domenica 21 agosto 2016

Troppo audace e geniale. Rivoluzionaria. s. GIOVANNA FRANCESCA FREMIOT DE CHANTAL

 s. GIOVANNA FRANCESCA F. DE CHANTAL (1572-1641)GIOVANNA FRANCESCA: 
MOGLIE, MADRE, VEDOVA, RELIGIOSA, SANTA



L’anno scorso, scrivendo nell’ambito di questa rubrica dell’ultimo santo dell’anno (si trattava di santa Francesca Cabrini), rilevavo come avessi presentato sei santi e cinque sante. Queste ultime quindi “perdevano” nei confronti dei colleghi santi per 6 a 5. Promettevo anche che nel 2001 avrei salvato la “par condicio” facendo “vincere” le sante. Ebbene ci sono riuscito con la santa di questo mese. Durante l’anno vi ho proposto i santi: Policarpo, Patrizio, Giustino, Massimiliano Kolbe e in novembre i protomartiri salesiani Luigi Versiglia e Callisto Caravario. Sul fronte delle sante: beata Laura Vicuña, Bernardetta, Giovanna d’Arco, Ildegarda di Bingen, Margherita Maria Alacocque, e buona ultima Giovanna Francesca de Chantal. Sei sante e cinque santi: “giustizia” è fatta perché l’anno scorso le avevo lasciate “perdere”, le sante.

Ha destato un po’ di meraviglia in ambiente cattolico, e le solite critiche, miste ad un leggero fastidio e molta ignoranza in campo laico, il numero di santi e beati, martiri e non, che nell’anno 2000, durante il grande Giubileo, e anche quest’anno, sono stati proclamati tali dal papa Giovanni Paolo II. Ogni giorno sul palcoscenico dei nostri mezzi di comunicazione sociale sono mandati alle luci della ribalta tante figure e spesso “figurine” proposte alla considerazione, ammirazione, e imitazione (processo di identificazione) degli spettatori. La gente ha sempre avuto fame di personaggi che facessero sognare, o che fossero punti riferimento per la propria vita. Si sente il bisogno delle “luci” proiettate da questi personaggi per avere un po’ più di coraggio per affrontare il cammino della vita, spesso al buio. Luci che appaiono all’improvviso, e come semplici meteore, scompaiono dal nostro orizzonte, senza lasciare in noi, poveri spettatori, una benché minima traccia esistenziale. Molti di questi “miti” proposti dai mezzi di comunicazione sociale sono luci effimere, appariscenti, artificiali, transitorie, superficiali più che sostanziali.

Luci che non lasciano vedere lontano perché non hanno energia sufficiente. Per la Chiesa invece il proporre ai propri fedeli le sue Figlie e i suoi Figli migliori (i santi) ha un significato molto importante. È come se dicesse a tutti: lasciatevi illuminare da queste luci, camminate seguendole e imitandole, perché non si tratta di luce transitoria, effimera ma duratura e sostanziale, ed il cammino che indicano è sicuro. Perché? Molto semplice: tutti i santi e le sante sono luci che hanno attinto al Cristo Luce del mondo, “Sole che non tramonta”.

Si sono lasciati illuminare, riscaldare, guidare dalla Luce proveniente dal Vangelo, le cui parole non “passeranno” perché sono parole di vita eterna, perché parole di Cristo Luce e Verità. Nella vita dei santi filtra fino a noi la luce stessa di Cristo, la sua vita e la sua morte. Questo possiamo dirlo di tutti i santi e sante e quindi anche della santa di questo mese: santa Giovanna Francesca de Chantal.

A 29 anni vedova e madre di quattro figli
Giovanna Francesca Frémiot nacque a Digione, in Francia, il 23 gennaio 1572, in una famiglia dell’alta nobiltà della Borgogna. Rimasta presto orfana di madre, Giovanna Francesca ebbe in suo padre un sicuro punto di riferimento, sia per l’educazione sia per la crescita nella fede. Oggi spesso si parla di “una società senza padre”, di famiglie con padri assenti, distratti, deboli, demotivati nel loro ruolo. Non fu così nella vita di Giovanna Francesca. Ella stessa disse di essere stata una “giovane pazzerella”, con le solite piccole pazzie proprie dell’età. Ma su di lei vigilava il padre: dal carattere forte, un po’ militare, ma sempre saggio e ponderato. Dal sangue nobile ma anche dalla pietà sincera e dalla fede tutta d’un pezzo.

Ella non poté non risentirne l’influsso forte, benefico e duraturo. Giovanna alla sua scuola maturò una fede solida, e insieme un grande amore ai poveri. Era diventata ormai una giovane donna che non poteva passare inosservata anche per il prestigio e la fama del padre. In un primo tempo lasciò cadere con garbo, ma con risolutezza, alcune proposte di matrimonio, finché accettò “con gioia spontanea” il “partito” propostole dal padre: Cristoforo II, barone de Chantal. Aveva 20 anni quando si sposò il 29 dicembre 1592. Fu un “matrimonio felice”. La neo baronessa si diede anima e corpo all’amministrazione della casa, trasfondendo in questa nuova mansione intelligenza e capacità. La tenuta dei De Chantal rifiorì, ed il barone non ebbe mai a pentirsi della fiducia accordata alla moglie. I due sposi erano veramente “un cuor solo ed un’anima sola”, procedevano di comune accordo, nella stima, fiducia, amore e confidenza reciproche. Dalla loro unione nacquero sei figli, due dei quali però morirono alla nascita. Il dolore di questa perdita fu colmato dagli altri quattro rimasti, voluti e accolti come veri “doni di Dio”.

Questi figli allietavano l’atmosfera della casa, e nello stesso tempo lenivano la sofferenza del suo cuore per le frequenti assenze del marito per gli impegni a corte. Un particolare importante: quando il barone non era al castello ella deponeva gli abiti nobili ed eleganti, e si dedicava maggiormente alle pratiche di pietà. Da questa preghiera traeva la forza per essere sempre dolce, serena, affabile con tutti, compresa la servitù, con gli amici e con gli ospiti del castello. L’amore ai poveri, insegnatole dal padre, era sempre una delle sue priorità. Non solo dava loro il necessario ma spesso li serviva lei stessa.

Durante la carestia dell’inverno del 1600 Giovanna, incurante delle dicerie e incoraggiata solamente da suo marito, aprì le porte del suo castello trasformandolo in “ospedale” per alloggiare mamme e bambini in difficoltà, distribuendo loro il suo pane. Cresceva nella fede e nella carità, aiutata dalla frequenza alla Messa quotidiana e dalla confessione. Dopo alcuni anni questa fede così robusta venne messa a dura prova con una serie di lutti in famiglia. Dopo i due figli morti dopo la nascita, nel 1601 perse il marito, che la lasciò sola a 29 anni, con quattro figli da mantenere. Decise di non risposarsi anche se non le mancarono le occasioni.

L’incontro con Francesco di Sales
Sentiva intanto sempre più forte il richiamo e l’attrattiva di consacrarsi al Signore nella vita religiosa, ma nello stesso tempo continuava con i propri doveri di madre di famiglia, sicura che il Signore si sarebbe fatto “vivo”. Un particolare importante: anche in questi anni ebbe sempre il conforto ed il consiglio del padre. Dovette quindi vivere con i figli nel castello del suocero De Chantal, pur sapendo che qui c’era una “serva padrona” che l’avrebbe fatta soffrire. Ma per amore dei figli fece anche questo sacrificio.

Nel 1604 la svolta. Arrivò a Digione per predicare il vescovo di Ginevra, Francesco di Sales. Lei andò in chiesa con abiti scuri ma di raffinata eleganza, e così il vescovo ne dedusse che cercava marito. Niente di scandaloso: in fin dei conti aveva solo 32 anni. Quando gli rispose risolutamente di no, il vescovo le disse: “Ma se non volete proprio risposarvi, madame, allora è meglio ammainare anche le insegne”. Cioè... cambiare vestiti. Giovanna in quel periodo era in cerca di un direttore spirituale che la capisse. Ebbene l’aveva trovato. Tuttavia non poté mettersi subito sotto la sua direzione, ma si fece promettere che le avrebbe scritto.

Tra loro iniziava così una corrispondenza che è rimasta famosa nella storia della Chiesa. I due divennero amici in profondità ed in santità. Alla base di ambedue c’era lo stesso Dio che volevano servire ed amare. Francesco le raccomandava specialmente l’umiltà, che è la base di ogni santità e opera di Dio ed insieme grande coraggio e... pazienza. La liberò dagli scrupoli e da devozionalismi esagerati e le ridiede serenità insegnandole una spiritualità tranquilla e stimolante, semplice ma esigente nello stesso tempo, fatta soprattutto di amore a Dio e fiducia in Lui. Particolare molto importante: una spiritualità per niente in conflitto con i suoi doveri di madre di famiglia.

Nel 1610 la grande decisione. Sistemati i suoi figli (ai quali aveva lasciato tutto addirittura con atto notarile) con altre due amiche creò ad Annecy il “ritiro della Visitazione”, e tre anni dopo diede origine al primo importante convento con il nome della Visitazione. In tutto questo era presente Francesco di Sales, che fu così il confondatore dell’Ordine della Visitazione. Era un Ordine che doveva rispondere alle necessità del tempo, che fosse dedito alla preghiera e nelle stesso tempo alla visita ai malati. Una novità audace per il tempo. Troppo audace e geniale. 
Rivoluzionaria. E puntuale arrivò lo stop del vescovo di Lione: si oppose al progetto. E così anche il nuovo Ordine si adeguò alla regola claustrale.

Morto Francesco di Sales nel 1622, Madre Chantal andò avanti con numerose fondazioni in tutta la Francia, divenendone la “Madre e Maestra spirituale”, con una grande fama e popolarità nella Francia di Luigi XIII e del card. Richelieu. Ebbe anche i preziosi consigli ed aiuti di un altro grande santo del tempo San Vincenzo de’ Paoli, fondatore delle Figlie della Carità, che otterranno il “privilegio” di uscire dai monasteri per aiutare i malati. Era Madre spirituale del suo Ordine ma nello stesso tempo non dimenticava di essere madre naturale di figli terreni. Ella continuò a seguirli, ad amarli teneramente soffrendo per le loro sofferenze. Quando morì il marito della figlia Francesca (l’unica che tra fratelli, figli, generi e nuora le sopravvivrà) si lascerà sfuggire: “Quanti morti” correggendosi subito in: “Quanti pellegrini che si affrettano a tornare alla Casa eterna; accoglili o Signore, tra le braccia della tua misericordia”.

Giovanna Francesca de Chantal fu sempre madre, e lo fu con la totalità del suo amore e del suo cuore, un cuore grande, comprensivo, compassionevole. La doppia maternità, fisica e spirituale, in lei si compenetravano ed arricchivano vicendevolmente donando a lei una capacità di ascolto e di comprensione veramente grandi. Madre Chantal crebbe grandemente proprio in questa maternità spirituale tanto da diventare un grande esempio nella Chiesa.

Ormai il suo più vivo desiderio era quello di assicurare che in tutti i suoi conventi ci fosse lo spirito e la dottrina del fondatore Francesco di Sales: questi aveva raccomandato soprattutto il dovere di fare ogni cosa per amore, di mettere amore in ogni azione e di vivere nell’amore fraterno. E tutte queste cose erano presenti anche per la grande testimonianza di Madre Chantal. Testimonianza data fino alla morte che avvenne il 13 dicembre 1641. Terminò di vivere dopo aver pronunciato tre volte il santo nome di Gesù.

In Paradiso l’attendevano tante persone che l’avevano preceduta e che avevano avuto in lei chi una impareggiabile figlia, chi una sorella, chi la propria madre, o sposa, o amica o madre spirituale. Fu sepolta ad Annecy vicino a Francesco di Sales, suo direttore spirituale e grande amico.

                                                                                  MARIO SCUDU SDB ***

IMMAGINE: 1 Santa Giovanna Fremiot De Chantal - 
2 Apparizione del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque



*** Questo e altri 120 santi e sante di Dio sono confluiti nel volume:MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, Torino 2011, pp.936