...
231 –Gesù si è compiaciuto di soddisfare anche altri miei desideri d’altro genere, desideri infantili, simili
a quello della neve per la mia vestizione.
Lei sa, Madre cara, quanto io ami i fiori; facendomi prigioniera
a quindici anni, rinunciai per sempre alla gioia di correre nelle campagne smaltate dai tesori della
primavera; ebbene! mai ho avuto più fiori che da quando sono entrata nel Carmelo.
È usanza che i
fidanzati offrano spesso dei mazzi alle fidanzate; Gesù non lo dimenticò, mi mandò in gran numero mazzi
di fiordalisi, margherite, papaveri, ecc. di tutti i fiori che mi piacciono di più.
C’era perfino un fiorellino
chiamato la nigella dei grani che non avevo trovato da quando stavamo a Lisieux, desideravo tanto
rivederlo, questo fiore della mia infanzia che avevo colto nelle campagne di Alencon; proprio al Carmelo
venne a sorridermi e mostrarmi che sia nelle cose piccole come nelle grandi il buon Dio dà il centuplo fin
da questa vita alle anime che per amor suo hanno lasciato tutto.
232 –Ma il più intimo dei miei desideri, il più grande di tutti, che credevo non veder mai attuato, era che
la mia Celina entrasse nel nostro stesso Carmelo. Questo sogno mi pareva inverosimile: vivere sotto il
medesimo tetto, condividere gioie e dolori della mia compagna d’infanzia; così avevo fatto
completamente il mio sacrificio, avevo affidato a Gesù l’avvenire della mia sorella cara, ed ero risoluta a
vederla partire verso l’estremità del mondo, se necessario.
La sola cosa che non potevo accettare, era che
lei non fosse la sposa di Gesù, perché l’amavo quanto me stessa, e mi pareva impossibile vederla dare il
cuore a un uomo di questa terra. Avevo già sofferto molto sapendola nel mondo, esposta a pericoli che io
non avevo conosciuti.
Posso dire che a datare dal mio ingresso nel Carmelo, il mio affetto per Celina era
un amore di madre quanto di sorella. Una volta in cui doveva andare a una festa, ciò mi dispiaceva tanto
che supplicai il Signore d’impedirle di ballare, e (contro la mia abitudine) ci feci anche un bel pianto.
Gesù si degnò di esaudirmi. Non permise che la sua piccola fidanzata potesse ballare quella sera
(nonostante che non fosse impacciata per farlo graziosamente quando ciò era necessario). Essendo stata
invitata senza che le fosse possibile rifiutare, il suo cavaliere si trovò nell’incapacità totale di farle fare un
passo, con grande sua confusione fu condannato a camminare semplicemente per ricondurla al posto, poi
sparì, e non ricomparve più per tutta la serata.
Quell’avventura, unica nel suo genere, mi fece crescere
nella fiducia e nell’amore di Colui che, ponendo il suo segno sulla mia fronte, l’aveva al tempo stesso
inciso su quella della mia Celina cara.
AMDG et DVM
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