Il Demone meridiano di Paul Bourget
(di Gianandrea de Antonellis)
«Bisogna vivere come si pensa, se no, prima o poi, si finisce con il pensare come si è vissuto». Tutti i lettori di “Corrispondenza Romana” probabilmente conosceranno questa frase, per averla letta nella fondamentale opera di Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione.
Meno nota è la fonte di questa citazione, il romanzo Il demone meridiano, che, pubblicato cento anni or sono, è stato riproposto grazie allo sforzo dell’editore Solfanelli, che ne ha appena dato alle stampe una nuova, agile traduzione ed ha corredato il testo di varie note che permettono di comprendere alcuni riferimenti a personaggi e situazioni del tempo (Paul Bourget, Il Demone meridiano, Solfanelli, Chieti 2013, p. 440, € 25). Ma cos’è il “demone meridiano”? È la tentazione di chi ha raggiunto il meriggio della vita.
Per Louis Savignan, affermato storico quarantenne e bandiera degli intellettuali cattolici, tornato da Parigi nella natia Alvernia per decidere se accettare o meno l’offerta di candidarsi al Parlamento nazionale, tale tentazione consiste da un lato nel poter trascurare gli studi per la gloria politica, dall’altro nel tralasciare la morale per amare finalmente la donna con cui era stato fidanzato vent’anni prima e dalla quale era stato abbandonato, ma che non aveva mai potuto dimenticare. La vicenda sentimentale è però soltanto una parte di questo romanzo che – come le altre opere di Bourget – è sorretto da una trama avvincente e che lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Infatti l’altro elemento dell’intreccio, di natura religiosa, proviene dalla decisione di un anziano prete modernista di effettuare uno scisma e di iniziare a celebrare (senza alcun permesso, ovviamente) una messa con un nuovo rito in lingua volgare.
Notevole il fatto che, pur essendo stato scritto mezzo secolo prima del Concilio Vaticano II, tale messa assomigli molto a quello che sarebbe stato il “novus ordo”. Ulteriore elemento drammatico: il figlio di Savignan inclina pericolosamente verso questa eresia modernista. Il protagonista si trova preso da numerosi dilemmi: potrà vivere la sua scelta amorosa e continuare a difendere nei suoi saggi il ruolo della Chiesa? La sua eventuale condotta immorale gli permetterà di scrivere per la stampa cattolica e di essere un difensore della Fede? Il tutto con il duplice sfondo della drammatica lotta della Chiesa contro un nemico esterno (la politica anticlericale massonica della Terza Repubblica) ed uno interno (il modernismo).
Paul Bourget (1852-1935) è stato uno dei più importanti scrittori cattolici francesi. Divenuto Accademico di Francia, scandalizzò per la sua conversione al cattolicesimo, dopo la quale fece della scrittura un’arma per difendere la religione. Per tale motivo fu considerato pericoloso dal mondo della sinistra, conscia del gran numero di lettori che seguivano le sue pubblicazioni. I suoi romanzi sono scritti con grande maestria e soprattutto, pur essendo uno strumento di battaglia politica, morale e religiosa, non incorrono mai nell’errore di cadere nel didascalismo (difetto purtroppo quasi congenito alla maggior parte della narrativa cattolica). Il demone meridiano, probabilmente il capolavoro dello scrittore francese, ha dunque un intreccio perfettamente funzionante e presenta un raffinato scavo psicologico pur essendo, nella sostanza, un romanzo ideologico. In altre parole, può essere apprezzato anche da chi non è interessato alle tematiche religiose, perché comunque le vicende dei protagonisti rimangono imprevedibili fino all’ultimo. (Gianandrea de Antonellis)