martedì 18 ottobre 2016

Osteoporosi e cibi raffinati




Prugne alleate contro l’ osteoporosi



La prevenzione dell’ osteoporosi passa anche per la tavola. Via libera alle prugne, ne bastano 5 al giorno.

Le prugne contribuiscono a contrastare l’osteoporosi. È quanto emerge dalla scienza e che verrà sottolineato in occasione della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi (20 ottobre 2015).
Secondo un recente studio presentato al convegno Experimental Biology 2015, il consumo quotidiano di 50 grammi di prugne (4-5 prugne) ha un effetto benefico sulla densità ossea nelle donne dopo la menopausa. Se poi si vuole ottimizzare al massimo l’apporto benefico sulle ossa derivante dall’alimentazione, oltre alle prugne, la dieta deve contenere anche latticini, pesce, frutta e verdura.
L’osteoporosi, definita una malattia pediatrica che ha conseguenze geriatriche, dipende anche da quello che mangiamo. E questo vale anche per il nascituro, le cui carenze nutrizionali dipendono dall’alimentazione della madre (con conseguente impatto sulla crescita scheletrica del bambino in caso di dieta povera di minerali).
Judy Stenmark, Amministratore Delegato di IOF, ha dichiarato:
“Indipendentemente dall’età, dobbiamo pensare a una dieta salutare per le ossa, per costruire e preservare il nostro scheletro. Una dieta bilanciata che includa latticini, pesce azzurro, frutta e verdura aiuterà le nostre ossa ad avere i principi nutritivi fondamentali per mantenere il corpo forte e agile durante l’invecchiamento”.
In base alle stime della IOF, in Italia, nel 2010, sono state calcolate 465mila fratture dovute a fragilità ossea. Un problema sanitario, quello dell’osteoporosi, che si è concretizzato in oltre 7 miliardi di euro, prelevati dalle tasche degli italiani, e che è in crescita a causa dell’ invecchiamento della popolazione.
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L’inganno dei cibi raffinati

Pubblicato il 14/08/2015 da Mariano Bizzarri
  

L'inganno del cibo cosiddetto raffinato rispetto al cibo integrale è facilmente comprensibile.
Quando il mercato ci vende un prodotto raffinato ce lo fa pagare più caro perché è stato trattato rimuovendo tutta una serie di composti. Quindi mangiamo il pane bianco, il riso raffinato e la pasta bianca, a un costo superiore a quello a cui compreremmo lo stesso prodotto non trattato.
Ma poiché ci viene venduto un prodotto che è ormai impoverito di elementi essenziali, a cominciare dalla crusca, senza la quale è inibita la peristalsi, quindi il corretto espletamento delle funzioni intestinali - per non parlare di tutta una serie di sostanze (dalle vitamine all'inositolo) che vengono estratte ed eliminate dai cibi raffinati - e visto che questi elementi bisogna reintegrarli, l'industria poi ci vende come supplementi o integratori quello che prima ci aveva sottratto.
In altri termini il consumatore paga due volte: una prima volta per comprare un prodotto scadente privo di elementi fondamentali, una seconda per reintegrarli. Quindi mi verrebbe da dire paga due volte ed è fatto fesso due volte.
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