venerdì 12 agosto 2016

SANTA CHIARA D'ASSISI

SANTA CHIARA d'Assisi


Chiara, una nobile fanciulla di Assisi nell'Umbria, distribuì in elemosina ai poveri ogni ricchezza dietro l'esempio di san Francesco suo concittadino. 

Appartandosi dal mondo si ritirò nella Chiesa della Porziuncola, dove san Francesco le tagliò i capelli. 
Ella resistette fortemente ai parenti che tentavano di ricondurla nel mondo. 


Condotta poi dallo stesso santo nella chiesa di san Damiano, istituì una comunità di religiose di cui accettò il governo solo per cedere alle reiterate istanze di san Francesco. 


Ella governò mirabilmente il suo monastero per quarantadue anni con sollecitudine e prudenza. 



Allorché i Saraceni cercavano di invadere il monastero, ella comandò di portare il santissimo Sacramento, ed avendo pregato con profonda umiltà, li mise in fuga. 


Volò al cielo 1'11 agosto e dal papa Alessandro IV fu iscritta nel numero delle sante Vergini.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
***
San Francesco alloggiò Chiara e Agnese in una casupola vicino alla chiesa di S. Damiano, appena fuori Assisi, e nominò Chiara madre superioraPiù tardi si unirono a lei la madre e altre donne (tra cui anche tre membri dell’illustre famiglia fiorentina degli Ubaldini) e Francesco stilò un abbozzo di regola che fissasse le linee essenziali della loro vita comune. Trascorsi pochi anni, sorsero numerosi monasteri di Clarisse in Italia, Germania e FranciaSant’Agnese (6 mar.), la figlia del re di Boemia, fondò un convento a Praga, dove prese l’abito; Chiara la chiamava «la mia metà».
SANTA CHIARA.1Chiara e le sue sorelle vivevano in condizioni poverissime alle quali mai, fino ad allora, nessuna donna del loro ceto sociale si era sottoposta. Molti le insultavano e offendevano per la loro condotta: non indossavano né calze, né scarpe, né sandali, né alcun’altra protezione per i piedidormivano per terranon mangiavano mai carne e parlavano solo per chiedere l’elemosina o in casi necessari. Chiara raccomandava il silenzio per evitare i peccati di parola e per potersi concentrare sui pensieri santi. Ella oltre ai digiuni e alle altre pratiche di mortificazione prescritte dalla regola, indossava sempre una maglia ruvida a contatto con la pelle. Questa forma di penitenza, così diffusa tra i santi del passato, non solo era dolorosa ma causava anche ulteriori umiliazioni – i vermi – e problemi di salute. Chiara digiunava nelle vigilie e in tutta la Quaresima a pane e acqua, e a volte non mangiava nulla.

Dopo un certo periodo Francesco e il vescovo di Assisi la obbligarono a dormire su un materasso e a mangiare tutti i giorni almeno un po’ di pane. Il giudizio si acquisisce con l’esperienza; infatti, anni dopo, scriveva ad Agnese di Boemia: «I nostri corpi non sono di ferro e non siamo delle rocce, ma esseri deboli e soggetti alle malattie. Ti scongiuro nel Signore di interrompere i digiuni troppo rigidi, perché, vivendo e sperando in Dio, tu possa offrirgli un servizio equilibrato, mitigato con il sale della prudenza».SANTA CHIARA 2
Probabilmente le frequenti malattie di Chiara e i periodi di immobilità a letto durante gli ultimi ventisette anni della sua vita furono conseguenze delle penitenze troppo severe, ma se ai nostri giorni questo modo di agire sembrerebbe più nevrotico che santo, nei secoli passati era molto diffuso e ispirato da convinzioni profonde e ammirevoli.
Oltre alla rinuncia al mondo, Francesco desiderava che il suo ordine non avesse proprietà, né dei singolo né della comunità nel suo insieme, e che confidasse solo nella provvidenza. Anche Chiara la pensava così ed era una proposta fuori dal comune per quell’epoca, anche se non priva di precedenti. Uno degli aspetti più rivoluzionari di Chiara risiede nel fatto di essere stata la prima donna a scrivere una regola per altre donne. La separazione dai frati, inoltre, le dava una funzione unica, ponendola come l’interprete degli ideali di Francesco: ella non pretendeva di essere originale, ma predicava il modello di Francesco, mettendolo in pratica nel modo più fedele possibile permesso dalla Chiesa. Ciononostante, non sempre fu d’accordo con Francesco come, per esempio, rispetto alle offerte in denaro che egli rifiutava assolutamente;Chiara riteneva possibile accettarle quando se ne aveva vera necessità, provvedendo in tutti gli altri casi a devolverle in beneficenza.
Gregorio IX, tuttavia, cercò di modificare la regola per quanto riguardava l’affidamento della comunità alle offerte e si offrì di assicurare alle Povere Dame di S. Damiano una rendita annua fissa; Chiara lo persuase a non cambiare la regola, e,SANTA CHIARA3similmente, quand’egli le propose la dispensa dal voto di povertà completa, ella rispose: «Ho bisogno di assoluzione per le mie colpe, non per aver seguito Gesù Cristo». Il 17 settembre 1228 Gregorio garantì alle Dame il Privilegium paupertatis, o il privilegio di povertà, permetteva loro di vivere facendo affidamento solo sulle elemosine e nessuno avrebbe potuto obbligarle ad accettare beni immobili o rendite fisse. Alcuni conventi ritennero prudente adottare una regola più mite e questo fatto segnò l’inizio di due osservanze tra le Clarisse (le case moderate sono dette “urbaniste“, dalla modifica della regola che ricevettero da papa Urbano IV nei 1263).
Francesco aveva nominato Chiara badessa nel 1215, contro il suo volere. Ella guidò il convento per quarant’anni, senza abbandonarlo mai. Il suo desiderio costante era quello di essere la più umile delle serve, di lavare e baciare i piedi delle sue sorelle che tornavano stanche dall’elemosina, di servire a tavola e di curare i malati: «Fate quello che volete di me. Sono vostra perché la mia volontà non mi appartiene più. L’ho donata a Dio». Quando le sorelle riposavano. Chiara vegliava in preghiera ed era solita, ecco forse il tratto più dolce, rimboccare le coperte alle sue suore.
Era la prima a svegliarsi alla mattina, per suonare la campana del coro e accendere le candele. Dopo la preghiera il suo viso era così raggiante che si diceva che chiunque la guardasse rimanesse abbagliato. Poiché spesso era ammalata, tesseva in casa corporali di lino fino e tovaglie, che donava alle chiese di Assisi. Chiara pregava intensamente e molti aneddoti esprimono la forza e la devozione della suafedeTommaso da Celano ha descritto un episodio, divenuto poi santa Chiara e i saracenileggendario: l’attacco nel 1244 di Federico II (un imperatore duro, considerato di regola un anticristo, in lotta con un papa ugualmente duro), ad Assisi. S. Damiano, che si trovava fuori dalle mura della città, fu attaccato per primo. Chiara era malata ma chiese di essere trasportata ai piedi delle mura insieme a una pisside contenente il Santissimo Sacramento.
Inginocchiandosi, la santa pregò così: «Signore, vuoi veramente che i bambini indifesi che io ho nutrito con il tuo amore cadano nelle mani di questi bruti? Buon Dio, ti imploro: difendi coloro che io non posso proteggere». Allora udì come una voce di bambino che diceva: «Mi prenderò sempre cura di loro». Pregò anche per la città di Assisi e ancora una volta la voce la rassicurò. Voltatasi verso le suore spaventate disse loro: «Non abbiate paura, sorelline. Abbiate fiducia in Gesù».
I saraceni se ne andarono. Poco dopo uno dei generali di Federico assediò Assisi. Chiara disse alle sue suore di fare tutto ciò che potevano per la città che le aveva sempre sostentate:chiese loro di cospargersi il capo di cenere e di chiedere a Gesù di salvarlaLe sorelle fecero penitenza per un giorno e una notte e i nemici si ritirarono.
Le Clarisse e i frati minori si trovarono in disaccordo riguardo le relazioni tra i due ordini e tale difficoltà non fu mai risolta, né durante la vita dei due santi, né tanto meno dopo la loro morte.
Le sempre più numerose Clarisse cercavano dai frati un aiuto spirituale e a volte materiale, i fratelli erano preoccupati di conservare un ministero pastorale più generale;
Tommaso di Celano dice che nel 1230, quando papa Gregorio IX proibì ai fratelli di fare visita ai conventi di suore senza la sua speciale licenza, l’inflessibile Chiara temette che ciò potesse significare la perdita dell’appoggio spirituale dei frati e un SANTA CHIARA4irrigidimento dei rapporti che Francesco aveva sempre desiderato esistessero tra di loro. Per questo congedò tutti i benefattori del convento con le parole: «Ci ha private dei nostri assistenti spirituali. Ora può avere coloro che ci sostentano materialmente».
Chiara sopportò gli anni della malattia pazientemente. La sua agonia finale cominciò nel 1253. Due volte ricevette la visita di papa Innocenzo IV, che le diede l’assoluzione dicendo: «Volesse Dio che anch’io ne avessi così poco bisogno». Negli ultimi diciassette giorni non potè mangiare nulla. Numerosi vescovi e cardinali la visitarono, perché tutti ritenevano che quella donna morente fosse una grande santa.
Sua sorella Agnese era là con tre amici di Francesco: Leone, Angelo e Ginepro, che leggevano a voce alta la Passione secondo Giovanni come avevano fatto al letto di morte di Francesco, ventisette anni prima. Quando frate Reginaldo disse a Chiara di essere paziente, lei rispose: «Mio buon frate Reginaldo, da quando ho sperimentato la grazia di Gesù tramite il suo servo Francesco, mai nella mia intera vita ho incontrato alcun dolore o malattia che mi abbia veramente fatto soffrire». Confortò le sue suore e le esortò a praticare la santa povertà fedelmente. Le benedisse, chiamandosi la «pianticella» del suo santo padre Francesco. Si disse: «Vai in pace; hai percorso la retta via. Puoi partire senza temere; Dio che ti ha creata, ti ha benedetta e ti ha sempre protetta, amandoti come una madre. Lodo Dio per avermi creata». Morì all’età di sessant’anni, quarantadue dopo aver fatto la sua professione, con la regola da lei scritta e appena approvata dal papa nelle mani.Santachiaradue
Venne sepolta il giorno dopo. Era il 1253 e molto presto, già nel 1255, papa Alessandro IV la canonizzò ad Anagni. Dopo soli otto giorni dalla morte, Tommaso da Celano aveva scritto la sua vita. Le sue reliquie vennero trasportate nella chiesa di S. Chiara nel 1260. Per una strana associazione. Chiara, che condusse una vita quasi di clausura e nella povertà volontaria più totale, è oggi la patrona diffusa in tutto il mondo non solo delle ricamatrici, ma anche della televisione. Fu Pio XII a sceglierla (con lettera apostolica del 14 feb. 1958) in collegamento al fatto che, disse, una vigilia di Natale, costretta a letto dalla malattia che vide a distanza ilpresepe e udì cantare come se fosse stata presente nella chiesa.
È INVOCATA: – come protettrice di lavandai e lavandaie, ricamatrici, stiratrici, vetrai e della televisione

PREGHIERA A SANTA CHIARA

O Chiara, che con la luce della tua vita evangelica rischiarasti l’orizzonte del tuo secolo, illumina anche noi che, oggi più che mai, siamo assetati di verità e di veroS.-Chiara.amore. Con la testimonianza della tua vita, tu hai da dire anche a noi, dopo sette secoli, una parola di speranza e di fiducia che attinge la sua forza dal Vangelo, verità eterna.
Guarda, o Chiara, alle tue figlie che sparse in tutto il mondo vogliono continuare silenziosamente la missione di Maria, Vergine e Madre, nel cenacolo dove sotto il soffio dello Spirito nasceva e si sviluppava la Chiesa. Guarda a tutta la gioventù che cerca attraverso le vie più disparate di realizzare se stessa e guidala verso quella pienezza di vita che solo Cristo ci può dare.
Guarda, o Chiara, anche chi è verso il tramonto della vita e fagli sentire che nulla è perduto quando ancora rimane il desiderio di ricominciare da capo per fare meglio, per essere più buoni. E fa’, o Chiara, che tutti, quando saremo giunti alla soglia dell’Eternità, possiamo come te benedire Dio che ci ha creato per il suo amore!

ARTICOLI COLLEGATI

LETTERE DI SANTA CHIARA A SANT’AGNESE
TRIDUO A SANTA CHIARA 
SAN FRANCESCO D’ASSISI
SANTA AGNESE DI BOEMIA
IL MIRACOLO EUCARISTICO NEL MONDO
BEATA FILIPPA MARERI

FontiIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler/  http://www.preghiereperlafamiglia.it/santa-chiara-assisi.htm

AMDG et BVM