giovedì 20 ottobre 2016

La rassegna stampa che non ti aspetti

Chiese saccheggiate e preti minacciati, la cristianofobia nel nostro cortile di casa
di
 | 12 Ottobre 2016
cristianofobia
La rassegna stampa dei gesti cristianofobici nei territori "dove te li aspetti" è da tempo una consuetudine che non può più sorprendere. E se questi gesti aberranti continuano a trovare spazio sui media, contemporaneamente, una sorta di setaccio, lascia, invece, scivolare via, tra le cose di poco conto, la cristianofobia che è viva sotto i nostri nasi, dentro i nostri confini. E che dà il meglio di sé. 
Se a Savigliano la chiesa di San Filippo Neri viene ingoiata dalle fiamme di un incendio doloso; se in provincia di Como, nella chiesa di San Bartolomeo a Grandate, ignoti non riuscendo a rubare le ostie consacrate, lanciano in aria la statua della Madonna di Lourdes e mandano in frantumi anche il leggio di marmo; se a Roma le chiese di San Martino ai Monti, Santa Prassede, San Vitale e San Giovanni in piazza dell'Oro vengono devastate con danni incalcolabili; oppure se a Carbonia, alle statue della Madonna e di Gesù Bambino vengono divelti gli arti in una specie di gioco macabro, si tratta sempre e solo di "vandalismo".
"Bravate", "ragazzate", insani gesti dovuti alla fragilità mentale del poveraccio di turno. Niente di più. E la cristianofobia finisce per essere derubricata tra la merce rara, tra episodi infinitesimali e insignificanti. Colpisce che nessuno osi fare cenno alla religione del vandalo di turno. Lo si riesce ad intuire, ma esplicitamente nessuno lo scrive o dichiara. Come fosse un tabù. O qualcosa di troppo pericoloso in cui lasciarsi coinvolgere. Ma la realtà vuole che si tratti di attacchi mirati alle chiese in quanto simbolo di una istituzione.  Un'istituzione odiata ciecamente. Oltre i casi elencati, sono stati registrati episodi, in cui danni e parole ingiuriose sono stati completati, per così dire, da furti e violenza fisica. 
A Natale, un sacerdote in una parrocchia del salernitano, è stato costretto con la forza a rivelare dove custodisse i soldi per poi essere legato nel bagno e lasciar procedere gli aggressori indisturbati alsaccheggio di ogni sorta di oggetto di valore che capitasse a tiro. Nella chiesa di Sant'Elena, all'Annunziata (Messina), sono riusciti dove altrove erano stati interrotti sul più bello: la statua della Madonna è stata distrutta, la testa rubata, il tabernacolo scardinato per lasciare le ostie sparse sul pavimento e le reliquie della Santa trafugate. Al loro posto un biglietto in inglese in cui si invitava il sacerdote ad andare all'inferno.
Si tratta di segnali che dovrebbero accendere campanelli d'allarme. Ormai la cristofobia è a due passi dal Vaticano. Ma una sottile coltre di silenzio lascia ogni cosa alla mera cronaca locale. Almeno c'è quella, sospira qualcuno. Sta di fatto che davanti al ripetersi di questi episodi, ogni volta viene trovato un diverso movente, una nuova spiegazione, esclusa la possibilità di dover fare i conti con una grande mezzaluna. Perché se è vero che nei libri di storia troppi conflitti sono stati derubricati alla voce "motivazioni economiche", quando di motivazioni ce ne sono sempre state anche altre, allora ridurre tutto al gesto di un folle ci rende davvero poco onore. Più che imbelli, rischiamo di fare la figura degli imbecilli.