Preziose indicazioni di San Luigi Maria Grignion de Montfort
Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che piace a Dio e ne attira la
benevolenza.
Una sola Ave Maria detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Quasi
tutti i cattolici recitano il Rosario o una parte o almeno qualche decina di Ave; perché allora sono
tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano nella virtù, se non perché non
recitano queste preghiere come si deve?
Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci più santi.
Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad uscire dallo stato di
colpa poiché la teologia insegna che le buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono
opere morte, non gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna.
Così deve intendersi quel che
sta scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir 15,9. 67 Mc 7,6). La lode e il
saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono piacere a Dio quando sono pronunciate
da un peccatore impenitente: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da
me”.
Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite - dice Gesù - e recitano ogni giorno il
Rosario intero o una parte senza nessuna contrizione dei propri peccati “mi onorano, sì, con le
labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me”.
2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”:
I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per fare delle preghiere che Gli
siano gradite, ne seguirebbe che quanti sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare,
mentre proprio loro hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore condannato
dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non si dovrebbe mai consigliare ad un
peccatore di recitare il Rosario poiché gli sarebbe inutile!
II: Se con la volontà di restare in peccato
e senza alcuna intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una confraternita della Madonna o si
recitasse il Rosario o altra preghiera, saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti
presuntuosi ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul petto o la corona in mano
vanno gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto crocifiggono e
feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e precipitano così dalla sede delle più sante
confraternite di Maria nelle fiamme dell'inferno.
Consigliamo il Rosario a tutti:
ai giusti perché perseverino e crescano in grazia di Dio;
ai
peccatori perché lascino le vie del peccato.
Ma non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi
del manto di protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le proprie
colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un veleno funesto e mortale.
Non c'è
peggiore corruzione di quella in cui cade chi prima era eccellente.
Il dotto cardinal Hugues dice: “bisogna essere angeli di purezza per accostarsi alla Vergine santa e
rivolgerle il saluto angelico”.
La Madonna stessa un giorno fece vedere ad un impudico che
recitava quotidianamente il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la
Vergine gli disse: “Ecco come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e
contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”. (Da "Il Segreto Meraviglioso del Santo Rosario"116-8)