LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quinta (a cura di Gemma)
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte prima
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte seconda
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte terza
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quarta
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte sesta
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte settima (a cura di Gemma)
Il Papa ricorda la sua giovinezza: "Nella biografia della mia vita - nella biografia del mio cuore, se così posso dire - la città di Frisinga ha un ruolo molto speciale. In essa ho ricevuto la formazione che da allora caratterizza la mia vita. Così, in qualche modo questa città è sempre presente in me e io in lei" (Commovente discorso in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Frisinga, 16 gennaio 2010)
Ratzinger: "Il mio Concilio: ricordi dell'attuale Pontefice" (Reset e Repubblica)
Norbert Trippen: "Joseph Ratzinger, il cardinale Frings e il Concilio Vaticano II" (Osservatore Romano)
Joseph Ratzinger presenta se stesso: discorso di Presentazione alla Pontificia Accademia delle Scienze
Intervista esclusiva di Andrea Tornielli a Mons. Georg Ratzinger: "Mio fratello Papa Ratzinger (che voleva fare l'imbianchino)"
Prof. Ratzinger: Introduzione al Cristianesimo - Prefazione alla prima edizione (1968)
Grazie al magistrale lavoro della nostra Gemma leggiamo la quinta parte della biografia del Santo Padre, dedicata interamente agli anni di insegnamento a Tubinga. Vi leggiamo anche alcune "chicche" illuminanti su Kung :-)
Grazie ancora a Gemma.
R.
Gli anni di Tubinga
Nel semestre estivo del 1966 Joseph Ratzinger comincia le sue lezioni a Tubinga, in condizioni di salute piuttoste precarie dopo le fatiche per la chiusura del Concilio e l'iniziale pendolarismo fra Munster e Tubinga.
Come lui stesso ammette nella sua autobiografia, il fascino della piccola città sveva è molto forte e di altissimo livello il corpo docente della facoltà ma, rispetto alla grandiosità di Munster, gli spazi sono ristretti e maggiore è l'inclinazione alla polemica, anche in vista del cambiamento che avverrà da lì a breve.
A suggerire la sua chiamata è il teologo svizzero Hans Kung, conosciuto nel 1957, durante il convegno dei teologi dogmatici a Innsbruck, dopo la conclusione della recensione sulla sua tesi di dottorato su Karl Barth.
Ratzinger riconosce che lo stile teologico del libro di Kung non è il suo, e subito dopo la recensione c'è tra i due una controversia piuttosto seria sulla teologia del Concilio ma, come lui stesso racconta: "ambedue consideravamo questo come legittima differenza di posizioni teologiche, necessario per un fecondo avanzamento del pensiero, e non sentivamo affatto compromesse da queste differenze la nostra simpatia personale e la nostra capacità di collaborare". (1)
Il professor Wolfgang Beinert, ex allievo di Ratzinger proprio a Tubinga, in una biografia scritta da Gianni Valente per la rivista 30 giorni, ricorda: «Küng forse chiamò Ratzinger proprio perché voleva che gli studenti potessero confrontarsi con un altro teologo del Concilio diverso da lui, che facesse da contrappeso alla sua teologia unilaterale. Altri professori più chiusi nemmeno percepivano le distanze tra i due, e guardavano anche a Ratzinger come a un pericoloso riformatore liberale. Dicevano: di Küng ce ne basta uno». (2)
Hans Kung, a proposito della scelta di allora, in un’intervista al Corriere della sera del 2005 racconta:
" dissi ai colleghi che volevo mettere subito in chiaro la mia opinione sulla nuova cattedra di dogmatica. Secondo me, c' era una sola persona in Germania all' altezza di quel difficile incarico: il teologo Ratzinger, allora a Münster. Sono ancora felice di quella scelta. Guardo a quel periodo in modo positivo. Credo che anche Ratzinger, a proposito dell' esperienza di Tubinga, si esprima allo stesso modo " .
I due si incontrarono per un caffé in un bar di Via della Conciliazione. Il giovane teologo di Tubinga, Hans Küng, giunse a bordo di un' Alfa Romeo Giulia, nuova fiammante.
L'altro giovane teologo, Joseph Ratzinger, arrivò in bicicletta. Era l' ottobre del 1962, l' inizio del Concilio Vaticano II. Cominciava in quel pomeriggio romano, uno dei rapporti personali e intellettuali più controversi della storia della teologia cattolica.. Kung racconta:
“quel caffè a Roma fu il nostro primo, vero incontro. Ne ebbi un' impressione buona, molto gradevole. Lo rividi ancora un paio di volte. Ma non potrei dire che fra di noi cominciasse un rapporto personale, anche perché lui era molto timido. Comunque, durante il Concilio, avevamo costruito un bel tandem. Ricordo che, a un certo punto, avevo appreso che la "Dichiarazione sulle religioni non cristiane" rischiava di venire accantonata.
Così organizzammo la controffensiva e, fra gli altri, chiamai Ratzinger a Santa Maria dell'Anima, dove viveva, per chiedergli di raggruppare alcuni cardinali, che potessero intervenire direttamente su Paolo VI».
…"Anche se non abbiamo mai avuto una vera amicizia personale, ci siamo visti spesso, dopo le lezioni per bere qualcosa. Oppure ci siamo invitati a cena a vicenda, nelle nostre case. Lui viveva insieme con sua sorella Maria, una persona squisita e sempre molto gentile, che si preoccupava molto di proteggerlo. Per esempio, copriva con un telo bianco i libri sparsi sul suo tavolo di lavoro, perché i visitatori non potessero vedere a cosa stesse lavorando il fratello" (6)
Dal 1964 i due sono anche tra i i soci fondatori di Concilium, la rivista internazionale del “fronte unito” dei teologi conciliari (in proposito racconta Ratzinger: “una rivista che voleva essere, per così dire, la voce permanente del Concilio e del suo spirito: perciò fu chiamata Concilium. Su ciò potè influire il fatto che Hans Kung, nel suo libro Strukturen der Kirche, riteneva di aver scoperto un’equivalenza tra le parole ekklesia (Chiesa) e concilium. Negli anni successivi avevo condiviso in qualche misura questa concezione, a prima vista illuminante , che delineava la Chiesa quale permanente “riunione consigliare” di Dio nel mondo“. Nondimeno, pur convinto che l’impostazione di Hans Kung contenesse qualcosa di vero e di attendibile, sentivo che necessitava di un’incisiva correzione. …”Un Concilio può sicuramente costituire un evento vitale per la Chiesa, ma che la Chiesa in se stessa è qualcosa di più e la sua essenza assai più profonda.
La Chiesa fa il Concilio, ma non è un Concilio. La Chiesa non esiste in primo luogo per deliberare, ma per la vita della Parola che ci è donata. A quel punto, quale concetto portante, in grado di esprimere l’essenza stessa della Chiesa, mi si offrì il termine koinomial/comunione. Potevo dunque sintetizzare così il risultato delle mie ricerche: la Chiesa convoca e celebra i Concili, ma essa è comunione. La sua struttura non è perciò designabile come “conciliare”, bensì come “comunionale”). (3)
Ma le differenze tra i due sono ben presto evidenti, non solo sul piano teologico ma anche caratteriale.
Nonostante sia l'idolo dei media e della contestazione progressista, Kung non disdegna l'Alfa Romeo bianca e il vestiario elegante.
Ratzinger va a piedi, in bicicletta, usa i mezzi pubblici o accetta un passaggio dalla vecchia auto di un allievo.
Dal racconto di uno di questi a Gianni Valente, un aneddoto al riguardo: “Ad un incontro con la cerchia dei dottorandi tubinghesi il professore arriva un po’ in ritardo a bordo della Cîtroen “Due cavalli” di Peter Kuhn. L’autista frena bruscamente davanti agli studenti in attesa, e la targa di Tubinga si stacca rumorosamente dall’automobile. Tutti scoppiano a ridere” (2)
In quel periodo dice messa ogni mattina nella cappella di uno studentato femminile, e per il resto studia e prepara le sue lezioni mantenendosi fedele al suo stile austero e riservato.
«Quando una volta capitò di fare una trasferta con qualche studente e ci fermammo in una taverna per pranzo» ricorda Kuhn, «ordinò solo würstel viennesi per sé e anche per noi. Pensava che fossimo tutti frugali come lui. Noi quella volta non osammo fargli capire che eravamo giovani e avevamo fame. Forse lo capì da solo, e in altre occasioni di questo tipo si preoccupava che ognuno scegliesse con cura le pietanze del menù che preferiva.
Le sue lezioni e i seminari sono da subito molto frequentati.
Alle sue lezioni si affolla subito una ressa di oltre quattrocento studenti. Anche ai seminari vorrebbero partecipare in troppi, e allora vengono selezionati con una prova d’ingresso in greco e latino e ricorda il prelato Helmut Moll, che più tardi collaborerà per lunghi anni col suo ex professore alla Congregazione per la dottrina della fede: «tra Ratzinger e gli altri non c’era confronto. Le lezioni che avevo sentito a Bonn da professori di impostazione neoscolastica apparivano aride e fredde, una lista di definizioni dottrinali esatte e basta. Quando a Tubinga ascoltai come Ratzinger parlava di Gesù o dello Spirito Santo, sembrava a tratti che le sue parole avessero accenni di preghiera». (2)
Nel 1967 vengono festeggiati per l'ultima volta i 150 anni della facoltà teologica, secondo il vecchio stile. Come lo stesso Ratzinger ricorda ne "La mia vita": -" quasi fulmineamente cambiò il paradigma culturale, a partire del quale pensavano gli studenti e una parte dei docenti. Fino ad allora il modo di pensare era stato determinato dalla teologia di Bultmann e dalla filosofia di Heidegger; in breve tempo, quasi nello spazio di una notte, lo schema esistenziale crollò e fu sostituito da quello marxista"..."qualche anno prima ci si sarebbe potuti aspettare che le facoltà di teologia sarebbero state un baluardo contro la tentazione marxista. Ora, invece avveniva proprio il contrario: esse ne divenivano il vero centro ideologico. ..La distruzione della teologia, che avveniva attraverso la sua politicizzazione in direzione del messianismo marxista, era incomparabilmente più radicale, proprio perché si basava sulla speranza biblica, ma la stravolgeva, così da conservare il fervore religioso, eliminando però Dio, e sostituendolo con l’azione politica dell’uomo. Resta la speranza, ma al posto di Dio subentra il partito, e quindi il totalitarismo di un culto ateistico, che è disposto a sacrificare ogni umanità al suo falso Dio. Ho visto senza veli il volto crudele di questa devozione ateistica, il terrore psicologico, la sfrenatezza con cui si arrivava a rinunciare a ogni riflessione morale , considerata come un residuo borghese, laddove era in questione il fine ideologico “. (1)
Lo stesso Kung a proposito di quegli anni ammette : "più di una volta fummo disturbati da sit in di contestatori che non avevano niente a che vedere con i nostri corsi. Io stesso ne fui molto irritato, ma per Ratzinger fu uno choc duraturo" . (5)
Racconta Martin Trimpe: «Interrompevano urlando la lezione, o si mettevano sulla cattedra e lo obbligavano a rispondere alle loro questioni “rivoluzionarie”». Altri docenti provano a strizzare l’occhio ai contestatori. Il professore bavarese risponde col suo argomentare logico e pacato. Ma la sua voce flebile viene spesso travolta dalle urla. Nota ancora Seckler: «Lui va fortissimo nelle discussioni pacate, argomentate. Ma nella contrapposizione violenta si smarrisce. Non sa urlare, è incapace di dare sulla voce degli altri in maniera prepotente».
Eppure Ratzinger prova sincera simpatia umana, venata di tristezza, per tanti dei giovani che gli complicano la vita. Una di loro si chiama Karin.
È una bella ragazza bionda e, per quanto risulti molesta, si vede che cerca qualcosa, che il suo sogno rivoluzionario esprime confusamente l’attesa di una vita diversa, buona, il desiderio di essere felici. Ratzinger la sta a sentire, ci perde tempo. Ma poi succede che Karin muore all’improvviso. Racconta Trimpe: «Fui io a dirlo al professore, durante un pranzo. Ne rimase addolorato e non parlò più. Poi, ne sono certo, avrebbe portato a messa, sull’altare, la compassione per la vita e la morte di quella ragazza, affidando alla misericordia del Signore la salvezza della sua anima». (2)
Per circa tre anni Ratzinger si sforza di continuare a dialogare ed insegnare e nel momento del culmine dello scontro è decano della sua facoltà. Nella facoltà evangelica di teologia la situazione è ancora peggiore, tanto da indurlo a partecipare ad un'iniziativa comune con due teologi evangelici, il patrologo Ulrich Wickert e l'esperto di missiologia Wolfgang Beyerhause (“mi sembrava un tradimento ritirarmi nella tranquillità della mia aula e lasciare il resto agli altri….eravamo tutti sulla stessa barca”, racconta a tal proposito ne “La mia vita”).
Mal sopporta l'ideologia portata avanti in nome della fede e la Chiesa usata come suo strumento, soprattutto è indelebilmente colpito dal dileggio blasfemo della croce. Racconta oggi l’ex allievo ratzingeriano Werner Hülsbusch, parroco in pensione nei dintorni di Münster: «Non ne poteva più di leggere manifesti che descrivevano Gesù e san Paolo come dei frustrati sessuali, di sentire discorsi di chi dileggiava la croce come un simbolo del sadomasochismo. Ci stava male».. "Il modo blasfemo con cui la croce veniva dileggiata come sado.masochismo, l' ipocrisia con cui ci si continuava a dichiarare credenti - quando ciò era ritenuto utile (2)
Si racconta che durante una lezione contestatori gli abbiano sottratto il microfono, a tal proposito, lo stesso Ratzinger ne “Il sale della terra” ricorda:
"il microfono non mi è mai stato strappato e non ho nemmeno avuto delle difficoltà con gli studenti ma, semmai, con qualche esponente dei quadri accademici intermedi. A Tubinga le mie lezioni continuarono ad essere accolte molto bene e i rapporti con gli studenti erano buoni. Ma, questo è vero, ho visto che stava facendosi strada un nuovo spirito, in cui delle ideologie fanatiche si servivano degli strumenti del cristianesimo, e qui ho davvero percepito visibilmente la menzogna in atto. Ho visto e sperimentato molto chiaramente che le idee di riforma si dividevano, che c’era un abuso della Chiesa e della fede di cui ci si serviva come strumenti di potere, ma per scopi del tutto differenti e con idee e intenzioni del tutto diverse. La volontà unanime di servire la fede veniva qui spezzata. Al suo posto avveniva una strumentalizzazione per mezzo di ideologie che erano anche tiranniche, brutali e spietate. Mi fu allora chiaro, che se si voleva restre fedeli alla volontà del concilio, bisognava combattere contro l’abuso che se ne faceva. Un volantino distribuito nell’estate del 1969 da studenti della facoltà evangelica di teologia di Tubinga, dal titolo: Gesù il Signore – Partigiano Kasermann riporta: “Che cos’è la croce di Gesù se non l’espressione di un’adorazione sadomasochistica del dolore?” E “il Nuovo Testamento è un documento di disumanità, un grande inganno perpetrato ai danni delle masse !” A tal riguardo ricorda Ratzinger: “Per me è ancora traumatico il ricordo di quando il mio collega Ulrich Wickert e io, nel corso di un’assemblea studentesca, cercammo invano di chiedere che gli studenti della facoltà evangelica di teologia prendessero le distanze dalle bestemmie pronunciate in quel volantino. Ci venne risposto di no, perché qui venivano toccati dei gravi fenomeni sociopolitici, con cui ci si doveva dapprima confrontare in nome della verità. L’appello appassionato del professor Wickert perché tra noi scomparisse quel “ Maledetto sia Gesù Cristo”, risuonò del tutto inascoltato. Nell’ambito della facoltà cattolica di teologia, le cose non arrivano mai a questo punto, ma la tendenza di fondo che si fa strada in quegli anni è la stessa. “Seppi allora quale era la posta in gioco: chi voleva restare progressista doveva rinunciare alla sua identità”. (4).
A proposito di quel volantino, Kung ricorda: «Per lui fu un trauma. Io reagii mettendomi in ferie e minacciando gli studenti di non tornare più, ma non rinunciai a confrontarmi e ad accettare alcune cose che mi sembravano giuste, per esempio la polemica contro i formalismi dell'accademia» (6)
Nonostante il clima non facile di quegli anni, il rapporto col corpo accademico si mantiene sostanzialmente buono, tanto che viene scelto come decano. Anche con lo stesso Kung, a parte il progressivo distacco interiore, i rapporti restano formalmente buoni.
«Küng attaccò Ratzinger solo una volta» fa notare Seckler «e non accadde per colpa della teologia».
Tra i due esisteva l’accordo per cui in ciascun semestre, se uno teneva il corso principale di Teologia dogmatica, all’altro toccava il corso d’appoggio e quindi aveva più tempo a disposizione per programmare liberamente le proprie attività. Quando Ratzinger annuncia che sta per lasciare Tubinga dopo aver ricevuto la “chiamata” dalla nuova facoltà teologica di Ratisbona, la sua decisione scombina i piani del collega, che già aveva riempito di impegni l’agenda del suo semestre “leggero”. Continua Seckler: «Küng fece fuoco e fiamme. Aggredì Ratzinger con invettive veementi, insistendo sul rispetto dell’accordo. Ratzinger rimase calmo ma irremovibile nelle sue decisioni». E nel 1969, logorato dalle polemiche all'interno degli organi accademici di Tubinga e incentivato dal fatto che il fratello vive e lavora a Ratisbona, decide di accettare il nuovo incarico. (2)
Risale agli anni di Tubinga la realizzazone di una delle opere più importanti di Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo. Da un corso di lezioni aperte non solo agli studenti di teologia, strutturato come un’esposizione del Credo degli apostoli. La mattina presto vengono a sentirlo universitari di tutte le facoltà, ma anche parroci, religiosi, semplici fedeli. Peter Kuhn, che Ratzinger ha chiamato a Tubinga come assistente, porta con sé a quelle lezioni il suo registratore, e poi fa sbobinare i nastri dalla segretaria (2)
Ricorda Ratzinger: “è nato poi un libro che è stato tradotto in 17 lingue, che è stato ristampato più volte, non solo in Germania, e che continua a essere letto. Ero e sono pienamente consapevole dei suoi limiti, ma il fatto che esso abbia aperto una porta a molte persone è per me motivo di soddisfazione e, insieme, di gratitudine per Tubinga, nella cui atmosfera hanno avuto origine quelle lezioni.” (1).
AMDG et BVM