con chi piange, l’avendo gli stessi sentimenti l’uno
per l’altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili, e non vi
stimate saggi da voi stessi. 17Non rendete ad alcuno male per
male, a cercate di fare il bene non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a
tutti gli uomini.
18Se è possibile, per quanto è da voi, vivete in pace con
tutti. 19Non vi vendicate da voi stessi, o carissimi, ma
lasciate fare, all’ira (divina); perché sta scritto: A me la vendetta; io farò
giustizia, dice il Signore. 20Se pertanto il tuo nemico ha
fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; e tu, così facendo,
ammasserai carboni ardenti copra la sua testa. 21Non ti lasciar
vincere dal male ma vinci col bene il male.
Capo XIII.
Doveri verso l’autorità
[1]Ogni persona sia
sottomessa alle autorità superiori, perché non v’è autorità che non venga da
Dio, e quelle che esistono sono istituite da Dio; 2e quindi chi
si oppone alle autorità si oppone all’ordine di Dio, e chi si ribella si
attirerà la condanna; 3infatti i magistrati non son da temere
per le opere buone, ma per le malvagie. Vuoi tu non aver paura dell’autorità?
Fa’ il bene, e da essa ne avrai lode, 4essendo l’autorità
ministra di Dio per il tuo bene. Se poi fai del male, temi, perché non porta
invano la spada, quale ministra di Dio vendicatrice, che punisce i
malfattori. 5È necessario dunque esser sottomessi, non solo per
timore del castigo, ma anche per obbligo di coscienza. 6Per
questa ragione voi pagate i tributi, perché i magistrati sono ministri di Dio e
continuamente occupati nel loro ufficio. 7Rendete dunque a
ciascuno ciò che gli dovete: a chi l’imposta, l’imposta; a chi il tributo, il
tributo; a chi il rispetto, il rispetto; a chi l’onore, l’onore.
L’amore è il compendio della legge
8Non vi resti con
nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha
adempito la legge. 9Difatti, «non commettere adulterio; non
ammazzare, non rubare, non dire il falso testimonio; non desiderare» e
qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola:
«Amerai il prossimo tuo come te stesso». 10L’amore non fa alcun
male al prossimo: è dunque l’amore il compimento della legge.
Esortazione alla vita cristiana
11E ciò dovete farlo
riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l’ora di svegliarsi dal sonno;
perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. 12La
notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiam dunque via le opere delle
tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Viviamo onestamente,
come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e
nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; 14ma
rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza aver tanta cura della carne da
svegliarne le concupiscenze.
Capo XIV.
I cristiani non devono gli uni condannare
gli altri
[1]In quanto a colui che
è debole nella fede, accoglietelo senza discuterne le opinioni. 2Altri
crede di poter mangiare qualunque cosa; chi è debole mangi pure degli
erbaggi. 3Ma chi mangia non disprezzi colui che non mangia, e
chi non mangia non condanni colui che mangia, perché Dio l’ha fatto suo.
4E chi sei tu da condannare il servo altrui? O che egli stia ritto o
cada, è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli starà in piedi perché Dio ha
la potenza di sostenerlo. 5Uno distingue tra giorno e giorno,
un altro li fa tutti uguali: ognuno segua la sua coscienza. 6Chi
distingue i giorni, li distingue per amore del Signore; e chi mangia, lo fa per
amore del Signore; infatti rende grazie a Dio. Ed anche chi non mangia, non
mangia, per amore del Signore e rende grazie a Dio. 7Poiché nessuno
di noi vive per se medesimo, né per se stesso muore; 8ma se
viviamo, viviamo pel Signore, e se moriamo, moriamo pel Signore. Sia che
viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore; 9perché
Cristo è morto e risuscitato per essere Signore dei vivi e dei morti. 10Ma
tu perché giudichi il tuo fratello? O perché tu disprezzi il tuo fratello?
Tutti invece compariremo davanti al tribunale di Cristo. 11Sta
scritto infatti: «Io sono il vivente, dice il Signore, e davanti a me si
piegherà ogni ginocchio, ed ogni lingua darà gloria a Dio». 12Così
adunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
Bisogna guardarsi dallo scandalizzare i
deboli
13Cessiamo adunque dal
giudicarci a vicenda; ma guardiamo invece di non mettere inciampo o scandalo
sulla via del fratello. 14Io so e son persuaso nel Signore Gesù
che nulla è in se stesso impuro; ma per colui che stima impura una cosa, essa
per lui diventa impura. 15Or se per un cibo fai rattristare il
tuo fratello, tu non cammini più secondo la carità. Non rovinare col tuo cibo
uno per il quale Cristo è morto. 16Non sia dunque bestemmiato
il nostro bene. 17Perché il regno di Dio non consiste nel
mangiare e nel bere, ma è giustizia e pace e gaudio nello Spirito Santo. 18Chi
serve Cristo in questa maniera piace a Dio ed è approvato dagli uomini. 19Cerchiamo
dunque ciò che giova alla pace, e pratichiamo ciò che serve alla mutua
edificazione.
20Non voler per un cibo distruggere l’opera di Dio. Certamente tutte
le cose sono pure, ma fa male un uomo che mangia scandalizzando. 21Bene
è non mangiar carne e non bere vino, né fare alcuna cosa che sia per il tuo
fratello occasione di caduta o di scandalo o di debolezza. 22Tu
hai una convinzione? Tientela per te dinanzi a Dio. Beato colui che non
condanna se stesso in quello che sceglie. 23Ma chi fa
distinzione, se mangia, è condannato, perché non agisce secondo coscienza.
Tutto ciò che non è secondo la coscienza è peccato.
Capo XV.
Come Cristo dobbiamo aiutare e accogliere i
deboli
[1]Or noi più forti
dobbiamo sostenere la fiacchezza dei deboli e non compiacerci di noi
stessi, 2ma ciascuno si renda gradito al prossimo nel bene per
edificarlo; 3perché Cristo non cercò la propria soddisfazione,
ma, come sta scritto: Gl’improperi di coloro che ti oltraggiano sono caduti
sopra di me. 4Or tutto quello che è stato scritto, per nostro
ammaestramento è stato scritto, affinché mediante la pazienza e la consolazione
donata dalle Scritture conserviamo la speranza.
5Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda d’aver il
medesimo sentimento secondo Gesù Cristo;6affinché d’un sol cuore,
con una sola voce glorifichiate Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo. 7Accoglietevi dunque gli uni gli altri come Cristo ha
accolto voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Gesù
Cristo è stato ministro dei circoncisi per dimostrare la veracità di Dio e
adempire le promesse fatte ai padri. 9I Gentili invece glorificano
Dio a causa della sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti loderò tra
i Gentili, o Signore, e canterò al tuo nome. 10Dice ancora:
Rallegratevi, o Gentili, col suo popolo. 11E ancora: Gentili,
lodate tutti il Signore; o popoli tutti, celebratelo.
12E anche Isaia dice: Apparirà la radice di Iesse, Colui che sorgerà
a governare i Gentili; in lui i Gentili spereranno.
13Il Dio della speranza vi ricolmi adunque di tutta la gioia e di
tutta la pace che è nella fede, affinché abbondiate nella speranza e nella
virtù dello Spirito Santo.
S. Paolo si scusa d’aver scritto ad una
chiesa da lui non fondata
14Io però son persuaso,
o fratelli, che da voi siete pieni di carità, colmi d’ogni sapere, capaci di
ammonirvi a vicenda. 15Ma vi ho scritto un po’ arditamente come
per ravvivare i vostri ricordi, e per la grazia che Dio mi ha fatta 16d’esser
ministro di Gesù Cristo fra i Gentili, consacrato al servizio del Vangelo di
Dio, affinché l’offerta dei Gentili sia gradita e santificata dallo Spirito
Santo. 17Ho dunque di che gloriarmi di Cristo Gesù davanti a
Dio;18perché oserei dire non esservi cosa la quale Cristo non abbia
fatta per mezzo mio a fine di condurre i Gentili all’ubbidienza, colla parola e
coi fatti; 19colla potenza dei miracoli e dei prodigi, colla
virtù dello Spirito Santo. Tant’è vero che da Gerusalemme e dai paesi
circostanti fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo,20studiandomi
di predicare questo Vangelo dove Cristo non era stato ancora nominato, per non
fabbricare sopra il fondamento posto da altri; ma secondo quanto sta
scritto: 21Quelli ai quali nulla era stato detto di lui lo
vedranno, e quelli che non ne han sentito parlare lo conosceranno.
Espone come intende di passare da Roma
22È stato questo che mi
ha parecchie volte impedito di venire da voi a sono stato impedito fino ad
oggi. 23Ma ora, non avendo più nulla che mi trattenga in queste
contrade, e avendo da molti anni il desiderio di venire da voi,24spero
di vedervi quando passerò per andare in Spagna, ove sarò da voi accompagnato
dopo essermi in parte saziato di voi. 25Ora invece vado a
Gerusalemme a portare dei soccorsi ai santi, 26avendo la
Macedonia a l’Acaia stimato necessario fare una colletta per i poveri che sono
tra i santi di Gerusalemme. 27L’hanno stimato necessario; e
veramente son debitori ad essi. Infatti, se i Gentili sono stati fatti
partecipi dei beni spirituali dei Giudei, devono ancor sovvenirli coi beni
materiali. 28Quando avrò terminato questo incarico ed avrò
consegnata ad essi questa offerta, passando da voi andrò in Spagna; 29e
so che, venendo da voi, verrò colla pienezza della benedizione di Cristo. 31Vi
scongiuro o fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e per la carità dello
Spirito Santo, ad aiutarmi colle vostre orazioni che fate a Dio per me, 31affinché
io sia liberato dagli infedeli che sono in Giudea, l’offerta ch’io porto sia
gradita dai santi di Gerusalemme, 32e così possa venire, se
piace a Dio, con gioia, da voi per riposarmi in vostra compagnia. 33Il
Dio della pace sia con voi tutti. Così sia.
Capo XVI.
Raccomandazioni e saluti
1Vi raccomando Febe,
nostra sorella, che è diaconessa nella Chiesa di Cencre, 2affinché
la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e l’assistiate in qualunque
cosa possa aver bisogno di voi, perché essa pure ha assistiti molti ed anche
me.
3Salutate Prisca e Aquila, miei cooperatori in Gesù Cristo, 4i
quali hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita, ai quali non io solo
rendo grazie, ma ancora tutte le chiese dei Gentili.
5(Salutate) anche la chiesa (che si raduna) nella loro casa.
Salutate Epeneto, mio diletto, che è stato, per Cristo, la primizia
dell’Asia. 6Salutate Maria, che si è molto affaticata per
voi. 7Salutate Andronico e Giunio, miei parenti e compagni di
prigione, i quali sono illustri fra gli apostoli e furono in Cristo prima di
me. 8Salutate Ampliato, a me carissimo nel Signore. 9Salutate
Urbano, nostro cooperatore in Cristo Gesù, e Stachi, mio diletto. 10Salutate
Apelle, che ha dato prova di sé in Cristo. 11Salutate quei di
casa d’Aristobulo. Salutate Erodione, mio parente. Salutate quei di casa di
Narcisso, che son nel Signore. 12Salutate Trifena a Trifosa,
che faticano nel Signore. Salutate la carissima Perside, che ha molto faticato
nel Signore. 13Salutate Rufo, eletto nel Signore, e la sua e
mia madre. 14Salutate Asincrito, Flegonte, Erma, Patroba, Erme
e i fratelli che son con essi. 15Salutate Filologo e Giulia e
Nereo, e la sua sorella, e Olimpiade e tutti i santi che sono con essi. 16Salutatevi
scambievolmente col bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.
17Ora vi esorto, o fratelli, a tener d’occhio quelli che sono causa
di dissensioni e di scandali e s’allontanano dall’insegnamento che avete
ricevuto. Allontanatevi da loro, 16perché è gente che non serve
a Cristo Signor nostro, ma al proprio ventre e con melate parole e adulazioni
seducono i cuori dei semplici. 19Del resto la vostra obbedienza
è nota a tutto il mondo, e me ne rallegro per voi; ma bramo che siate prudenti
nel bene e semplici nel male. 20Il Dio della pace schiaccerà
ben presto Satana sotto i vostri piedi. La grazia del nostro Signor Gesù Cristo
sia con voi.
21Vi saluta Timoteo, mio cooperatore, e Lucio e Giasone, e Sosipatro,
miei parenti. 22Vi saluto nel Signore io, Terzo, che ho scritto
la lettera. 23Vi saluta Caio, mio albergatore, e tutta la
chiesa. Vi saluta Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. 24La
grazia del Signore Gesù Cristo con tutti voi. Così sia.
Dossologia
25A Colui che è potente
per rendervi costanti nel mio Vangelo e nella predicazione di Gesù Cristo ‑
secondo la rivelazione del mistero che fu taciuto per secoli eterni; 26ma
che ora è stato svelato e notificato a tutte le genti per mezzo delle Scritture
e dei profeti, secondo l’ordine dell’eterno Dio, per trarle all’obbedienza
della fede ‑ 27a Dio solo, sapiente, onore e gloria per Gesù
Cristo nei secoli dei secoli. Così sia.
Domine Iesu,
Nihil cogitem nisi te.