lunedì 29 febbraio 2016

LA SANTA DI SIENA

CHISSA' QUANTE SONO LE DONNE D'ITALIA CHE CONOSCONO EFFETTIVAMENTE LA SANTA DI SIENA


SANTA CATERINA DA SIENA

Don Giuseppe TOMASELLI

continuaz.

Via la chioma!

La signora Lapa non si rassegnava a vedere la figlia sempre ritirata e raccolta in preghiera; ma ciò che non ottenne per mezzo della figlia Bonaventura, pensò di ottenerlo per mezzo di un Sacerdote, ami­co di famiglia, Padre Tommaso Della Fonte.

Il Sacerdote tentò di persuadere Cate­rina a prendere marito; ma la giovane si opponeva ripetutamente ai suoi ragiona­menti. Padre Tommaso, vedendola riso­luta e disposta a tutto, per non venir meno al disegno di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, disse a Caterina: Poichè madre, fratelli e sorelle vogliono metterti assolutamente nel mondo, tagliati i capelli e così tutti si acquieteranno. -

Avuto questo consiglio, Caterina prese le forbici e giubilante tagliò la chioma ra­sente al capo. Fatto ciò, coprì la testa con una cuffia. Appena la madre se ne accorse, le domandò ragione di quella cuf­fia e gliela strappò arrabbiata. A vedere la testa della figlia tutta rasata, gridò: Cosa hai fatto? Perché hai tagliato i tuoi bellissimi capelli? -

Caterina non le diede risposta ed andò a chiudersi in una camera.

I familiari accorsero alle grida della mamma e, conosciuto il fatto dei capelli, dissero: Vilissima donna, hai tagliato i capelli? Ma credi tu di non fare ciò che vogliamo noi? A tuo dispetto i capelli cresceranno ed anche quando tu non vor­rai, sarai costretta a prendere marito! Non ti daremo più pace! -

Le cercarono un giovane e lo trova­rono; ma Caterina neppure lo guardava. La famiglia stabilì di toglierle la camera privata, affinché non stesse ritirata e non avesse tempo di attendere alle preghiere ed alle meditazioni. Stabilirono perciò che Caterina avesse a compiere tutti i la­vori domestici, anche i più pesanti e umilianti, e pertanto licenziarono la ser­va.

Fratelli e sorelle, sebbene fossero ser­viti amorosamente da Caterina, la di­sprezzavano e la ingiuriavano. Però lei si mostrava sempre sorridente e giuliva nel servire tutti.
Il suo Direttore Spirituale in seguito le chiese: Ma tu come potevi sopportare disprezzi, ingiurie e fatiche con volto sor­ridente? -

Caterina rispose: Mi fu tolta la stanza privata per non pensare troppo a Gesù. Allora mi formai nel cuore una cella spi­rituale e così stavo sempre unita a Gesù. In mio padre vedevo Gesù, in mia madre vedevo la Madonna, nei fratelli e nelle sorelle vedevo gli Apostoli ed i discepoli di Gesù. In tal modo stavo sempre unita al mio Signore ed ero lieta di rendere servizio a tutti. -


Ed ora basta!

Un giorno Caterina si trovava nella stanza del fratello Stefano ed approfittò per inginocchiarsi e pregare in un can­tuccio. Per caso entrò nella stanza il pa­dre, il quale restò sbalordito a vedere la figlia in ginocchio, mentre sulla testa le stava sospesa una colomba bianchis­sima.

Giacomo Benincasa, riflettendo su tale scena, concluse: Questa mia figlia non è capricciosa; la sua vita è un mistero. È bene, quindi, che in famiglia si cambi condotta verso di lei. -

Lo stesso giorno chiamò moglie e fi­gli e, con l'autorità di padre di famiglia, ordinò: Da questo momento in poi nes­suno dia più fastidio a Caterina. Sia la­sciata libera in tutto ciò che vorrà fare e non permetto che alcuno le dia secca­ture. -

Giacomo Benincasa ci teneva alla sua autorità paterna e nessuno più si oppose il suo ordine.
Era Gesù che lavorava nella vergine sienese, arricchendola di grazia e di fa­vori celesti, pur sottoponendola alla pe­sante croce della incomprensione fami­liare.

Spirito di penitenza.
Il corpo, con le sue cattive tendenze, è il nemico dell'anima. Occorre vigilare per avere il dominio sugli istinti delle passioni. Il dominio sul corpo si ottiene con la preghiera e con lo spirito di mor­tificazione e penitenza.
I semplici fedeli, almeno quelli anima­ti di buona volontà, hanno lo spirito di mortificazione quando sopportano pazien­temente le traversie della vita, sostengono con generosità il peso del compimento dei doveri del proprio stato e si unifor­mano alla volontà di Dio nelle malattie e negli acciacchi dell'età. Tutto questo però con spirito di fede e per amore di Dio.

I Santi invece, oltre alla pratica eroica delle virtù cristiane, abbracciano volen­tieri e con generosità altre penitenze, per ricopiare in loro l'immagine di Gesù Cro­cifisso. Per i Santi la gioia e la felicità della vita è basata più sullo spirito che sul corpo.

I Santi amano la sofferenza per ren­dersi più cari a Gesù, per acquistare i tesori celesti e per salvare molte anime.

Caterina, ardente di amor di Dio, era straordinaria nell'esercizio della peni­tenza.

Assai devota di San Domenico, voleva imitarlo. Tre volte al giorno si flagellava con una catena di ferro, una volta per se, l'altra per i vivi e la terza flagella­zione era per i defunti. Impiegava un'ora e mezza per ciascuna flagellazione. Per molto tempo continuò in questa peniten­za; ma poi dovette smettere a motivo delle sue troppe infermità. Abitualmente teneva legata ai fianchi una catenella co­sparsa di punte acute. Vestiva sempre abiti di lana, d'inverno e d'estate. Giunse al punto che in due giorni dava al suo corpo meno di un'ora di sonno.


Digiuno misterioso.

Verso l'età di quindici anni Caterina mangiava solamente pane ed erbe crude. I cibi dolci le procuravano nausea. In seguito non prese più né cibo e né be­vanda.

Diceva il Beato Raimondo da Capua: La vita di Caterina è un continuo mi­racolo. -

Sia permessa a me scrivente una di­vagazione illustrativa. Da anni, anzi da decenni, il Signore ha permesso çhe io fossi Direttore Spirituale di anime mi­stiche. Credo bene riportare un episodio di una di queste anime, ancora vivente.
Mi ero interessato che questa persona fosse ricevuta in un Monastero di Clau­sura. Al principio di Quaresima Gesù le disse: Fino a Pasqua non avrai bi­sogno di cibo. Farai penitenza. -

Mi confidò quest'anima, di età giova­nissima: In questa Quaresima ho fame canina. Vorrei mangiare molto e spesso, ma devo astenermene. Aspetto con ansia l'ora di andare a tavola con le Consorelle. Talvolta non sento la forza di resistere ed allora mi umilio davanti all'Abbades­sa chiedendo un pezzetto di pane. Al­l'orario dei pasti della Comunità, cessa la fame e sento tanta ripugnanza a man­giare. Che sacrificio devo fare per ingoiare qualche boccone di cibo! Che tormento provo appena un po' di cibo arriva nello stomaco! Non vedo l'ora di alzarmi da tavola. Finito il pasto, sono costretta ad andare a vomitare tutto. Dopo ricomin­cia la fame canina. -

L'Abbadessa mi disse: Reverendo, che meraviglia! Da molto tempo questa Re­ligiosa è in assoluto digiuno e lavora. Eppure, guardi che bel volto ha, colo­rito e paffuto! -


Non è opera diabolica.

Quanto qui ho esposto dimostra che il carisma di poter vivere senza mangiare e senza bere, è un dono eccezionale che Dio fa a certe anime mistiche, come, ad esempio, fece a Teresa Neumann, la quale stette trentacinque anni senza prendere cibo o bevanda.

Santa Caterina ebbe il carisma del di­giuno assoluto per molti anni. Ma tale dono di Dio le procurò umiliazioni e seccature, perché taluni dicevano: Cate­rina è indemoniata. Gesù mangiava e be­veva. Se Caterina non mangia e non beve, in lei deve esserci l'opera diabolica. -



Terziaria Domenicana.

Per custodire meglio la verginità e non avere ulteriori seccature, stabili di vestire l'abito del Terz'Ordine di San Domenico. Le Terziarie di San Domenico aveva­no una Cappella nella Chiesa del Santo e qui si riunivano e pregavano. Erano chiamate le Mantellate, perché portavano un largo mantello nero. Le Mantellate erano vedove e non volevano accettare Caterina tra loro perché vergine e troppo giovane. In seguito Dio permise che fos­se accettata, ma ebbe assai da soffrire per l'incomprensione e le gelosie di certe Mantellate, invidiose delle sue virtù.


Assalti diabolici.

Il demonio, per permissione di Dio, l'assaliva con insidie e tentazioni terribi­li. I pensieri più brutti le popolavano la mente.
I demoni le torturavano gli orecchi, facendole sentire parolacce e discorsi impuri. Le risvegliavano le passioni corpo­rali e le apparivano alla mente le scene più immorali del mondo.
Caterina cercava di distrarsi e pregava chiedendo aiuto a Gesù. Quando cessa­vano gli assalti impuri, le appariva Gesù. Caterina si lamentava con il suo Sposo Celeste e diceva: Ma quando, Gesù, Tu vedi che sono sotto questi assalti terri­bili, dove Te ne stai? - Me ne sto nel centro del tuo cuore e sostengo la tua volontà perché tu non ceda alle attratti­ve sensuali. Le tue vittorie sul nemico salvano tante anime. Non ti scoraggiare! Io sono con te! -
Erano tormentose le insidie diaboli­che, ma Gesù la contraccambiava con fre­quenti visite e le appariva assieme alla Madonna e ad altri Santi.


Scienza infusa.

Caterina non era andata mai a scuola e quindi era analfabeta. Ebbe in dono dallo Spirito Santo la scienza infusa. Per mezzo di questo dono poteva recitare as­sieme a Gesù le Ore Liturgiche in ita­liano ed in latino. Alla fine di ogni Salmo è prescritto il Gloria. La Santa, invece di dire « Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo » diceva: « Gloria al Padre, a Te ed allo Spirito Santo », poi­ché Gesù le stava a fianco.
Ciò che poteva piacere a Gesù, Cate­rina lo faceva; e siccome la carità piace molto a Dio, Caterina pigliava in casa cibi, olio, vino ed indumenti e tutto por­tava alle famiglie bisognose.
Fratelli e sorelle non approvavano !a carità sovrabbondante e la rimproverava­no. Ma il padre, che comprendeva la de­licatezza della figlia, diceva ai familiari: Non intromettetevi nel lavoro caritativo di Caterina. Sono io il responsabile di tutto. -
Quante famiglie bisognose e quanti poverelli furono beneficati! Diceva Ca­terina: Quello che faccio ai poverelli, lo faccio a Gesù! -
Molti fatti edificanti si potrebbero qui narrare. Se ne espongono alcuni.


La Crocetta.

Un giorno, trovandosi nella Chiesa dei Domenicani, fu avvicinata da un povero, che le chiese l'elemosina. Non avendo nulla da dare, gli disse: Aspettate qui; vado a casa e vi porterò ciò che vi ab­bisogna.
Ma il povero rispose: Se hai qui qual­che cosa da darmi, dammela pure, perché non posso più aspettare. -

Caterina si ricordò di avere addosso una piccola Croce d'argento; la prese e la diede al povero, il quale, appena l'ebbe, senza chiedere elemosina ad altri, se ne andò via subito e contento.

Nella notte, mentre stava a pregare, le apparve Gesù con in mano quella Cro­cetta, arricchita di preziosissime gemme. Gesù le disse: Caterina, riconosci questa Crocetta? - La riconosco benissimo; ma quando era mia non era così bella. - Tu ieri me la desti con slancio di carità ed io ti prometto che nel giorno del Giudizio Universale la presenterò così co­me è ora davanti agli Angeli ed ai Santi, affinché tutti sappiano che questa Croce l'hai data tu a Me. -

AVE MARIA PURISSIMA!

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