“SONO UOMINI”
OVVERO
ORA “TUTTI SIAMO
ANIMALI”
QUARTA
RIVELAZIONE:
cioè il
terzo ‘sogno’, ricevuta a Chies d’Alpago nel 1970
(Nota della curatrice) È importante ricordare che questa
rivelazione è la
quarta e giunge dopo ‘Il segno di Caino’, ‘Il peccato originale’ e ‘La morte
di Abele’. Quindi don Guido non aveva ancora
ricevuto la grande rivelazione,
e perciò in quel momento sapeva
solo:
1) che il primo Uomo era stato
creato integro e perfetto, come dice la
Bibbia, perché lo aveva visto quando
commise il ‘peccato originale’ (II
rivelazione, avuta nel 1970);
2) che il ‘peccato originale’ era
stato un rapporto procreativo non voluto
da Dio (II rivelazione);
3) che il ‘peccato originale’ fu un
peccato di ‘ibridazione’ della specie umana
perfetta (associando la I
rivelazione del 1968 e la II rivelazione del 1970);
4) che il frutto di questo peccato
era un individuo ibrido (ancora I e II
rivelazione);
5) che il peccato era stato commesso
‘solo’ dal primo Uomo (II rivelazione);
6) che la prima Donna, anche lei
‘perfetta’, era ‘innocente’ perché ancora
bambina quando venne commesso il
peccato originale (II rivelazione);
7) che quello che classificava Caino
come ‘uomo’ era ‘la parola’, ‘unico
segno umano’ percettibile (I
rivelazione);
8) e che se Caino poteva esser
confuso con gli esseri preumani, era
perché di questi aveva l’aspetto (I
rivelazione). (Questi esseri preumani il
Signore li definirà “ancestri” solo nella V rivelazione che avverrà due anni
più tardi, nel 1972).
Ma quali erano state le conseguenze
di questo peccato sul genere umano?
La risposta a questa domanda che don
Guido si andava ponendo venne
con una nuova rivelazione, la
quarta, ancora una volta ricevuta sotto forma
di ‘sogno profetico’.
Premessa
§ 240 Avevo avuto da poco la rivelazione
de ‘La morte di Abele’,
senza tuttavia comprendere chi
fossero i protagonisti di
quella terribile tragedia.
Nel frattempo continuavo a leggere
libri scientifici e la
Genesi Biblica, meditando. Tre erano
le considerazioni che
avevo fatto:
1) Non poteva essere vero che la
civiltà fosse cominciata
coi Cainiti; solo con la
rievoluzione questo era vero, ma
allora i Setiti o Adamiti non
c’erano già più.
2) La pelle nera e pelosa era
ereditata da Caino, non
dall’Uomo. Senza dubbio le figlie
più belle degli uomini
erano quelle chiare e senza pelo
perché più somiglianti al
nonno paterno, nate secondo le leggi
dell’ereditarietà scoperte
da Mendel.
3) La statura gigantesca era propria
degli Adamiti, perché
gli ancestri maschi avevano
un’altezza di 1,10 m e le
femmine di 1,05 m soltanto.
In relazione a questi miei pensieri,
ebbi la grazia di un
altro ‘sogno’, quello che ho
intitolato: ‘Sono uomini’, ovvero,
‘Tutti siamo animali’, poiché ora
siamo tutti ibridi. È la
quarta rivelazione, avuta anch’essa
nel 1970, due anni prima
della grande visione, ma non ne
presi subito nota perché
non vedevo alcun nesso con le
rivelazioni già ricevute.
Quando però mi interessai dei
‘Giganti’, come è accennato
in Genesi 6,1-5, di “quegli uomini
potenti e famosi”, gli
ibridi (generati dai ‘Figli di Dio’
e dalle ‘figlie degli uomini’)
di cui si parla nel versetto
seguente, e di Noè e i suoi
figli, compresi che questo ‘sogno’
aveva la sua importanza
sotto diversi aspetti e scrissi
quanto mi ricordavo.
Gli effetti della corruzione della
specie:
i primi esemplari dell’ibridazione
§ 241 Sognai di essere arrivato ad un cortile diverso da
quello
già veduto nel ‘sogno’ del ‘peccato
originale’, dove si muovevano
alcuni esseri neri e pelosi, a statura
eretta e con
gambe corte. Seduta su un ceppo, 4
metri davanti a me, una
madre allattava il suo piccolo,
anch’esso nero e peloso. La
madre aveva orecchi grandi ed
orizzontali.
Più oltre, a destra, alcuni maschi
in piedi, ‘di statura differente
tra loro’, smistavano delle stanghe
e dei rami d’albero
pieni di foglie facendone due
cataste vicine addossate
ad un muro.
Vidi arrivare alla mia destra uno di
quegli esseri pelosi.
Era più alto dei suoi simili.
Si fermò a due passi davanti a me e,
voltandomi la schiena,
cominciò a tagliare l’estremità di
un paletto che teneva verticale
sopra un ceppo. L’arma usata era un
grosso coltello
nero la cui lama di pietra tagliente
era saldata, non ricordo
come, ad un lungo manico verde
robusto. Squadrava la punta
del paletto da tre lati, tagliandone
di volta in volta una
sottile scheggia e presentandolo
sulla tacca di una stanga
che giaceva davanti a me. Pareva
stesse ginocchioni, invece
aveva le gambe assai corte.
Quando vidi che riuscì a far
combaciare bene le parti lavorate,
meravigliato della precisione dei
suoi colpi, esclamai:
– Industrioso questo animale! Ed
anche gli altri! –
Tutti siamo animali
§ 242 Quell’animale industrioso si girò e mi guardò con quegli
occhi quasi nascosti dalle
sopracciglia basse. Mi osservò
tre volte da capo a piedi, mentre io
facevo lo stesso nei suoi
riguardi.
Aveva la testa schiacciata, fronte
bassa, ‘un principio di
naso che copriva solo in parte le
fosse nasali’, la bocca larga
fino agli orecchi e questi, molto
grandi, sorpassavano di
5 o 6 centimetri l’altezza del
cranio.
Mi giunsero all’orecchio queste
parole:
– TUTTI SIAMO ANIMALI. – L’animale
che ‘aveva parlato’
intendeva anche me. Anzi, tutti noi.
Intanto, dopo avermi squadrato, si
era rivolto nuovamente
al suo lavoro. Si curvava poco su
quel ceppo così basso,
perché aveva gli avambracci lunghi e
le gambe corte.
§ 243 Apparve in cima al cortile, a 8 metri di fronte a me, un
Gigante nudo e roseo. Si avvicina e
controlla il lavoro del
gruppo che armeggia con delle
stanghe.
Egli assisteva e consigliava quegli
operai. Era il Padrone.
M’intrattenni a parlare con
quest’Uomo, grande e rosso
di carnagione, quando soggiunsi:
– Quello ha uno sguardo
intelligente. –
L’animale di prima fece un cenno
affermativo col capo.
– Mi ha capito – replicai.
– EH SÌ – rispose quell’essere
peloso.
– Quell’essere peloso parla come un
uomo! – dissi al
Gigante.
– SONO UOMO – mi disse l’essere
peloso che stava ritagliando
un altro paletto. E l’altra Voce,
quella del Gigante,
disse:
– SONO UOMINI – e in sordina: –
FIGLI DELL’UOMO. –
Erano i Cainiti, i discendenti di
Caino, i primi ibridi, e il
Padrone li istruiva e li
sorvegliava.
Con queste parole il ‘sogno’ finì.
§ 244 La carnagione arrossata dell’Uomo mi fece credere
durante
questa rivelazione che si trattasse
del Capostipite,
già visto nella rivelazione del
‘peccato originale’, adulto
e ravveduto, volonteroso di riparare
l’errore commesso in
gioventù, mentre si prodigava per
questi nipoti ibridi discendenti
di Caino. Perciò fino al 1974 lo
chiamavo ‘Santo
Adamo’.
Ma poi, dopo la settima rivelazione nella quale assistetti
alla sua ribellione contro Dio,
capii che Adamo tanto
santo non era e che non si era
pentito. E, cosa che allora
non mi fu evidente, ma che invece
notai qualche anno dopo
facendo un raffronto con le
rivelazioni che ho avuto successivamente,
capii che alcune caratteristiche di
questi esseri
non erano quelle degli ancestri
puri.
Questa piccola comunità aveva
caratteri più umanizzati
rispetto alla prima famiglia degli
ancestri, come ad esempio:
a) ‘un inizio di naso’ che copriva
parzialmente le fosse
nasali ed ‘orecchie meno lunghe’,
b) una certa ‘armonia e
coordinamento nei movimenti’,
c) una ‘maggior intelligenza’,
d) una ‘statura non omogenea’ ma
differenziata tra i maschi
adulti e mediamente ‘più alta’,
e) una ‘destrezza manuale più umana
che animale’ e
f) soprattutto l’uso della ‘parola’.
Da queste considerazioni dedussi che
erano passate molte
generazioni dalle scene delle
rivelazioni precedenti e successive
e che quel Gigante non poteva essere
il Capostipite
ma un discendente puro di Set, forse
Lamech, non ovviamente
l’omonimo discendente di Caino a cui
è attribuito ‘il
canto della spada’ (Genesi 4,23-24).
(Nota della curatrice) È sconcertante pensare che un uomo
potesse aver perso la perfezione
originaria da non sembrar più un
uomo e aver assunto un aspetto
simile a bestia. Eppure, se Caino
era un uomo, anche questi esseri
pelosi erano ‘uomini’.
Essere ‘uomo’ o ‘figlio degli
uomini’ è la stessa cosa: significa essere
solamente ‘discendente di Adamo’
tramite il ramo di Caino, cioè ‘ibrido’,
e non essere più ‘Figlio legittimo
di Dio’.
Oggi siamo tutti per nascita figli
degli uomini, ossia figli di Caino e ‘figli di Eva’ e perciò ‘esuli’ dal Regno
spirituale di Dio, come recita la Salve Regina. Non aveva voluto Adamo dei figli tutti suoi?
Tragicamente ci è riuscito! Dio infatti era stato escluso per volontà esplicita
dell’Uomo dal loro concepimento.
(Gesù per umiltà si professava
‘Figlio dell’Uomo’ per dirci che voleva
condividere con gli uomini le loro
sofferenze, ma si proclamò ‘Figlio di
Dio’ all’inizio della Passione
quando fu necessario chiarire la sua Identità).
L’ULTIMO COLLOQUIO
OTTAVA
RIVELAZIONE:
ricevuta
a Chies d’Alpago nel 1974
“O Padre Santo, a tutti sei venuto
incontro
perché coloro che Ti cercano Ti
possano trovare”
§ 245 Stavo spalmandomi sul collo, sotto la mandibola
sinistra,
un pizzico di calce bianca, l’unico
medicamento che mi toglieva
subito il prurito ed essiccava le
vescichette che da
parecchi anni, 40 per la precisione,
mi venivano provocate
dal bordo del collare di celluloide,
collare semplice e non
doppio perché più facile da essere
lavato.
Mi vennero in mente le parole di
Giobbe: “Manus tuae
fecerunt
me et plasmaverunt me totum in circuitu”, le Tue
mani mi plasmarono totalmente, e intanto la calce si scioglieva
fra le dita e mi colava sul palmo e
sulla veste nera.
Dovetti smettere e pensare a
lavarmi.
Così, d’improvviso, mi venne fatto
di esclamare con un po’
d’ironia verso coloro che prendono
alla lettera il testo della
Genesi:
– Signore, vi siete lavato le mani
dopo aver fatto l’Uomo
col fango della terra? – Non avevo
affatto l’intenzione di
tentare Dio; piuttosto, era un po’
di sarcasmo contro molti
biblisti che interpretano ancora il
racconto della Genesi in
senso letterale.
Ma “Egli si lascia trovare da quanti
non lo tentano”, dice
il Libro della Sapienza. Con mia
grande sorpresa sentii rispondermi:
– NON ME NE SONO LAVATO LE MANI. GLI
HO
SEMPRE VOLUTO BENE (Isaia 57,17-21).
HO ASPETTATO PER VEDERE COME SI
SAREBBE
COMPORTATO ‘QUESTO ANIMALE DELLA
NUOVA
SPECIE’ E VIDI CHE ANDAVA COPRENDOSI
SEMPRE
PIÙ DI NUOVE SOZZURE FINO A PERDERE
LA
MIA IMMAGINE E SOMIGLIANZA E OGNI
DIRITTO
ALL’ETERNITÀ. –
§ 246 Disse altre parole il cui senso era quello del Salmo 80:
– HAI GRIDATO A ME NELL’ANGOSCIA E
TI HO
LIBERATO.
ASCOLTA POPOLO MIO, TI VOGLIO
AMMONIRE:
NON CI SIA IN MEZZO A TE UN ALTRO
DIO, NON
PROSTARTI AD UN DIO STRANIERO!
MA IL MIO POPOLO NON MI HA ASCOLTATO
E IO LO
HO ABBANDONATO ALLA DUREZZA DEL SUO
CUORE.
CHE SEGUA IL PROPRIO CONSIGLIO! –
§ 247 Continua ancora la Voce seguendo ora il Salmo 88,33-35:
– PUNIRÒ CON LA VERGA IL LORO
PECCATO E CON
FLAGELLI LA LORO COLPA, MA NON GLI
TOGLIERÒ
LA MIA GRAZIA E LA MIA FEDELTÀ NON
VERRÀ MAI
MENO.
NON VIOLERÒ LA MIA ALLEANZA, NON
MUTERÒ LA
MIA PROMESSA, PERCHÉ RICORDERÒ
SEMPRE LA
MIA ALLEANZA CHE È FRA ME E VOI. –
§ 248 Disse altre parole che mi sfuggirono perché, a questo
punto,
sentii una moltitudine di voci
vicine e lontane che risuonavano
alte e basse, ma tutte concordi in
un’unica armonia,
come fossero in una immensa
cattedrale e dicevano:
– NOI TI LODIAMO, PADRE SANTO, PER
LA TUA
GRANDEZZA;
– TU HAI FATTO OGNI COSA CON SAPIENZA
E
AMORE; A TUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA
HAI
FORMATO L’UOMO;
– ALLE SUE MANI OPEROSE HAI AFFIDATO
L’UNIVERSO, PERCHÉ NELL’OBBEDIENZA A
TE, SUO
CREATORE, ESERCITASSE IL DOMINIO SU
TUTTO IL
CREATO. –
§ 249 A questo punto l’immenso coro tacque e sentii la voce di
due sole Donne continuare seguendo
le parole del Canone
quarto della Messa:
– E QUANDO, PER LA SUA
DISUBBIDIENZA,
L’UOMO PERSE LA TUA AMICIZIA55 , TU NON L’HAI
ABBANDONATO IN POTERE DELLA
ESTINZIONE E
DELLA MORTE56 , MA, NELLA TUA MISERICORDIA,
A TUTTI SEI VENUTO INCONTRO, PERCHÉ
COLORO
CHE TI CERCANO TI POSSANO TROVARE. –
55 L’Uomo puro non poteva perdere l’Immagine di Dio (la
‘capacità’ di intendere e di volere)
né la Somiglianza con Dio (lo Spirito
di Dio, ‘elemento costitutivo’ ed essenziale della
sua persona), ma poteva perdere il
buon rapporto con Dio, la Sua amicizia. Solo gli ibridi,
perdendo l’Immagine di Dio, hanno
perso di conseguenza anche la Somiglianza con Dio,
lo Spirito.
56 Qui ‘l’uomo’ non è più Adamo ‘il Figlio puro di Dio’, o
‘i Figli puri di Dio’, i discendenti
legittimi, come al versetto
precedente, ma l’uomo ibrido, l’umanità intera.
§ 250 Qui tacque la voce più grave della prima Donna e rimase
solo quella della Vergine Maria, più
alta e sonora che avevo
già sentita, insieme all’altra, la
notte del 15 agosto 1972.
– MOLTE VOLTE HAI OFFERTO AGLI
UOMINI LA
TUA ALLEANZA E, PER MEZZO DEI
PROFETI, HAI
INSEGNATO A SPERARE NELLA SALVEZZA.
PADRE SANTO, HAI TANTO AMATO IL
MONDO DA
MANDARE A NOI, NELLA PIENEZZA DEI
TEMPI, TUO
FIGLIO COME SALVATORE. –
§ 251 Da principio credetti che queste due voci fossero quelle
di Sacerdoti concelebranti in
qualche parte del mondo, poiché
la prima aveva un tono basso da
contralto che poteva
quasi sembrare la voce acuta d’un
uomo. Quando sentii la
seconda voce, quella della Madonna
che aveva una voce più
alta, mi chiesi come mai una Donna
potesse interferire nel
Canone della Messa, come se si
trattasse di una lettura che
c’è prima del Vangelo.
In seguito ho capito che queste
parole erano la risposta
alla mia scherzosa domanda:
“Signore, Vi siete lavato le
mani...?”, alla quale mi rispose
direttamente in senso metaforico
e poi, per mezzo delle Sue Celesti
Messaggere.
Sentivo le voci continuare il coro
anche durante il rumore
che faceva l’acqua nel lavandino
mentre lavavo la lametta
da barba e la relativa macchinetta.
Le sentivo anche mentre
uscivo dalla stanza e andavo di
fretta a prendere la corriera.
Pensavo di rileggere, sul messalino,
quella preghiera e meditarla.
“Che bello sapere che anche la
Chiesa Trionfante si unisce
alla Chiesa Militante nel lodare Dio
con le stesse parole!”.
Raccontai il fatto ai Confratelli
congregati, ma non riuscii
a raccontare l’ultima parte perché,
a loro parere, sognavo
ad occhi aperti. Ma ero e sono
sicuro che “Colei che benignamente
al dimandar precorre” 57 ha cominciato e terminato
con le Sue parole questa bella
vicenda.
57 La Vergine Maria, così chiamata da Dante Alighieri nel
Paradiso della Divina Commedia.
§ 252 Ritornai col pensiero alla grande visione di due anni
prima
e compresi che c’era uno stretto
rapporto con questo messaggio.
Il Maestro, volendo insegnarmi a “leggere e interpretare
la bibbia” (§ 49),
non ha cominciato dalle parole: “in principio
Dio creò”, ma ha puntato
direttamente sull’Uomo che
è lo scopo e il vertice della
Creazione.
Così mi fece vedere prima l’Uomo, il
primo, nel suo habitat,
nella sua bella figura, nella sua
giovane età quando
divenne padre, poi, un paio di anni
più tardi, quando peccò
e, infine, quando divenne adulto e
quando incanutì in conseguenza
dell’assassinio di Abele.
Prima di farmi vedere la Donna,
volle ricapitolare tutta
l’opera della creazione per farmi
comprendere che questa
è l’esecuzione nel tempo di ‘un
progetto unitario dall’Alfa
all’Omega’, stabilito fin
dall’eternità. Disse: “per
l’uomo”.
“in vista dell’uomo. di tutti gli uomini. perché vedessero e
capissero” (§ 73).
Fin qui l’opera del Creatore era
riuscita molto bene, perché
guidata dalla Sua Volontà.
Da quel momento in poi il Creatore
ha delegato il Suo
dominio all’Uomo sopra tutte le
creature dell’universo. E
perché potesse esercitare
correttamente, cioè nell’ordine,
quella missione, gli aveva dato
intelligenza perfetta e libera
volontà: quindi lo aveva reso responsabile.
Una sola
proibizione: “Non devi generare da quell’unica
ed eccezionale femmina della specie
sub-umana, altrimenti
sconvolgerai tutto l’ordine che ho
stabilito e rovinerai la
tua discendenza fino
all’imbestialimento completo, cioè all’estinzione
dell’umanità pura”.
Non era il caso che venisse
impartita al giovanissimo
Progenitore una lezione sulla
microbiologia genetica, sull’ibridazione
e sulle tare ereditarie.
Era sufficiente, a buon intenditore,
sapere che, violando
quell’ordine, avrebbe causato la
desolazione e la morte della
specie pura dei ‘Figli di Dio’ e di
conseguenza la morte
spirituale di ogni suo discendente
ibrido.
Il Primo Uomo all’età di 15 anni era
pienamente responsabile.
Già a 12 anni di età gli Ebrei erano
soggetti alle
leggi. Gesù stesso si era
assoggettato ad esse e ‘abbandonò
il padre e la madre’ per fare la
volontà del Padre Celeste:
atto di ubbidienza pubblica, in
contrapposizione all’atto di
disubbidienza di Adamo.
“... fare la volontà del Padre mio”
sono le prime ed uniche
parole di Gesù dalla nascita alla
vita pubblica che ci vennero
riferite dai Vangeli, e non
casualmente, bensì con uno
scopo certamente didattico.
Il salto di natura
§ 253 Ora l’uomo, rievoluto dallo stato selvaggio, redento
nelle
sue facoltà psicofisiche,
recuperato, risuscitato dallo
stato bestiale, rigenerato
attraverso continui atti di guarigione
psicofisica a livello genetico (vedi
l’importanza del
Sacramento del Matrimonio in cui il
patto non è fra gli sposi,
ma fra ‘la coppia’ e Dio), reso
capace di conoscere ed
amare Dio per il recupero parziale
delle facoltà conoscitive
ed intellettive proprie dell’Uomo
integro, è chiamato a
fare il ‘salto di natura’, cioè a
passare dallo stato di natura
visibile, sensibile e degli istinti
naturali, a quello trascendente,
ultrasensibile, spirituale,
soprannaturale di figlio di
Dio, assumendone il modo di pensare
e di esprimersi, che è
l’amore, per diventare erede della
Vita eterna in Comunione
con Dio.
“Dedit eis potestatem filios Dei
fieri” disse Giovanni
(1,12). Ossia: “Gesù diede agli
uomini l’opportunità di
diventare, da semplici creature di
Dio, figli (adottivi) di
Dio”.
Egli, unico Redentore, ha offerto
all’uomo questa possibilità,
alle condizioni espresse nel Vangelo
e lo chiama, lo
precede, lo aiuta a giungere a
questo incontro col Padre, a
questo abbraccio paterno attraverso
la sua Grazia, perché
“Chi ha creato te senza di te, ti ha
visto ancor prima della
creazione del mondo e fin da allora
ti ha amato, ma non può
salvarti senza la tua cooperazione”
(58 S. Agostino.).
surge et ambula! Alzati e cammina! Scuotiti e datti
da fare!
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
Laudetur cum Maria!
Semper laudentur!